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Giocando al centro commerciale


di Ciclistabo
24.08.2023    |    24.063    |    25 9.5
"C'è prima da vincere però, il vincitore sarà colui che arriva prima a 3 vittorie..."
Ancora non riusciamo a crederci, finalmente avremo mezza giornata tutta per noi visto che i bambini saranno impegnati ad una festa. Cosa fare, ce lo chiediamo a lungo il giorno prima, è così inusuale quella libertà che non riusciamo a programmare nulla, tanto che è già ora di cena e ancora non abbiamo deciso. Ceniamo, poi giochiamo a UNO con i bimbi che però dopo un paio di partite già si annoiano e se ne vanno. Restiamo così, io con le carte in mano a guardare la TV che viene comandata da lei, in un continuo zapping in cerca di qualcosa di carino da vedere. Siamo assaliti dalla noia dovuta anche alla solita routine giornaliera, il caldo atroce che ci mette del suo. D'un tratto però succede qualcosa, complice un canale e una scena altamente erotica. Due coppie in un'isola, nude, che si scambiano effusioni liberamente. Ognuna col suo partner, poco dopo si scambieranno anche quelli. I bimbi sono nell'altra stanza e quindi Lisa lascia il canale, nel vedere quelle scene si incanta, sembra accendersi, poi si gira verso di me e ci guardiamo intensamente. Capisco che ha voglia, d'altronde anche io ne ho, noi che ormai lo facciamo sempre meno perché costretti a farlo a notte avanzata quando i bimbi dormono e spesso succede che ad addormentarci per primi siamo noi. Tornano i bimbi in sala, Lisa cambia canale e si torna a guardare i cartoni. A quel punto allora propongo una partita con quelle carte, chi perde paga pegno, giusto per dare un po' di pepe a quella monotonia. Accetta, c'è anche in lei voglia di giocare.
- "Preparati a perdere", dice lei. "Lo sai che sono forte in questo gioco".
- "Lo so. Però se perdi fai quello che dico, senza opporti. Sarà un pegno molto duro".
In realtà non so ancora quale possa essere, durante il gioco ci penso continuamente mentre intanto perdo la prima partita. D'un tratto mi torna in mente quel regalo poco apprezzato e subito accantonato. Per San Valentino infatti oltre a una serie di regali le avevo regalato anche un vibratore di quelli che la donna mette dentro e vengono comandati a distanza. Regalo che però lei non aveva molto apprezzato, tanto da metterlo da parte subito. Ma da febbraio ad ora sono cambiate un po' di cose, perché non riproporlo quindi. C'è prima da vincere però, il vincitore sarà colui che arriva prima a 3 vittorie. Sono già in svantaggio ma per fortuna riesco a pareggiare. Poi ancora sconfitta e me la vedo brutta anche nella quarta partita, quella che l'avrebbe potuta portare sul 3-1. Ho in mano parecchie carte e lei solo una e si appresta a vincere.
- "Vabbè, che pegno devo pagare?", le chiedo ormai consapevole della sconfitta.
- "Non te lo dico", risponde.
Sono curioso, provo a saperne di più ma non mi dice altro. Intanto la fortuna mi assiste, riesco a recuperare e vincere quella partita. 2-2. L'ultima è quella decisiva e alla fine vinco io. Butta le carte sul tavolo delusa, chissà che aveva pensato, non me lo dice, piuttosto mi chiede quale sarà il suo pegno, immaginando già un pompino in lingerie prima della solita scopata a notte inoltrata.
- "Eh no. Il tuo pegno lo pagherai domani mattina, puoi dormire tranquilla stasera".
Vedo i suoi occhi brillare, un misto di curiosità ed eccitazione. Vuole sapere di più ma la lascio sulle spine, lasciandola bollire dalla curiosità, lei che non riesce a tenersi dentro nemmeno un segreto o una sorpresa.
La sveglia suona, per fortuna l'abbiamo messa visto che siamo andati a dormire tardi, complice la voglia che il film ci aveva messo addosso, l'eccitazione del pegno da pagare e la bella scopata fatta in nottata. Ci prepariamo, nel frattempo che i bimbi fanno colazione lei fa una doccia e io tiro fuori il vestito che lei dovrà indossare per quella mattinata. Scelgo un bel vestitino corto, estivo, e l'intimo da indossare.
- "Ma sei scemo?", mi rimprovera quando lo vede sul letto, "ma è troppo corto, va bene per il mare, non per uscire".
- "Lo so, ma sei troppo sexy con quello addosso".
