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Quella là


di Figar0na
16.09.2024    |    5.121    |    1 8.8
"Lo stava odiando in quel momento, era lì di fronte a lei, seduto sul divano, anzi quasi steso e raccontava di quei giorni passati..."
Lo stava odiando in quel momento, era lì di fronte a lei, seduto sul divano, anzi quasi steso e raccontava di quei giorni passati. Lo faceva come solo lui sapeva farlo, infarcendo il racconto di battute, aneddoti totalmente scollegati dal racconto e dettagli che sembrava incredibile sapesse ricordare, eppure lei continuava a guardare quelle labbra. Non avevano nulla di straordinario, beh eccezion fatta per il modo in cui sapeva muoverle mentre baciava, con calma, quasi danzando, quelle due appendici di carne diventavano quasi lava fusa e avvolgevano e risucchiavano delicatamente le sue, quando lei cedeva tra le sue braccia.Si maledì, in quel momento non doveva pensare ai suoi baci, perché quello stronzo di Rocco le stava raccontando con la sua aria da impunito e malcelato divertimento della sua uscita con lei. Lei nello specifico era una sua ex, se di ex si poteva parlare visto come era andata, e non ci sarebbe stato nulla di strano nemmeno nel suo racconto. In fondo Paola sapeva bene che Rocco aveva sempre avuto un discreto successo tra le donne, e quando la prima volta abbassò i suoi boxer mettendo alla luce i suoi argomenti capi bene anche perché. In quel preciso istante gli occhi di Paola si posarono involontariamente sul cavallo di Rocco, notandolo pieno, polposo, quasi sfacciato nella sua pienezza, probabilmente arrossì o fissò troppo a lungo perché Rocco passò con disinvoltura la mano su quella zona come a sistemarsi distrattamente. Stronzo pensò.
No, quello che accendeva in lei quelle strane sensazioni era il fatto che Rocco raccontasse di un uscita con “QUELLA LA’”, una conoscenza in comune che a lei era sempre stata un po' antipatica, non che avesse motivi di astio verso di lei, solo il fatto che fossero così diverse ai suoi occhi. Una scura e l’altra bionda, una esile e l’altra con curve piene, una superficiale e leggera e l’altra riflessiva e profonda. Insomma era quasi un disonore che Rocco avesse provato attrazione per quella là e poi per lei.
Eppure Rocco descriveva con divertita precisione tutti i momenti del loro incontro. L’arrivo con loro due finalmente soli, un po' emozionati e smarriti come sanno esserlo solo due desideri che si incontrano e non credono ai loro occhi. Fù inoltre eccessivamente preciso nel descrivere il modo in cui si distrasse i primi secondi a guardare le labbra di lei, piene ed invitanti. Paola sentiva dentro di sé un calore irradiarsi, mentre la voce profonda e flemmatica di Rocco si dilungava sul momento in cui quella là si alzò e gli occhi di lui caddero sul suo culo. Notevole non c’è dubbio. Anche Rocco l’aveva sempre riconosciuto e non era stato il solo, parecchi altri maschi lo ammiravano senza farne segreto. Non che il culo di Paola fosse da meno, anzi. Molti si voltavano a guardarlo quando passava, con suo sommo imbarazzo, a mare aveva indossato poche volte il perizoma, perché sentirsi osservata da tutti quei maschi arrapati la metteva a disagio. E Rocco aveva modo di goderne diverse volte, per questo ora sentirlo decantare la forma e la polposità di quell’altra le suonava quasi lesa maestà.
Senza nemmeno rendersene conto Paola si allungò sul divano, verso Rocco, avvicinandosi a lui, e mettendo in mostra il suo seno. Su questo giocava sul sicuro, quella là aveva un bel culo, ma a tette non c’era proprio gara, di fatti la sua mossa funzionò, Rocco iniziò a perdere il filo del discorso, i suoi occhi faticavano a restare negli occhi di lei e il suo pacco mostrava chiaramente il suo apprezzamento.
Era strano, Paola sentiva allo stesso tempo di essere lei a condurre il gioco, ma erano le parole di Rocco a farla agire, che fosse gelosia o una voglia di riaffermare il dominio non avrebbe saputo dirlo. Di certo ora le si accendeva qualcosa dentro, poco sotto lo stomaco a sentire di quando quella là, in auto, parcheggiati al buio della sera si era poggiata allo sportello, girata verso di lui, con le sue gambe in mostra. Quel porco di Rocco, lui e la sua passione per le cosce, lo sapeva bene Paola, non poteva fare a meno di sbavarci quando ne vedeva un paio apprezzabili. E poi che altro? Il silenzio tra Rocco e quella là, riempito solo dalla radio che passava Brunori Sas. I due volti che si avvicinavano, sempre più.
