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Un anno di silenzio


di Kimboy74
09.11.2024    |    13    |    0 6.0
""Ehi, Egisto, stasera è il tuo turno!" Gli diceva con gli occhi brillanti di una follia che Egisto non riusciva a comprendere..."
**Un anno di silenzio**

Egisto si trovava in un mondo che non gli apparteneva, circondato da quattro mura grigie che sembravano schiacciargli il cuore. Un anno di carcere, eppure la vera pena non era il recluso, ma i suoi compagni di cella: Amir, Hakim e un ragazzo di colore di cui non ricordava il nome. Ogni sera, la routine diventava un rituale crudele.
Amir era il più audace. Dalla sua bocca uscivano parole che ferivano più delle sbarre. "Ehi, Egisto, stasera è il tuo turno!" Gli diceva con gli occhi brillanti di una follia che Egisto non riusciva a comprendere. E così, sotto le risate degli altri, gli mettevano in testa una parrucca. Un gesto che all'inizio gli sembrava ridicolo, ma che con il passare del tempo si trasformava in un marchio di infamia. Una volta messa la parrucca diventava la loro bambolina, in carcere succede anche questo , amir fu il primo ad abusare di egisto , mise un po di olio di vasellina e inizio a penetrarlo , poi a turno anche gli altri....
Le notti si allungavano, e mentre i compagni di cella scoppiavano in una risata sguaiata, Egisto silenziosamente contava le ore, sperando che il loro divertimento scomparisse come un miraggio. "Se non reagisco, si stancheranno," pensava. Ma Amir e Hakim, al contrario, si incaponivano sempre di più, amplificando la loro crudeltà. Un giorno gli fecero la festa tutti insieme , egisto quella volta ansimò come una troia aveva due cazzi nel culo e uno in bocca , la mancanza di rapporti etero ti porta verso l omosessualità, bene o male iniziava ad accettare il fatto di essere diventato una specie di puttana.
Un giorno Amir si avvicinò, il sorriso maligno stampato sul volto. "Ricordi quando la mettevo io la parrucca?" disse ridendo. "Adesso è il tuo turno, Egisto. Ma non preoccuparti, finirà." La frase gli ronzava in testa, come un canto perturbante. Cos'era questo “finirà”? Non c'era un fine apparente nella loro crudeltà.
Passavano i giorni, e la pena di Egisto non era solo quella della detenzione, ma una lenta erosione della sua identità. Non parlava più, non ribatteva, non cercava di difendersi. I suoi pensieri si trasformavano in prigioni, più anguste di quelle fisiche. Ogni sera la parrucca pesava come un macigno sopra la sua testa.
Finalmente, dopo un anno, arrivò il giorno della libertà. Ma quando Egisto varcò le soglie del carcere, si sentiva un uomo diverso, un'ombra di ciò che era. Il mondo esterno lo colpì come un uragano, ma lui rimase immobile, incapace di trovare un posto nel suo dolore. Il carcere lo aveva cambiato, il suo spirito spezzato, e un sorriso che un tempo gli veniva naturale si era trasformato in una maschera di tristezza.
La vita continuava al di fuori, ma per Egisto ogni passo era una lotta. "Finirà", gli aveva detto Amir. Ma quella pena non era finita; era solo cambiata forma, diventando una cicatrice invisibile nel suo cuore. E mentre si allontanava dalla prigione, si rese conto che non avrebbe mai potuto dimenticare. Non smise mai di avere rapporti omosessuali passivi , era come un rituale, difficile dire se alla fine , la sua non sia stata la scoperta di una nuova sessualità.
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