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Prime Esperienze

La prima volta che ho assaggiato il cazzo


di Rommat
02.11.2024    |    41    |    0 6.0
"Non so, non è come mi è capitato sempre di vedere, un pene moscio è "flaccido"..."
A quel tempo ero molto giovane. Dopo aver finito il liceo e buttato un anno di vita trascinandomi all'università ma concludendo poco, avevo iniziato a lavorare nell'azienda di mio padre. Essendo un settore molto tecnico era necessaria una formazione di base per cui viaggiavo spesso per partecipare a corsi di formazione aziendali. Quella sera ero in una desolata provincia veneta, nel padovano. Dopo aver visitato una fabbrica di pannellature solari ci riaccompagnarono in albergo. Eravamo un gruppo che comprendeva agenti di rappresentanza di tutta Italia. A cena ci si era conosciuti un po', tra bicchieri di buon vino veneto e chiacchiere per lo più di lavoro. Erano le 11 di sera circa, l'albergo era situato in una zona di pianura, vicino alle industrie, avvolto dal nulla e dalla fitta nebbia. Io ero giovane e di Napoli, abituato ad uscire quasi tutte le sere almeno per una birretta tra amici all'aria aperta. Avvilito e non sapendo cosa fare, decisi di andare a fare un giro al bar dell'hotel. Prenderò una cosetta da bere e cazzeggerò un po' con il cellulare, pensai. Almeno si farà ora di nanna.
Arrivato al bancone, mentre nella mia mente si giocava un ballottaggio tra birra e gin tonic, mi sentii chiamare.
- Hey Napoli - mi voltai e vidi un tizio seduto ad un tavolo che agitando la mano mi salutava. - vieni qui un momento. -
Lo raggiunsi.
- Dai fammi un po' di compagnia. Ho preso una bottiglia di bollicine ma non la finirò mai -
- ok, d'accordo - e mi accomodai.
Era un agente toscano, sulla quarantina, che già avevo notato a cena perché molto ben vestito e di bell'aspetto in generale, a contrasto della maggioranza che in verità erano piuttosto tristi ed anonimi.
- Anche tu disperato? - chiesi sorridendo.
- Eh si! Temo che questa sia la massima espressione di divertimento al momento - mi rispose.
Andammo avanti chiacchierando e sorseggiando per un po', complici le bollicine, in modo naturale e amichevole. Parlavamo di vita, di donne, di tutto tranne che di lavoro. Gli raccontanli che in quelle situazioni ero pervaso sempre da una vena frizzante dentro di me. Solo in un posto fuori dalla mia città, mi aspettavo sempre che qualcosa di eccitante dovesse succedere. Ma che poi alla fine nulla mai succedeva e con delusione ritornavo a casa. Lui rideva divertito di questa cosa, il tempo trascorreva veloce e leggero, quando una voce ci interruppe.
- mi scuso con i signori ma il bar deve chiudere... - disse in modo sommesso il cameriere. Mi ricomposi subito e risposi - D'accordo - Poi vuotando il bicchiere con un ultimo sorso mi alzai in piedi e dissi - Peccato, mi stavo divertendo -
- Aspetta, c'è ancora quasi mezza bottiglia - ribatté lui. - spostiamoci in un altro posto e la finiamo -
Guardandoci intorno era tutto un po' buio e desolato. E soprattutto regnava un silenzio assoluto. Era un hotel frequentato solo per lavoro, lontano da tutto e da tutti. Ci guardammo e ridemmo all'unisono.
- Senti - disse lui - ma andiamocene in stanza che stiamo tranquilli e nessuno ci rompe le palle!
- sicuro? Sennò andiamo a letto e buonanotte - risposi
- no dai il tempo di finire la bottiglia, è peccato. Mettiamo un filmetto su Netflix e poi a nanna -
D'accordo - risposi - a me fa piacere. Allora passo per il bagno, metto una cosa comoda e ti raggiungo?
Si camera 27 subito accanto all ascensore. - mi istruì
Dopo poco ero lì. La porta socchiusa. Bussai piano con le nocche e la porta si aprì ancora un po' per la spinta della mano. Sbirciai, non c'era nessuno. Poi il rumore dell'acqua mi fece capire che lui era in bagno.
