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PUNIZIONI E ABUSI PREPOTENTI DI MASCHI MURATO


di sottodite
25.08.2010    |    33.657    |    3 4.7
"Andrea provò un dolore indicibile, come un trapano che penetrava nel suo buco inesorabilmente, ma con grande maestria, perché insieme al dolore pungente..."
Andrea era un bel ragazzino di 18 anni appena compiuti, anche se ne dimostrava solo 15: aveva capelli lunghi e lisci, biondi come l’oro, una pelle bianchissima di latte, era magrissimo e piccolino, molto dolce e femmineo. Era stato costretto da suo padre, che era un capo mastro operaio manovale, a fare apprendistato presso un capannone, dove lavoravano 5 operai, a causa delle ristrettissime condizioni economiche di famiglia, dopo la morte della mamma di Andrea. Andrea non aveva mai lavorato in vita sua, aveva studiato al Liceo Classico con un ottimo successo e aveva appena finito la Maturità. Era infatti una caldissima giornata di fine Luglio, afosa ed umida ed il ragazzino, di buon mattino, col cuore in gola, si stava dirigendo verso il suo nuovo posto di lavoro; era molto emozionato e teso: sapeva che i muratori erano uomini duri e rozzi, a lui facevano molta soggezione, si sentiva molto diverso da loro, lui così gentile, dolce e debole fisicamente, rispetto a loro, che si immaginava fossero stati duri, maschi, forti e prepotenti: temeva lo deridessero e lo prendessero in giro per la sua effeminatezza e debolezza. Arrivato, vide in lontananza i 5 maschi, che trasportavano delle transenne di ferro, ognuno sulle proprie spalle, insieme a travi di legno spessissimo, e mattoni enormi, solo colle loro mani. Erano 5 maschi molto belli: uno era marocchino, si chiamava Amir, era giovanissimo, pelle scura, occhi neri, capelli ricci nerissimi, massiccio e con due enormi mani e due piedoni n° 47 calzati da anfibi da operaio; altri due erano uno Albanese e l’altro Rumeno, Ileno e Slevio, due giganti biondissimi, con occhi chiarissimi e perversi, con delle labbra sensuali e volgari, con una smorfia di scherno verso tutti, con un numero di piede inimmaginabile: Ileno portava il 49 e Slevio il 52; gli altri due erano i capi Italiani, di origine meridionale: il primo Saruzzo, era Siciliano, aveva oltre i 40 anni, ancora molto bello, con capelli sale e pepe ricciuti, pelle scura, cotta dal sole, occhi verdi, piede numero 45 e l’altro, Calabrese Turi, un po’ più giovane di Saruzzo, pochi capelli rasati, scuro e nero, piede n° 46. Erano tutti e cinque sposati. Andrea, titubante, si avvicinava al luogo di lavoro, col cuore in gola. Il primo che lo notò fu Saruzzo, che gli chiese: - Che vuoi, bel biondino? Cerchi qualcuno? Stiamo lavorando sodo, non ci disturbare!!! – Disse con strafottenza, guardandolo con un sorriso di scherno, e già umiliandolo, col suo accento siciliano. – Veramente mio papà, il Signor Luca, mi ha mandato da voi a lavorare come aiuto-muratore; oggi è il primo giorno, e… - Disse con un filo di voce flebile, per il terrore.
– Come??? Saresti tu il ragazzo che stiamo aspettando, per poterlo strigliare a dovere? Veramente mi sarei aspettato un maschietto coi muscoli, e non una femminella bionda e senza un filo di voce. Vediamo cosa saprai fare. Voglio proprio vedere!!! – E sghignazzando, chiamò: - Ehi!! Ragazzi!!! Venite a vedere chi è arrivato! E’ una madamigella che vorrebbe fare la muratora!!! – E invitò gli altri quattro, incuriositi, ad avvicinarsi a vedere.
– Ecco, questo è Andrea, il nuovo aiuto-muratore: voglio proprio vedere cosa è capace di fare!!! – E presentò gli altri quattro maschioni, che già sghignazzavano, alla vista del debole ragazzino.
