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Ragazze d'Irlanda


di Membro VIP di Annunci69.it Viaggiante
17.09.2022    |    5.875    |    5 9.5
"Le nostre lingue si mischiavano, aiutate dalla vicinanza cui i nostri corpi erano costretti dall’esiguità degli spazi in cui provavamo a muoverci..."
“Basta, ora si va in Grecia !”. Avevamo passato le settimane precedenti a raccogliere frutta come braccianti agricoli e, raggiunto il budget necessario, avevamo dato la notizia al fattore, che incredulo ci rispose leggendo perfettamente la situazione e chiosando in romagnolo: “Uv’interesa piò la figa che i baòk!”.
Da studenti squattrinati l’opzione per la Grecia era una sola: traghetto e posto ponte.
Dopo un paio di giorni eravamo già ad Ancona, imbarcati con destinazione Patrasso.
Sbrigate le formalità di imbarco, Luca, Carlo ed io ci accaparrammo una zona di ponte che ci apparve favorevole, godendoci il tramonto e bevendo birra sui nostri sacchi a pelo stessi alla meno peggio su di un ponte esterno.
L’entusiasmo era alle stelle, finalmente in vacanza, sudata e guadagnata.
Luca si era portato l’immancabile chitarra e cominciò a strimpellare, quasi a salutare il sole calante, mentre il traghetto, mollati gli ormeggi, prendeva il largo.
Aiutati dalla birra, dopo un paio d’ore il dolce strimpellio era già diventato un coro indisciplinato e rumoroso: tutti e tre urlavamo al cielo la nostra gioia sottoforma di una disordinata successione di brani rock alternati a folk irlandese, la nostra passione di quegli anni, e non solo.
Proprio una di queste traditionals attirò l’attenzione di tre ragazze irlandesi, che incuriosite e chiaramente propense alla socializzazione, si unirono presto al nostro coro, entusiaste per aver trovato un po’ del loro paese in mezzo all’Adriatico.
Non ricordo i loro nomi, solo il colore dei loro capelli, per questo saranno qui chiamate Bruna, Rossa e Bionda.
Bruna era la più carina e risultò subito affascinata dal nostro chitarrista: il fascino del musicista prevalse ancora una volta, Luca vi si fiondò deciso, fissandola negli occhi mentre suonava.
Io e Carlo ci rassegnammo presto, ripiegando sulle altre due: Bionda aveva qualche kilo in più, ma erano tutti collocati in maniera strategica. I fianchi larghi ed il seno sovrabbondante erano intervallati da una vita stretta che le regalava un notevole sex-appeal.
Rossa non aveva le curve di Bionda, ed era caratterizzata da una carnagione chiarissima e da una foltissima capigliatura riccia e fulva. Mi accorsi presto di esserne attratto fisicamente: cercai subito di immaginare come sarebbe stato penetrare una mozzarella!!.
Avevano tutte tre 25 anni, quindi 2 o 3 anni più di noi.
Dopo una decina di minuti Bruna intuì che lei e le amiche avrebbero passato la nottata a cantare assieme a noi e decise di suggellare l’incontro stappando una delle due bottiglie di Chianti che conservava nello zaino. Celebrammo la nostra conoscenza con un brindisi comune, dopo il quale praticamente finì la prima bottiglia.
Io e Carlo eravamo già dei fondisti del bicchiere ed avevamo ormai compreso quanto il vino sia pericoloso nelle maratone alcoliche, e quella serata appena iniziata ne aveva tutti i crismi. Mentre ascoltavo con finto interesse i dettagli sulla professione di Bionda, interessato più che altro alla sua scollatura, scorsi Carlo provenire dal bar con una sporta piena di lattine di birra.
Buona e fresca birra, che difficilmente tradisce anche nelle lunghe bevute.
Io, Carlo, Bionda e Rossa ci buttammo su questa, mentre Luca e Bruna continuarono col vino, aprendo la seconda bottiglia e proseguendo con i loro giochi di sguardi.
Per un’ora continuammo ad alternare canti a qualche breve discorso conoscitivo. Ad un certo punto Luca e Bruna scomparvero: di loro rimase soltanto il vuoto della seconda bottiglia di vino che tentò di allontanarsi, rotolando.
Col tempo anche per noi si delineò la composizione di coppia, ma più per il nostro posizionamento sul letto di sacchi a pelo, che per una reale affinità elettiva: io ero seduto vicino a Rossa e parlai più che altro con lei, a Carlo toccò Bionda per il motivo speculare.
