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Il vicino di casa. Aldilà del muro.


di Ciclistabo
26.09.2024    |    17.124    |    25 9.8
"Lisa tra l'altro pensava a quelle ragazze, magari si prendeva gioco di loro, l'idea del macho non lo sopportava..."
Da un paio di settimane un nuovo vicino fa parte del nostro condominio ed ha preso casa proprio nel nostro pianerottolo. Il suo appartamento combacia col nostro nelle camere da letto ed è proprio da quel leggero muro divisorio che sono sorti i problemi. Infatti, il ragazzetto, poco più che 20enne, vivendo da solo, lavorando la sera e finendo tardi, spesso rincasa intorno alle 4 di notte e capita che si porta a casa la ragazza con la quale dà sfogo ai suoi desideri. Nulla di anormale se non per il fatto che nel bel mezzo della notte si sente il letto battere contro il muro e le urla esagerate della ragazza. La prima volta ci siamo svegliati con Lisa e l'abbiamo presa a ridere, anzi, non riuscendo a riprendere sonno, presi dall'eccitazione immaginando cosa potesse succedere alla fine siamo finiti a scopare anche noi. Certo il nostro letto non batte così forte contro il muro e Lisa poi non è affatto una che urla o gode ad alta voce, è piuttosto silenziosa nel suo ansimare, tende a tenersi il piacere dentro, lasciandosi andare ma senza esagerare. Al contrario della ragazza che urlava, più che godere sembrava dolorante. Tra l'altro il ragazzo aveva anche una bella tenuta fisica visto che le sue performance duravano quasi un'ora.
Dalla seconda volta in poi la cosa iniziava a dare fastidio, svegliarsi quasi tutte le sere a quell'ora non era bello e piacevole. E così, dopo due settimane di notti bianche, nelle quali io ormai mi stavo abituando e riprendevo sonno, Lisa invece era sempre più infastidita.
- “Senti, bisogna dirglielo però. Non si può continuare così”, sbottò lei una notte.
- “A beccarlo”, risposi ancora addormentato. “Non si vede mai”.
Infatti, se non era per le urla e i rumori del letto che si sentivano di notte, si poteva dire che l'appartamento non fosse nemmeno abitato, perché non si sentiva per il resto del giorno. Qualche giorno dopo, rincasando ad ora di pranzo, Lisa si trovò nel momento esatto in cui una ragazza stava per uscire dal suo appartamento. Era vestita con un'abitino stretto e corto, tipico abbigliamento da discoteca, stivaletto corto, trucco disfatto di una che si è appena svegliata. Mora, capelli lunghi lisci, fisico da modella, alla vista di Lisa la salutò con un timido buongiorno.
- “Buongiorno”, rispose lei con voce più squillante.
Avrebbe voluto dirle tante cose, una su tutte se poteva strillare di meno la notte, ma non lo fece. Era così giovane che si sentì in imbarazzo per lei e così la lasciò andare senza dire nulla.
Due notti più tardi, stessa storia. Lisa sempre più infastidita, a nulla serviva bussare contro il muro, il loro battere era più rumoroso che probabilmente manco ci facevano caso, e poi c'erano sempre le urla della ragazza. La mattina dopo Lisa fece di tutto per beccarla mentre usciva, stavolta gliene avrebbe dette di ogni. Ad ogni rumore apriva la porta, sperando fosse lei che uscisse, ma nulla. Era sempre qualcun'altro che passava dalla scala, fin quando non sentì una porta aprirsi. Stavolta doveva essere lei, si precipitò ad aprire la porta, già pronta a rimproverarla ma…non era lei. Restò di stucco quando vide uscire un'altra ragazza da quell'appartamento. Bionda, bellissima, giovanissima. La ragazza vedendola spuntare all'improvviso si spaventò, Lisa dopo un attimo di esitazione si scusò, dicendole che pensava fosse il corriere.
- “Hai capito quindi?”, mi disse la sera quando tornai. “Era un'altra, non era la stessa ragazza”.
- “Vabbè, che vuoi. Col lavoro che fa si vede che acchiappa tanto.
