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Lui & Lei

La scatola che scotta – 2 parte


di Giulialacuriosa
29.09.2022    |    276    |    0 8.0
"Dopo pochi istanti osservai la “coda” di Esca illuminarsi e lo sentii vibrare dentro di me con un’intensità delicata e stuzzicante per alcuni secondi..."
La scatola che scotta – 2 parte

Concentrarmi sul lavoro sembrava essere fuori discussione, per fortuna aveva tutta l’aria di essere una giornata tranquilla.
Stavo letteralmente guardando per aria quando il campanello automatico del negozio mi avvisò che stava entrando qualcuno; era il corriere.
Ci volle un attimo per collegare al suo ingresso Mr. G e l’email di consenso che avevo avuto l’ardire di inviargli. Dopotutto per un paio di giorni la vita era stata il solito, rassicurante tran-tran, era del tutto normale che non stessi pensando agli insoliti avvenimenti di qualche giorno prima.

Com’era entrato, il corriere uscì: del suo passaggio rimase solo un piccolo e anonimo pacchetto, abbandonato sul bancone del mio negozio.
La curiosità mi attanagliava ma non osai aprirlo per alcuni minuti. Cosa avrei trovato al suo interno?
Volevo davvero giocare a un gioco di cui non conoscevo le regole con una persona di cui non sapevo niente?

All’improvviso mi sentii audace e trasgressiva, così afferrai la scatola di cartone color Havana e l’aprii con l’aiuto di un taglierino.
Il pacchetto conteneva un’altra confezione più piccola, questa tutt’altro che anonima, e sopra di essa c’era una busta – identica a quella ricevuta nei giorni precedenti – cartonata, ruvida, sigillata con un punto di cera lacca nero al centro della quale era stampata una clessidra.
Al suo interno trovai un biglietto:
“Giulia, ecco il regalo che ho scelto per te.
Oggi sarò io il padrone del tuo piacere: segui le istruzioni sul manuale e mandami il link per accedere al tuo nuovo giocattolo sessuale.

Saprò quando riceverai questo pacchetto perché ho attivato gli aggiornamenti sulla spedizione, quindi non farti aspettare troppo”.

Compresi a quale altra mia scatola appartenesse l’oggetto che presto avrei avuto tra le mani: quella dei miei sex toys.
Presi in mano la confezione all’interno: Esca2 (https://www.status503.it/prodotto/esca2-purple/), diceva. Che nome di merda.
Si trattava di un aggeggino viola che mi fece pensare a un girino e che poteva essere controllato da remoto, da qualsiasi parte del mondo, solo attraverso un’app.
Ricordai il contenuto della lettera ricevuta nei giorni precedenti: “Voglio che giochi con me.”
Ma chi sei e cosa vuoi da me?
La mia curiosità andava ben oltre lo scoprire l’identità del mittente: volevo capire, chiunque ci fosse dall’altra parte, cosa si prova ad affidarsi ciecamente a un’altra persona.
Volevo esplorare le fantasie sessuali altrui, perché di fatto mi eccitava essere desiderata da qualcuno di cui non sapevo nulla.
Era sbagliato avere questi desideri per una donna come me? E se Giorgio l’avesse scoperto? Infilarmi quel sex toy avrebbe significato fargli un torto o, peggio ancora, tradirlo?
Fantasticare è una cosa, ma questo equivale a concretizzare? Mi rende un’adultera?

Il desiderio di lasciarmi andare era forte, se lo avessi fatto chi mai avrebbe potuto scoprirmi?
Farlo, però, richiedeva una cieca fiducia: e se fosse stato proprio Mr. G a tradire la mia fiducia?
Mi venne anche il sospetto che Mr. G fosse proprio Giorgio, il mio uomo. L’idea che lui avesse voglia di movimentare la nostra relazione in quel modo mi fece sentire infinitamente fortunata, ma non avrei mai avuto il coraggio di chiedergli se ci fosse per caso lui dietro questo misterioso personaggio:
- se avesse risposto di No si sarebbe messo in allerta e avrebbe sospettato che lo stessi tradendo
- se avesse risposto di Sì si sarebbe persa tutta la magia della situazione.
In entrambi i casi non avrei potuto più giocare con Mr. G.

