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Cuck lei? A volte succede...


di Neottolemo
24.03.2021    |    14.669    |    8 9.5
"Entrai in contatto con questa associazione che mi diede appuntamento a Milano chiedendomi una serie di esami clinici..."
Sembrerà tutto inverosimile, tutto improbabile, tutto impossibile, eppure è successo.
Entravo in quella fase della mia vita in cui cominci a diventare filosofo e farti domande. Il lavoro non ti basta, il successo con le donne neppure, il piacere delle arti non ti dà alcuna soddisfazione e pertanto mi chiedevo come Diogene con il lume dove fosse l’uomo.
E’ cominciata così, in una serata a cena con amici a casa di Alvaro.
Sua moglie come sempre mi faceva gli occhi dolci, ricordando le volte che l’avevo scopata qualche anno prima, e i miei presunti amici mi avevano portato la solita mora slavata, vegana e intellettuale con la quale sarei andato sicuramente d’accordo.
Peccato che per tutte le donne che mi presentavano non avevo mai alcuna simpatia, ma non volevo offenderli ed allora abbozzavo sempre sorrisi e terminavo queste cene dicendo la classica frase “si molto interessante la tua amica”, salvo poi ben guardarmi dal richiamare nessuna.
Chiaramente tutti i miei amici erano già sposati e spesso dovevo interpretare il singolo triste, che invece tanto triste non era, sorbendo figli urlanti dei miei amici chiaramente affidati a varie tate di incomprensibile nazionalità.
Fu proprio in una di queste sere, dicevo, che l'argomento figli divenne proprio un vero discorso di SALOMONE.
Tutti dicevano quanto era bello avere un figlio, che la famiglia era tutto, che senza figli non si può vivere, che sono il nostro lascito sulla terra, discorsi quantomeno opinabili atteso che i miei amici avevano una concezione ottocentesca dell’educazione e con i figli ci stavano il meno possibile.
Una volta finita la serata, continuavo a rimuginare i discorsi di quella serata. In fondo mi chiedevo se non avessero avuto ragione, ma d’alto canto non mi sentivo adatto ad interpretare la figura del padre.
Il pensiero mi perseguitò tutta la notte, sembravo un vero pater familias romano, e mi risvegliai ancora turbato.
Non so perché o feci, magari solo per avere la soddisfazione di vedere se il mio sperma poteva generare qualcosa ma inizia ad interessarmi a vari siti che trattavano la fecondazione assistita.
Chiaramente avrei rivestito la figura del donatore ma in fondo non impazzivo all’idea di sostituire un altro uomo.
Pensavo a quel figlio che cresceva immaginando di essere nato da uno spermatozoo di suo padre quando invece era il frutto di una provetta di laboratorio.
Alla fine, quasi per caso, capitai su un sito che ricercava donatori per coppie lesbiche.
La situazione mi aveva incuriosito e sicuramente non avrei prevaricato la funzione di padre di un altro uomo, atteso che chiaramente il figlio in vitreo di una coppia lesbica doveva nascere da un donatore.
Entrai in contatto con questa associazione che mi diede appuntamento a Milano chiedendomi una serie di esami clinici.
Mi presentai all’appuntamento portando tutta la documentazione ed entrai nello studio dell’associazione dove una gentilissima signorina mi diede da compilare un questionario.
Oltre alle domande generiche vi era il seguente quesito:
“si rende disponibile per 1) fecondazione assistita; 2) Fecondazione in vitreo; 3) Fecondazione naturale”.
Le barrai tute e tre e una volta finito riconsegnai il tutto alla segretaria. La situazione fu molto poco romantica. Mi presentò i dati e mi diedero un contenitore di plastica da riempire, indicandomi una porta.
Dentro quella stanzetta mi feci una splendida sega coadiuvato da un video porno, ma mi aiutai anche con l’immaginazione pensando alla segretaria che vogliosa entrava dalla porta e mi metteva a faccia al muro iniziando a leccarmi il buco del culo.
Questa visione mi eccitò talmente che per l’ultima schizzata di sperma nel vasetto mi infilai un dito nel culo mente con la mano destra mi menavo il cazzo gonfio e duro.
I lunghi getti bianchi colmarono il contenitore che, dopo essermi rivestito, consegnai alla segretaria la quale mi guardo con un fare soddisfatto e malizioso.
Una virago mi informò che se il mio sperma fosse stato utilizzato sarei stato informato, seppur non avrei avuto alcuna notizia della coppia lesbica che avrebbe generato un figlio grazie al mio seme.
Tornai a casa e non ricevendo nessuna chiamata, dopo qualche tempo abbandonai il pensiero di essere diventato, almeno naturalmente, padre.