- Sono qui - dissi ad alta voce
- Entra arrivo subito - mi rispose.
Chiusi la porta dietro di me. Mi guardai intorno, scarpe e calzini a terra, vestiti sul letto... Non avevo alcuna attrazione per gli uomini, conducevo vita etero. Tranne un episodio diversi anni prima, in cui ebbi un ruolo attivo in una storia fatta di rapporti soft. Praticamente per qualche anno concessi ad un cugino che viveva a casa mia di succhiarmi regolarmente il cazzo. Lui adorava i miei piedi ed il mio uccello. La sera, quando tornavo tardi, mi sentiva rientrare perché condivideva con me la stanzetta. Mi spogliavo, lui prima massaggiava, baciava e leccava i miei "divini" piedi sapendo quanto me lo faceva diventare duro. Poi si dedicava instancabilmente a spompinarmi. Non smetteva fino a che non esplodessi inondando di sborra la sua bocca. Finché durò la cosa mi piacque ma dopo, quando andò via da casa mia, tutto finì. Non ebbi più episodi omo di alcun genere.
Ora ero lì, nella stanza di albergo di un altro uomo, sconosciuto, che si stava facendo una doccia. Un po' di ansietta ce l'avevo. Per sentirmi più a mio agio mi versai un bicchiere e mi sedetti sul letto. Provai diverse posizioni, poi mi alzai e mi misi su una poltroncina adiacente. La porta del bagno si aprì e lui uscì. A torso nudo con l'asciugamano avvolto in vita.
- ce l'hai fatta - disse. Torace, braccia e capelli erano ancora bagnati. Si girò verso lo specchio, sfilò l'asciugamano dalla vita e iniziò a asciugarsi i capelli.
Mi bloccai. Sotto era nudo ovviamente. Ma tra le gambe leggermente aperte vidi chiaramente la punta del suo uccello penzolare. Mi sembrò subito strano. Cioè da quella prospettiva non avrei dovuto vedere tanto cazzo. Bene o male vedi un culetto e basta o giusto un pezzetto tra palle e pene... Tra questi pensieri e queste mie considerazioni si girò per parlarmi mentre ero concentrato con lo sguardo fisso "lì". Bloccato
- che c'è - disse.
- Niente.. scusa.. - farfugliai.
In realtà in vita mia non avevo mai visto un cazzo così grosso. Non che ne avessi visti chissà quanti, ma alcuni si. Tra amici, docce dopo partita ecc. Era almeno 2 o 3 volte il mio.
- dai dimmi - insisté avvicinandosi - hai una faccia..
- niente.. davvero.. notavo che sei ben messo! - mi uscì sinceramente senza controllo.
- Ah sì.. ahahahah. Quello! Beh in effetti non posso negarlo- mi rispose. - beh cos'è non hai mai visto un uomo nudo?
- si giusto, hai ragione - cercai di chiudere guardando altrove.
- No dimmi, mi interessa. Ti da fastidio? Dimmelo perché io di solito sto nudo in casa o in albergo. Quando posso insomma. Ma sennò mi vesto subito. - disse aspettando la mia risposta.
- E certo anche io starei sempre senza mutande con un cazzo così - mi venne spontaneo - non mi dà fastidio x niente.. È che davvero mi colpisce. È grande, doppio e lungo, ma soprattutto lo vedo bello turgido. Non so, non è come mi è capitato sempre di vedere, un pene moscio è "flaccido". Il tuo mi sembra ben consistente anche così a riposo. Almeno a vedere ... -
- davvero? Senti, prova! - si avvicinò ancora
- Nooo - urlai quasi schiacciandomi contro lo schienale e tirando a me le mani
- Oddio che esagerato. Quanti anni hai? Sei giovane ma mica un ragazzino adolescente! - mi rimproverò - di quelli che dicono "se tocco un cazzo divento ricchione"..
Io: no..ovvio..che stronzate..
Lui: allora è perché ti fa tanto schifo?