- “Si ma… tutte urlatrici? O le tortura o…non lo so. Che le fa?”.
- “E che le fa? Se le fa”, risposi. “Magari il ragazzo ci sa fare, e poi sono delle ragazzine, non hanno ancora l'esperienza che hai tu”.
- “Scemo”, rispose lei incazzata.
La cosa le dava fastidio, ormai era evidente. Lisa tra l'altro pensava a quelle ragazze, magari si prendeva gioco di loro, l'idea del macho non lo sopportava. Aveva ormai deciso, doveva per forza beccarlo e dirgliene quattro. Ma non fu impresa facile, per un soffio ci era quasi riuscita beccando un'altra diversa uscire dall'appartamento, ma si era già chiusa la porta alle spalle e non fece in tempo a beccarlo. E quando con una scusa domandò alla ragazza se fosse sveglio perché doveva chiedergli una cosa del condominio, la ragazza rispose che stava dormendo. Quindi, non solo se le scopava, non aveva neanche il buon senso di accompagnarle a casa o almeno alla porta, lasciandole tornare a casa spesso con quei vestitini notturni che poco le coprivano, a quell'ora del giorno.
Una sera, dopo essere scesa per buttare la spazzatura finalmente riuscì a beccarlo per le scale, inaspettatamente. Lui scendeva, lei saliva, aspettava un saluto che nemmeno arrivò.
- “Ciao eh”, disse lei con saluto che aveva più il sapore di rimprovero per la maleducazione del ragazzo.
- “Buonasera Signora”, rispose lui senza nemmeno considerarla troppo.
- “Senti, potresti fare meno casino la notte, per favore?”, disse lei ingoiando un boccone amaro per quel “Signora”.
Se c'era una cosa che non sopportava era quando la chiamavano signora. Va bene la differenza di età, ma aveva pur sempre solo 40 anni e non si sentiva nulla da invidiare alle ragazze.
- “Che casino, scusi?”, disse lui con un mezzo sorriso beffardo.
- “Lo sai bene”, rispose lei seccata. “Puoi fare quello che ti pare con tutte le ragazze che ti fai, ma abbi almeno l'accortezza di rispettare gli altri che dormono e devono andare a lavorare”.
- “Tutte le ragazze…che fa, mi spia?”.
- “Assolutamente no. Ma è capitato di vederle uscire mentre rincasavo”, disse cercando di giustificarsi.
- “Non è mica colpa mia se urlano. Io faccio il mio. Si ricorda come funziona, no?”, rispose.
- “Ma come ti permetti?”, rispose scioccata lei per quella frase.
- “Scusi ma non posso perdere tempo, devo andare a lavoro. Le mie belle ragazze mi aspettano. Buona serata Signora”, continuò strafottente scappando via.
Rossa, nervosa e incazzata come una bestia, Lisa rientrò a casa sbattendo la porta sfogando la rabbia addosso a me per quelle parole subite e quel “signora” detto apposta per farla innervosire ancora di più.
- “E poi, belle ragazze, l'ha sottolineato apposta per farmi capire che io a confronto sono un cesso, capisci?.
- “Ma no dai, non credo proprio questo”.
- “Beh, vuoi mettere, le ragazzine mezze nude con la casalinga col tutone e maglione, che poi giusto giusto stasera dovevo beccarmi”, continuò azzardando un messo sorriso nervoso.
Inutile furono i tentativi per calmarla, era nervosissima. Soltanto una doccia calda, un'ora dopo, riuscì a calmarla un po'. Durante la notte il ragazzo si diede nuovamente da fare, mi svegliai e vidi Lisa già con gli occhi aperti. Mi girai verso di lei, le accarezzai un braccio, era nervosa.
- “Dai, ho capito. Vado di là a dirgliene quattro”, le dissi mentre feci per alzarmi.
- “No aspetta. Lascia stare”, rispose lei fermandomi. “Non ne vale la pena”.