Alla fine si convince, obbligata dalla mia richiesta. Il pegno d'altronde prevede che deve fare tutto ciò che io le dico di fare. Mette sotto dei zoccoli di cuoio con tacco alto, trucco leggerissimo e usciamo, pronti a lasciare prima i bimbi alla festa, dove faccio scendere lei. Vedo le facce degli altri genitori sorprese nel vederla vestita così, lei invece in completo imbarazzo. Ci mette giusto 2 minuti prima di scapparsene dentro la macchina.
- "Mi hai fatto fare una figura di merda", mi dice.
- "Perché?", chiedo divertito.
- "E perché? Secondo te? Tutti che mi guardavano, mi hanno chiesto dove andavamo".
Partiamo, direzione centro commerciale, non il solito per evitare di incontrare persone conosciute e annoiarci a parlare con loro. Arrivati facciamo prima una passeggiata all'interno, poi decidiamo di fermarci ad un bar che sta lì in mezzo per fare colazione ma prima le dico di passare dal bagno. È solo in quel momento che tiro fuori il giochino poco apprezzato.
- "Ma tu sei scemo? Mi devo mettere sto coso?".
- "Certo che si. Ricordi? Hai un pegno da pagare".
Mi guarda un po' perplessa, poi prende quel giocattolino ed entra in bagno. Esce poco dopo come niente fosse.
- "Andiamo? Ho fame", dice.
Ci avviciniamo al bar, le dico di aspettarmi seduta al tavolino mentre io vado a prendere i due caffè e cornetti. Mi dirigo verso il bancone, non c'è nessuno ma mi prendo un po' di tempo, voglio lasciarla da sola per un po'. Seduta al tavolino, con quella gonna corta che mette in risalto le belle gambe abbronzate, viene ammirata da tutti quelli che passano, uomini e donne comprese. D'altronde è pur sempre una bella donna e il vestito ci mette molto di suo, a malapena copre quel perizoma di pizzo nero. Lei guarda il cellulare cercando di coprirsi meglio che poteva, tenendo le gambe accavallate e continuando a tirarsi il vestito più giù che poteva. Quelle volte che tirava su lo sguardo si accorgeva degli sguardi furtivi dei passanti nei suoi confronti, per lo più mariti con mogli accanto che anche loro la guardavano seppur con altra espressione. Ma tra loro c'erano anche degli uomini soli, qualcuno dei quali nell'incrociare il suo sguardo le sorrideva. Lei imbarazzata tirava giù lo sguardo ogni volta, era tesa e nervosa con me che non mi sbrigavo a tornare. Sapeva che lo facevo apposta e sta cosa le dava sui nervi. Dopo 5 minuti per lei interminabili che l'avevo lasciata sola mi decisi ad ordinare. Mentre aspettavo i caffè mi accorsi di un ragazzo che era passato poco prima, uno di quelli che le aveva sorriso in precedenza, ripassare davanti a lei e sorriderle. In quel momento decisi di attivare quell' aggeggio che aveva tra le gambe. La scossa fu così improvvisa e inaspettata che Lisa sobbalzò, aprendo le gambe, lanciando un piccolo gemito e buttando a terra il telefonino. Il ragazzo si bloccò di fronte a quella scena, anche per lo spettacolo che le aveva dato modo di vedere. Con uno scatto felino si lanciò verso quel telefonino, raccogliendo lo e porgendo glielo. Lisa arrossì completamente, lo ringraziò con un filo di voce e un sorriso forzato di cortesia. Il ragazzo le chiese qualcos'altro, a distanza non riuscii a sentire ma ebbi l'idea di premere nuovamente il tasto di quel telecomando. Altro movimento inaspettato che la fece diventare ancora più rossa e le fece uscire dalla sua bocca un ulteriore gemito. Era in palla totale, l'unico modo di difendersi era quello di dirgli che stava aspettando me, facendogli un segnale in mia direzione. Il ragazzo alzò lo sguardo, capì e la salutò andandosene. Quando finalmente le portai la colazione al tavolo mi riempì di insulti.

Fatta colazione tornammo a passeggiare fin quando non arrivammo davanti al negozio di scarpe.
- "Ho deciso di volerti regalare un paio di scarpe", le dissi sorridendo.
- "Bravo. Ogni tanto prendi delle belle decisioni".
Entriamo, giro tra gli scaffali, l'ambiente è prettamente femminile, non proprio adatto ad un eventuale gioco. Mi guardo intorno, l'unico adatto che si possa prestare è un ragazzo che sta sistemando delle scarpe più distante. Aspetto il momento esatto che lei si avvicina mentre continua a cercare, nell'attimo che gli passa vicino premo il tasto. Ancora un tremolio inaspettato, un brivido più controllato ma quanto basta per attirare l'attenzione del ragazzo che però non capisce ma si blocca a guardarla, bella com'è con quel vestitino. Lei fa finta di nulla, a distanza mi fulmina. Mi avvicino, soliti insulti, poi mi indica delle scarpe.