Io non volevo che si offendesse, e lo rassicurai - no, no, davvero.. anzi.. non so come dire.. mi spaventa ma mi attrae contemporaneamente...
- E allora toccalo dai! senti com'è, stringilo un momento mano, mi fa piacere! - disse prendendo delicatamente il mio polso nella sua mano e fermandosi a pochi centimetri dal suo membro.
Io esitai ancora.. non sapevo cosa fare. Mi batteva forte il cuore. Poi..
- eh sì ..ok.. - dissi. Allungai ancora un po' il braccio e arrivai a prendere quell asta tra pollice e indice. Pressai un pochino x saggiarne la consistenza e mi staccai.
Lui mi guardò serio, in silenzio, per qualche secondo. Poi esplose in una risata: - eddaiii cazzo! Ahahahah muoviti apri e piglialo in mano!
Stringendo ancora il mio polso mi girò la mano verso l'alto, si prese il cazzo, me lo sbatté in mano e mi chiuse le dita intorno. - senti bene dai! - disse - mi interessa la tua opinione.
Lo sentivo bene sì adesso. Mi riempiva la mano. Io vivo sulla mia moto, ma era più grande certamente del manubrio a cui ero abituato. Mi sembrava più tipo il manico della mia racchetta da tennis. Era lì, fermo nella mia mano. E lo guardavo fisso, affascinato. Lo strinsi un po'.. arrivai alla base e lo strinsi di nuovo. Poi feci scorrere la mano verso la punta e strinsi ancora.. per un paio di volte. Poi mi venne spontaneo staccarmi e andare a sentire anche le palle, anch'esse belle grandi e sode. Poi tornai sull'asta.
- Allora?? - intervenne lui.
Io: beh si.. è vero. È bello sodo. E devo dire da vicino mi sembra anche più grande..
- e ti credo mi stai a fa' na' sega! - disse sbellicandosi dalle risate.
Io credo che diventai paonazzo. Staccai subito la mano come se avessi toccato il fuoco.
- no dai.. scherzo è una battuta - disse in tono rassicurante. - Vieni dai buttiamoci sul letto.
Si stese a pancia in su. Timidamente lo raggiunsi di fianco.
- spogliati anche tu se vuoi, tranquillo. - mi disse
- no.. grazie ma sto più a mio agio così - risposi.
- continua se vuoi - aggiunse - intendo tocca, fa quello che vuoi. Mi fa piacere, mi rilassa.. -
- ehm si.. ok.. ma quanto diventa lungo precisamente? - chiesi giusto per togliere l'imbarazzo del momento.
- sai che non lo so? Certo ci ho pensato più volte ma alla fine ogni volta preso dall'eccitazione del momento non l'ho mai misurato. Mi piacerebbe però. Vogliamo farlo? - propose.
- vabbè fai tutto tu però. Io guardo. - dissi in un momento di orgoglio maschile.
- va bene - disse con tono rassegnato. Cominciò a toccarselo, svogliatamente. Una mano sull uccello e una sul telecomando. Ogni tanto fermava la sega e cambiava i canali. Poi ricominciava a muoversi ma.. nulla succedeva. Gli restava moscio..
Spazientito intervenni. Gli tolsi la mano. - lascia stare dai! - dissi rimpiazzandolo e prendendogli il cazzo in mano.
Lui si scusò - hai ragione non sono mai stato bravo a farmi le seghe.
Stravolta ero più a mio agio. La situazione si era messa come se gli stessi facendo un favore. Come se stessi facendo un sacrificio x aiutarlo a raggiungere l'erezione. Quindi mi sentivo "autorizzato". Con più disinvoltura muovevo la mano su e giù. Dalla base alla cappella. Quando arrivavo giù a volte lasciavo indice e pollice stretti attorno alla base del cazzo e con le altre 3 dita gli massaggiavo le palle. Poi tornavo su e stringendo la cappella muovevo la mano come "accelerando" in moto.
Lui ansimò - caspita ci sai fare...-
Io, imbarazzatissimo mi giustificai - cerco di imitare quello che le ragazze hanno fatto a me.. -
Lui ribatté: - certo.. umh... Per questo si dice che per fare godere bene un uomo ci vuole un uomo..
