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Sara in campagna (parte prima)


di IACTASUNT
29.10.2024    |    5.185    |    10 9.9
"Il proprietario, di nome Giulio, un uomo alto e imponente, aveva accanto a sé Sara, sua moglie, una magnifica cinquantaseienne, esattamente come ci era..."
Sara spreme cazzi, non olive.

Mi chiamo Mario, sono un over 60 di media statura, capelli completamente bianchi e fisico asciutto, abbastanza normale.
Da poco sono in pensione e la mia vita scorre tranquilla e serena.
Ho i miei hobby e le mie passioni e, soprattutto, ho cinque amici che posso definire inseparabili.
Tre sono miei ex colleghi, che son venuti in pensione con me, dopo 40 anni di lavoro come autisti di autobus.
Due, invece, sono amici acquisiti, in quanto conosciuti nel tempo; con essi abbiamo stretto un simpatico rapporto, che ci porta a trascorrere diverso tempo insieme, condividendo molti hobby ed uno, quello più importante, è una continua e costante passione per le donne.
A noi la figa è sempre piaciuta tanto e in tutti le salse; spesso l'abbiamo assaporata e goduta anche tutti e sei assieme. Carlo, uno dei miei amici in pensione, era un ex perito agrario e conosce tanta gente; quest'anno ci ha proposto di fare un'esperienza completamente diversa, cosa che lui ha fatto già lo scorso anno insieme a Stefano, un altro dei miei amici ed a Marco, un mio ex collega.
Ci ha proposto di partecipare ad una raccolta di olive presso un'azienda agraria, di cui lui conosce bene il proprietario, e poi, come ho scoperto dopo, anche la moglie, che è una vacca di prima categoria. L'offerta di questa azienda è molto semplice: noi dobbiamo raccogliere 5 quintali di olive a testa e, in cambio, avremo 45 kg di olio.
All'inizio, mi sembrava una cosa un po' assurda, ma quando mi hanno spiegato quella che è la quotazione dell'olio, ho capito che poteva esser un buon affare, così ho deciso di partecipare anch'io alla raccolta, per assicurarmi una scorta di ottimo olio per l'intero anno.
Il lunedì mattina, assieme agli altri cinque amici, siamo saliti nel furgoncino da nove posti di Carlo e, prima di recarci presso l'azienda agricola, abbiamo fatto una sosta vicino alla chiesa del paese, dove lui ha chiesto al parroco se qualcuno dei suoi immigrati, ospitati nella casa parrocchiale, avesse voglia di guadagnare 50 euro al giorno, per venire a lavorare con noi.
Immediatamente si son presentati tre ragazzi di colore, i cui nomi erano impronunciabili e così li abbiamo subito ribattezzati in base al loro aspetto.
Il più giovane, essendo completamente calvo, lo abbiamo chiamato "il pelato".
Quello più alto, avendo i capelli completamente ricci, gli è stato attribuito il nome di "il riccio", mentre il terzo, che aveva i capelli con delle treccine, "il rasta".
Quando siamo arrivati all'azienda agricola, ci siamo trovati davanti una strana coppia.
Il proprietario, di nome Giulio, un uomo alto e imponente, aveva accanto a sé Sara, sua moglie, una magnifica cinquantaseienne, esattamente come ci era stata descritta da Carlo: una gran vacca.
Aveva indosso un vestitino a fiori che le arrivava, sì e no, a metà coscia e, ai piedi, dei classici stivali di gomma; quando Giulio ha visto che avevamo tre black a bordo, si è girato verso di lei e, scherzando, le ha detto: “questi qui sì che hanno capito con chi hanno a che fare.”
Al momento non mi era stata chiara la frase, anche perché non ero al corrente di come funzionava lo strano gioco tra Giulio e sua moglie Sara.
Lui è salito su un grosso fuoristrada insieme a lei e, dopo aver percorso un tratto di strada sterrata, ci siamo fermati all'inizio dell'oliveto, vicino ad una strana baita, fatta di tronchi di legno in stile americano, con a lato una fontana.
