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Vittima di seduzione


di pinkoepallina
24.01.2018    |    41.127    |    11 8.9
"Nello stesso attimo fece partire una mano verso la sua intimità e prese a masturbarsi furiosamente..."

Si avvicinava il momento dell’esordio al Dante Alighieri, il più prestigioso liceo classico della città: ansie e preoccupazioni si rincorrevano in sintonia ai passi veloci di Alessandra verso la meta.
Un vero colpo di fortuna, per lei, riuscire ad ottenere una cattedra a soli dieci minuti da casa, essendo un’insegnante (lettere e filosofia) ancora non di ruolo.
Voleva mantenerselo a lungo quel posto, per questo doveva apparire irreprensibile e professionale. “La prima impressione è determinante” chiosava spesso alle amiche.
In base a questa considerazione, quella mattina scelse un abbigliamento che doveva nascondere, per quanto possibile, le forme particolarmente aggraziate che la natura le aveva regalato e che esattamente dieci anni prima le consentirono la partecipazione a Miss Italia, con un dignitosissimo sesto posto alla finale di Salsomaggiore.
I capelli raccolti all’indietro, un trucco appena accennato, un tailleur nero con camicetta bianca, gonna sotto al ginocchio e décolleté con tacco non esagerato le conferivano quell’aria austera consona ad un’insegnante, per come lei la intendeva.
La professoressa Maria Assunta De Salvinis, preside dell’istituto, la accolse con un sorriso amichevole ma nel contempo la scrutò a fondo, facendola sentire nuda in tutti i sensi.
Dopo le presentazioni ed un colloquio breve ma cordiale, il responso fu questo: “Bene, signorina Martelli, vorrei affidarle il corso C, il più problematico, voglio testare subito le sue potenzialità. Se la sente?”
“Certamente, preside”.
“Perfetto, può cominciare subito, ma voglio relazioni giornaliere, qui, in presidenza”.
“D’accordo, sarà mia premura. Non mancherò”.
Alla giovane precaria bastarono poche settimane per integrarsi perfettamente nella nuova realtà.
Secondo l'accordo stipulato continuava gli aggiornamenti, avendo così modo di apprezzare a tutto tondo la diretta superiore, alla quale attribuiva forte personalità ed altrettanto carisma, soprattutto in rapporto alla sua età che non raggiungeva, seppur di poco, gli ‘anta’, o perlomeno così le aveva detto.
“Beh” considerava “oltre ad essere una donna molto affascinante, mostra grande competenza specifica. D’altra parte, se così non fosse, non potrebbe svolgere quel ruolo”.
Arrivò la primavera e con essa la voglia di aprirsi: al nuovo clima, all’estate prossima, ai vestiti leggeri, alle confidenze, anche fra semplici colleghe di lavoro.
Una mattina di metà maggio, infatti, durante il consueto briefing in presidenza, con un tono confidenziale che mai aveva usato sino a quel momento, Maria Assunta si rivolse ad Alessandra, quasi spiazzandola: “Approfitto della sua ora di ‘buco’ e del fatto che siamo sole, vorrei chiederle una cosa personale, permette?”
“Certamente preside, mi dica”.
“Ormai sono mesi che ci conosciamo e vorrei tenerla qui a vita, ma dal momento che corro il rischio di perderla presto, vorrei togliermi una curiosità: lei non passa davvero inosservata e, a quanto ho avuto modo di vedere, suscita parecchio interesse fra il personale della scuola tutto e credo anche verso la quasi totalità degli studenti, soprattutto i maschietti.
Io spesso la seguo con lo sguardo da quella finestra lì” seguitò, indicandone una che dava sulla strada: “Ma un fidanzato, non ce l’ha? Avvenente com’è, non ho mai visto nessuno accompagnarla o venirla a prendere, come mai?”
“Gli uomini…” replicò la giovane con aria triste: “Brutta razza, meglio lasciarli perdere…”
Non si sa bene come la professoressa De Salvinis interpretò quelle parole, forse le arrivarono “amplificate”, forse era proprio quello che voleva sentire, forse la sua natura era stanca di essere –faticosamente- repressa da mesi. Fatto sta che l’avvicinò con un’aria strana, fra il languido e lo sfrontato.
Mentre una lentamente avanzava, l’altra, sorpresa ed imbarazzata, indietreggiava… finché Alessandra avvertì la parete prossima alle spalle.