Ero scomodo, mi alzai in ginocchio di fianco al suo bacino. Ricordai davvero quello che faceva una mia ex e lo rifeci a lui. Mentre con la destra gli segavo lentamente l'asta, bagnai di saliva il palmo della mano sinistra, glielo poggiai sul glande e roteando la mano glielo massaggiavo. Quando la mano non scivolò più bene mi fermai.
- bello sii ancora... - sentivo sussurrare. Ci pensai un attimo se fosse il caso di leccare la mia mano dopo averla strofinata a lungo su quel cazzo... Ma ero coinvolto nella situazione ed approfittando del fatto che lui fosse ad occhi chiusi lo feci. Fui sorpreso dell'assenza di odori e sapori sgradevoli.
Andai avanti un po' così. La mano sinistra sull'asta che andava su e giù, la destra sulla punta che massaggiava il glande.
Poi lui: - ahh.. ci siamo, è quasi al massimo..
Mi fermai - misuriamo? - presi il cellulare e cercai la mia app "strumenti" per aprire il righello.
Accostare il cellulare a quel pezzo di cazzo risultava difficile. Copriva solo una parte, dovevo prendere un segno con il dito e ripartire. Ridemmo per quella situazione strana, poi a fatica arrivai alla conclusione che dai miei calcoli sarebbe stato lungo circa 21 cm dalle palle alla punta.
Mi soffermai comunque a guardare quanto davvero era grosso. Il righello dell'app arrivava a 12 cm, praticamente ce ne sarebbero voluti quasi 2. E soprattutto notai quanto era doppio. Cingendo con le dita al glande non riuscivo a far toccare indice e pollice. Era piuttosto regolare, nel senso che non c'era quell'effetto "fungo" dei cazzi con la cappella molto più grande dell'asta. Era tutto doppio, dalla base alla punta, che sporgeva comunque un po'. Provai con il medio ma restava sempre uno spazietto aperto. Esternai questo mio pensiero: - ma come fai con i pompini?
- in che senso come faccio - chiese.
Io: - cioè dico.. ce la fanno a succhiartelo? Cioè è enorme! È doppissimo. Entra in yna boccuccia femminile? Accostai indice e pollice alla cappella, a mo' di calibro per misurare. Staccai la mano tenendo le dita ferme per mantenere la misura e la misi avanti ai suoi occhi per fargli vedere. Poi la avvicinai al mio viso, aprii la bocca e le dita si bloccarono sopra le labbra, evidenziando il fatto che non sarebbero entrate dentro. Esplodemmo in una risata, per la serietà con cui si stava affrontando l'argomento.
- no aspe riprovo bene - affermai seriamente. Ripresi la misurazione enfatizzando la professionalità con cui effettuavo l'operazione. Quando sbattei le dita sull'esterno della bocca riaffermai convinto con la bocca spalancata: - ..edi? on uò ai enrare! - ridendo a crepapelle.
- ahahahah dai scemo! Ahahah smettila - rideva anche lui. Poi improvvisamente serio: - prova bene dai! -
Io: - ho fatto benissimo giuro. Non ho barato
Lui: - no davvero dai.. prova!
Io: - di nuovo? Ok..- riprendendo il glande tra le dita.
Lui: - aeh dai! - spostandomi la mano dal cazzo. - prova un attimo.. - prendendomi il braccio e tirandomi delicatamente verso il suo bacino.
- ma sei pazzo!?! - esplosi irrigidendomi. - non esageriamo..
Lui: - ok scusa... Perdonami davvero.. non volevo esagerare. È che mi stava piacendo molto, pensavo che tutto sommato a te non dispiacesse. Se ti fa schifo capisco..
Io: - non si tratta di schifo. Per me non è questo il caso. Ci sono persone che mi fanno schifo e non gli stringerei neanche la mano. Tu sei pulito, profumato e di bell'aspetto. Però dai.. prenderlo in bocca?!? È una follia!