Giulio ha aperto la porta e ci ho mostrato, al suo interno, tutta l'attrezzatura di cui si sarebbe avuto bisogno per raccogliere le olive: teli ad abbattitori e cassette per la raccolta delle olive, erano ordinatamente accatastati in disparte.
Entrando, Sara ci ha mostrato un frigo pieno di bevande e tanta roba da mangiare.
Giulio se n'è andato, dicendo che andava a prendere degli altri lavoranti, mentre lei ci avrebbe illustrato tutto quello che c'era da sapere. Ho visto che Carlo ci ha riunito tutti intorno a lei in cerchio e siamo rimasti in silenzio, mentre quella ci osservava uno per uno. Quando mi ha guardato da vicino, mi ha detto: "Ho deciso; tu sarai il mio padrone!”
Io ho guardato Carlo, che si è messo a ridere e, con il pollice alzato mi ha detto: “Accidenti! Ecco la classica fortuna del principiante. Ragazzi, lei per oggi sarà la nostra schiava. Chi ha qualche voglia, basta che lo dica a lui e lei farà tutto quello che dice lui! È lui il suo padrone e sarà lui a decidere tutto”.
Così, mentre tutti hanno preso l'attrezzatura ed hanno iniziato a distendere i teli, lei era sempre accanto a me, in silenzio, pronta ad esaudire ogni mio desiderio. Carlo mi si è avvicinato e mi ha spiegato che Sara ama scegliere qualcuno di nuovo e diventare la sua schiava per tutto il tempo della raccolta delle olive.
Sono rimasto assolutamente sbalordito da questa rivelazione e, guardandola in viso, lei ha annuito e mi ha detto semplicemente che era pronta ad esaudire qualunque mio desiderio, capriccio o ordine, purché provenisse dalla mia bocca ed ha aggiunto che dovevo ordinare a tutti di venirle dentro, se e quando decidessi di farla scopare da qualcuno.
Ci ha aiutato e, ogni volta che si piegava, mostrava culo e fica, completamente nudi: la troia, sotto, non indossava alcun tipo di intimo.
Dopo circa un’oretta, le ho chiesto da bere e lei è subito corsa e mi ha servito un bicchiere d’acqua, chiedendo se volessi altro. Io, al momento, non ho detto nulla, ma si è avvicinato Carlo e mi ha chiesto se poteva usarla un po’, per pisciare.
Io l’ho guardato senza capire ed ho stretto le spalle.
Lui ha preso Sara e l’ha portata un po’ in disparte; ho visto che lei si è inginocchiata, gli ha estratto il cazzo dai pantaloni e, mentre lui pisciava, lei ha bevuto e poi gli ha preso il cazzo in bocca, per pulirlo dalle ultime gocce.
Ho capito subito che alla zoccola piaceva esser umiliata, allora ho cambiato registro.
Da qual momento, ogni occasione è stata buona per divertirmi con la troia.
Dopo Carlo, se la son portata in disparte anche altri due miei amici e se la sono scopata, senza troppi complimenti.
Uno in gola e l’altro in culo, e le hanno sborrato dentro. Di ritorno, ridevano contenti.
“Adesso il cornuto la troverà ben lubrificata!”
Lei è tornata un po’ scompigliata, mi ha guardato ed ha sorriso.
“Grazie padrone a farmi usare dai tuoi amici.”
Mi è venuto da ridere, pensando che, in fondo, era vero; la stavo usando come valvola di sfogo per tutti. Abbiamo deciso di fare una pausa caffè e subito lei è corsa a prepararlo e ce l'ha portato. In più di un'occasione, si è di nuovo piegata, mostrando la figa piena, da cui colava di tutto, per scivolare lungo le cosce e finire dentro gli stivali.
Ho sorriso pensando che, se continuava così, li avrebbe riempiti quegli stivali.
