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Il Dopocena – Parte 2


di Giulialacuriosa
03.11.2022    |    234    |    1 9.0
"Di fianco a me il mio uomo addormentato, Giorgio, senza alcuna maschera addosso..."
Il dopocena - parte II

Trattenni il fiato e nel silenzio assoluto sentii chiaramente il battito del mio cuore rimbombarmi nelle orecchie: ero agitatissima, avevo paura di essere scoperta… o no?
Osservai immobile l’uomo mascherato da tigre dirigersi verso di me, seguito dagli altri – il lupo e il cavallo. In un attimo mi circondarono e mi scrutarono attentamente, potevo capirlo da come ruotavano le maschere, dai movimenti che compivano con le loro teste, amplificati da quei volti inumani.
All’interno della palestra, quando questi uomini erano concentrati sulla mia amica Arianna, potei distinguere un “capobranco”, che avevo riconosciuto nell’unico tizio senza maschera, ma ora? Quali sarebbero state le dinamiche del gruppo, chi avrei dovuto compiacere maggiormente? Perché era questo che avrei dovuto fare, giusto?

Nessuno pronunciò una parola e fu il lupo, in piedi alla mia sinistra, a compiere la prima mossa. Mi trascinò a sé tirandomi per il braccio alla sua portata e, dimenticando completamente le buone maniere, infilò la sua mano destra sotto i pantaloni della tuta che indossavo, dentro alle mie mutandine, dritto alla mia umidità sgorgante. Emise un grugnito e mi venne naturale abbassare lo sguardo alla patta dei suoi jeans, dove qualcosa si stava decisamente risvegliando.
Continuò a toccarmi mentre si rivolgeva gli altri: “Ragazzi, questa qui è più stretta e, lasciatemi dire, più arrapante dell’altra. Deve aver assistito alla nostra performance di poco fa, o non si spiega come possa trovarsi in questo stato”.
La tigre si avvicinò a noi indicando la finestra, ancora flebilmente illuminata, da cui li avevo osservati fare sesso con Arianna. “Hai spiato da qui?”, disse, e la sua voce mi arrivò profonda e spaventosa, oscura… piena di testosterone.
Non mentii e annuii con un cenno del capo, mantenendo gli occhi fissi su quelli del lupo, che mi massaggiava la clitoride con il pollice mentre mi penetrava con 2 dita compiendo cerchi concentrici. Il cavallo rise e mi accorsi di averlo dietro di me, cosa che mi confermò abbassandomi pantaloni e mutandine insieme, con un’unica mossa.
Il lupo distolse lo sguardo da me per un istante, guardando oltre la mia nuca, e all’improvviso sfilò la sua mano da dentro di me, che venne sostituita istantaneamente dal pene dell’uomo mascherato da cavallo.
Spalancai la bocca, sorpresa e sconvolta: avevo potuto constatare quanto fosse dotato quel tizio e, per fortuna, ero talmente lubrificata che entrò dentro di me senza sforzo e senza dolore, donandomi una sensazione di pienezza che avrei ricordato per sempre.
Si spinse in profondità e si fermò un istante per farmi acclimatare, poi iniziò a muoversi piano. Mi sembrava di impazzire, uno così non ha bisogno di possedere grandi doti amatoriali: con un arnese del genere era avvantaggiato.
Il lupo mi strinse le mani e avvicinò il muso al mio viso “voglio entrare dalla porta sul retro”, sussurrò chinandosi ai miei piedi per togliere ogni intralcio (le braghe della tuta e le mutandine che erano rimaste proprio lì): abbassai lo sguardo e osservai le mani di quell’uomo premuroso che mi liberava le caviglie. Vidi un luccichio nel buio, forse indossava una fede?

L’uomo con la maschera equina uscì dal mio corpo solo il tempo di voltarmi per guardarmi in faccia e sollevarmi, così che io potessi accoglierlo ancora giungendo le gambe attorno ai suoi fianchi.
Si incamminò verso l’ingresso della palestra senza smettere di darmi piacere facendomi sobbalzare, seguito dai suoi 2 compari.
Entrammo nell’atrio della palestra dove c’era un divano in pelle marrone dall’aria vissuta, ma lui rimase in piedi tenendomi in braccio.
Sentii una sostanza gelatinosa fredda accarezzarmi l’ano, penetrarlo con un dito e massaggiarlo dentro e fuori e nel giro di pochi attimi il lupo si infilò dentro di me.
La mia prima doppia penetrazione – e probabilmente anche l’ultima – non ci potevo credere!
Mi stantuffarono in quella posizione per un po’, sincronizzando perfettamente i loro affondi e aumentandone la velocità.
Gemetti di piacere, ero vicinissima all’orgasmo quando si sfilarano da me, proprio sul più bello. Appoggia i piedi a terra e mi accasciai sul divano.

