tradimenti
Falsa testimonianza
di Viaggiante
03.02.2022 |
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"Non ne posso più, le palle mi esplodono: la metto a 90 appoggiata alla sdraio..."
Paolo e Luciana si sono conosciuti al primo anno di Università e, dopo essersi laureati e stabilizzati dal punto di vista professionale, hanno deciso di sposarsi all’età di circa trent’anni.Paolo, pur essendo un bel ragazzo, non è mai stato un donnaiolo, avendo sempre preferito alla difficile arte del corteggiamento la meno impegnativa compagnia della sua cerchia di amicizie.
Io l’ho conosciuto per motivi sportivi all’ultimo anno di superiori, e frequentato di tanto in tanto per tutto il periodo universitario.
Da sempre ci piace trascorrere le nostre serate in libera uscita spostandoci da un locale all’altro, ma non fermandoci mai in nessun luogo in particolare, quasi a sentirci spettatori di una umanità nella quale non ci si riconosce.
Non ci frequentiamo molto spesso, ma lo facciamo con una certa costanza, da anni.
Luciana mi è sempre sembrata un po’ più “sveglia” di Paolo: talvolta menziona qualche “storia” avuta prima di conoscere il suo futuro marito, ma fa sempre riferimento alla sfera sessuale in sua assenza, quasi non lo volesse ferire palesando il suo passato scopereccio.
In ogni caso nemmeno lei dimostra una natura di sbranatrice di uomini, anzi, ho sempre pensato che dietro il rossetto così marcato si celi una certa insicurezza.
Quando si esce la sera io e Paolo finiamo spesso sbronzi.
La nostra non è una volontà di sballarci, ma una vera predilezione per la birra, il vino ed il Gin-tonic, che, da tiratardi quali siamo, sovente ci scappa di mano.
Luciana ha cominciato ad uscire con noi solamente in doppia coppia, con me e la mia compagna, ma da un certo momento e sempre più spesso si intrufola anche nelle nostre serate da scapoli (in Romagna tradizionalmente di venerdì).
Penso che voglia proteggere il suo uomo da un compagno di bevute un po’ pericoloso.
“Si ubriaca solo quando esce con te”, mi ha rivelato una volta. “Non regge l’alcool”, ho risposto.
In qualche occasione, quando un mal di testa improvviso la costringe a farsi accompagnare a casa prima del tempo, oppure quando inizia a sbadigliare in serie alle ore 23, non riesco a nascondere il mio fastidio nei confronti della boicottatrice di serate.
Per non rischiare incidenti diplomatici, piano piano mi allontano da Paolo, uscendoci con sempre meno frequenza.
In uno di questi ormai rari incontri, e con mio gran stupore, mi chiede di fargli da testimone di nozze.
Dopo quella sera non ci siamo visti per diverse settimane, troppo impegnato ad assistere la quasi-moglie nell’organizzazione delle nozze.
Ad un mese dalla data prefissata concordiamo un aperitivo a Cesenatico, giusto per fare in tranquillità quattro chiacchere, impossibili nel caotico addio al celibato previsto un paio di settimane dopo.
Io d’estate vivo al mare, loro si sono appena trasferiti nel bilocale preso in affitto per la stagione estiva.
Il porto-canale di Cesenatico, al tramonto di questa sera di Primavera, brulica già di gente: i rigori dell’Inverno sembrano aver ceduto definitivamente al tepore, diffondendo nei volti e nei corpi delle persone l’allegria tipica della bella stagione.
Finalmente tornano a vedersi le gambe nude sotto le gonne svolazzanti.
Paolo è particolarmente e nervosamente loquace questa sera, sembra voglia contenere in una chiacchierata da aperitivo tutti i pensieri degli ultimi mesi.
Le birre si alternano alle olive, e come al solito la lingua di Paolo non tarda molto ad impastarsi.
Una telefonata di Luciana anticipa di dieci minuti il suo arrivo. In grande forma, sta seguendo una dieta prima delle nozze. La perdita di peso lascia le sue morbide curve alleggerite del superfluo, conferendole un innegabile fascino.
La sua scollatura, abbondante come sempre, gioca come di consueto col mio sguardo ballerino.
Fin dall’inizio della nostra frequentazione a Luciana piace giocare con la reazione che provoca in me la sua procacità.
Torna anche lei dall’aperitivo con la sua testimone di nozze, finito, come era prevedibile, prima del nostro.
Si presenta già su di giri, con una bella e sciolta parlantina, ben corroborata da qualche drink precedente.
Sedendo al nostro tavolo e notando i nostri bicchieri vuoti, ordina subito tre Gin-tonic.
