Vacanza con Mattia post.diploma

Dopo anni di studio e notti insonni, io e Mattia ce l’avevamo fatta: il diploma era nostro. Per festeggiare, avevamo deciso di regalarci una settimana a Parigi, la città dei sogni, delle luci e delle infinite possibilità. Era l’estate del 1983, avevamo appena compiuto 18 anni e l’idea di lasciare tutto alle spalle per immergerci in un’avventura ci elettrizzava.
Nell’ultimo anno, io e Mattia eravamo entrati in confidenza. Lui, come me con Stefano, aveva un rapporto simile con il figlio di un cugino di suo padre, un farmacista di circa trent’anni. Un giorno, avevo trovato delle supposte di glicerina nell’astuccio delle penne di Mattia. Quando gli chiesi spiegazioni, mi disse che gliele dava il farmacista da usare prima dei rapporti, per evitare “sgradevoli sorprese”.
Arrivammo a Parigi e ci sistemammo in un piccolo albergo con un ristorante annesso. Mattia non aveva problemi con il francese, grazie a sua madre che era madrelingua. Il secondo giorno, nella sala del ristorante, notammo due camerieri, entrambi sui trent’anni: uno biondo e l’altro mulatto. Mattia li puntò subito. Chiese se facessero servizio in camera, iniziando a chiacchierare con loro. Io capivo poco, ma vedevo che il clima si stava scaldando. A fine cena, Mattia lasciò una mancia generosa.
Salimmo in camera e lo vidi prendere una supposta di glicerina per sé, porgendomene una con un sorriso malizioso: “Mettila, fa bene.” Dopo circa venti minuti, l’effetto si fece sentire. Mattia corse in bagno e ne uscì dopo una doccia, con un asciugamano sulle spalle. Era ben fatto: belle chiappe, cazzettino piccolo, ma un fisico armonioso.
Bussarono alla porta. Era il biondino. Entrò, salutò, e io, spinto dall’effetto della supposta, scappai in bagno. Quando uscii, dopo una doccia veloce, avvolto in un asciugamano, trovai Mattia sul letto che leccava il culo al biondino. Mi sedetti su una sedia, osservando la scena. Dopo qualche minuto, si scambiarono i ruoli: Mattia a pecora, il biondino che gli leccava il culo. La situazione mi eccitava, e sentii il mio cazzo indurirsi.
All’improvviso, la porta si aprì. Il biondino si girò, rallentando il ritmo. Entrò il mulatto, che mi spinse verso la sedia, si abbassò i pantaloni e avvicinò il suo cazzo alla mia faccia. Aprii la bocca e iniziai a succhiare. In pochi istanti, era durissimo.
La scena si scaldò ancora di più. Il mulatto, con un lampo di desiderio negli occhi, mi fece cenno di mettermi a pecora accanto a Mattia, che mi lanciò un’occhiata complice, il respiro spezzato dal ritmo del biondino. Mi posizionai, e il mulatto iniziò a lavorarmi il buco con la lingua, una sensazione nuova che mi mandò scariche elettriche per tutto il corpo. Ogni colpo di lingua faceva cedere il mio buco, e il desiderio di essere penetrato cresceva. Con una spinta decisa, quasi brutale, il mulatto mi penetrò, strappandomi un gemito che si mescolò a quelli di Mattia. Il suo ritmo era implacabile, un mix di forza e controllo che mi travolgeva. Accanto, Mattia sembrava galvanizzato, incitando il biondino a tenere il passo. La stanza vibrava di un’energia cruda e sfrenata.
In un lampo di intesa, il mulatto e il biondino si scambiarono un’occhiata complice. Senza dire una parola, il mulatto rallentò e si ritirò da me, lasciandomi ansimante. Con un gesto fluido, si spostò verso Mattia, mentre il biondino, con un sorriso predatorio, prese il suo posto dietro di me. Le sue mani mi afferrarono i fianchi, e con una spinta decisa mi penetrò, il suo stile diverso ma altrettanto intenso, un mix di controllo e foga che mi fece inarcare la schiena. Accanto, il mulatto riprese il ritmo con Mattia, con una potenza che gli strappò un gemito profondo, quasi animalesco. I nostri sguardi si incrociarono per un istante, un misto di sfida e piacere condiviso, mentre i due camerieri dettavano il ritmo, la stanza che pulsava come un unico cuore.
Il biondino e il mulatto sembravano spinti da un’energia incontenibile, i loro movimenti sempre più veloci e profondi. Il biondino, dietro di me, strinse la presa sui miei fianchi, ogni affondo più rapido e deciso, il suo respiro spezzato da gemiti rochi. Accanto, il mulatto portava Mattia al limite, i loro corpi in un ritmo quasi febbrile, Mattia che ansima e incita con parole spezzate. L’atmosfera era elettrica, un crescendo sul punto di esplodere. Poi, quasi all’unisono, sentii il biondino irrigidirsi, un ultimo affondo profondo mentre si svuotava dentro di me con un ringhio di piacere. Nello stesso istante, il mulatto raggiunse il culmine, riempiendo Mattia, che si lasciò andare a un gemito lungo e liberatorio. Per un momento, il tempo sembrò fermarsi, i nostri respiri pesanti che riempivano la stanza, i corpi ancora tremanti di quell’intensità.
Il biondino e il mulatto, ancora ansimanti, si scambiarono un ultimo sguardo soddisfatto. Con un gesto quasi rituale, il biondino mi diede una pacca sul culo, un mix di cameratismo e sfacciataggine, mentre il mulatto fece lo stesso con Mattia, che rispose con un sorrisetto stanco ma complice. “Alla prossima,” disse il mulatto con una risata bassa, mentre si rivestivano velocemente. Senza aggiungere altro, uscirono dalla stanza, lasciandoci lì, io e Mattia, con il culo spalancato e un dolore pulsante che si mescolava a una strana soddisfazione.Ci gurdammo i corpi ancora accaldati, il silenzio rotto solo dai nostri respiri che piano piano si calmavano.
Allungai una mano sul culo di Mattia: era ancora aperto. “Sei proprio un rotto in culo,” gli dissi ridendo. Lui fece altrettanto con me, e due dita scivolarono dentro senza resistenza. “Non sei messo meglio!” rispose, scoppiando a ridere.
La vacanza era appena cominciata