orge
Otranto due
di exploratore2007
24.07.2008 |
20.605 |
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"Lui stava fermo e sorridendo sembrava spingerci a osare di più..."
Otranto dueEravamo alla fine della vacanza, Claudia Graziano ed io vivevamo splendidamente quei giorni sereni.
Spesso allontanandoci dal villaggio, scoprivamo degli angoli di paradiso, che la costa salentina regala.
Per vedere l’alba e il tramonto, andavamo verso il faro di Otranto, erano dei momenti mozzafiato. Claudia ed io ci abbracciavamo stretti, mentre il vento ci cullava, portandoci una serenità infinita. Graziano stava spesso in qui momenti assorto e in disparte, guardando la costa albanese e i monti a essa adiacenti, cercando di cogliere ogni sfumatura o odore che da esse arrivava. Ci disse che era contento della nostra amicizia, mai avrebbe immaginato una situazione cosi bella, ma che gli mancava molto la sua terra. Non gli chiedemmo mai il come e il perché della sua “fuga” dall’Albania.
Dal punto di vista sessuale, l’intesa a tre andava splendidamente, Claudia ormai apertissima, pluriorgasmatica, era divisa tra me e Graziano in maniera “equa”, certo quando era Graziano che la sodomizzava, sentivo che godeva molto di più. Graziano mi chiese una volta di incularlo, cosa che feci con sommo piacere. Certo il mio cazzo non era grosso come il suo, mi aveva spaccato il culo, ma godei ugualmente, sentendo il suo sfintere molto largo, segno che aveva ospitato nel culo dei bei cazzoni. Mi fece un pompino, ingoiando tutto. Fu sublime e questo scambiarci i ruoli passivi ci uni molto di più.
In uno di questi giri, in una bella baia sotto la torre del serpente, incontrammo un venditore ambulante di colore, che con la famiglia viveva in un caravan, vendendo oggetti di cuoio, da sandali a braccialetti etnici.
Facemmo amicizia, ma sia io sia Graziano osservammo come quell’omone negro guardava Claudia e ci chiedemmo, questa volta da veri porci, come si sarebbe comportata Claudia se avesse avuto un cazzo negro per le mani.
La leggenda dei cazzoni neri, ci fece fantasticare e Graziano ed io ci scambiammo un bel pompino.
Dopo qualche giorno, precisamente due giorni prima della partenza, chiesi a Claudia che cosa ne pensava di Mhele Lesego Onya, cosi si chiamava l’uomo sudanese. “Perché lo chiedi?” mi rispose. “Cosi, sai per parlare”. Risposi. “Siete due porci, vi ho visto sai che sguardi vi scambiate tu e Graziano, ma vi dico subito di no”. Cercai di far cadere il discorso, visto il tono deciso con cui Claudia mi disse quel “no”.
La stessa sera, Claudia, mentre passeggiavamo per Otranto, stringendomi il braccio, mi sorrise e con una voce melliflua mi disse; “Anche Graziano mi ha chiesto di Onya, ho notato anch’io come mi guarda, perché non proviamo domani? E’ anche l’ultimo giorno di vacanza, se ci sta, chiudiamo in bellezza”. Non risposi, ma ero contento, costatando che il filling, tra me Graziano e lei, funzionava benissimo.
La mattina arrivammo in spiaggia molto eccitati, ma non demmo corda ai nostri impulsi. Verso la mezza, ci avvicinammo alla bancarella di Onya, stava vicino a un boschetto che lambiva la costa cristallina. Ci vide arrivare, ci saluto e poi noi ci recammo con le stuoie sotto l’ombra refrigerante del boschetto.
Claudia comincio a lanciare sguardi accompagnati da movenze molto sensuali verso Onya, mi alzai e mi avvicinai al sudanese. Mi sorrise “Ciao, ho capito perché siete venuti oggi”. Dissi “Sei un tipo sveglio, ma sai abbiamo poco tempo, perché non ci allontaniamo tutti e quattro nel boschetto?”. La sua risposta mi lascio di stucco. “Abbiamo il camper” continuo “ mia moglie vuole partecipare, da diversi giorni ci chiedevamo quando avreste fatto questo passo”. Mi piacque il suo modo franco e diretto di arrivare alla soluzione migliore. “Sì, hai perfettamente ragione è la cosa più semplice”. Feci cenno a Graziano e Claudia che si avvicinarono subito.