Essendo scomparso il chitarrista, intensificammo i discorsi. Chiesi a Rossa di fare una passeggiata sul ponte, accettò volentieri, e, appena un po’ in disparte, mi sorprese anticipando le mie intenzioni e rifilandomi un appassionato limone.
Mi feci un po’ audace nell’abbraccio, ma lei si divincolò abilmente, ricordandomi che era finita la birra e che dovevamo provvedere. Ci muovemmo per lo scopo.
Al bar incontrammo Luca e Bruna: erano già al secondo Metaxa e Cola a testa. Conoscevo bene Luca: il suo occhietto lucido mi diceva che era parecchio sbronzo. Non conoscevo Bruna, ma da come era cambiata la sua postura, probabilmente lo era anche più di Luca. Appena ci vide, lei prese a leccare l’orecchio di lui, guardando Rossa che si avvicinava sorridente.
Le due ragazze scambiarono qualche battuta in gaelico, prendendo accordi che evidentemente volevano tenere per loro.
Bruna offrì un giro per tutti: altre due birre per me e Rossa, altre due Metaxa e Cola per lei e Luca, che guardò preoccupato il bicchiere che gli porse il barman.
Finita anche questa bevuta, sentii una intensissima necessità di andare a far una pisciatina, che dichiarai allontanandomi in cerca di un bagno.
Dopo pochi metri sentii una mano accarezzarmi un gluteo, era Rossa, che aveva la stessa mia esigenza e aveva deciso di accompagnarmi. Ricambiai il favore abbracciandola. Sembrava oramai totalmente sciolta dall’alcol, ma non ubriaca come sembrava essere invece Bruna.
Era ormai passata la mezzanotte ed i corridoi del traghetto erano pressochè deserti. Ci perdemmo nel labirinto cercando un bagno, facendo frequenti soste per scambiarci la lingua. Ad un certo punto ne trovammo uno ed entrammo. Rossa mi prese per mano e mi tirò dentro un bagno provvisto di turca, si abbassò gli slip alzando il suo vestitino leggero, facendomi intravedere una peluria rossa come il sole al tramonto, che interrompeva il candore di una pelle bianca come la neve.
Risolse il mio leggero imbarazzo iniziando a slacciarmi la cintura e sbottonando i miei bermuda, mentre faceva pipì. Nel pulirsi velocemente con la carta igienica rivelò ancor più chiaramente il suo fiorellino rosso … ”ora è il tuo turno” disse alzandosi e sfilandomi l’uccello dai boxer. Il mio caro amico presentava evidenti segni di turgore, dovuti però più che altro alla mia impellenza, già tale da diverso tempo.
Rossa, divertitissima, usò il mio birillo come un idrante, indirizzando il quasi interminabile getto un po’ ovunque, anche oltre i margini della turca.
Solamente verso il termine del simpatico esercizio, l’appagamento fisiologico lasciò il posto al resto … finalmente svuotato, realizzai che Rossa mi stava mungendo l’uccello per fare uscire le ultime gocce… le misi una mano fra le chiappe, cercando maliziosa profondità, ma lei scattò subito fuori dal bagno, lasciandomi col cazzo fuori e la porta spalancata …
“Andiamo a fare la doccia”, mi disse …”dove??” risposi … “nella nostra cabina, naturalmente”.
La risposta mi lasciò di stucco. Ero convinto che anche loro stessero per passare la notte accampati da qualche parte sul ponte. L’esistenza di una cabina cambiava tutta la prospettiva.
Mi lasciai guidare lungo i corridoi. Pure Rossa, nonostante la proverbiale resistenza alcolica irlandese, non era propriamente lucida, e dovette faticare non poco per trovare il corridoio giusto, mentre la mia mano le si infilava con sempre più insistenza fra il vestito e gli slip. Finalmente trovammo il numero giusto, cabina trovata!
Il fatto che la porta non fosse chiusa a chiave, aprendosi solo con una leggera spinta, lì per lì mi preoccupò.
Appena entrati il mistero fu svelato: in uno dei materassi inferiori dei due letti a castello della piccola cabina, il bianco culone di Bionda spiccava nella penombra: era nuda e stava spompinando Carlo, prono sotto di lei.
Per me e Carlo era la prima situazione del genere: ci guardammo, palesandoci reciprocamente un imbarazzo appena abbozzato e subito spazzato via dalle nostre più navigate amiche.