In una manciata di secondi arrivarono a pochi centimetri, sempre una di fronte all’altra, senza parlare.
Improvvisamente la preside ruppe il silenzio: “Giù la maschera, professoressina ingenua” esclamò “Mi ci gioco la casa che lei…”
“Che io cosa?” chiese la ragazza, ormai spalle al muro.
In quel momento si accorse che la sua superiore aveva degli occhi profondi, di un colore verde smeraldo molto intenso ed un taglio “da gatta” che stranamente non aveva mai notato prima, forse perché seminascosto dagli occhiali fumé. Adesso vedeva davanti a sé solo una gran bella donna, per giunta in uno stato di evidente eccitazione.
La preside cambiò sguardo, si addolcì, e sussurrò: “Che lei... lei mi fa impazzire!” e tentò di baciarla, premendole la sua quarta naturale sul seno.
Alessandra si scostò, ma non servì a nulla perché era bloccata. Tentò di divincolarsi con più decisione, ma l’altra non aveva intenzione di mollare la presa. Il respiro le era diventato affannoso ed il suo sguardo cambiò di nuovo, diventando quasi implorante.
La giovane era visibilmente turbata, probabilmente si stava eccitando anche lei, frastornata da quell’avance così coinvolgente ed appassionata.
Ciononostante cercò di resisterle ulteriormente, ma non c’era verso, anche un flebile: “Dottoressa, la prego, mi lasci andare” non ebbe riscontro. Ormai vinta, era pronta alla resa.
Come per chiedere un minimo di “pietà” chiuse gli occhi, piegando leggermente la testa da un lato, aspettando quello che temeva… o a quel punto desiderava, chissà. Si unirono così in quel bacio dall’altra, o da entrambe forse, lungamente agognato.
Alessandra avvertì subito un buon profumo ed una lingua vellutata, deliziosa, come deliziosa fu la sensazione di quel primo contatto.
Maria Assunta, liberatasi finalmente dalle sue remore, e dai vestiti, rivelò un fisico curatissimo, dalle proporzioni perfette e dalle rotondità armoniose, molto al di sopra di quello che ci si potesse aspettare dagli abiti castigati e molto spesso retrò che indossava a scuola.
Si spogliò freneticamente anche Alessandra, sciogliendo i capelli e palesando così, per la prima volta, la sua meravigliosa e lunghissima chioma bionda.
Si appoggiarono sul tavolo dell’ufficio di presidenza che la titolare, con un paio di vigorose sbracciate a raso, liberò da tutto quello che c’era sopra. Cartelle, penne, graffette, vaschette ed anche un tablet si sparsero fragorosamente sul pavimento con diversi rimbalzi ma le due continuarono, infischiandosene, in una serie di baci bollenti e di reciproche carezze peccaminose su ogni “parte sensibile”.
La giovane insegnante, come se avesse fulmineamente preso coscienza della propria bisessualità, cominciò a percorrere con la lingua, con curiosità e bramosia, quel corpo levigato che le si stava offrendo spudoratamente con grande slancio, fisico ed emotivo. Sussulti in serie.
La baciava ovunque, tranne che sulla vulva, che era invece ciò che l’altra anelava di più e che stava cercando di farle capire in tutti i modi. Alessandra l’aveva compreso benissimo, ma procrastinava deliberatamente il momento, con una punta di sadismo. Un po’ per ‘vendicarsi’ di quella sorpresa, un po’ per farla proprio urlare di piacere, ma a tempo debito, cioè quando avrebbe stabilito lei.
Quando finalmente decise di leccare e poi penetrare la vagina con la lingua, di dimensioni ragguardevoli per una donna, arrivò al punto che dovette smettere per un attimo, per paura che arrivasse qualcuno a chiedere cosa stesse succedendo.
Le fece un cenno con una mano e le disse: “Abbassi il volume, per carità, ché qui arriva qualche bidello e tutto il corpo insegnante!”
Se qualcuno infatti avesse bussato, allarmato dai quei gemiti talmente forti da poter essere scambiati per quelli di un dolore lancinante, avrebbero dovuto aprire ed interrompere così la magia di quei meravigliosi momenti, oltre all’imbarazzo ed alle più che probabili conseguenze per tutte e due.
Ma niente, la De Salvinis sembrava fuori di sé, sembrava mirasse solo al sesso, non le interessava altro se non quello che stava facendo, come fosse in preda ad un raptus incontrollabile.