- "Belle ma…dovresti provarle", le dico.
- "Si, cerca il numero".
Non è di certo un compito complicato, sono in fila, basta abbassarsi e cercare, ma perché non fargli fare questo complicato lavoro al ragazzo di prima che stava proprio passando di là? Lo chiamo, glielo chiedo e lui si appresta ad aiutarci, mentre mia moglie mi guarda malamente. Si abbassa sulle ginocchia, accanto a lui c'è lei, con le sue gambe in bella mostra. Non buttarci un occhio è impossibile e infatti seppur furtivamente lo fa, mentre si rialza. Chissà che oltre alle gambe non abbia visto anche altro.
- "Bisogna trovare un sedile però, chissà dove sarà mai", dico ancora come se fosse complicato trovarlo.
- "È qui vicino, vi faccio vedere", risponde il ragazzo facendoci strada.
Alle sue spalle mia moglie che mi dà un pugno sulla pancia. Ma non ho ancora finito. Arrivati al sedile lei aspetta un po' che lui si allontani per potersi sedere ma intervengo io.
- "Vado a vedere delle scarpe per me di là", le dico, "ti dispiace assisterla nel caso non va bene il numero?", dico al ragazzo che accetta volentieri.
Senza guardarla mi sposto subito, pochi scaffali più in là li controllo a distanza. Lei è seduta, una mano tra le gambe per coprire il più possibile, con l'altra tocca fare tutto, togliere quelle che indossa e mettere le nuove. Dalla mia posizione vedo il ragazzo in piedi di spalle che copre la visuale di lei che, seduta con la testa all'altezza del suo pacco, si muove avanti e indietro, ma solo per mettere la scarpetta. A vederla come un film porno potrebbe essere una scena perfetta, la sexy cliente che si muove in quel modo mentre fa un pompino al giovane commesso. Perché non azionare il giocattolino allora. Premo una volta, poi una seconda. Stavolta se lo aspettava e si trattiene, per quanto riesca a farlo, seppur dentro di lei quelle vibrazioni le danno dei brividi di piacere. Finito il "pompino", si rialza, le porge la scarpetta e viene verso di me.
- "O la smetti o ti scopo qua davanti a tutti", mi dice all'orecchio.
- "Non hai preso le scarpe?", le chiedo facendo finta di non aver sentito.
- "Non c'è il mio numero qua. Me le sta prendendo in magazzino".
- "Secondo me voleva che lo seguivi".
Mi guarda, riflette, si gira e lo vede entrare in magazzino lasciando la porta aperta.
- "In effetti mi ha detto di avvicinarmi che me le sta prendendo in magazzino".
- "Ecco. E casualmente ha lasciato la porta aperta. Ti conviene avvicinarti".
- "Ma che dici? Sempre a farti film tu, guardi troppi porno".
- "E allora vai".
Si decide e si avvicina a quella porta e aspetta che esce. A distanza vedo uscire il ragazzo e dare la scatola a Lisa che lo ringrazia con un sorriso e si gira. Apre la scatola per controllarle e qualcosa non va, la vedo girarsi di nuovo e parlare col ragazzo che le dice qualcosa, forse si scusa, le sorride, fa dei gesti verso il magazzino, poi rientra dentro. A quel punto lei si avvicina verso di me.
- "Che è successo?", le chiedo.
- "Niente, ha trovato il numero ma le scarpe erano diverse. Si è confuso".
- "Magari ti ha detto che ha mischiato tutto e non si ricorda più il modello".
- "E tu che ne sai?", mi chiede sorpresa.
- "E ti avrà anche detto di ricordargli quale erano".
- "Si, esatto. Infatti le sto andando a prendere".
- "Che scema. Non è lì che vuole che le riprendi. Voleva che entravi dentro al magazzino ad aiutarlo a cercare".
Lisa mi guarda, pensierosa. Non vuole ammettere che è come dico io, non può essere.

Usciamo dal negozio di scarpe, una volta fuori di quella scena ne ride, resasi conto che avevo ragione.
- "Tu ridi. Il ragazzo già si era immaginato con te là dentro, in ginocchio tra gli scaffali mentre glielo prendevi in bocca e poi in piedi, china in avanti, con il vestito rialzato che ti scopava da dietro".
- "Basta, la smetti di dire ste cose?".
- "Cosa c'è? Hai voglia vero?".
- "Voglia? Ti salterei addosso ora stesso, lo capisci?".
- "Eppure stanotte abbiamo scopato. Di solito non hai più voglia al mattino".
- "Colpa tua e di sto aggeggio. Io ti avviso, o me lo fai togliere o davvero al prossimo che ci prova, altro che magazzino…".
- "Ma dai. Sono appena le 11. Abbiamo altre due ore…per giocare".
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