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Dov'è il confine? - 5


di Softemotions90
17.01.2025    |    515    |    2 9.7
"Le dita erano forti ma delicate..."
Giulia si guardò allo specchio, il vestito che aveva scelto sembrava perfetto per la serata. Elegante, ma non troppo, provocante, ma senza essere troppo audace. Un gioco di contrasti che rispecchiava la confusione che sentiva dentro. Aveva tardato il più possibile questa cena con Hans, il suo datore di lavoro, ma il calendario inesorabile ha raggiunto infine la data prefissata. Le mani tremavano leggermente mentre si truccava, cercando di mantenere la calma. Il vestito rosso scuro portava un ampio spacco sul fianco che offriva la linea della gamba fino ad appena sotto il sedere. Era molto attillato, ma comodo ed elastico. Il suo seno, una terza scarsa, veniva portato in bella vista da un’ampia scollatura, senza però risultare volgare. Era uno dei vestiti preferiti di Roberto, pensò Giulia... Sicuramente piacerà anche ad Hans. Non era abituata a trovarsi in situazioni del genere, dove il confine tra professionalità e attrazione sembrava così sottile. Era come una sfida per lei, una sfida che le piaceva molto affrontare un pò anche per scoprire sé stessa.

Roberto invece l'aveva rassicurata.
"Vai e divertiti, Giulia. Fai quello che ti senti, ma senza andare troppo oltre. Se lo provochi troppo, magari si sente legittimato a fare quello che vuole... e non voglio che succeda nulla che tu possa rimpiangere".
Le sue parole avevano avuto un effetto stranamente rassicurante, ma in fondo Giulia sapeva che sarebbe stata lei a doversi controllare. E non era molto fiduciosa nel suo autocontrollo.
La sera arrivò e Roberto, forse per non aggiungere ulteriore pressione, aveva deciso di uscire con gli amici. Disse che in questo modo ci avrebbe pensato di meno, e che lei si sarebbe sentita meno in colpa sapendo che anche lui era impegnato. Finì di prepararsi, selezionò le sue scarpe migliori e partì alla volta del ristorante. Hans si era offerto di venirla a prendere, ma Giulia per ora non lo voleva vicino a casa sua, al suo ambiente più familiare.

Il ristorante era raffinato, l'atmosfera intima e accogliente. Hans la stava aspettando al tavolo, il sorriso di benvenuto stampato sul volto.
"Giulia, che piacere vederti, sei... mozzafiato, letteralmente" disse mentre le sfiorava la mano in un gesto che, pur educato, sembrava voler dire molto di più.
Si sedettero e iniziarono a parlare, inizialmente di lavoro, ma ben presto il tono della conversazione si fece più personale. Hans, con la sua esperienza e il suo fascino, non tardò a lanciare delle battute a sfondo sessuale. All'inizio, Giulia le aveva accolte con un sorriso educato, ma presto si accorse, complice il buon vino che stavano bevendo, che le sue risposte erano più disinvolte di quanto avesse immaginato.

La tensione crescente tra di loro non le sfuggiva, e più Hans faceva avances, più lei si sentiva coinvolta. La sua serenità nell’avere l’approvazione di Roberto la rendeva più sicura di sè, e più audace. Ma c'era una parte di lei che, seppur attratta, cercava di mantenere la lucidità. Le parole di Roberto risuonavano nella sua mente: “Fino a dove ti senti, ma non esagerare”.
Ma dove si trovava il confine? Hans era così sicuro di sé, la sua voce bassa e vellutata, i suoi occhi fissi su di lei con una determinazione che non lasciava spazio a dubbi. Ogni parola, ogni gesto pareva trasmettere un messaggio ben preciso: Giulia era al centro della sua attenzione, e sembrava che niente potesse fermarlo.

"Ti piace il mio vestito, Giulia?" chiese Hans, facendo scivolare una mano sul tavolo per mostrare la fattura del tessuto. Il suo tono era di orgoglio, ma sapeva dove voleva andare a parare con quell’argomento.
"Credo che ti stia benissimo." ribattè lei.
“Mai come il tuo, Giulia! Sei una bomba sexy! E ciò che più mi emoziona, è che te lo sei messo per me”.
Giulia si morse il labbro inferiore, indecisa su come rispondere. Non voleva cedere troppo, ma c’era una parte di sé che si stava abbandonando lentamente alla sensazione di potere che Hans le stava trasmettendo. Era come una danza: un passo indietro, uno in avanti, un movimento preciso e calcolato. Ma in fondo, sapeva di volerlo. Lo desiderava.