– Allora, - Disse Turi, serio, - Come prima prova devi trasportare quei mattoni sulle braccia fino a là, ma guai a te, se ne fai cadere anche solo uno, ne devi trasportare almeno 50 alla volta, e se non ci riesci, ti aspetta subito una bella prima punizione, vero ragazzacci??!!! – Urlò. Tutti insieme si fermarono, ridendo e dicendosi cose a bassa voce tra loro, che Andrea non riuscì ad udire, ma immaginò cosa dovevano essere, e si misero, tranquilli a guardare. Andrea, che voleva dimostrare di essere bravo ed ubbidiente, corse a caricarsi i 50 mattoni sulle spalle, ma appena fatti tre passi, caddero tutti per terra pesantemente, insieme a lui, che rotolò sui sassi a faccia in giù. – Ecco, lo sapere!!! – Disse ridendo Amir, che stava colle braccia conserte ad aspettare proprio quello. – E allora tocca PUNIZIONE!!!! – Disse, sghignazzando, Ileno, l’Albanese biondissimo, colla faccia perversa. – Cosa gli facciamo fare per punirlo per bene a questa femminuccia, ragazzi??? – Sghignazzò Slevio, contento di godere e di poter comandare. – Per cominciare 275 flessioni, senza maglietta e pantaloni, sotto il sole cocente, va bene ragazzi??!! – Ordinò Saruzzo. – E se non riesce a farle come si deve, visto che noi lo intralciamo, si ricomincia da zero!!! – Aggiunse Turi. – Togliti subito la maglietta ed i pantaloni, ragazzino, ed esegui immediatamente l’ordine, ma sdraiati qui, ai nostri piedi, mentre noi ci sediamo su questi pietroni, a torturarti un po’. – Oh, finalmente si comincia a divertire noi!! – Disse soddisfatto Amir, che si pose a sedere vicino ai piedi del ragazzino. Andrea, infatti si era già sfilato la maglietta ed i pantaloni, e si era sdraiato al posto ordinatogli, tra i piedoni dei cinque uomini, che visti da sotto, e calzati da scarponi da operaio anfibi, parevano ancora più enormi di come li aveva subito visti Andrea, appena arrivato: aveva infatti pensato che era la prima volta che vedeva uomini con mani e piedi così enormi! I manovali si erano accomodati a sedere intorno a lui: Saruzzo e Turi da un lato del ragazzo, mentre Ileno e Slevio, che ancora non avevano aperto bocca, ma ridevano di gusto, coi loro occhietti sadici ed azzurri, proprio cogli enormi piedi 49 e 52 vicino al viso e alla testa del misero ragazzo. Al via, che diedero insieme, con fatica, non avendolo mai fatto in vita sua, Andrea iniziò a fare le prime flessioni, mentre Amir contava nel suo cattivo italiano, poi proprio lui, si sfilò uno scarpone, e col piede, calzato da una pesantissima calza di lana, sporca e appiccicosa di sudore, iniziò a premerlo sul sedere del ragazzo, per farlo faticare nel lavoro delle flessioni. Mentre premeva il culetto, magro e morbido, rideva come un matto, insieme agli altri quattro muratori, che si divertivano un mondo a guardare Andrea faticare non poco, per resistere al piede n° 47 che gli premeva sulle mutandine, vicino al culetto, facendo le flessioni. Allora Turi e Saruzzo, anch’essi si sfilarono tutte e due gli scarponi da lavoro, e glieli premettero sulla schiena con sadica forza, per farlo cadere e cedere durante le flessioni. Andrea, sentiva le loro calze pesanti di lana sulla schiena nuda, bagnate e matide si sudore. Iniziò a non farcela e piombò colla faccia sul terriccio e le pietre, mentre i tre, ancora di più lo pestavano, essendo completamente a terra, divertendosi un mondo!! Riiniziò la conta da zero: era