Lui: - dici? Perché? Potrebbe essere una esperienza. Una cosa da provare e poi da escludere se non ti piace. Temi possa intaccare la tua mascolinità? Hai idea di quanti maschi l'hanno provato? Credo quasi tutti almeno una volta. Comunque era per dire, non ti preoccupare. Tranquillo chiudiamola qui.. era solo per dire che semmai avessi voluto giocare un altro po' sei nella situazione perfetta.
- dici? Perché?.. - chiesi
Lui: - perché sei solo, un po' brillo, fuori città, con uno sconosciuto che probabilmente non rivedrai più, di "bell'aspetto", parole tue, con un cazzo notevole, che non guasta. Una combinazione astrale difficile da ripetere in una vita intera. Una cosa che se non racconterai non si saprà mai.
Silenzio... Poi dissi: - tu sei il diavolo..
- non sono il diavolo - replicò. -Sono realista. Immagina: se ora, qui, attaccato a questo cazzo non ci fossi io, non ci fosse una persona ma solo tu e il cazzo duro, dritto, cosa faresti? Proveresti a metterlo in bocca per toglierti la curiosità di sapere se entra facilmente? Proveresti a vedere quanto ti riempirebbe la bocca? O almeno gli daresti qualche leccatina? Giusto per sentire il sapore? Se onestamente la risposta è no, allora fai bene a rifiutare. Ma se sotto sotto la risposta è si... Allora dico che è un peccato sciupare l'occasione per un pregiudizio. Tutto qui...
Seguì un religioso silenzio...
Continuò: - facciamo una cosa, aspetta... - prese il cuscino che aveva di fianco e lo posizionò di fianco a se, attaccato al suo bacino. Lui era sempre disteso, a pancia in su. Anzi a cazzo in sù, che svettava turgido, liscio e grosso. Mi guidò, prendendomi dal braccio, facendomi mettere sul fianco con il corpo di lato alle sue gambe e la testa sul cuscino. Messo così non vedevo il suo viso ed il suo busto. Ma avevo lo sguardo puntato sul cazzo, a 20 cm dal mio naso.
Si fermò. Disse in tono pacato e rassicurante: - Ora tranquillizzati, rilassati e datti una risposta. Io non ci sono, non esisto. Non ti giudico, mi faccio i fatti miei al cellulare. Rispondo a qualche messaggio. Prenditi il tuo tempo...
Restai lì, fermo, una vita. In realtà credo qualche minuto, che sembrò infinito perché a contrasto con il mio corpo immobile c'era un cervello che girava a mille! Mi dicevo di non pensarci nemmeno, di alzarmi, salutare e andare via. Ma poi qualcosa mi tratteneva, teneva il mio sguardo incollato a quel cazzo in tiro. Dritto, liscio, "bello" a suo modo. Di sicuro in qualche modo attraente. Era opaco, nel senso che nemmeno il glande aveva quell'aspetto lucido. E profumava... Non so probabilmente il suo corpo, avendo appena fatto la doccia, emanava un buon profumo. Pensieri veloci, che realmente facevano sbiadire sempre più la sua presenza. Sempre più mi sentivo solo con quel cazzo. Mi dissi che l'avrei toccato un altro po' prima di andare. Poggiai la mano e afferrai nuovamente quel bastone. Lo accarezzavo, lo stringevo in mano, lo massaggiavo... Ogni tanto aggiustavo la testa sul cuscino, ogni tanto facendolo accorciavo la distanza che separava il mio viso da quella odiata tentazione. Alzai la testa cercando di non farmi notare e vidi che lui era con il cellulare avanti al viso, intento a scrivere qualcosa. Era "assente". Quindi mi avvicinai piano fino a toccarlo con la punta del mio naso. Inalai profondamente. Volevo sentirne l'odore. Lo rifeci stavolta poggiando le narici alla base del glande, laddove credo sia il punto più odoroso. Sentivo solo odore di pelle pulita. Tornai a posto. Era difficile però stare fermo così. Forse toccare non mi bastava più.
Allo stesso punto stavolta avvicinai le labbra con l'intento di dare un bacio, ma non ebbi il coraggio fino in fondo, quindi poggiai le labbra per un paio di secondi e poi le portai via.