Ormai era eccitatissima anche la ragazza, che continuava a leccare freneticamente, succhiando il clitoride con molta energia. La preside, ormai sconvolta, le prese la testa fra le mani che, stringendosi per il piacere, si trasformarono in pugni con dei capelli arruffati nel mezzo.
Non le faceva male, quella presa dava anzi ad Alessandra un'eccitazione inarrestabile e la accendeva ancora di più, nel vedere tutto quel coinvolgimento. Nello stesso attimo fece partire una mano verso la sua intimità e prese a masturbarsi furiosamente.
La preside intanto ebbe il suo primo orgasmo e volle ricambiare subito quel sapiente lavoro di lingua, così, con una decisa e veloce rotazione, sempre sul tavolo, cominciò ad eseguirlo a sua volta.
Infilò anche l’intero dito medio della mano destra nella parte superiore della vagina, mentre gliela leccava da sotto. Un gesto che veramente in pochi, donne o uomini, sanno sincronizzare alla perfezione come fece lei.
Quel dito arrivò talmente dentro da permettere alla parte interna della base del pollice l’assai gradito sfregamento di un clitoride già gonfio per le numerose sollecitazioni ricevute.
Alessandra si contorceva letteralmente per il piacere e venne a sua volta, ma soltanto parecchi minuti dopo e preceduta da un copioso zampillo di squirt che infiammò ancor di più, se possibile, i corpi e le menti delle protagoniste.
Ancora non completamente appagate, le due continuarono per parecchio, fra sospiri e mugolii, guardandosi negli occhi con la passione e la complicità speciali che si erano venute a creare.
“Ora le faccio vedere io” disse sorprendentemente la ragazza dandole ancora del lei nonostante la ‘confidenza’ instauratasi: “Le faccio vedere che orgasmo riusciamo a raggiungere, e questa volta insieme, con la ‘forbice’ a gambe incrociate.
Sì posizionarono come desiderato e dopo un forcing esasperante ‘fica contro fica’, arrivarono all’apice del godimento per il secondo orgasmo. Questa volta insieme, come anticipato, tremando entrambe come in preda a febbre malarica, con grande fragore ed il massimo della soddisfazione.
Era lampante la particolare predilezione che la più anziana avesse per quel tipo di sesso, vista la naturalezza con la quale si muoveva toccando sempre i punti giusti.
Già, ma la ragazza? Un talento naturale, probabilmente.
Subito dopo il bacio con il quale si ‘ringraziarono’, come nei più ‘ortodossi’ film porno, la De Salvinis sussurrò dolcemente nell’orecchio della partner: “Signorina Martelli, lei è troppo bella, ed io ho resistito finché ho potuto. Averla iniziata ai piaceri saffici, potrò non considerarla una colpa? Mi perdonerà di averla sedotta? E, soprattutto, posso contare sulla sua discrezione? PS La adoro, sono pazza di lei”.
“Neanche a dirlo, preside. A parte che è stato piacevolissimo anche per me, ma non sono davvero il tipo che si mette a parlare delle proprie performances sessuali. E, se vuole il bis… domani sera, a casa mia”.
Quel giorno, durante il percorso inverso scuola-casa, le ansie e le preoccupazioni di pochi mesi prima si erano dissolte completamente.
“Tutto fila finalmente liscio” disse Alessandra a sua cugina Isabella che le chiedeva al cellulare come le stesse andando con il lavoro: "Proprio oggi la svolta. Ho fatto bene a mettere il vestitino corto di voile svolazzante, quei bei sandali lilla tacco 12 che ho acquistato quel pomeriggio che siamo andate a fare shopping insieme, e due gocce di Metamorphose de Narcisse. Lo sapevo che questa combinazione avrebbe provocato l’effetto desiderato: praticamente l'ho sedotta, ed il bello è che la preside crede di essere stata lei a farlo con me. Come ti anticipai, è senz’altro una bella donna ed è ancora giovane: ciò che è accaduto oggi, o meglio, che ‘ho fatto accadere’, darà senz’altro i suoi frutti. In fondo, come avevo considerato a settembre appena l’ho vista -e capita al volo- perché non unire l’utile al dilettevole?
La partita andava soltanto giocata con calma e così ho fatto. Quella puttana di Gianna mi ha lasciato dopo cinque anni per seguire in Canada il primo imbecille maschio che le ha fatto la corte ed io sono stufa di essere precaria, in tutti i sensi!”

FINE
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