Hans, accorgendosi del suo turbamento, le sorrise con un’espressione soddisfatta.
"Non preoccuparti, Giulia. Non ti costringerò a fare nulla che non vuoi." disse con un tono che sembrava tanto sincero quanto provocatorio. Era quasi come se le fosse stata lanciata una sfida. Giulia in quel momento si chiese come poteva distinguere la semplice attrazione da qualcosa di più profondo, di più pericoloso. Tuttavia, nel bel mezzo della conversazione, questo pensiero scomparve rapidamente.La serata continuò tra chiacchiere e risate, le battute si fecero sempre più audaci, e Giulia non riusciva più a fermarsi. Rispondeva con prontezza, con un gioco di sguardi e parole.
Alla fine, dopo una lunga conversazione e un paio di bicchieri di vino in più, Hans si alzò dal tavolo, pagò il conto e propose di fare una passeggiata fuori. Il clima estivo era piacevole, la città a quell’ora era tranquilla ed un isolato da li c’era un bel parco con un piccolo laghetto artificiale.

Giulia esitò, guardando il suo orologio. Roberto non si sarebbe aspettato che rimanesse fuori troppo, ma la tentazione era forte. Cosa avrebbe fatto? Tornare a casa, fermarsi prima che fosse troppo tardi, o cedere al fascino di Hans? Cosa poteva accadere da lì a pochi minuti?
Decise di accettare l’invito, ma chiarì subito: “Vengo, ma non aspettarti nulla, mio bel cavaliere!”
“Figurati, che mai potrei aspettarmi! Lo so che sei una donna... per bene” rimarcò le ultime due parole, come se stesse intendendo l’esatto opposto.

Il parco era avvolto in una quiete serale, non era frequentato a quell’ora pertanto erano soli. La notte era serena e buia, con la luna troppo giovane per illuminare intorno a loro. Il lago si stendeva placido davanti a loro, riflettendo quel poco di luce che riusciva a toccare l’acqua. Camminarono chiacchierando tranquilli attorno alla riva, ma ad un tratto la conversazione finì e rimasero immersi in un silenzio profondo, rotto solo dal suono dei grilli, che cantavano come una melodia segreta.
Hans la girò verso di sè, la abbracciò ringraziandola per la magnifica serata. Lei fece un timido gesto con le spalle “Ma di che, grazie a te”.
Staccandosi dall’abbraccio, le due teste si sfiorarono. Hans indugiò e non si allontanò, nè lo fece lei.
Avvicinò le labbra a quelle di lei. Lei rimase immobile, ma il silenzio tradì il suo respiro affannato e caldo. Le labbra si sfiorarono prima, si toccarono e poi si avvolsero in un bacio appassionato. Il mondo pareva si fosse fermato per entrambi.

Le sue mani scivolarono dai fianchi sulle natiche, ed iniziarono ad esplorare il corpo di lei. Lei gli toccò le braccia e le spalle, lasciando che il suo capo la toccasse.
Le dita erano forti ma delicate. Giulia sentì una vampata di voglia assalirla, e iniziò a toccare la cintura di lui. Dopo poco, sempre avvolti in un morbido bacio, iniziò a sfregare la sua mano nei pantaloni, sopra al pacco. Non era duro, se ne stupì subito. Roberto a quell’ora ce l’avrebbe avuto di marmo. Continuò comunque a sfregare, sentendo che anche lui aveva abbandonato con le mani il suo didietro per sollevare appena la gonna ed esplorare il suo interno coscia. Hans sentì la voglia di lei anche attraverso le mutande, che poco riuscivano a contenere quella passione che si era accesa in lei.
Fece per scostarle, ma lei gli prese la mano e la allontanò.
“No” disse.
Hans fece un timido tentativo per riprovare, senza però osare troppo.
“No” sussurrò lei “Quello, non ancora... Dovrai aspettare”.
“Quanto?” chiese lui, con la bocca impastata.
“Fino a quando non ti dirò di si” rispose lei, ridendo.
Rimasero abbracciati cosi a lungo, stuzzicandosi a vicenda, toccandosi e conoscendosi.
Infine lei si accorse dell’ora tarda, si fece riaccompagnare all’auto e partì alla volta di casa.
Era eccitatissima, mentre guidava dovette fermarsi a bordo strada tanta era la sua voglia. Si toccò sommessamente venendo in un orgasmo estremamente appagante, dopodichè rimise in moto e arrivò a casa, dove Roberto la attendeva a letto. Il giorno dopo sarebbe stato domenica.
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