Dopo circa 5 mesi, in modo inaspettato, ricevetti una telefonata da parte dell’associazione che mi invitava nuovamente a Milano, sena specificare però il motivo.
Spinto dalla curiosità, mi recai nuovamente nei freddi uffici della banca del seme, quando venni dirottato presso una stanza privata pove dietro la scrivania trovai una donna e d’altro lato altre due persone.
La direttrice mi presentò Ada ed Agnese (fermi masturbatori sono nomi di fantasia), che si dichiararono subito una coppia.
Ada era la classica amazzone, alta bionda vestita sportiva, un fisico forgiato da ore in palestra, indossava una felpa larga e nera che nascondeva ogni accenno di femminilità. Lo stesso tono di voce era stentoreo ed autoritario e non lasciava spazio ad alcun accenno di gentilezza.
Agnese, diversamente, era mora e florida, le forme morbide e femminili non passavano inosservate. I seni pieni e sodi, le labbra tumide, creavano compiacimento e desiderio. Il sedere non poteva passare inosservato seppur non martoriato da lunghe sedute di palestra, ma bello naturale, la definirei matriarcale.
La direttrice mi evidenzio come al tempo del questionario avevo barrato la casella in cui mi rendevo disponibile alla fecondazione artificiale, e di come alcune coppie lesbiche preferivano tale metodo a difficoltose operazioni artificiali.
Da vari esami fatti dall’associazione era poi risultato che il mio sperma era tra più idonei per fecondare con successo la portatrice della coppia.
In sostanza io avrei dovuto fecondare naturalmente o Ada o Agnese.
La notizia mi lasciò alquanto basito, non avendo mai preso in considerazione tale eventualità, ma non mi sottrassi e risposi che un tentativo ero disposto a farlo.
Ada, quale capo della coppia, prese la situazione in mano e mi diede il loro indirizzo dicendomi che mi attendevano per il mercoledì seguente, momento in cui sarebbero state entrambi nel loro ciclo fertile.
Non avevo capito chi fosse la prescelta, anche se, con tutta evidenza, parteggiavo per Agnese.
I dubbi mi assalivano e più volte volevo chiamare Ada annullando tutto ma alla fine mi presentai al loro appartamento.
Mi accolse Ada, molto freddamente, e mi disse di accomodarmi. Ù
Il suo fare grezzo non alleggeriva di certo l’atmosfera e vidi Agnese, che in tutto avrà detto dieci parole, arrossire e recarsi in cucina per portare una bottiglia di vino con qualche bicchiere.
Ada era molto nervosa, e la capivo, la situazione era quantomeno particolare e neppure la bottiglia di vino e le chiacchiere facete riusciva a sciogliere la situazione, fino al momento in cui Ada disse imperativa “Andiamo!”.
La camera era già allestita, il letto preparato con lenzuola pulite ed in parte una poltrona posta in modo di poter assistere a tutta la scena.
L’imbarazzo fu massimo perché ancora non sapevo chi sarebbe stata la donna che avrei scopato.
Per mia gioia Ada si raccolse i capelli e si sedette in poltrona mentre Agnese si spogliò e si stese a letto.
Agnese aveva indosso la camicia da notte mentre io mi denudavo e mi avvicinavo a lei.
La scena era abbastanza surreale, sembrava la prima notte di un nobile settecentesco di fronte all’ispettore della verginità, ma mi avvicinai ad Agnese completamente nudo.
In quel momento ebbi la compiacenza di notare che nonostante la freddezza di Ada il mio cazzo era duro e turgido, pronto a prendere Agnese ed a godere anche di quel particolare momento.
Salii sul letto e raggiunsi Agnese…la sua figa non era ancora pronta a causa dell’imbarazzo.
Mi avvicinai a lei e iniziai a baciarla sul collo.
I capelli neri si confusero al mio volto mente con la Bocca le cercavo tutta la lunghezza delle spalle fino a risalire alle guance.
Ada tentò di alzarsi dalla poltrona per fermare quel momento, ma Agnese la fulmino con lo sguardo e lei torno fremente sulla poltrona.
Mi feci più audace e cercai con le labbra la bocca di Agnese che subito rispose.
La sua lingua cercava avidamente la mia e la sua lingua mi reclamava bramosa si sentire la mia saliva s di se.
Insieme alla bocca le sue mani mi stringevano per sentire il mio corpo caldo su di lei e mi abbrancavano le spalle ed i glutei aprendo le cosce per accogliermi.
Percepivo alle mie spalle lo sdegno di Ada ma quando mi girai non potevo non notare che aveva aperto le gambe e la sua mano destr aera scomparsa all’interno dei pantaloni.