In un momento di sincerità capii che andare via era diventato impossibile. Riavvicinai le labbra e stavolta lo baciai. Una primo bacio al centro dell asta, un secondo tra la base e lo scroto. Al terzo, a metà tra pene e glande, vi appiccicai le labbra a ventosa e cacciai anche la lingua tra le labbra. Senza staccarmi feci scorrere labbra e lingua fin giù alle palle, per poi risalire. Mi staccai impaurito aspettando una sua reazione, che non arrivò. Fu di parola, mi lasciò solo a confronto con il suo grande cazzone. Lo guardai, stavolta lucido e bagnato della mia saliva. Presi coraggio, caccia fuori la lingua e lo leccai. A lungo. Leccai ogni centimetro, ogni millimetro di quel grande pene. Tirai giù la pelle scoprendo del tutto il glande e leccai per bene anche quello. La lingua aderiva completamente, larga e bagnata a quel bel cazzo. Cercavo di assaporare quanto più potevo. Poi mi sollevai sul gomito, sempre sul fianco, aprii per bene la bocca e finalmente lo feci scivolare dentro di me. Entrava, questa la risposta. Entrava, a fatica ma entrava. La fatica era di non urtare con i denti. Con la bocca aperta al massimo accolsi la cappella. Una volta dentro feci aderire le labbra e schiacciai la lingua su quella mazza. E iniziai a succhiare. Era la prima volta che avevo un cazzo in bocca. Capii subito che per farlo scivolare dentro dovevo aspirare e poi alzavo la testa per farlo uscire. Si producevano rumori "osceni" per via del risucchio. Rumori forti a causa del silenzio che c'era in quella stanza. Ma non mi fermai, anzi continuai con più veemenza, quella situazione mi stava eccitando. Mi sorpresi con il cazzo duro. Non riuscii ad evitare di notare che mi ero eccitato cucchiando un cazzo. Ma era così e dovevo accettarlo per ora, poi ci avrei fatto i conti. Presi un bel respiro e mi riinfilai quella bestia in gola. Cercai di fargli spazio, abbassando la lingua e aprendo la gola come si fa da bambini dal dottore quando con la piletta e il cucchiaio ti vuol vedere le tonsille. Aprii e mi infilai quel cazzo più dentro possibile, lo succhiai a lungo. La mia testa andava su e giù veloce, la mia bocca vorace pretendeva sempre più cazzo. Mi sentivo la cappella sbattete giù in fondo fino ad avere talvolta colpi di tosse involontari o conati. Solo allora lo sentii. Una mano sulla testa ad accarezzarmi i capelli e la voce sussurrante: - calma... fai con calma, abbiamo tempo. È tutto tuo, nessuno te lo toglie.. non farti venire niente.
Mi fermai e lo guardai. Un po' affannato per la foga del momento mi spostai e mi stesi tra le sue gambe, che prontamente divaricò per farmi più spazio. Ero steso a pancia in giù, con la faccia sul suo cazzo. Mi misi così per dedicarmi un po' alle palle, che finora avevo trascurato. Presi il cazzo in mano, tirandolo verso su per fare salire la sacca verso la mia bocca. Nel frattempo approfittavo per segarlo ancora. Con la bocca e con la lingua massaggiai quelle morbide palle con amore e dedizione. Poi con il naso schiacciato dentro provai ad allungare la lingua fino a leccare quel pezzo di bastone che sottopelle si prolunga fino all'ano. Lo sentivo chiaramente pulsare forte e duro. Lui capì e raccolse le gambe avvicinando i piedi al sedere. La mia lingua scese ancora più giù. Continuai a leccare cazzo e inguine. Ricordai quanto mi piaceva essere leccato lì, ai lati delle palle. Poi di scatto alzò le gambe sopra la mia testa e tirò le ginocchia al petto. All'improvviso senza volerlo mi trovai col la lingua sul buco. È stato un colpo, non me lo aspettavo. Mi sorprese il fatto di sentire liscio. Non aveva peli? Si depilava l'ano? Non so... Staccai la testa e guardai. Era liscio, era chiaro, era pulito. Ormai non avevo più freni e seguii l'istinto. Tornai con la bocca su quel buchetto che mi era stato offerto. Lo baciai come si bacia