riuscito a fare 25 flessioni!!! Ma Ileno e Slevio tenevano in serbo la loro stupenda sorpresa: lentissimamente si slacciarono gli enormi anfibi, se li sfilarono ancora più lentamente, e da quelle scarpe enormi e soprattutto dai calzini di lana pesanti, che si trovavano vicino al viso e al naso di Andrea uscì un fortissimo odore-puzza di piedi maschi non lavati da molti giorni, sudati e sporchi, che diedero la nausea al ragazzino, il quale cadde di nuovo riverso sul terreno. Ricominciò la conta, tra le sghignazzate dei cinque maschi, e adesso i due Slavi avvicinavano al naso di Andrea di proposito i piedoni enormi calzati dalle calze fetide ed appiccicaticce, dicendo: Senti, bella femminuccia, buono odore dei nostri piedi; ti gusta? Sniffa bene e godi!!! – E ridevano a crepapelle tutti quanti. Ad Andrea venivano dei conati di vomito, ma resisteva cercando di continuare a fare le flessioni, e in più il piedone enorme di Slevio n° 52 gli pigiava la nuca, per obbligarlo a cadere di nuovo colla faccia sul terreno sassoso. – E dai, cadi colla faccia di merda per terra! Dai, muoviti, cadi!! -Diceva, sadico Ileno, con una smorfia di cattiveria, vedendo il piedone di Slevio che gli premeva forte la testa. Poi, sia Ileno che Slevio, si sfilarono i calzini a fatica, tanto erano attaccati e bagnati di sudore ai piedi, e porsero al naso e alla vista di Andrea i loro due enormi piedoni sporchi, sudati, puzzolenti e con nere caccole tra i ditoni, depositate miste a pezzi di calzini tra gli spazi interdigitali, tanti dovevano essere i giorni che non se li erano lavati!!! Andrea inalò quell’odore aspro e fortissimo, che emanava dagli enormi piedi fetidi, ed era vicino allo svenimento, oltre al disgusto e ai conati di vomito che lo scuassavano: i due Slavi si divertivano sadicamente come pazzi, sganasciandosi dalle risate sguaiatamente, e per peggiorare la cosa, aprivano i diti dei piedi e li muovevano agitandoli, in modo che uscisse tutto l’odore maschio e l’afrore, più intenso, proprio dagli spazi interdigitali, tra i quali si mostravano alla vista di Andrea le caccole nere e grigie, di sudore raffermo, non lavato da mesi! Tutti i cinque uomini, contemporaneamente, continuavano la tortura al ragazzino, Amir premendo il culetto, Turi e Saruzzo a spingergli le spalle, i due Slavi a farsi sniffare i piedoni, cosicché Andrea, cadde riverso, perdendo i sensi. Al che, i maschioni, soddisfatti dell’impresa e ridendo, si rinfilarono i calzini puzzolenti, gli scarponi da lavoro, e tornaro al lavoro, lasciando Andrea svenuto a terra. Quando Andrea riprese coscienza, il cantiere era deserto, e non gli rimase che tornare a casa, distrutto ed umiliato, col pensiero di tornare, l’indomani, a lavorare, con quei Padroni, così spietati.
L’indomani, raccolse tutte le forze ed il coraggio, e tornò di buon mattino al cantiere. Trovò i 5 muratori, che si preparavano al lavoro odierno. Appena lo videro, ridendo, Saruzzo gridò: Ehhh, Andrea, ieri non ce l’hai fatta a resistere, ti sei sentito mancare, povera femminiella, all’odore dei piedi dei nostri due maschiacci Slavi, ma dai, che poi non ti deve essere così dispiaciuto!!! Noi ci siamo molto divertiti, e, penso, che ci divertiremo ancora un mondo con te! Sei proprio un bel diversivo, ci si annoia così tanto, tra uomini, a lavorare sodo: ci voleva proprio un bel finocchietto da torturare, per sollazzarci un po’.