… non farti aspettare troppo.” Non avevo idea di cosa si celasse dietro questa affermazione, ma non ero pronta per scoprirlo e a ogni modo non avevo nessuna intenzione di sottrarmi al nostro accordo.
Controllai con lo sguardo che in negozio non ci fossero clienti, chiusi a chiave la porta d’ingresso, girai il cartello con gli orari sul “torno subito” e andai sul retro. Mi sedetti sul vecchio divano di finta pelle bianca e scartai il mio regalo.
Lessi le istruzioni riportate sul piccolo manuale incluso nella scatola e capii: Esca era controllabile da qualsiasi distanza attraverso un’app, quindi di certo Mr. G vorrà prendere il controllo del mio nuovo sex toy.
Glielo avrei lasciato fare? Avrei potuto interrogarmi per ore su questa possibilità, analizzando e sfibrando ogni pensiero, timore, desiderio e pregiudizio, ma conoscevo la verità: avevo già deciso e, sì, glielo avrei lasciato fare.
Addirittura non vedevo l’ora di scoprire le regole del suo gioco, quindi scaricai l’app di Esca, recuperai lo smartphone dalla borsetta appoggiata al divano – proprio dove la lasciavo sempre mentre lavoravo – e cercai l’email che avevo inviato a Mr. G qualche giorno prima.
Cliccai su “rispondi” e gli inviai le coordinate per connettersi all’app del mio ovetto vibrante, senza aggiungere nemmeno una parola.
Mi alzai di scatto, corsi in bagno a lavare il toy con acqua e sapone neutro, poi tornai sul divano. E adesso?

Il mio smartphone squillò.
Era un’email di Mr. G alla quale ne seguirono diverse. La conversazione che seguì fu questa:
“Cosa indossi? Sii molto dettagliata!”
“Una t-shirt bianca a mezze maniche, con scollo a barchetta e un donuts rosa stampato al centro.
Porto una minigonna di jeans e un paio di sandali marroni, alla schiava, legati al polpaccio.”
“Non pensi di esserti dimenticata qualcosa? Voglio sapere tutto quello che indossi”
“Sotto ai vestiti ho un reggiseno di pizzo bianco senza ferretti e un paio di mutande di cotone, color carne, a vita alta”
“Le mutande color carne non mi piacciono, levale subito”
“Ok, le ho tolte”
“Infilalo che giochiamo!”

L’idea che una persona di cui non conoscevo l’identità potesse desiderare di darmi piacere mi elettrizzava e mi bagnai indecentemente al pensiero di cosa stavo per combinare con Mr. G.
Divaricai le gambe e infilai l’ovetto vibrante dentro la mia vagina.
Dopo pochi istanti osservai la “coda” di Esca illuminarsi e lo sentii vibrare dentro di me con un’intensità delicata e stuzzicante per alcuni secondi. Strinsi le gambe e ripensai alla cliente dell’altro giorno (leggi lo scorso racconto https://www.status503.it/il-vestito-di-raso-2/): chissà se anche quell’incontro era stata un’idea di Mr. G?

Avvertii che la potenza delle vibrazioni aumentava e mi posai le dita della mano destra sulla clitoride, massaggiandola da subito con vigore.
Tutto il mio corpo era teso al piacere quando le vibrazioni cessarono.
Era stato Mr. G a smettere di giocare o il mio ovetto, dopo il viaggio intrapreso per raggiungermi, aveva la batteria scarica?