La guardai, mi sembrò strana, pensierosa, come se avesse già pensato a qualcosa, un modo per vendicarsi. Il mattino seguente non lavoravo, erano le 8 quando il rumore della porta della stanza che Lisa aveva chiuso in quel momento mi svegliò. Si avvicinò a me e iniziò ad accarezzarmi. Una voglia improvvisa pensai, un dolce risveglio, specie quando la sua mano entrò sotto i miei boxer e la sua bocca scese lungo il mio petto fino a cercare colui che fino a quel momento stava dormendo insieme a me. Non ci mise molto a risvegliarlo, il solo contatto delle sue mani prima e delle sue labbra poi lo portarono pronto all'uso. E Lisa sapeva benissimo poi come fare a svegliarlo, con quelle dolci e calde labbra, sentire la lingua sulla mia cappella, era bravissima in questo. Continuò in quel dolce risveglio fino a quando non decise di andare oltre. Si rialzò, sfilò via la vestaglia da notte, era già nuda sotto. Aveva già in mente cosa fare, era tutto già programmato nella sua testa. Si accomodò sul mio cazzo e iniziò a cavalcarmi. Lo fece in modo diverso, era una scopata più decisa, forte. Iniziò a godere, senza timori di farsi sentire, alzò il volume del suo godimento. Capii subito perché lo stava facendo, voleva vendicarsi, svegliando colui che a quell'ora dormiva. Il suo cavalcare deciso portò lo stesso letto a muoversi di più, sbattendo verso il muro. Aveva gli occhi chiusi, mi portò le mani sui seni che strinsi forte, i suoi fianchi che spingevano sul mio cazzo. Mi supplicò di non venire, di continuare, andando sempre più forte. Per quanto si sforzasse di godere ad alta voce non riusciva a farlo, era contro la sua natura. Non era così che godeva lei, si accorse di fingere e la cosa non le piacque, tornando ad essere la vera Lisa. Durò poco, ma fu una scopata violenta. Esausta cadde sopra di me, con ancora il fiatone.
Quella che sarebbe dovuta essere una vendetta in realtà non ebbe il risultato sperato. Dall'altra parte ci fu silenzio. Probabilmente, più che infastidirlo con i rumori, Lisa voleva solo dimostrargli che nonostante l'età più adulta rispetto alle sue ragazze, sapeva benissimo come si scopasse. In ogni caso il ragazzo continuava a fare le sue cose senza farsi problemi di orari. Lisa non ne poteva più, una mattina si trovò ad entrare in casa nel momento in cui proprio una ragazza stava uscendo dall'appartamento.
- “Ciao, scusa, Marco è sveglio?”, chiese alla biondina che stava uscendo.
- “Si si”, rispose lei.
“Dovrei chiedergli una cosa per il condomino”, continuò Lisa inventando una scusa.
- “Ah ok. Marco, c'è una signora che ti cerca”, urlò lei dal ciglio della porta.
Ancora con sta “Signora”, avrebbe voluto metterle le mani addosso, ma si trattenne.
- “Vabbè guardi, è di là. Io devo andare”, continuò la ragazza strafottente lasciando la porta aperta.
Lisa bussò e lo chiamò ma proprio in quel momento ci fu il rumore dell'ascensore e non capì se il ragazzo avesse risposto. Entrò dentro, chiamandolo ancora e avanzando piano piano. L'appartamento aveva l'ingresso sul salotto dal quale si andava verso un corridoio dove c'erano le stanze. A terra vicino al divano vestiti di lui, segno di una passione iniziata da lì. Lo chiamò ancora avanzando verso il corridoio, finalmente lui rispose.
- “Si dimmi”, disse lui uscendo da quello che doveva essere il bagno, completamente nudo.
Lisa rimase di sasso vedendolo nudo, non si aspettava di certo quella visione.
- “E lei che ci fa qua”, rispose sorpreso il ragazzo pensando che a chiamarlo fosse stata la ragazza appena uscita.
- “Ti…ti ho chiamato diverse volte. Ho bussato pure”, si giustificò lei.
- “Beh, forse ero in bagno e non l'ho sentita?”, rispose il ragazzo con un mezzo sorriso senza nemmeno accennare di coprirsi.
- “Mi sembrava che avessi risposto. E comunque potresti anche coprirti un po'”, continuò lei girandosi di lato per non guardare.