Basta, Paola non poteva ascoltare oltre, saltò su Rocco come un animale affamato, mettendosi su di lui, dominandolo. Bloccò le mani del maschio e iniziò a baciarlo, anzi a gustare le sue labbra, quasi che ogni bacio avesse il potere di ripulirle da quel contatto blasfemo con quella là. Le due lingue iniziarono presto ad avvolgersi, con la morbidezza ed il languore che era loro familiare. Sotto di lei Paola sentiva il cazzo di Rocco reclamarla, e lei si strofinava vogliosa su quella virilità dura e venosa, avrebbe quasi giurato di poter sentire la sua fichetta sbavare aprendosi appena, quasi a voler mordere l’asta del maschio. Di certo era calda, bagnata.
Lasciò le mani di Rocco per sfilare la maglia esibendo il suo seno ed offrendolo alla bocca del porco con entrambe le mani, quasi un’offerta sacrificale al dio della lussuria in quel momento. Rocco avvolse i capezzoli con le labbra succhiando piano, poi mosse la lingua come un pennello sull’areola scura, alternando rapide passate di lingua, languidi baci e voraci succhiotti. Paola gemeva e avendo lasciato le mani di Rocco libere si trovò ben presto afferrata dal culo, a guidare la sua cavalcata. “ORA DIMMI CHI HA IL CULO PIU’ BELLO” pensò, senza dirlo però, perché una parte di lei temeva le possibili risposte. Però il modo in cui Rocco palpava il suo sedere, si infilava sotto i pantaloncini e seguiva la linea del perizoma in pizzo che indossava, la tranquillizzarono molto su quanto Rocco adorasse il suo culo.
Ad ulteriore conferma, Rocco sembrò voler prendere il controllo, rovesciò Paolo sul divano e le abbassò i pantaloncini, “MIO DIO” disse osservando quel culo, poi spostò il filo del perizoma e tuffò il volto tra le gambe della ragazza ora a pecora.
La stanza si riempì presto di mugolii, gemiti e respiri pesanti,alternati a lappate e succhiate, una sinfonia volgare ed eccitante, completata dall’odore animale del sesso. La fichetta di Paola pulsava mentre Rocco alternava dita e lingua su quel centro di carne e voglia, il suo sesso sembrava quasi aprirsi come una bocca assetata, implorante di essere riempita.
“ADORO IL TUO ODORE!” disse Rocco sollevandosi e avvicinandosi all’orecchio di Paola.
Così il suo cazzo si posò tra i glutei sodi e avvolgenti di Paola, strofinava riempiendosi di succhi e saliva, preparandosi a riempirla. Paola lo sapeva, lo sperava, stava per risentire dentro di sé il cazzone di Rocco. Lui puntò la cappella larga sulle sue grandi labbra e lasciò che il peso del suo corpo guidasse inesorabile la spinta, fu sconvolgente come sempre sentire l’enormità della sua cappella dilatare la sua fica, e poi tutti quei centimetri che la riempivano. Poi le palle che sbattevano sul suo clitoride con uno schiocco sordo.
“ROCCO…..” gemette Paola quando la penetrò.
Rocco iniziò il suo movimento e avvicinandosi all’orecchio iniziò a sussurrare alla ragazza “QUELLA LA’ NON HA MAI DETTO IL MIO NOME DURANTE IL SESSO, LO SAI?” Paola avrebbe voluto disarcionare il suo amante, ma qualcosa in lei le impediva di farlo, stava godendo, e l’idea che il suo uomo avesse domato anche quella sciacquetta in qualche modo la eccitava e inorgogliva. “PORCO!” riuscì solo a dire gemendo.
Rocco aumentò la velocità, la stava fottendo a pecora con colpi secchi ed incessanti che colpivano direttamente il cervello di Paola.
“E RICORDO BENE CHE I SUOI PERIZOMI ERANO TUTTI SPORTIVI, D’ALTRONDE NON USAVA MAI MUTANDINE!” disse Rocco mentre schiaffeggiava il culo di Paola, lasciandole un bel segno rosa sul gluteo liscio e morbido.
“STRONZO” ripetè Paola mentre si rendeva conto che dalla bocca aperta, poggiata sul cuscino del divano colava un po' di bava.
Rocco roteò il pollice sul buco del culo dopo averci fatto colare sopra un bel po' di saliva, sempre senza interrompere il ritmo, “QUELLA LA’ AMA IL SESSO ANALE, LO SAI? QUASI PIU’ DI TE”, sottolineò la frase infilando il pollice nel culo scultoreo di Paola che a quel punto esplose, tra voglia, dolore, gelosia ed il cazzone di Rocco fu scossa da un orgasmo travolgente che la sorprese lasciandola stesa sul divano. Quando riprese la ragione Rocco la guardava sorridente, prese in mano il suo cazzone duro ed offrendolo a Paola col suo sorriso da stronzo disse “ORA SUCCHIAMELO COME SAI FARE TU, CHE QUELLA LA’ SUI POMPINI NON POTRA’ MAI COMPETERE CON TE!” Paola si inginocchiò, legò i capelli in una coda e sorrise, orgogliosa…
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