Avevo sfilato al camicia da notte ad Agnese che ora era nuda sotto i miei occhi ed ora era nuda che si muoveva contro di me.
Ada seppur eccitata non resistette dall’intervenire dicendo “Basta”, ma Agnese la riprese con durezza proferendo “Lo abbiamo deciso, lo hai voluto, ora guarda e stai in poltrona!!!”.
Non sapevo se ridere o rimanere stizzito dalla situazione ma decisi di approfittarne.
Scesi con la bocca fra le cosce di Agnese ed inizia a leccare la sua figa che ora era un lago.
I peri si confondevano alla carne creando un sapore molto intenso vuluttuoso.
I suoi gemiti raggiungevano le orecchie di Ada che ora senza alcun ritegno si masturbava all’interno dei pantaloni sentendo la sua donna godere.
Agnese gemeva, godeva, diventava anche volgare dicendo “cazzo che goduria lecca” e rivolta crudelmente ad Ada le diceva “guarda è cosi che si lecca una figa”.
Avevo capito che Agnese forse aveva subito tutta la situazione assecondando il desiderio di maternità della più grande Ada, ed ora si prendeva la sua rivincita.
Lo compresi benissimo quando in un lampo di lucidità Agnese vide Ada masturbarsi e subito la riprese dicendole “togli quella mano devi solo guardare”.
Mi sentivo un oggetto, un mezzo, in quella guerra fra amazzoni., ma mi stava bene così.
Agnese mi guardò negli occhi e mi disse “basta ora scopami cazzo che ho voglia”.
La ragazza che sembrava timida si stava godendo il mio cazzo per tutta la sua lunghezza.
Le presi le mani e iniziai a scoparla con colpi secchi penetrandola fino in fondo.
Ada quasi piagnuccolava mente Agnese la guardava e le diceva “cazzo mi sbatte...guarda cornuta”.
Il tutto era grottesco, esagerato, quasi irreale e Ada subiva quello scherno dalla sua compagna.
A un tratto sentii Agnese venire ansimando e la sua figa divenne un lago mentre mi schizzava su tutto il cazzo.
Ada allora ruppe gli indugi si tolse i pantaloni e tenne la solita felpa nera sformata..si avvicino al letto e mi fece rialzare facendomi scopare Agnese solamente pube contro pube, Ada sposto il perizoma e si sdette sulla faccia di agrese iniziando a strofinare il clitoride sul naso della compagna e facendosi leccare la figa per il suo intero.
Vidi la voglia di Ada riempire la faccia di Agnese ed i mie colpi iniziarono ad essere sempre più veloci e secchi mentre sentivo lo sperma crescere in me.
Sborrai copiosamente dentro il ventre di Agnese mentre Ada venne strofinando la figa sulla faccia della sua donna.
Toli il cazzo ma era ancora duro quando vidi di fronte a me il culo di Ada.
Non era previsto ma fui impossessato da un demone.
Abbassai la schiena ad Ada e le feci alzare il culo e la penetrai nella figa.
Le mie mani tenevano le anche mentre Agnese continuava a leccare la figa ad Ada arrivando con la lingua anche al mio cazzo.
Ada ansimava, quasi non ricordava il piacere di un palo di carne nelle sue viscere, ma sentiva l’utero riempirsi e sgonfiarsi a ritmo forte e regolare.
Venne in fretta ed n modo sconsiderato. Agnese le palpava le tette sotto la felpa nera e il suo piacere, con mia sorpresa, riempi a getti potenti tutta la coperta.
Aveva squirtò come una troia, ed Agnese ridendo le disse “vedi ci voleva un cazzo per farti pisciare”.
Quelle parole sporche e dure mi fecero eccitare e sborrai anche nella figa di Ada che sentendo il seme caldo dentro di lei iniziò a masturbarsi e venne nuovamente.
Lo sconcerto subentro a quella piccola orgia dove Ada, marito della coppia, aveva partecipato alla sua prima volta da cornuta, irrisa da Agnese che la guardava prima con aria di sfida, e poi sempre più dolcemente fino ad andare vicino a lei baciarla e coccolarla.
Le amiche non mi diedero neanche il beneficio di una doccia, ma esaurita la mia funzione me ne andai e tornai a casa.
Non sentii più ne Agnese ne Ada. L’associazione mi mandò una e mail chiedendomi un breve resoconto della vicenda, a titolo di statistica psicologica.
Dopo circa un anno ricevetti una lettera contenente solamente una foto. Erano Ada ed Agnese con un figlio maschio, sano e robusto, non seppi mai chi fosse la delle due la madre naturale, se la moglie Agnese o il marito cornuto Ada.
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