Controllai l’estremità che pendeva dalla mia vagina e constatai che la luce era accesa: che razza di scherzo sadico è questo, Mr. G?
Mentre il nervosismo si impossessava di me, Esca riprese a vibrare da subito con vigore. Assaporai quelle sensazioni, avvertendo l’eccitazione crescere dentro di me.
A quel punto ero così bagnata che avrei dovuto asciugare il divano.
Avvicinai di nuovo la mano alla clitoride e TAC, le vibrazioni si interruppero di nuovo.
Che palle! Non trovavo nessuna ragione dentro di me per cui valesse la pena continuare a farmi torturare così.
Una notifica sul mio smartphone mi avvisò che avevo ricevuto un’email. Sapevo già di chi si trattava; era Mr. G
“A questo punto sarai bagnatissima.
Vorrei essere lì per toccare, leccare e penetrare la tua eccitazione, anziché immaginarla soltanto.
Ma è così che ti voglio: eccitata e nulla di più.
Pensa a me, a cosa potrei farti attraverso questo divertente giocattolo, per tutto il pomeriggio. Oggi sei mia, letteralmente nelle mie mani.
E non ti lascerò andare.”

Perché quelle parole mi eccitarono ancora di più di quanto già non fossi?
Che significa che non mi lascerà andare? Io questo coso me lo sfilo quando mi pare e addio…
Riprese a vibrare così forte che mi sfuggì un gemito e infilai le unghie nella pelle finta del divano. Allargai le gambe, immaginando un uomo con un volto indefinito osservarmi proprio lì, mentre la luce sul filo esterno di Esca lampeggiava sempre più velocemente… E si fermò.
Fanculo, era frustrante!
Volevo soddisfazione, liberarmi, lasciarmi andare. Essere costantemente riportata alla realtà mi stava sfinendo…
E ricominciò, solo che a quel punto qualcuno bussò alla porta del negozio e io non avevo alcuna voglia di verificare chi fosse.
E se fosse Mr. G? Mmmmmh, forse riesco a venire stavolta – pensai – e mi toccai, formando cerchi in senso antiorario sulla mia clitoride gonfia.
STUD STUD STUD sentii contro il vetro della porta d’ingresso… Ah, ora che dovresti non smetti di vibrare, maledetto aggeggio infernale, vero?
Mi alzai, abbassai la gonna di jeans sui fianchi e con passo incerto mi avvicinai alla porta d’ingresso, dove vidi il mio dirimpettaio Filippo, un venditore di aggeggi hi-tech, sorridere.
Aprii e mi disse: “Ciao Giulia, scusa, volevo verificare che stessi bene. Ho visto il cartello torno subito più di mezz’ora fa ma la tua auto è parcheggiata qui, ho temuto fosse successo qualcosa”.
Ecco cosa fa il buon vicinato: rompe le scatole nel momento meno opportuno.

Esca nel frattempo continuava a vibrare dentro di me e mi costrinse a stringere il bordo di acciaio della porta con tutta la forza che avevo nella mano sinistra per soffocare i gemiti che avrei liberato nel retrobottega e abbassai la testa a bocca aperta, confusa, per cercare un modo decente di rispondere mentre sentivo il mio corpo contorcersi.
La mia mano destra vagò nell’aria per alcuni secondi in cerca di un appoggio e, non so come, si appoggiò sulla camicia di Filippo mentre l’ovetto vibrante mi distraeva con la sua deliziosa tortura.
Indugiai con apparente noncuranza sul suo petto, da sotto la camicia estiva leggera potevo sentire la dura consistenza del suo corpo.
Rialzai lo sguardo e lo vidi con la fronte corrucciata, in attesa di una mia risposta, visibilmente in apprensione.
Era proprio bello, chissà cosa nascondeva tra le gambe? Non credo si tirerebbe indietro se ora lo afferrassi per la cintura e lo usassi per concludere ciò che Mr. G pare non voler portare a termine… Se Mr. G lo avesse scoperto forse non avrebbe più giocato con me...


Dovevo liberarmi di lui velocemente perché avvertivo qualcosa colarmi tra le cosce.
Ritrassi la mia mano dal suo petto.
“Tutto bene Filippo, grazie, ero sul retro a… – Esca si fermò in quell’istante – … fare l’inventario”.
Avrei sfruttato la mia voglia di scopare con un altro Mr. G.

(continua)
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