- “Le ricordo che sono a casa mia e l'intrusa è lei. Non mi deve dire lei come debbo stare”.
- “Ero venuta per parlare civilmente, ma vedo che con te non c'è modo”, disse girandosi e andando per uscire dall'appartamento.
- “Comunque, se la mattina può fare meno casino, io dormo a quell'ora”, disse lui.
- “Senti un po' da che pulpito. Ognuno ha i suoi orari”, rispose lei fermandosi sul ciglio della porta con un mezzo sorriso.
Allora l'aveva sentita, la vendetta aveva avuto il risultato sperato. Ne fu felice, ma quella felicità durò pochi secondi.
- “Si ma almeno le mie non fingono”, rispose lui beffardo. “Buona giornata, Signora, chiuda pure la porta quando esce, grazie”.
Lisa si girò di scatto, avrebbe voluto dargli due schiaffoni o tirargli qualcosa, ma decise di andare via sbattendo la porta. Una volta a casa ripensò alla scena, alle parole di lui, a quella sfacciataggine. Era incazzata nera, si sfogò su ogni oggetto. Per calmarsi dopo un'ora decise di fare una doccia fredda. Dentro la doccia con l'acqua che le scendeva addosso però continuò a pensare a lui, ma non al diverbio avuto, ma nella testa c'era lui nudo. Doveva ammettere che era un bel ragazzo, fisicamente poi era messo davvero bene. Due bei pettorali, asciutto, delle belle gambe ma soprattutto lì in mezzo…un cazzo che nonostante fosse moscio aveva uno bello spessore. Ora capiva la sua dote nascosta, perché aveva così tante ragazze. Per un attimo aveva messo da parte l'incazzatura verso quel ragazzo, concentrandosi sull'aspetto fisico, senza volerlo sfiorandosi con le mani sentì un brivido. “Basta! Basta!”, si ripeté più volte ad alta voce, scuotendo la testa e alzandola verso il soffione, facendosi cadere l'acqua direttamente sul viso.
Una settimana dopo Lisa aveva una festa di compleanno di una sua amica che festeggiava l'ingresso nei 40 e che l'aveva invitata a cena insieme ad altre amiche. Per l'occasione indossò un vestito nero aderente chiuso da una cerniera dietro, che le lasciava le spalle scoperte, tacco e un coprispalla. Semplice, ma che la rendeva sempre molto sexy. La cena tra donne durò abbastanza, era mezzanotte quando si spostarono verso un locale fuori città a bere qualcosa. In genere queste feste dove sei costretta a divertirti per forza la annoiavano parecchio, sedute al tavolo furono bersagliate da alcuni ragazzi molto più giovani che tra battute a doppio senso e qualche drink speravano di ricavarne qualcosa. Qualcuno di loro ebbe la meglio, riuscendo a strappare un ballo con un paio delle sue amiche, lei preferì starsene seduta, tartassata da uno che se solo si fosse azzardato a sfiorarla, lo avrebbe fatto secco all'istante. Voleva andarsene, ma tutto sommato le sue amiche si stavano divertendo e non voleva essere la guastafeste della situazione. Vedendo quei giovani ragazzi le venne in mente il vicino di casa, l'età era la stessa ma fisicamente erano anni luce lontani da lui. E il pensiero andò a quella visione, di lui nudo. Al pensiero si mordicchiò le labbra e sorseggiò un po' di drink, in modo forse troppo hot che il tipo vicino fece per avvicinarsi.
- “Allora, ti va?”, chiese lui.
- “Mi va cosa?”, rispose lei cadendo dalle nuvole.
- “Di andare a fare una passeggiata fuori”.
- “Fuori? C'è solo il parcheggio”.
- “Eh si, magari ci mettiamo a parlare un po' in macchina. C'è troppo casino qui e non si riesce a parlare bene”.
- “E che cazzo sei venuto a fare se non ti piace il casino. Ma non ci pensare minimamente”, rispose lei liquidandolo definitivamente.
Era stata forse troppo diretta, ma non ne poteva più di quel tipo e quella situazione.