una bella bocca. Con le labbra e con la lingua. Lo insalivai per bene, leccai tutto il contorno e con leggere pressioni provai a infilarci la punta della lingua. Poggiò le piante dei piedi sulle mie spalle. Alzai la testa e lo guardai. Non guardava più il cellulare. Aveva un aspetto sconvolto. Sconvolto dal piacere. Mi guardò con un sorriso riconoscente. Ricambiai il sorriso e tenni lo sguardo fermo, senza abbassarlo. Non avevo più paura del giudizio. In un gesto di affetto sollevò il piede e lo usò per accarezzare il mio viso e i capelli più volte. Io mi girai e gli diedi un bacio al centro della pianta, ricambiando l'affetto. Notai che anche i piedi aveva belli quel bastardo, quindi mi tolsi la voglia di dargli una profonda leccata, dal tallone alle dita. Poi mi sollevai e tornai al mio cuscino, senza mai staccare la presa sul cazzo. Come per paura che volasse via. Lui si sollevò seduto. Mi guardò e mi disse: - senti.. io non posso durare ancora molto.. tu sei molto bravo.. sto in paradiso.. Il fatto capisci, ora che arriverà il momento, ecco non vorrei sporcare le lenzuola. Ti dò il bicchiere del vino, ok?
- Ah già si giusto - mormorai - che devo fare? Ci vuoi sborrare dentro? Vuoi che ti sego?
- vedi tu dai.. è tutto molto bello, vedi tu.
Si ristese. Io misi il bicchiere vuoto accanto a me. Mi fermai come per riprendere fiato. Lui notò e mi disse: - stenditi dai, sarai stanco. Lascia fare un poco a me.
Mi adagiò la testa sul cuscino e si girò sul fianco. Avevo il suo bastone dritto che puntava a me. Con il pollice fece pressione sul mio mento. La bocca subito si aprì e il suo voglioso cazzo si fece strada ancora una volta dentro di me. Spinsi in avanti la testa ma lui mi bloccò. - fermo, ci penso io -
Mise la mano sulla mia testa, schiacciandola sul cuscino per tenerla ferma. Iniziò un lento movimento di bacino, avanti e indietro. Lentamente spingeva, tastando fin dove poteva spingere. Io all'unisono allargavo bocca e trachea lasciando spazio. La mia impaziente voglia di quel cazzo mi fece portare la mano sulla sua natica tirandola a me come per invitarlo a spingere forte.
- calma.. - disse - non essere impaziente. Lo vuoi lo so. E io te lo do non ti preoccupare. Ma quanta voglia di cazzo hai?? Voglio scoparti questa bella boccuccia.. è vergine o te l'hanno già scopata?
Con il viso arrossato per le sconcerie, senza togliere il cazzo da bocca feci "no" con la testa.
- Ah verginella, bene bene.. - disse compiaciuto. - allora te la sfonderò per bene. Farò un ultimo sforzo per non finire subito e darò a questo bel faccino la soddisfazione di essere chiavato a dovere. Tu sta ferma e ciucciati sto pitone.
Brividi mi arrivavano fin dentro il sedere. Ascoltare quelle parole sconce dirette a me insieme al fatto che si rivolgeva al femminile mi faceva esplodere il cazzo tra le gambe.
Continuò a spingere, lentamente ma sempre più in profondità. Quando andavo in affanno si ritraeva, cacciava appena fuori dalla bocca quella cappella ormai grondante della mia saliva, e me la spalmava su tutto il viso, naso, occhi, fronte. Poi la poggiava sulle labbra aspettando che si aprissero per ricominciare gli affondi. Io succhiavo e facevo un gran lavoro di lingua, che a giudicare dai gemiti doveva gradire molto. Poi mise l'altra mano sotto tra testa e cuscino. Ora quindi mi bloccava tra entrambe le mani. Fece un gran sospiro e iniziò un martellamento più serrato. Io respiravo velocemente, al ritmo degli affondi. Strinsi le labbra forte attorno al pene, per fargli sentire di più la bocca. Avvicinai la lingua al palato, cosicché ogni volta la cappella entrando aveva la sensazione di penetrare una vagina stretta. Lui lo sentì, tant'è che iniziò ad ansimare senza controllo: ahhh... ahhh... siii... Bravaaaa... sei nata per succhiare il cazzo siii.. aahhh non resisto..
