Cap 8: Tra la gente

Aspetto seduta al tavolo il collare stretto al collo seminascosto dai capelli. Milord sta ordinando vino rosso, mentre lo sguardo del cameriere furtivo e perplesso si posa sulla mia gola, nel tentativo di interpretare meglio l'originale gioiello. Mi faccio più ardita, scosto una ciocca scura incrociando lo sguardo di Milord, scopro il collo e sorrido al vino scelto mentre il cameriere si eclissa veloce.
In un secondo le dita di milord sono nell'anello che mi stringe la gola, attirandomi imperiose contro il viso, l'altra mano che strizza il capezzolo facendomi rabbrividire. Lo tortura lentamente, tirando, ruotando, alternando la forza alla languida lenta agonia, stringendo la gola nel collare borchiato che mi spezza il respiro. Ansimo di piacere ed eccitazione, lo sguardo appannato che appena fa in tempo a percepire lo sguardo curioso e intrigato dei tavoli accanto.
Milord implacabile non lascia tregua, stringe, strizza titilla il capezzolo rovente, consapevole degli umori che mi scorrono tra le gambe, umidi e densi, la stoffa della gonna che sfrega sul sesso nudo.
Il piacere mi pervade facendomi tremare, la mia mano si allunga a percorrere le cosce forti che mi sfiorano, fino a cercare il maestoso rigonfiamento, che mi fa sussultare e amplifica ogni brivido. Sento che sto per perdere il controllo, incurante di dove mi trovi. Ma Milord, autorevole, con me ha appena cominciato. E si stacca, lasciandomi sull'orlo del baratro, bruciante di desiderio.
"Ora Lady, indosserete l'ovulo. Il telecomando lo date a me" .Trattengo il fiato.
Sentire la fredda e liscia superficie che scivola nel ventre bagnato, provoca un sussulto quasi insopportabile. E quando per la seconda volta mi siedo, il calice pieno di nettare porpora mi attende con la promessa di vibrante piacere.
La prima scossa mi coglie talmente di sorpresa da strapparmi quasi un grido, la mano ferma di Milord che mi tacita padrone dell'anello alla mia gola.
Il vino scende lento, goloso, una scossa dopo l'altra, i capezzoli roventi, i tremiti sempre più forti, ignara ormai di ogni pensiero parola sguardo o spazio, rovesciata all'indietro nell'oblio dell'eccitazione. La carezza continua alla Maestà di Milord, percorrendone il profilo, cercandone la stretta, sfregando la stoffa elegante, il desiderio che brucia .
Fuori nell'aria fresca le gambe vacillano, mi appoggio per non cadere, i seni scoperti e vibranti, il fiore libero e nudo grondante sotto la gonna.
Il desiderio non si può più trattenere. E la frustrazione di una notte di strade popolate mi fa quasi impazzire, nella ricerca dell'eccitante trasgressione incuranti del rischio di essere visti.
È al primo angolo di semioscurità che la potenza di milord si manifesta finalmente facendomi gemere di desiderio, le labbra golose ed ardenti, inginocchiata sulla strada. Mentre la catenella si chiude sui seni già irti, e milord tira, la mia bocca stretta tra le sue gambe, il respiro affannoso, il bruciore incontrollato che allaga il mio ventre di piacere.
La strada illuminata ma quasi deserta, i rumori che mi fanno sussultare, la frenesia del piacere che impedisce alle mie labbra di staccarsi beandosi del sapore meraviglioso, succhiando sempre più forte, accogliendo fino in fondo il turgido reale gioiello, la catenella tirata e lasciata tirata e lasciata. Fino a farla tintinnare contro il cofano di una macchina, le finestre illuminate intorno, e la gonna alzata sopra la vita. La catenella che risuona nel buio, sbatte l'acciaio ad ogni spinta possente, seducente musica sempre più forte, del finale vorticoso godere, tremanti sulle gambe in un'esplosione urlante e soffocata di piacere. A cui rendono intrigante e compiaciuto omaggio la strada e i suoi lampioni