Intorno alle 3 finalmente fece ritorno a casa, entrò nell'androne del condomino quando proprio in quell’istante sentì dei rumori dalla porta interna che dava nei garage. Rallentò, pensò potesse essere lui ma guardando l'orologio era ancora presto. Ormai sapeva i suoi orari e in genere tornava alle 4. Pochi secondi dopo apparve proprio il suo “nemico” che vedendola rimase sorpreso.
- “Buonasera”, disse lui che non smise di squadrarla completamente.
- “Buonanotte direi”.
- “Fatta notte brava?”, disse cercando di stuzzicarla.
- “Evidentemente non sono così vecchia da non poter fare certi orari”, rispose piccata.
- “Beh si…in effetti mi devo ricredere”.
- “Su cosa?”.
- “Su di lei. Vedendola in altre vesti devo dire che mi ero fatto un'opinione sbagliata”.
- “Non vado sempre in giro in pigiama sai?”.
Lisa si voltò e andò verso le scale.
- “Non prende l'ascensore?”, disse lui andando verso la porta dell'ascensore.
- “No, sai. Ci tengo io ai miei vicini. Se posso evitare di fare rumore, lo faccio”.
Il ragazzo sorrise, sapeva di avere a che fare con una tipa tosta, la vide salire le scale e vedendo quel bel sedere ondeggiare si catapultò dietro di lei. Lisa si accorse che lui la stava seguendo, sapeva che sicuramente le stava guardando il culo e le gambe mezze nude. Il vestito salendo le scale poi andava accorciandosi e lei non faceva granché per tenerlo giù. Era giunto il suo momento, voleva fargli rendere conto ancora di più, se non l'avesse ancora capito, che non aveva nulla da invidiare alle ragazzine che si faceva.
- “Piuttosto, che strano vederti da solo, stavolta le tue ragazzine ti hanno dato buca? Inizi a perdere colpi”.
- “Ahahah”, sorrise lui sonoramente. “La verità che stasera volevo riposarmi”.
- “Oooh, allora finalmente si dorme stasera”.
- “Beh, non saprei…ci sto ripensando”.
- “Ahahah. E certo, sono ai tuoi comandi, ti basta chiamare”.
- “Chi ha detto che devo chiamare qualcuna”.
Lisa si fermò di scatto, girandosi. La fermata fu così brusca che il ragazzo, concentrato più a guardare altro, non se ne accorse in tempo e le andò addosso. I loro volti si trovarono a pochi centimetri l'uno dall'altro. Per qualche secondo si guardarono intensamente, secondi che durarono fin troppo.
- “Non mi paragonare alle tue ragazzine”, gli disse con tono severo.
- “Mi scusi…non volevo offenderla. Mi ha frainteso”, rispose il ragazzo che sembrava aver perso in un attimo tutta la sua sicurezza, di fronte a quella donna così caparbia e sicura.
L'espressione di lui cambiò totalmente, era realmente dispiaciuto e Lisa lo notò. Si voltò e continuò a salire le scale, con l'aria soddisfatta per aver messo a cuccia quel lupo sbruffone. Arrivarono al pianerottolo senza dirsi più nulla, lei si fermò davanti il portone cercando le chiavi nella borsetta. Lui le passò dietro, voleva dirle qualcosa ma per un attimo non ebbe il coraggio.
- “Beh, buonanotte”, disse lei a bassa voce tirando fuori le chiavi dell'appartamento.
- “Buonanotte”, rispose lui ancora stordito. “Le chiedo scusa per prima”, continuò indirizzandosi verso la porta del suo appartamento.
Lisa tentennò qualche secondo prima di inserire la chiave, poi si girò e andò verso di lui che era girato di spalle.
- “E smettila di darmi del lei. Sono Lisa, e basta!”, gli sussurrò all'orecchio.
Il ragazzo sorrise e si voltò.
- “Posso farmi perdonare offrendo…ti da bere, Lisa?”, propose.
