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Il vestito di raso - parte 2


di Giulialacuriosa
08.09.2022    |    155    |    0 6.0
"Mi chinai inspirando forte, come se questo mi permettesse di mantenere la concentrazione e frenare le mie fantasie..."
Il vestito di raso - parte 2

Entrambe guardammo la sua immagine riflessa nello specchio di fronte a noi, la sua figura inguainata nel vestito scuro che le avevo consigliato, i capezzoli visibili contro il vestito leggero. Non potevo certo dirle che, indossandolo, non solo i capezzoli ma ogni fibra della sua pelle morbida e compatta si sarebbe risvegliata e avrebbe dichiarato festa nazionale, come stretta dal morbido abbraccio di un tenero amante. Per cui mi limitai a suggerirle che questo tessuto le cadeva addosso molto meglio degli altri due, e che la tonalità borgogna valorizzava il suo incarnato.

Le scivolò uno spallino e lo sistemai, indugiando sul raso quel tanto che bastò a immaginarmi la sensazione che avrei provato accarezzandole il collo: sembrò accorgersi di quel che mi passava per la testa e mi sorrise con dolcezza.
“Lo sento un po’ stretto qui” disse posandosi entrambe le mani sui fianchi “Possiamo sistemarlo?”
“Certo, in quel caso sarà pronto sabato”
“Va bene”.
“Ottimo, per prendere le misure deve sfilarsi il vestito”.
Esitò per qualche secondo, e io sapevo perché. Come sarà il suo perizoma ora?
“Indecentemente bagnato” pensai con tanta intensità che temetti di averlo detto ad alta voce.

Lei si allontanò da me di qualche passo – inseguita da una scia profumata – e si tolse l’abito sfilandoselo dalla testa, voltandomi le spalle.
Si girò verso di me, con uno sguardo strano negli occhi, forse di sfida o forse eccitato. Eccitato era sicuramente l’aggettivo più calzante visto il sex toy che indossava spudoratamente di fronte a me.
“Prendo il metro”.
Mi avvicinai al bancone del negozio, trovai subito il metro da sarta e tornai a passo svelto dalla mia cliente impertinente.
Faceva caldo o era suggestione? Nonostante l’aria condizionata, la sua fronte era imperlata di sudore e respirava affannosamente.
Mi chinai inspirando forte, come se questo mi permettesse di mantenere la concentrazione e frenare le mie fantasie. Posai il ginocchio sinistro a terra e i miei occhi sul suo perizoma.
Notai subito il forte contrasto tra il colore della sua pelle e il rosso dell’oggetto liscio che custodiva tra le gambe e le abbracciava la vulva, stuzzicandola. Doveva fare veramente caldo, perché sembrava sudata anche all’altezza dell’attaccature delle cosce. O forse non era sudore? Chissà, forse era vicina all’orgasmo?
Inspirai ancora, ancora più forte, e sentii un intenso profumo di sesso che riconobbi naturalmente: era il suo profumo, quello della sua eccitazione. Alzai lo sguardo, aveva gli occhi chiusi.
Decisi di fingere indifferenza e feci appello a tutta la mia professionalità.
Avvolsi il metro attorno ai suoi fianchi “100!” esclamai un po’ troppo baldanzosa.
“Devo solo aggiustarlo qui, ho capito bene?”
Sbarrò gli occhi: “S-Sì, credo di sì. Anzi direi proprio di sì. Cioè, sono sicura”. Almeno non ero l’unica a non essere concentratissima.
“Allora si può rivestire, grazie”.

Quel che successe dopo mi colse alla sprovvista.
Si rivestì, mi disse che sarebbe tornata sabato a ritirare il vestito e fece per uscire. Sulla porta si voltò verso di me, mi strizzò un occhio facendomi un sorriso complice e leccandosi il labbro superiore con la punta della lingua.
Mi corse un brivido di terrore lungo la schiena: mi aveva scoperta?
Che figuraccia! Aveva capito che l’avevo spiata per tutto il tempo e si era presa gioco di me… o aveva giocato CON me? Quell’idea mi tranquillizzò ma non spense la mia eccitazione; anzi, l’aumentò.

Chiusi il negozio, salii in auto e mi avviai verso casa – dove mi attendeva la mia scatola dei giochi – accesa come una torcia. Volevo rientrare il prima possibile, di certo prima di Elena – mia figlia di otto anni – che avrebbe varcato la porta di casa alle 20 con mio padre, dopo la sua lezione di aikido.
L’eccitazione cresceva man mano che mi avvicinavo alla porta d’ingresso: speravo di trovare Giorgio in giardino, in jeans, a dorso nudo, lievemente sudato e intento a spaccare legna anche se non avevamo il camino, oppure a forgiare una spada a mani nude benché il medioevo fosse finito da un pezzo, o, pensando a qualcosa di realizzabile, sdraiato nel nostro vialetto intento a cambiare l’olio della Volkswagen.
L’avrei scoperto presto.

Alla prossima settimana per il terzo capitolo.
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Scopri cosa c’è nella scatola dei giochi di Giulia: https://bit.ly/lascatoladeigiochi
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