Abbiamo sentito il rumore di un veicolo che si avvicinava ed era il cornuto che tornava, portando altri quattro lavoranti.
Quando sono scesi dal veicolo, mi son subito reso conto che erano rumeni o, comunque, gente dell’est dal loro aspetto imponente e dal fatto che hanno guardato subito Sara, mentre nella loro incomprensibile lingua, dovevano aver fatto qualche battuta sul fatto che era ovvio che quella donna fosse una vacca.
Giulio li ha condotti vicino a noi e ha detto che essi avrebbero lavorato assieme a noi.
Abbiamo ripreso a lavorare e vedevo che anche questi nuovi arrivati, indugiavano con lo sguardo tra le cosce di Sara, che, ovviamente, continuava a piegarsi a gambe aperte, mostrando la sua figa nuda e disponibile. Giulio se n'è andato, dopo averci dato un’ultima occhiata e uno dei nuovi arrivati, probabilmente l'unico che parlava un po' la nostra lingua, mi si è avvicinato e mi ha chiesto se la vacca era lì per lavorare, oppure per provocare!
Mi son messo a ridere e gli ho risposto che era utile in entrambi i sensi!
Lui, per un attimo, è rimasto basito, allora gli ho fatto cenno che, se voleva, poteva prenderla e divertirsi un po'.
Naturalmente non se l’è fatto ripetere una seconda volta: l’ha presa per un braccio e, dopo averla portata poco distante, dietro il capanno, le ha sollevato il vestito e, senza tanti complimenti, glielo ha infilato da dietro, facendola subito urlare.
Ha preso a sbatterla come un pazzo, con dei colpi devastanti.
Sara ha urlato di piacere, sempre cercando me con gli occhi.
Doveva esser bello carico, perché l'ha sbattuta per una decina di minuti; poi, con un grugnito da vero porco, le è venuto dentro.
Poco dopo, l’ho vista tornare; aveva l'aria sbattuta, ma un bel sorriso soddisfatto; mi ha guardato convinta di avermi fatto di nuovo felice.
Abbiamo ripreso a lavorare alacremente e, ad un certo punto, anche un altro di questi lavoranti è venuto vicino a me e mi ha fatto capire che voleva appartarsi un po' con lei; mi è bastato fare un cenno con il capo e lui, senza dir niente, l'ha letteralmente trascinata dietro un ulivo, l'ha fatta inginocchiare e subito le ha infilato il membro in gola.
Le teneva la testa ferma con le mani, mentre la scopava in bocca con una velocità incredibile.
Tutti sentivamo il rumore del risucchio e, d'un tratto, lui ha emesso un grido da vero porco: era evidente che si stava svuotando in bocca a Sara.
Dopo averle riempito la bocca, il tizio si è spostato un po' e subito le ha lavato il viso, pisciandole in faccia. Dopo di che è tornato verso di me sorridendo, mentre lei si è avvicinata, mi ha guardato e ho avuto come l'impressione che volesse chiedermi qualcosa, ma io non le ho dato importanza. Dopo un po', ho guardato l'orologio e l'ho chiamata.
“Vai nella casetta, lavati le mani e preparaci da mangiare.”
Lei mi ha guardato con un mezzo sorriso e poi è andata a preparare il pranzo.
È tornata dopo una mezz'ora, informandoci che era tutto pronto.
Mentre ci stavamo avvicinando alla casetta, l'ho trattenuta per un braccio, ho preso la canna dell'acqua e l'ho lavata.
“Puzzi come una latrina! Sei proprio un cesso di femmina! Adesso lavati, come si deve!”
Lei si è sfilata il sottile vestito, rimanendo semplicemente nuda con gli stivali di gomma ai piedi ed io ho preso a lavarla.
Dopo averlo fatto, ha steso il vestito ad asciugare su un ramo di un olivo lì vicino e, quando è entrata in casa, ha preso un asciugamani per coprirsi, ma io gliel'ho impedito.
