lesbo
Sempre in nome della legge (prima parte)
di pinkoepallina
29.02.2024 |
10.930 |
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"Meditava: “Il dado è tratto, in futuro vedremo cosa succederà, ma la sua reazione mi è sembrata incoraggiante, forse è più disinibita di quanto immagina”..."
Era affascinata da “lei” sin dal primo giorno di servizio in quel Commissariato, il brigadiere Giuseppina Gargiulo detta Pina, una ragazzona poco più che trentenne, di bell’aspetto, con notevoli capacità lavorative e di assoluta affidabilità, già ampiamente dimostrata in carriera.
Ancora una volta “lei” era la dottoressa Patrizia Gambardelli, già nota ai nostri lettori, in quanto protagonista di una precedente vicenda.
Sarebbe ripetitivo tornare sulle ragguardevoli caratteristiche professionali della giovane vice commissario, ma è doveroso ricordare l’alta considerazione che la Direzione Generale della Polizia di Stato nutriva nei suoi confronti, grazie all’intelligenza ed alla sagacia investigativa sempre dimostrate, oltre all’innato senso del dovere che la caratterizzava sin dall’Accademia.
Doti accompagnate da una notevole presenza fisica, in virtù della quale l’ufficiale si poteva annoverare fra coloro comunemente definite “gran belle gnocche”, senza timore di smentita.
Per questi ed altri ovvi motivi il brigadiere Gargiulo mai aveva pensato di farsi avanti e tentare un’avance, come invece aveva già fatto in precedenza, con successo, con altre colleghe… e non solo.
In questo caso però il suo lato saffico avrebbe dovuto pazientare ancora a lungo, quasi sicuramente per sempre.
Alla luce di tutto ciò, quel mattino di ottobre a Pina non sembrò vero, dopo una lunga serie di masturbazioni, non solo mentali, consumate negli anni pensando alla superiore, sentirsi dire dalla stessa, in tono formale: “Brigadiere, non prenda impegni per venerdì sera, abbiamo una missione in borghese da svolgere insieme”, senza aggiungere altro.
Qualsiasi cosa si prospettasse, il “signorsì” che seguì fu quello proferito con maggiore entusiasmo durante tutta la sua carriera in Polizia.
Tre giorni dopo, curiosità ed eccitazione si trasformarono in euforia, nell’apprendere i primi dettagli dell’operazione: “Allora Pina… si tratta, inizialmente, di appostarsi senza destare sospetti in prossimità dell’abitazione di Simone Mastrangelo.
L’onorevole, già sotto indagine per voto di scambio, è ora sospettato di corruzione e di concorso esterno in associazione mafiosa.
Mi raccomando, eh! Massima discrezione. Una soffiata di qualche giorno fa, ci lascia supporre con ragionevole certezza la presenza a cena dell’industriale Madonia e del boss Beddamatri i quali, eccezionalmente, si starebbero spostando apposta dalla Calabria per questo vertice segretissimo. E’ un’occasione unica.
Parcheggeremo il nostro Fiat Ducato in prossimità del cancello della villa e dal cassone, attrezzato con telecamere, monitor e tutti quegli aggeggi tecnologici con cui tu hai grande dimestichezza, vedremo di produrre qualche prova. Il furgone è già pronto in garage.
Dobbiamo documentare l’ingresso delle auto, riprenderne chiaramente le targhe, vedere chi altro partecipa e cercare di capire quanto più possibile. Tutto l’insieme costituirebbe un ulteriore passo in avanti per dimostrare la connessione politica-‘ndrangheta-imprenditoria della piana di Gioia Tauro e del suo porto, al fine di supportare un’indagine parallela, sempre condotta in gran segreto, da parte della Guardia di Finanza”.
“Ok dottoressa, ricevuto. Non si preoccupi”.
Come è facile immaginare, una missione molto delicata a causa della posizione del deputato, oltretutto membro della Commissione Trasporti della Camera.
La Gambardelli, convocata dal questore, a sua volta invitato dall’alto alla massima prudenza -come solitamente avviene quando c’è di mezzo un parlamentare- aveva deciso di occuparsene personalmente, scegliendo un elemento di sua assoluta fiducia: la Gargiulo, appunto. Meno gente sapeva, meglio era.
Arrivata l’ora X, ecco l’imprevisto di prammatica: “Dottoressa, vengo dal garage, il furgone non vuole saperne di partire ed i meccanici sono già fuori turno, ognuno a casa propria”.
“E te pareva! Va bene Pina, vai giù, preleva una fotocamera ed un microfono direzionale e poi aspettami in strada. Andiamo con la mia Clio”.
L’appostamento era a questo punto più rischioso, ma non c’era alternativa, bisognava comunque tentare.
Arrivate sul posto un’oretta prima dell’ora di cena, appena finito di posizionare l’auto nel punto giudicato più idoneo, ecco spuntare due loschi figuri alti e robusti che Patrizia vide avvicinarsi dallo specchietto retrovisore.
“Porca miseria Pina che tempismo, nemmeno avessimo un appuntamento. Mi sa che ci hanno sgamato… e che cavolo, in tempi record!”