– Vediamo cosa tu essere capace di fare oggi… - Disse Ileno, perverso. – Se no PUNIZIONE!! – Concluse il ragazzino Amir, divertito.
Saruzzo, stavolta, gli ordinò di trasportare dei lunghissimi tubi di ferro, pesantissimi, sulle spalle, da una parte all’altra del percorso, e doveva portane 15 tutti insieme. Andrea, volenteroso, se li caricò sulla schiena, ma fatti pochi passi, cadde per terra, sotto il fortissimo peso, e fu un miracolo che non ne venisse schiacciato. – E ci risiamo!!! – Disse Turi, ridendo. – Sei proprio una mezzasega buonaniente! Ma ci costringi proprio a punirti!! - - Forse a lui piacere essere da noi punito… - Disse Slevio, provocatorio.
I cinque maschiacci spogliarono dei pantaloncini e della maglietta Andrea, che rimase solo con in dosso delle piccole mutandine larghe, che fecero sghignazzare i duri maschi, poi gli legarono con una fune i polsi delle mani e li fermarono per terra ad un chiodo piantato per terra, poi gli allargarono le gambe molto, e legarono le caviglie ognuna ad un altro chiodo piantato per terra, cosicché il misero fanciullino, era sdraiato ai loro piedi, legato e senza alcuna possibilità di difendersi. Intorno gli uomini portarono 5 sedie, sulle quali si sedettero, in cerchio, con Andrea sdraiato sul selciato, e lentamente, essendosi già prima accordatisi sulla nuova punizione architettata, si sfilarono di nuovo gli scarponi e i calzini puzzolenti e fetidi. Al solito i due Slavi stavano seduti in corrispondenza della testa di Andrea, i due Capi ai rispettivi lati e Amir in mezzo alle gambe allargate della vittima. – Oggi punizione esemplare e significante! – Disse Amir, nel suo pessimo italiano. Ileno e Slevio, presero i loro calzini, Ileno chiuse colle sue dita il nasino di Andrea, che fu costretto ad aprire la bocca per poter riuscire a respirare, e introdussero in gola i 4 calzini lerci, appena sfilati, cercando di farglieli ingoiare il più possibile, spingendoli il più possibile in bocca. Poi glieli sfilarono, e non ci fu più bisogno che le dita tenessero otturato il misero naso di Andrea, perché spalancò la bocca da solo, oramai rassegnato alla terribile punizione, in quanto i calzini maleodoranti dei due Slavi vennero posati sul suo naso, perché li sniffasse, mentre anche le calze sporche di Turi, Saruzzo e Amir vennero introdotte tutte dentro la sua bocca, che la riempirono quasi da farlo affogare, mentre inalava il terribile odore che emanavano le enormi calze lerce di Ileno e Slevio! Ad Andrea veniva tantissimo da vomitare, ma la cosa era solo l’inizio! Non poteva immaginare cosa gli stava aspettando. Finita l’introduzione in bocca dei calzini puzzolenti, iniziò un nuovo gioco, molto più crudele: gli fu ordinato di spalancare quanto più poteva la bocca, che Andrea subito prontamente fece, terrorizzato, e Ileno e Slevio, introdussero dentro il piede enorme quanto più potevano, insieme, così che Andrea si trovò a contenere due enormi piedi n° 49 e 52, che forzavano e cercavano di introdursi interamente, lunghi e grossi com’erano, fin dentro alla gola, muovendo dentro, nel fondo della gola, i diti dei piedi, per torturarlo il più possibile, cosicché Andrea stava quasi vomitando e nel contempo affogava, contenendo in gola i due enormi piedoni sprofondati dentro, che gli violentavano la bocca, solleticandogli la laringe. I due Slavi si divertivano da morire, vedendolo affannare nel respirare e nel cercare di allargare la bocca per riuscire a contenere tutto dentro. Turi e Saruzzo gli avevano posto i loro piedoni sul naso, facendoglieli annusare, poggiandoli proprio sul nasino, e intanto Amir aveva iniziato un nuovo gioco malizioso, sempre col suo