Lisa lo guardò un istante, intanto la porta si era già aperta. Qualche secondo dopo i due erano dentro l'appartamento di lui, con lei con la schiena contro il muro e le loro mani addosso. Le bocche impegnate in un bacio passionale, le lingue intrecciate. Una mano di lui era impegnata sul suo seno, l'altra da dietro sotto il vestito a palpare quel bel culo, lei invece che sbottonava la camicia di lui per lasciarlo a petto nudo. Tolta la camicia lui la girò di scatto, faccia al muro, abbassò la zip del vestito lasciandolo cadere a terra e facendola rimanere con solo il perizoma. Non indossava reggiseno, le prese i seni con le mani e le baciò il collo, mordendolo. Lei istintivamente si spostava col sedere indietro, cercando il contatto di lui, quel contatto con quello che già si faceva notare per spessore. Lisa ansimava, silenziosamente, si stava godendo quel momento inaspettato lasciandosi andare. Lui era più agitato, le stringeva forte i seni, la mordeva, la voleva, era eccitato di lei che si portò una mano indietro a cercare quel membro già visto e desiderato, stringendolo. Lo voleva, in quel momento, aspettava che lui si decidesse ma lui invece la girò, la sollevò dalle cosce e la portò in quella che era la camera dei rumori. La sdraiò sul letto, le sfilò via il perizoma per poi affondare il viso tra le cosce di lei. Il ragazzo ci sapeva proprio fare, sarà stata la situazione, il sapere di stare facendo qualcosa che non avrebbe dovuto fare, con quello che fino a pochi minuti prima odiava, sapere che aldilà del muro c'ero io, inconsapevole di tutto che dormivo a quell'ora della notte, tutte queste cose mandarono Lisa in estasi, lasciandosi andare completamente a quel trattamento sempre più intenso. Ansimava, prima in silenzio poi non riuscì più a trattenersi lasciandosi andare sempre di più, aumentando il volume del suo godimento, anche perché l'eccitazione era alle stelle. Provò a staccarlo senza troppa convinzione, era come incollato, le mani che le stringevano i seni ed i capezzoli, era ormai al limite e alla fine scoppiò.
Un urlo mi svegliò a quell'ora della notte, aprii gli occhi e d'istinto mi girai verso Lisa che però non era a letto. Guardai l'orologio, pensai che fosse di là in cucina ma non c'era, “per fortuna sua sarà ancora fuori”, pensai. “Almeno quando torna potrà dormire in pace e non deve sentire ste urla”. In genere non facevo più caso ai rumori che provenivano dall'altra parte del muro, mi ero come abituato mentre Lisa che aveva il sonno più leggero del mio, si svegliava per ogni minimo rumore. Ma stavolta l'urlo sembrò più forte del solito. Come se non bastasse iniziò il martellamento verso il muro, il battere che si fece sempre più forte e intenso. E ad esso ripresero le urla di godimento della ragazza di turno. Mi chiesi quale fosse il suo segreto, per portarle a godere e urlare così forte.
Il motivo Lisa l'aveva scoperto e ce l'aveva dentro di sé. Quel grosso cazzo le era entrato dentro e si faceva sentire, portandola ad un godimento mai provato. Nemmeno lei era riuscita a trattenersi, affondava il viso contro il cuscino per cercare di smorzare quei versi, ma il ragazzo da dietro le sbatteva addosso con un ritmo veloce e deciso, facendoglielo sentire fino in fondo. E come se non bastasse, perfido e crudele, la tirò su prendendola per i seni e stringendoli, martellando con il bacino, così che lei potesse far sentire meglio il suo godimento.
Per mia fortuna stavolta i rumori durarono meno del solito, seppur fossero stati più intensi anche come volume. Prima che terminassero mi sembrò di sentire anche un verso del ragazzo, cosa mai successa prima.
Dieci minuti dopo, mentre stavo riprendendo sonno sentii la porta aprirsi. Lisa venne in camera silenziosamente.
- “Bentornata”.
- “Ciao amore. Sei sveglio?”.
- “Eh sì. Per fortuna che sei arrivata adesso, stavolta ci ha dato dentro di brutto. Ti sei evitata i rumori che sono stati più forti del solito”.
- “Ah, meno male. Che fortuna!”.
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