“Non disperi, commissario, forse è una coincidenza. Con i miei capelli corti, è facile che ci prendano per una coppia in effusioni amorose. In ogni caso non abbiamo tesserini, né distintivi, né armi, né altro, siamo due persone qualsiasi. Mi abbracci, presto!”
Detto fatto.
Cosa sarà mai passato per il cervello delle due donne, trovandosi abbracciate in auto, di sera, per cause assolutamente non previste?
La Gambardelli: “Strana sensazione… questa ragazza ha una pelle vellutata ed un odore particolare, piacevole, sa di profumo orientale. Però... sta tremando, forse ha paura… ora la stringo un po’ per rassicurarla, è la sua prima missione di questo tipo”.
La Gargiulo: “Sto tremando dall’eccitazione. Sono finalmente avvinghiata a lei. Oltretutto mi sta stringendo sempre più forte, perché? Non ricapiterà più una situazione del genere. Il pretesto ce l’ho, adesso ci provo”.
A quel punto si scostò girandosi lentamente, ponendo il viso a pochi centimetri da quello di Patrizia, guardandola negli occhi con uno sguardo languido, quasi implorante.
Distanza che fu coperta in un tempo che le sembrò eterno, poi finalmente le due bocche si unirono. Quel bacio, iniziato “a stampo”, si trasformò grazie ad una lingua che cercò di farsi strada nell’altra bocca la quale, sorprendentemente sia per l’una che per l’altra partner, si schiuse con un fremito.
Le lingue cominciarono così a rincorrersi con voluttà, mentre le mani di entrambe iniziarono a percorrere il corpo dell’altra fino alle parti intime, causando sospiri misti a gemiti di piacere.
I due presunti gorilla passarono con incedere lento, dettero una sbirciatina, anche abbastanza sommaria e proseguirono, allontanandosi fino a scomparire.
Il commissario fu la prima a riprendersi, interrogando sé stessa su quanto appena accaduto: ”Per la miseria, Patrì, ma che hai combinato? Una cosa del genere… assurdo… mai accaduta prima, nemmeno pensata, tantomeno desiderata, durante tutta la mia esistenza!”
L’altra, Pina, era come se stesse su una nuvola. Aveva realizzato, per il momento solo parzialmente, il sogno della sua vita. Meditava: “Il dado è tratto, in futuro vedremo cosa succederà, ma la sua reazione mi è sembrata incoraggiante, forse è più disinibita di quanto immagina”.
La missione si concluse senza ulteriori intoppi e senza che nessuna delle due avesse voglia di commentare quanto accaduto, troppo imbarazzante. Meglio evitare, in fondo era successo “per necessità".
Tornata a casa, Patrizia constatò un’insolita eccitazione al ricordo di quei brevi momenti che la videro in intimità con la sua sottoposta.
Dopo la doccia, massaggiandosi con le solite creme idratanti, indugiò più a lungo del solito su collo, seno e fianchi, immaginando che quelle mani, che cominciavano a procurarle i primi sintomi di un insolito piacere fisico, non fossero le sue, ma quelle di Pina.
Era sola e tranquilla. Il marito era provvidenzialmente all’estero per lavoro, non aveva pertanto motivi per “dirsi di no”, ne aveva anzi per accondiscendere a tutto ciò che di “proibito” le fosse passato per la mente.
Non poteva dire di non essersi mai lasciata andare a pratiche di autoerotismo fino a quel momento, ma molto raramente, più che altro da ragazza e soprattutto non l’aveva mai fatto pensando ad un’altra donna.
Da seduta passò allora a distendersi sul divano del salotto, ed alla fioca luce rossa della piccola lampada del mobile bar continuò a toccarsi, in un’atmosfera divenuta surreale.
Nel pensiero era di nuovo nella Clio con la collega, ma stavolta le carezze ed i languidi baci non si fermavano, mentre lei glieli ricambiava appassionatamente ad occhi chiusi, come se la sentisse realmente su di sé.
Due dita passarono allora a massaggiare delicatamente il clitoride, alternando velocità e pressione, entrando nella vagina e riuscendone lubrificate, per molte volte.
L’altra mano effettuava passaggi lentissimi su tutte le zone erogene che “la partner” conosceva molto bene. La crema idratante consentiva inoltre uno scorrimento fluido, senza balzelli, accentuando quell’insolita sensazione di un piacere nuovo e sempre più profondo.
La lingua le scorreva fra le labbra, uscendo prepotente ogni tanto e tutto il corpo si muoveva sinuosamente ad accompagnare "quell’amplesso".
Arrivò, in un lasso di tempo che non avrebbe saputo definire, un orgasmo dolce, intenso, mai provato in precedenza, e con esso la determinazione di interpretare meglio la strana fantasia che quel ricordo le aveva appena portato a galla.
Non soltanto, forse si portò appresso anche la voglia di trasformare prima o poi in realtà l’occasione non concretizzatasi, per ovvie cause di forza maggiore.
FINE PRIMA PARTE
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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