piede: stavolta coll’alluce, da sopra le mutandine, gli titillava la punta del pisellino, piccolino, che al contatto, pian pianino si rizzava, sollecitato, verso l’eccitazione. Infatti Andrea, pur soffrendo nel contenere due enormi piedoni simili e annusando la puzza inimmaginabile dei due piedi dei Capetti, iniziò a provare uno strano piacere, mai immaginato; tanto che il misero pisellino, torturato a dovere dal piede n° 47 e dall’alluce volgare e prepotente, che titillava, da sopra le larghe mutandine, la punta dell’uccello, iniziò, tra le sghignazzate e i commenti volgari dei 5 maschioni manovali, a ergersi e quindi ad uscire fuori, alla vista, e Amir fu subito pronto con entrambi gli alluci a sollecitarlo ancora di più, cosicché il pisello, si trovò tutto fuori, in bella mostra dei maschi, in tiro. Amir continuò a premerlo sulla punta, a muovere in su e giù la pelle del prepuzio, a toccarlo come per spezzarlo, a farlo dondolare come un campanello, divertendosi come un matto coi piedi ad avere un oggettino di carne viva, pulsante e tutto rosso, in tiro in suo dominio, tanto che la punta iniziò a bagnarsi, una gocciolina uscì dal buchino, denotando molta eccitazione, che non sfuggì ai crudeli maschi, che sollecitarono così Amir: - Dai Amir, fallo sborrare il finocchietto di merda! Non dargli pace! Vogliamo vedere quanto schizza il misero pisello della checchina bionda! Ma sarà capace di eiaculare una cannuccia così striminzita, che crede di essere un maschieeto, ed invece è una fighetta venuta male!!?? Sembra un grosso clitoride bagnato!! – Questo eccitò l’azione perversa di Amir, che tanto continuò a trastullare il misero cazzetto, che alla fine, mentre Andrea, sempre affogando, contenendo in gola i due enormi piedoni, iniziò a provare un leggero piacere, che man mano si trasformò in coito e alla fine schizzò in aria dello sperma liquido e di poca quantità: al che i cinque maschi urlarono di vittoria! Lo lasciarono lì legato a sussultare nel piacere dell’orgasmo, si rinfilarono i calzini e gli scarponi ed andarono a lavorare. Finito il lavoro, slegarono lo schiavetto e gli dissero che lo aspettavano l’indomani per la prossima punizione, ancora più tremenda, che non sarebbe mancata.
L’indomani Andrea tornò al lavoro, in realtà quasi contento di dover subire ancora angherie simili, sottomesso a quei maschioni muratori: durante la notte aveva ripensato al prepotente abuso sofferto sotto ai cinque muratori e, con grande sua meraviglia, si era accorto di provare un grandissimo piacere, mai provato od immaginato prima d’ora! In fondo l’avevano fatto eiaculare, come non era mai successo, e desiderava ancora vivere un piacere simile. Appena arrivato, deriso subito soprattutto dai due Slavi Ilenio e Slevio, che lo svillaneggiavano sadicamente, affibbiandogli soprannomi da frocio inimmaginabili, Andrea disse: - Avanti, sono subito pronto a subire la vostra più feroce punizione. – I 5 maschi, in verità non si stupirono affatto di questa affermazione così decisa, anzi Turi e Saruzzo soggiunsero: - Lo immaginavamo che a un finocchietto così carino come te, noi cinque maschioni non ti possiamo fare che bene! Proprio perché maschi veri sappiamo punire a dovere un merdosino finocchio come sei tu: bene, siamo pronti e concordi, oggi ne vedrai e ne subirai davvero delle belle!! –