Comincia a raccontarmi tutti i preparativi delle nozze come un fiume in piena. Le faccio da sparring partner da quattro soldi, in realtà sta ripassando la sua check list pre-nuziale come davanti allo specchio.
La mia presenza non può aggiungere nulla alla conversazione, che in effetti è un soliloquio.
Al passaggio di due belle ragazze fasciate da due vestitini corti ed attillati, Luciana non può non notare il collo di Paolo farsi tortiglione ed il nostro sguardo di intesa maliziosa.
Distolta dai suoi noiosi temi, Luciana parte quindi all’attacco, spostandosi con veemenza verso argomenti mai prima di allora affrontati in mia presenza.
“Non fare finta che ti piacciano quei culi … a me non l’hai mai chiesto!” si rivolge a lui con tono un po’ aggressivo e provocatorio.
Paolo sembra imbarazzato, per quanto aiutato dalla sbronza che stava prendendo il sopravvento.
Scansa con una certa dimestichezza la provocazione dirottando il suo discorso verso un generico apprezzamento alle forme femminili, infilandoci un paio di latinismi e svuotando rapidamente il suo bicchiere quando i nostri sono ancora quasi tutti pieni.
Ben presto Paolo assume la sua consueta postura da ascetico ubriaco, abbassando la testa e chiudendo gli occhi. Capisco che il previsto concerto rock nel locale davanti alla spiaggia me lo dovrò vedere da solo.
“Serata finita” dichiara Luciana cercando di fare alzare Paolo dallo sgabello.
Mi saluta e si dirige verso casa con Paolo a braccetto.
Rimasto solo, cerco un chiosco di piadina per una cena frugale, poi mi dirigo in bicicletta verso il luogo del concerto: se non altro avrò modo di gestire in autonomia la seconda parte della serata, senza timore di azioni di sabotaggio.
Il concerto è di una cover band locale, senza pretese, ma il repertorio è talmente farcito di classici che fila via liscio e diverte gli spettatori, i più spigliati dei quali dopo poco cominciano a ballare.
Dopo una ventina di minuti scorgo tra la folla Luciana con due boccali di birra, che mi viene incontro.
“Ho messo a letto il morto” dice porgendomi un bicchiere.
La conversazione non è facile a causa del volume alto della musica, ma nemmeno necessaria: ci limitiamo a “ballicchiare” sul posto, facendoci vicendevolmente qualche moina.
Luciana è divertitissima e lusingata dal mio oramai totalmente disinibito frugare con gli occhi il suo decolté, e nel piroettarmi attorno si avvicina sempre più alla mia patta.
Io non mi faccio certo pregare: le afferro i fianchi per guidarne la danza e le faccio sentire il pacco, che comincia a dare sensibili segni di vita.
Il concerto diventa per noi un momento di graduale coinvolgimento fisico, ad ogni occasione cerchiamo i nostri corpi con la scusa del ballo e ci facciamo sempre più audaci nelle movenze e nel nostro approccio fisico.
Ormai è evidente che Luciana si è “ingolosita” devo smettere di bere, vado al bar a prendere una bottiglia d’acqua. Mentre me la bevo con foga, Luciana mi sbuca di lato e mi spinge verso il bancone affollato di gente.
“Anch’io ho sete”, mi dice aprendo la bocca come un uccellino chiede il cibo alla madre.
Sono pressato fra lei ed il bancone del bar, in mezzo ad altra gente, ho qualche difficoltà persino a dirigere la bottiglia verso la sua bocca aperta.
Mentre disseto Luciana ormai del tutto brilla, sento nel pigia pigia la sua mano aperta che mi accarezza l’uccello da sopra i pantaloni…. “Ho una gran voglia di limonare”, mi dice avvicinando la sua bocca alla mia.
D’istinto mi ci fiondo, affondando la mia lingua nella sua bocca, che con impeto inizia a danzare con la sua.
La sua mano continua a rimanere salda sul mio pacco, mentre la mia cerca faticosamente di sollevarsi fra la calca e le afferra una tetta.
“Basta! Ci possono vedere.” mi dice prima di uscire dalla folla.
La stagione è solo agli inizi, ed in spiaggia ci sono solamente poche sdraio protette da paravento e piuttosto vicine agli stabilimenti. Il buio aiuta, ma non possiamo rimanere così esposti.
La nostra eccitazione ci aiuta a trovare una soluzione rapidamente: è sufficiente prendere una sdraio e spostarla al di là del paravento, che quindi diventa una efficace barriera fra noi e gli sguardi indiscreti.