Lo sentii sfilare il pene dalla bocca, d'istinto in un secondo lo afferrai e me lo ricacciai di forza dentro, gli presi il culo in mano e me lo spinsi forte in gola. Lui non esitò, diede altri due affondi potenti e infine con un terzo arrivò con le palle alle mie labbra urlando ed esplodendo un carico di sborra dritto in gola. Io mi sentii inondare la bocca, la fronte bloccata sul pube dalle sue forti mani e il cazzo doppio come tappo. Fu un attimo senza respiro, di panico, poi in un grande ingoio buttai giù e repirai dal naso. Non lo biasimo, quando arriviamo noi uomini abbiamo il cazzo che ci comanda di spingere più forte possibile, è inevitabile. Altra sborra continuò ad uscire e con il cazzo piantato in bocca non poteva che continuare a scendere in gola. Poi si rese conto e subito allentò la presa e uscì. Il cazzo era grondante, tra sborra e saliva. Subito mi passò il bicchiere. Io lo presi e sotto i suoi occhi raccolsi quanto più riuscii dalla bocca e lo sputai dentro. Due misere goccine uscirono, e sotto il suo sguardo sorpreso dissi timidamente: - scusa...ho ingoiato.
Lui sorrise: - ma non ti devi scusare...ti ha fatto molto schifo?
Io: - no no...anzi..
Lui, che aveva sempre la risposta pronta: - allora.. potresti finire il lavoro? - indicando il cazzo ancora piuttosto duro e gonfio coperto di rivoli di sperma su tutti i lati.
Sorrisi senza rispondere e presi quel cazzo alla base con 2 dita per non sporcarmi. Poi iniziai delle lunghe leccate dalle palle alla cappella su tutti i lati. Dopo ogni leccata la lingua si riempiva di sborra, lentamente la ritiravo in bocca, lo guardavo negli occhi dal basso e ingoiavo sonoramente. Infine gli tirai giù la pelle liberando completamente la cappella e ripulii tutto intorno. Mi alzai dal letto e dissi: - sono distrutto, vado a dormire.
Dormii profondamente, con la mente libera e il sapore di cazzo e sborra ancora in bocca.
La mattina dopo, invece, avevo la mente affollata. Mille pensieri, mille preoccupazioni si susseguivano mentre mi lavavo e mi preparavo per andare via e prendere un treno alle 10.
Come è successo, cosa sono ora, si..mi piace la fica sicuramente, ma ho trascorso una notte a dare piacere ad un uomo, leccando e succhiando il suo enorme cazzo. Come è possibile? E l'ho fatto stando duro tra le gambe. Certo non lo farò più...credo. sono arrivato a fargli usare la mia bocca come una vagina, gliel'ho fatta chiavare selvaggiamente ingoiando una enorme quantità di sperma, e fino all'ultima goccia. Sarà stato l'alcool... Riuscirò a dimenticare e a tornare completamente etero?
Tra dubbi e considerazioni bussarono alla porta.
- Si arrivo sto andando via - dico a voce alta. Sarà il room cleaning..
Apro e... Alla porta c'è lui.
- Ciao, sto andando via.. - balbetto.
- Si anche io - risponde - ti volevo solo salutare. Mi porge un bicchierino - sono passato al bar e ti ho preso un caffè macchiato. Spero ti piaccia.
- Si si certo, grazie del pensiero. Mi ci vuole un caffè lo bevo subito.
Mi giro e vado verso il comò. Poggio il bicchierino per togliere il coperchio e... Vedo che è caffè nero.
Mi giro per dirgli: - va bene lo stesso ma hanno sbagliato perché non hanno messo il la... - e lo trovo con la zip aperta e il cazzo di fuori già duro. Mi guarda sorridente e dice: - il latte te l'ho portato a parte..
Cosa devo dirvi .. persi il treno delle 10






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