Ero fradicia.
“A chi tocca? Ora da questo buco può anche accogliervi entrambi contemporaneamente” disse ridendo il cavallo, mentre cedeva il posto a chiunque tra loro volesse approfittare di me in quello stato. Avrei potuto andarmene, lo sapevo ma non volevo.


La tigre era l’unico a costringere ancora la propria erezione nei pantaloni sartoriali che indossava.
Non vedevo l’ora che venisse liberata e probabilmente lui lesse il mio desiderio sul mio volto, perché aprì la patta e in un attimo potei ammirare tutti e 3 quei membri turgidi ed eccitati a causa mia, solo per me.
La tigre si sdraiò sul divano e mi ordinò di impalarmi su di lui. Non me lo feci ripete due volte. Mmmh, di nuovo quella sensazione di sollievo e riempimento: sarei potuta restare così per sempre.
Il cavallo appoggiò le ginocchia sul bracciolo del divano, donando alla tigre un’inquadratura dal basso dei suoi testicoli.
Aprii la bocca affamata e me lo ficcò in bocca: questi due sono sincronizzati come due fidanzatini, pensai, devono fare spesso cose come questa.
Assecondai i movimenti della tigre con quelli del mio bacino, sfogandomi sul pene che avevo in bocca, succhiando, gemendo, sbavando e cercando con una mano il membro che mancava all’appello: lo trovai e iniziai a massaggiarlo.
La tigre si stancò della mia vagina, probabilmente troppo aperta dopo l’assalto del cavallo, e me lo infilò nell’orifizio più stretto, massaggiandomi la clitoride con le dita della mano destra.
Più la velocità delle penetrazioni aumentava, più temetti che gli occhi mi potessero uscire dalle orbite.

Mi tornò in mente l’espressione di dolore ed estasi di Arianna quando fu posseduta dal cavallo, la volevo anche io. Mi sfilai da tigre lasciando i tre perplessi, e mi misi a quattro zampe con le ginocchia sul bracciolo del divano e le mani sulla seduta, fissando il cavallo e impartendogli un ordine silente solo con lo sguardo.
In quello stesso momento qualcosa mi scivolò sotto e sentii una lingua leccarmi, mi girai e mi ritrovai un pene dritto davanti al naso. Dietro quel pene apparve l’uomo tigre, intento a massaggiarsi l’asta.
Neanche il tempo di finire il pensiero e una trave mi aprì in due, era una sensazione che non avevo mai provato ma che non volevo smettere di sentire. Il cavallo non mi dava tregua e il lupo continuava a leccare, penso che quella fosse la sensazione più simile al paradiso che si possa provare. A quel punto cominciai a succhiare quel pene dritto davanti agli occhi, mentre tigre si masturbava vicino al mio viso. Tutto questo continuò per molto tempo, o pareva solo a me?

A quel punto non desideravo altro che vederli e sentirli venire per me, dentro di me, sopra di me. Ma da dove saltava fuori questa versione di me stessa?
Mi abbandonai ai colpi ritmici e ripetuti, gustando l’odore e il sapore dell’arnese che ogni tanto usciva dalla mia bocca per schiaffeggiarmi il viso.

Venni selvaggiamente.
L’orgasmo mi pervase da capo a piedi e fu così intenso da farmi accapponare la pelle e trasformare i miei capezzoli in schegge di marmo.
Ebbi la sensazione che anche i capelli mi drizzarono sulla testa.
E vennero anche loro, in particolare assaporai lo sperma dell’uomo nella mia bocca. Ingoiai tutto e leccai via il resto; a quel punto ero completamente indifferente all’identità di tutti loro, rilassata e soddisfatta.
La pace dei miei sensi fu interrotta dall’applauso mesto di un paio di persone avvolte dal buio.
CLAP… CLAP… CLAP…

Ascoltai il rumore di pochi passi, quelli necessari a raggiungere la fonte di luce dell’atrio, e vidi il sorriso di Arianna, la mia amica: “E così ce l’hai fatta Giulia, ti sei abbandonata alle tue fantasie e al piacere, a discapito del resto… Brava, credevo davvero che non ci saresti mai riuscita”
A discapito del resto… Da quanto tempo sono uscita di casa per gettare la spazzatura? Giorgio sarà fuori di sé, devo rientrare subito! pensai sentendomi il cuore istantaneamente in gola.

Aprii gli occhi annaspando, bagnata e terrorizzata, tra le lenzuola bianche di cotone del mio letto.
Di fianco a me il mio uomo addormentato, Giorgio, senza alcuna maschera addosso.

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(continua)
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