Mentre controllo che la situazione sia tranquilla, Luciana mi molesta un orecchio con la lingua e continua ad accarezzarmi la cerniera dei pantaloni.
Adesso posso finalmente esplorarle l’interno cosce, la mia mano non fatica a spostare lo striminzito perizoma, e le mie dita trovano strada facile, salutate dalla già umida accoglienza della sua figa.
“No, quella non te la posso dare, non me la sento. Però non ti farò andare a casa gonfio” mi dice Luciana sedendosi sulla sdraio e cominciando a slacciarmi i pantaloni.
A partire dal ballo di poco prima il mio uccello ha cominciato a dare segni di irrequietezza, tuttavia i drink consumati ne hanno per il momento bloccato il pieno sviluppo.
Bastano poche pompate di Luciana per regalargli la durezza consueta.
Mentre la mia testa continua a sbucare superiormente dal paravento e tenere controllata la situazione, quella di Luciana si muove avanti ed indietro energicamente per spompinarmi con avidità, come se dovesse recuperare tempo perduto.
Sembra particolarmente attratta dalle palle, che lecca con energia e ciuccia fino a farmi sentire un leggero dolore. Quando mi prende le mani e me le posiziona dietro la nuca capisco che vuole essere scopata in bocca, la soddisfo con foga, tanto che si vede costretta ad intervenire per poter respirare.
La voglio leccare, la stendo di schiena e mi butto sopra di lei, ma subito si ribella per paura che, abbassando la guardia, qualcuno ci possa sorprendere. Allora si alza, si sfila il perizoma e si inginocchia sulla sdraio in maniera da poter stare lei di vedetta, mentre io, steso, posso dedicarmi al suo sesso con la bocca.
In quella posizione viene quasi subito una prima volta, ma non molla, anzi rilancia iniziando a strofinarmi con pressione la sua figa su tutta la faccia, presto infradiciata dai suoi umori.
Nel farlo noto dai gemiti che sembra apprezzare particolarmente il contatto della mia lingua col suo buco posteriore.
Apprezzo il segnale e lo colgo al volo: afferro le chiappe a due mani e le spingo verso l’obiettivo, causandole un rantolo di piacere particolarmente rumoroso.
Affido quindi il suo culetto ormai inumidito alle cure delle mie dita, che esplorano curiose mentre torno con la bocca alla figa.
In questa posizione Luciana aumenta la frequenza dei movimenti pelvici fino a venire una seconda volta.
Si toglie dalla mia faccia invitando ad alzarmi: “Ora tocca a te!” mi dice tornando da seduta a succhiarmi l’uccello. “No, non voglio finire così”, le dico facendola alzare con un braccio ed alzandole da dietro il vestito fino ad arrivare alla figa allagata.
“No, veramente, non me la sento di scopare” mi dice irrigidendosi un attimo.
Ritengo da sempre che un pompino sia un gesto molto più intimo di una scopata, per cui non mi riesco a giustificare una riluttanza del genere.
Continuo a giocare con la sua fessa umida cercando di convincerla che la marachella è ormai compiuta, tanto vale finirla.
Nel farlo comincio a massaggiarle anche il buco del culo, rispetto al quale si dimostra più rilassata. Inumidisco il buchetto utilizzando gli umori della fessa ed inizio a penetrarlo con le dita.
Prima superficialmente, poi più in profondità, prima un dito poi due. La ritrosia che aveva manifestato davanti sembra essersi tramutata in piacevole disponibilità dietro.
Non ne posso più, le palle mi esplodono: la metto a 90 appoggiata alla sdraio.
Capisce al volo le mie intenzioni, si alza il vestito sopra le natiche, si inarca afferrandosi con le mani le tonde e generose chiappe, allargandole ed offrendomi così il buchetto, che scorgo appena, illuminato dalla luna.
Mentre le spingo la cappella nel culo mi vengono in mente le parole che poco prima Luciana ha rivolto a Paolo, che con me si è sempre confidato schifato dall’idea di avere rapporti anali.
Lei sta apprezzando, e lo sta facendo tradendo il suo tradizionale contegno e sussurrandomi quanto si sente porca. “Finalmente qualcuno che mi incula”, “Che bello, di nuovo rottainculo”, “Fammi diventare il culo di fuoco” sono le frasi che mi accompagnano in poco tempo all’orgasmo.
Un mese dopo, vedendola arrivare all’altare fasciata di bianco, non posso far altro che abbassare lo sguardo e posarlo sul suo sedere.
Sono proprio di fianco a Paolo, ma non mi sento in colpa. In fondo ciò che non possiedi non è tuo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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