Onya si alzo, era alto almeno un metro e ottanta, corpulento con un faccione simpatico e con un sorriso enorme e bianchissimo.
Chiuse il banchetto e avvicinandosi alla porta del camper busso alla stessa.
Ci apri la moglie, con un sorriso stupendo, scusandosi di non parlare bene l’italiano. Era una bella donna, più piccola del marito, un po’ cicciottella ma pareva soda al punto giusto. Indossava come il marito, un vestito lungo multicolore, ampio e leggero, il classico vestito indossato nei paesi africani.
Ci accomodammo, il camper era ben attrezzato e pur essendo in estate era piuttosto fresco. Ci offrirono del the e Onya ci racconto come questo fosse prodotto e come fosse usato nel suo paese, rilevando che il the offerto era un gesto di amicizia e di unione. Mentre Onya parlava, la moglie si avvicino a Claudia e sorridendogli le accarezzo il viso dicendo che aveva una pelle bellissima e un viso dolcissimo. Claudia rimase colpita e ricambio i complimenti e le carezze.
Graziano si fece avanti e presa Claudia da dietro, si uni alle carezze, aggiungendoci dei baci. Lasciò Claudia e comincio a baciare la moglie di Onya. Lui stava fermo e sorridendo sembrava spingerci a osare di più.
Cominciamo, spogliandoci nudi, la moglie di Onya si rilevo ben fatta, con una pelle morbida e profumata, con un colore più che nero ambrato, aveva caviglie molto fini e due tette enormi con due capezzoli rosa-neri che si ergevano maestosi. Baciava benissimo e si prese in bocca sia il mio sia il cazzo di Graziano.
Ciucciava meravigliosamente, muovendosi con la lingua velocemente sulle cappelle, le mani sfioravano e accarezzavano le palle e le cosce, facendoci tremare di piacere.
Mi abbassai e andai a leccare una fica stupenda. I peli nerissimi e ricci nascondevano un tesoro di profumi umidi inebrianti. La carne rosa usciva dal colore nero in modo inequivocabile rendendo la vista di tanta bellezza, incommensurabile. La lingua affondava in un crogiuolo di sapori dolci e acri, lambiva un bottone carnoso, pieno come un piccolo cazzetto. Graziano continuava la scopata in bocca, accelerando come in una fica larghissima. Occupavamo la parte posteriore del camper, dove c’era un letto d’angolo adatto a ospitare più persone. Con la coda dell’occhio, sollevando la testa dalla fica nera, vidi Onya che si sollevava e lentamente si avvicinava a Claudia che era rimasta seduta nel divanetto prospiciente il letto.
Cambiai posizione con Graziano, per gustarmi un bel pompino ma sopratutto per vedere cosa sarebbe successo.
Onya si tolse la tunica, vidi che aveva un corpo solido, ma con un’evidente pancetta, poi guardai Claudia rimanere a bocca aperta e capii. Era enorme, era il cazzo più grosso che avessi mai visto, semi-moscio era come il mio braccio, largo alla base e quasi a punta sulla cappella. Nero con delle grosse vene che sembravano esplodere la cappella molto più chiara del resto. Sotto si vedevano due palle enormi. Quello che mi rimase impresso fu anche la quasi totale assenza di peli, solo un ciuffetto, che rendeva alla vista ancora più enorme quel mostro. Il cazzo di Graziano era poco più della metà di quello che sfoggiava Onya.
Ci fermammo tutti, come smarriti davanti a quel monumento. La moglie sorrise e disse a Claudia che il suo uomo era grosso, con un cazzo adatto a sfondare, ma leggero e dolce come una farfalla.
Claudia si avvicino rimanendo seduta, Onya aveva preso il cazzo con la mano destra, con la sinistra avvicino la testa di mia moglie. Claudia lentamente apri la bocca e la cappella di Onya cominciò a essere leccata.
Fu l’inizio di una storia indimenticabile.
Alla prossima puntata.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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