Andrea si inginocchiò davanti a loro per rendere il doveroso omaggio. Il giovane Amir disse: - Ecco, bravo, avere tu capito come deve stare tua posizione sotto noi. – Allora proprio lui lo spogliò completamente nudo, strappandogli i vestiti di dosso con ferocia e allegra violenza. Denudato dall’Arabo, in ginocchio, si trovò davanti i due stessi Slavi, che così a dovere, nei due giorni scorsi, l’avevano saputo umiliare: anche oggi il compito più importante toccava a questi. Al solito si sfilarono, can esasperante calma, gli scarponi anfibi che portavano anche nei giorni precedenti, e Andrea si sentì sempre più impaziente: il suo cazzetto si ergeva ben duretto e ritto, già eccitato davanti al loro togliersi le scarpe e i calzini maleodoranti ed appiccicosi. Tutti i cinque maschiacci se ne accorsero subito, e, divertiti un mondo da questa novità, Saruzzo disse: - Ehi, ragazzi, guardate come la sua cannuccia è già pronta per essere punita da noi a dovere: è proprio questa la punizione, fatta apposta per il cazzetto semi floscio di una checchina come te! – Mentre questi diceca così, Amir, da dietro ad Andrea fu ben pronto a tenerlo fermo per le braccia, e Turi e Saruzzo, a piedoni nudi e sporchi, si divertivano già a passarglieli sotto il nasino, per farglieli sniffare per bene, e anche a passare gli allucioni sopra le morbide tettine del ragazzino, con violenza titillandogliele e sfregandogliele coi ruvidi diti dei loro piedi maschi , volgari e prepotenti, facendo languire e lamentare per il dolore-piacere il ragazzino prigioniero, completamente abbandonato dal piacere a questa nuova desiderata prepotenza. Allora Slevio, fece segno a Ilenio di preparare il membro turgido di Andrea al nuovissimo abuso: Ilenio teneva un piedone premuto sulla testa di Andrea, per tenerlo ben fermo in ginocchio, e con una mano aveva preso con malagrazia il pisellino ritto del ragazzo, colle ditone dell’enorme mano lo reggeva e gli teneva aperto il prepuzio, tirandogli la lunga pelle che lo copriva e apriva quindi il bel buchino roseo e fresco; allora Slevio col grandissimo e volgare alluce sudato, che era così grande come non si poteva immaginare (n° 52!) iniziò a premerlo in direzione del buchino piccolo, ma aperto proprio perché tirato colla pelle dalla grande mano spietata di Ilenio; e tanto fu spietato Ilenio nel tirare la pelle del prepuzio, così da allargare il più possibile il buchino che già si era slargato, tanto fu spietato Slevio, che lentissimamente introdusse l’enorme dito alluce nella fessura aperta del cazzetto, e forzò senza pietà in modo che il buchino si slargò enormemente e contenne dentro prima la punta dell’alluce coll’unghia enorme dentro, poi pian piano ma inesorabilmente il ditone si introdusse sempre più profondamente, facendo slargare fino alla larghezza dell’enorme alluce che forzava, così da contenerlo esattamente dentro, certamente sgranandosi. Andrea provò un dolore indicibile, come un trapano che penetrava nel suo buco inesorabilmente, ma con grande maestria, perché insieme al dolore pungente Andrea iniziò anche a provare un sottile piacere, che si allargava a tutto l’apparato genitale, man mano che il ditone gli sprofondava dentro la canna dell’uccello, che tutto lo contenne, tanto che l’allucione sprofondò dentro fino all’inguine! I cinque uomini ridevano e sghignazzavano da matti e dicevano: - Guarda, gli ha messo il ditone dentro come se fosse una figa slargata, e come soffre e gode, il maialino!! Dai Slevio penetra ancora fino in fondo, forza, fallo soffrire ed urlare: deve soffrire come non ha mai sofferto questa mezza seghina!! E dai, spingi bene, sfondalo!!! – E Andrea gridò fortissimo sia per il dolore, che per l’immenso piacere, che lo invadeva, perché Slevio, incitato dagli amici del Branco, vittorioso, col ditone sprofondato nel fondo della canna rigonfia del suo stesso allucione, lo faceva ruotare e lo rigirava dentro e ravanava bene nel fondo, per dare più dolore possibile al misero ragazzino. – Se