«Vacca, non ti coprire: è bello, per dei lavoratori, vedersi serviti da una donna nuda!»
Ho visto brillare i suoi occhi, mentre, nuda, ci riempiva i piatti con la pasta al pomodoro che aveva cucinato e ciascuno dei presenti le passava una mano sul corpo, infilando le dita nei suoi buchi, stracolmi di sperma.
Dopo averci servito tutti, si è avvicinata per mettersi seduta vicino a me, ma io le ho dato un altro ordine.
“Sei una lurida cagna, quindi renditi utile: vai sotto il tavolo e succhialo a tutti. Sbrigati a farli schizzare, perché quando avremo finito di mangiare, se non li hai succhiati tutti, sfilo la cintura e ti frusto a sangue!”
Anche in questo caso ho visto i suoi occhi brillare di gioia.
Si è infilata sotto il tavolo e subito si è avvicinata alle mie ginocchia per succhiare anche il mio, ma io le ho dato un calcio e l'ho spinta via.
“Sudicia cagna, ti ho detto di farlo a loro, non a me! E vedi di non perderne neanche una goccia!”
Tutti si son messi a ridere e, uno dopo l'altro, hanno ricevuto un bel bocchino, anche se fatto velocemente. Quando ho finito di mangiare, mentre mi stavo alzando, lei stava finendo di succhiare l'ultimo black che, sorridendo, ha detto qualcosa al “rasta”, che lo ha tradotto per tutti noi.
“Il mio amico dice che questo è stato il pranzo più buono della sua vita!”
Ci siamo messi tutti a ridere ed io ho guardato la vacca, dicendole che doveva sbrigarsi a mangiare, per poi venire di nuovo ad aiutarci.
Poco dopo, l'ho vista arrivare con indosso di nuovo il suo vestitino, così ho preso un germoglio di ulivo sottile come una frusta e le ho assestato due colpi ben precisi sulle natiche. Lei ha urlato di dolore e mi ha guardato alquanto sorpresa.
“Sudicia vacca, ti ho forse dato l'ordine di vestirti? È una bella giornata di sole, puoi anche stare nuda, tanto non fa nessuna differenza per noi!”
Si è spogliata immediatamente ed ho visto i due segni rossi sulle natiche lasciati dai colpi dell'improvvisa frustata. Dopo un'oretta che stavamo di nuovo lavorando, uno dei tre ragazzi neri, quello completamente calvo, mi si è avvicinato e mi ha fatto capire che gli sarebbe piaciuto montarla, così l'ho avvertita con un cenno del capo e lui l'ha messa subito in ginocchio, davanti a noi, ed ha preso a fotterla da dietro.
Dopo averla pompata per un po' nella figa, il giovane lo ha estratto e, con una mossa molto decisa gliel'ha piantato tutto nel culo.
È stata un'azione rapida la sua e, poiché era ben dotato, abbiamo sentito Sara emettere un urlo di dolore.
“Aahhhiii, piano, bastardo!”
Il giovane nero non l'ha presa in considerazione ed ha iniziato a pomparla tenendola ben salda per i fianchi e, dopo una quindicina di minuti che se l'è sfondava alla grande, le ha iniettato dentro delle copiose sborrate.
Giusto il tempo di sollevarsi, che ho visto della polvere venire dalla strada; ho riconosciuto la vettura di mia moglie.
Poco dopo lei ha fatto la sua comparsa sul campo. Bella da morire.
Ho visto lo sguardo di Sara che la osservava, cercando di capire se lei fosse adirata per il fatto che era nuda, mentre mia moglie le ha solo rivolto un mezzo sorriso, mi ha dato un bacio in bocca, sotto lo sguardo di tutti, specie i neri, oltre gli altri, mentre i miei amici sorridevano.
Li ho salutati tutti.
“Ok ragazzi, io devo scappare. Ho una cena cui non posso mancare, ma voi divertitevi pure liberamente! Ci vediamo domani mattina.”
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