Il pompino di Bionda non stava dando tregua a Carlo, il cui sguardo tornò presto a concentrarsi sulla bocca famelica della partner.
Io non feci in tempo a raccapezzarmi dalla scena appena vista, che fui tirato dentro al minuscolo bagno da Rossa, già nuda.
Mi spogliai in un baleno e ci ritrovammo sotto la doccia ad insaponarci a vicenda. Le nostre lingue si mischiavano, aiutate dalla vicinanza cui i nostri corpi erano costretti dall’esiguità degli spazi in cui provavamo a muoverci.
Rossa mi insaponò l’uccello a due mani, soffermandosi poi sulla cappella con movimenti circolari del pollice.
Quando presi il sapone per ricambiarle il favore, si voltò, dandomi le spalle ed arcuando quanto più possibile la schiena, offrendo così ai miei occhi ed alle mie mani la disponibilità della sua fighetta, che ben si distingueva in mezzo al folto pelo rosso, ed il suo culetto rosa.
Le lavorai ben bene entrambi i buchetti, ma ben presto trovai opprimente quella doccia minuscola e le chiesi di tornare in cabina. Mi sciacquai prima io ed uscii dal piccolo bagno per asciugarmi in un ambiente un po’ più spazioso.
Fuori la scena si era fatta decisamente bollente: Carlo stava prendendo Bionda alla pecorina. Lui in piedi ai piedi del letto a castello, lei a pecora sul materasso inferiore.
Uscii dal bagno bello eccitato dopo i massaggi fatti e ricevuti ed a causa degli spazi esigui della cabina, appena fui fuori il mio uccello duro passò ad una spanna dal volto arrossato di Bionda.
Prendendomi di sorpresa, Bionda allungò il collo, di lato, e mi prese il cazzo in bocca, mentre Carlo continuava a lavorarla da dietro.
Teneva le mani appoggiate al materasso, ed il suo lavoro orale aveva il ritmo dei colpi di Carlo.
Il tutto mi fece perdere un po’ il controllo, afferrai la nuca di Bionda e presi a sbatterglielo in gola energicamente. Anche Carlo, guardando la scena, intensificò ritmo ed energia del suo lavoro da tergo.
Temetti una reazione di Bionda, che per diversi istanti subì un trattamento assai brutale, ma reazione non ci fu. Anzi, dimostrò di gradire molto.
Rossa uscì dal bagno nuda, e non sembrò particolarmente sorpresa di assistere alla nostra performance: si limitò a chinarsi sulla amica per sussurrarle un “fucking bitch” prima di strapparle l’uccello di bocca e cominciare a succhiarlo a sua volta.
Presero quindi a giocare assieme di bocca, col mio cazzo, alternandosi fra palle e cappella, mischiandolo alle loro lingue.
Poco dopo Rossa mi tirò a sé nell’altro letto, si stese e divaricò le cosce. Intuii subito le sue voglie e mi fiondai a leccarle la fica. La luce era fioca e nel letto inferiore del castello si vedeva ancora meno, ma la carnagione di Rossa spiccava ugualmente, e con lei il ciuffetto di pelo arancione che le ornava un sesso già bagnato ed accogliente.
Dopo averle accarezzato dolcemente la clitoride con le labbra, le affondai la lingua nella passera, che la accolse con fradicio entusiasmo. La lavorai a modo per diversi minuti fino a quando non mi sentii la fica pulsare attorno alla mia lingua. Rossa emise un suono inequivocabile, era già venuta.
Pur già parecchio spigliata, l’orgasmo sembrò darle un’ulteriore spinta: mentre mi gustavo i suoi umori orgasmici allargò ancora di più le gambe, si bloccò le ginocchia sotto i propri gomiti e porse alla mia lingua il suo culetto chiaro.
La mia lingua massaggiava il buchetto, il mio naso affondava nella fica, sempre più dilatata. Capii quanto le piaceva essere titillata nel culo e mi aiutai con le dita.
Rossa mi porse quindi un preservativo, me lo misi e le affondai l’uccello in fica: trovavo stranamente eccitante, per me, scuro di carnagione, penetrare una carne così candida.
Dopo qualche minuto di trombata, le due irlandesi si scambiarono un paio di battute che non compresi. Rossa mi fece alzare e si diresse verso l’altro letto, dove Bionda stava cavalcando Carlo da sopra, soffocandolo quasi coi suoi tettoni.