fosse una figa, sbrodolerebbe tantissimo!!! – Sghignazzavano esaltati i quattro maschi, oramai supereccitati. I due capetti si erano già sbottonato i pantaloni, ne erano uscite due nere cerchie enormi, ritte e durissime, che iniziarono a menarsi ferocemente. Amir, col cazzo fuori, lo aveva, nel frattempo introdotto nel buchino vergine ed immacolato di Andrea, e con un colpo secco lo aveva infilato tutto, ben lungo e largo com’era nel fondo del culetto morbido di Andrea. La punta del cazzone di Amir quasi toccava l’allucione che era penetrato dal lato opposto di Slevio, e coi colpi di reni che assestava alle viscere di Andrea, che contenevano il lungo pisellone, toccava e sentiva l’allucione che si divertiva a ravanare in fondo alla canna del suo pisello violato. Tra tutti e due, Andrea godeva come non aveva mai goduto, sia davanti che da dietro, e iniziò a sentire che stava per venire, ma lo sbarramento e lo schizzo di sperma venne otturato dal ditone alluce dello Slavo, che gli premeva dentro, per cui godette, senza poter esplodere in fuori, gridando come un pazzo, come se venisse scannato. I cinque maschioni, eccitati dalle urla, e anche i due Slavi si stavano menando i loro enormi e puntuti cazzoni ritti, iniziarono a star per venire: allora mentre Slevio stava per esplodere, Ilenio col piede sempre premuto sulla testa di Andrea lo costrinse a mettersi bene a favore dello sborro, gli fece aprire la bocca, chiudendogli il naso, e lo schizzo di Slevio, abbondantissimo, colloso, bianco, aspro, amaro e salato piombò nella gola di Andrea, al quale fu ordinato di ingoiare tutto, e poi come avrebbe potuto non ingoiare, col piede di Ilenio che lo spingeva ad inghiottire tutto l’enorme uccello di Slevio. Poi anche Ilenio e gli altri gli sborrarono in gola, obbligandolo ad ingoiare tutti i vari sapori mischiatisi di sperma dei cinque maschiacci. Solo Amir sborrò dentro il culetto di Andrea. Mentre sborravano e si facevano spompinare dalla bocca dolce di Andrea, coi piedi non lasciavano in pace il pisellino, oramai sgranato, del ragazzo e lo facevano eiaculare senza sosta, spompandolo. Infine tutti lo scoparono nel culo a turno, mentre non lasciarono libera la sua bocca, urinando piscia, ed era tanta, per dissetare la gola piena di sperma di Andrea. Nei giorni che seguirono, non lavorarono mai, se prima non punivano il ragazzino con nuovi e vecchi abusi, offendendo ed umiliando Andrea, che ne godeva e lo chiedeva lui stesso! Un giorno lo masturbarono, dopo averlo legato ad un albero, completamente nudo, sempre e solo coi piedi, tutti e 10 insieme, facendolo venire per 25 volte consecutive!!! Poi si facevano spompinare per ore a turno, se dovevano pisciare usavano oramai solo la sua gola; si facevano leccare e lappare i piedi, facendo ingoiare tutto lo sporco residuo trai diti e le caccole depositatesi nella gola di Andrea, che lo trovava molto saporito e gustoso! Poi, quando si riposavano o mangiavano, si facevano sempre sniffare il sudore dei loro piedi stanchi e leccare dalla linguetta esperta di Andrea per riposare dalla fatica. Tutto questo durò per tutti gli anni che Andrea lavorò con loro, ed ancora, spesso si trovano a casa di uno dei muratori, e, da buoni amici, si spupazzano Andrea, che è felice di farlo e loro di divertirsi con lui!

Se qualche maschio muratore, operaio o manovale si è incuriosito a tale esperienza e vuole provare con me, da solo o in gruppo con gli amici, io sono a sua completa disposizione! Basta scrivere a [email protected] oppure Telegram @Sottodite, fallo subito e io sarò al servizio dei tuoi piedi sporchi!!!
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