Rossa si chinò verso i loro sessi in accoppiamento e cominciò a leccare le palle di Carlo, per poi salire e soffermarsi sul culo dell’amica. Quindi la penetrò col dito medio facendola gemere rumorosamente, quasi a pareggiare il brontolio dei motori del traghetto.
Il buchetto di Bionda si fece sempre più recettivo, Rossa, aiutandosi con la saliva, le infilò anche l’indice, prima di chiamarmi e propormi di incularla.
Mi inginocchiai dietro di lei a fatica, lo spazio sopra la mia testa era pochissimo, fui quindi costretto a stendermi quasi completamente sopra la sua schiena.
Rossa fu abilissima nell’aiutarmi: mi prese l’uccello e lo appoggiò sul culo dell’amica, della quale, dalla mia posizione, vedevo solamente la nuca.
Quando percepii la cappella ben posizionata, gliela spinsi dolcemente nel culo. La resistenza anale fu decisamente inferiore a quello che mi aspettavo sulla base delle mie esperienze passate: evidentemente la ragazza si divertiva spesso in quel modo.
La doppia penetrazione la fece impazzire: cominciò forsennatamente a muovere il bacino sul povero Carlo, sommerso da corpi altrui e credo quasi impossibilitato ad ogni movimento. In quello stretto incastro cercavo risonanza fra le mie spinte pelviche e le sue, cercando di mandarglielo sempre più in profondità.
Dopo un paio di minuti Bionda venne, quindi si divincolò dal sandwich per raggiungere Rossa, che aveva assistito allo spettacolo dall’altro letto masturbandosi furiosamente e sembrava pronta a godere nuovamente.
Cominciarono con un bel 69, e presto notai che Rossa cercava con i movimenti del bacino di centrare il suo culetto proprio sulla lingua dell’amica.
Compresi che pure lei reclamava la sua dose di cazzo in culo e, ancora col preservativo infilato, mi avvicinai al piede del letto per approfittarne, questa volta ritto in piedi, mentre Bionda, ancora a 69, le leccava la figa, sditazzandola.
Penetrai quelle due chiappe chiare … il mio pensiero tornò a due mozzarelle …
Con il mio cazzo in culo e la lingua dell’amica nella figa, Rossa fece a Carlo un cenno, lui si avvicinò ancora col preservativo sull’uccello duro. Lei glielo sfilò e glielo prese in bocca.
Per qualche minuto fummo tutti in trance, impegnati e concentrati per godere appieno della situazione, poi intuii che Rossa stava per godere, i suoi gemiti erano sempre più strozzati dalla cappella di Carlo, che premeva sulle sue tonsille.
Non riuscii più a trattenermi, la presi saldamente per i fianchi e partii per la volata finale. La crescente intensità e frequenza dei miei colpi fece capire a Carlo che di lì a poco avrei terminato: da buon amico decise di condividere l’orgasmo, prese Rossa per la nuca e le restituì il servizio che poco prima io avevo reso a Bionda, ma a lui toccò l’onore di quello che era da noi considerata una vera golosità: la sborrata in bocca.
Nel mentre, Bionda stava masturbando l’amica con femminile perizia. Rossa arrivò all’orgasmo col mio uccello in culo ed i fiotti di Carlo che le affogavano l’ugola.
Finimmo. Tutti esausti dal furioso amplesso e dalla sbronza. Le due ragazze guadagnarono i due letti inferiori, Carlo utilizzò le ultime energie per balzare su uno dei due letti superiori.
Stavo per fare lo stesso, quando realizzai che non mi andava di passare quel poco di notte che rimaneva in una cabina. Mi vestii e uscii a cercare il nostro giaciglio di sacchi a pelo.
Trovai Luca e Bruna che vi dormivano sopra. Conoscevo bene Luca: il suo rumoroso russare era indicativo di una sbronza colossale. Anche lei sembrava devastata: bocca aperta e collo ritorto, in posizione innaturale.
Trovai un po’ di posto vicino a Bruna. Per ripararmi dalla brezzolina quasi crepuscolare del ponte, alzai il sacco a pelo usato come coperta per infilarmici sotto. Nel farlo, scorsi il fianco nudo della ragazza. Non portava gli slip, forse era andata bene pure a Luca!
Mi stesi e diedi l’ultimo sguardo al mare. La luna, quasi piena, lo cospargeva di lucciole.
La vacanza in Grecia era iniziata bene. Mi addormentai.
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