Gay & Bisex
Storia di un ragazzo. Cap. 8 - Un cattivo ragazzo
di Marmarpe
28.01.2016 |
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"Si recò proprio nell'autolavaggio dove lavorava Mario, il ragazzo albanese e non perse occasione per mettere in imbarazzo Marco davanti a lui..."
La vendetta di Marco, in parte era stata servita. Ripensò più volte a quella serata passata in compagnia di Fabrizio e di suo figlio Federico. Ed era sicuro che anche loro lo avessero fatto. Chissà cosa avrebbero pensato se ognuno di loro avesse conosciuto la reale identità dell'altro. Marco continuò a frequentare Federico e i due passarono parecchio tempo insieme, come due veri amici. Una sera, usciti dalla palestra, si fermarono al bar sotto casa di Marco per bere una birra e, appena entrati, videro Fabrizio seduto davanti al solito bicchierino di grappa. "Ehi pa'" , disse Federico rivolgendosi a lui "anche stasera torni ubriaco?". Fabrizio lo guardò un attimo e poi gli rispose cambiando discorso:" Dai, sedetevi con me. Non sapevo che foste amici". Restarono insieme per un'oretta parlando del più e del meno. Anche se in realtà Marco non era molto partecipe al discorso. Ogni volta che li guardava, riusciva a pensare soltanto alle loro labbra che si sfioravano e alle loro lingue intrecciate in quei baci che aveva visto a casa sua. "Beh, io vado a dormire, sono a pezzi", disse ad un certo punto Federico. Salutò gli altri due e si diresse a piedi verso casa. Dopo un po' anche Marco e Fabrizio si alzarono e, uscendo, Fabrizio disse a Marco con un sorriso:" Stai attento a mio figlio. È tutto tranne un bravo ragazzo!". Lo salutò ed andò via. Marco continuò a pensare a lungo alle parole di Fabrizio. Lo avevano un po' scosso. Sia perché non se le aspettava, sia perché pensò che forse si era fidato troppo di Federico e che in realtà, anche se erano passate dei mesi da quando avevano cominciato a frequentarsi, lo conosceva ancora troppo poco. E così ripensò anche a tanti episodi, avvenuti quando era in compagnia di Federico, e ai quali forse non aveva dato il giusto peso, giustificandoli e catalogandoli come semplici ragazzate. Si mise a letto e continuò a pensare a Federico. In particolare pensò ad una domanda che Federico gli aveva rivolto un paio di mesi prima: una sera erano in macchina e stavano tornando a casa dopo una serata in un locale e Marco notò che Federico non stava facendo la solita strada ma aveva imboccato una strada di campagna; accostò in un punto isolato, tirò giù il sedile e si sbottonò i pantaloni. Tirò fuori il cazzo barzotto e chiese a Marco di farlo sborrare. Marco non sapeva resistere tanto facilmente alla vista dell'uccello di Federico e così cominciò a succhiarglielo. Mentre lo succhiava, Federico gli chiese:"C'è qualche ragazzo che conosco a cui vorresti succhiarlo?". Marco si staccò dal suo cazzo, lo guardò negli occhi e rispose:" Ma che domanda è, smettila". Ma Federico non si arrese tanto facilmente. Afferrò Marco per la maglietta e stavolta cambiò anche il tono della voce:" Forse non hai capito, voglio sapere se c'è qualche ragazzo che conosco dal quale ti faresti sborrare in bocca!". Marco ci pensò un attimo e decise di rispondere, cosa magari Federico si sarebbe calmato. "Allora. Uno è Andrea, il ragazzo che lavora alla pompa di benzina dove ci fermiamo sempre, l'altro è Mario il ragazzo albanese che era spesso al bar sotto casa mia e che lavora nell'autolavaggio lì vicino". "Ecco, vedi? Era così semplice..." Disse Federico, non riuscendo a trattenere una risata, "Adesso finisci quello che avevi iniziato!". E gli sborrò in bocca. Quel l'episodio è quella domanda adesso, alla luce di quanto gli aveva detto che Fabrizio poco prima, apparvero a Marco più cattivi di quanto gli fossero sembrati. A questo aggiunse che da quella sera, Federico non aveva mai perso occasione per fare delle battutine, ogni volta che erano presenti Andrea e Mario. In particolare, un pomeriggio, chiamò Marco e gli disse di accompagnarlo a lavare la macchina. Si recò proprio nell'autolavaggio dove lavorava Mario, il ragazzo albanese e non perse occasione per mettere in imbarazzo Marco davanti a lui. Gli toccò il culo più volte, quasi sculacciandolo, suscitando lo stupore e le risa di Mario. Tutto questo, sommato alle parole di Fabrizio, cominciò a farlo riflettere sulle reali intenzioni di Federico. Qualche giorno dopo, Marco è Federico avevano deciso di prendere una pizza da asporto per mangiarla a casa di Marco. Federico arrivò puntuale con le pizze alle 21 e Marco gli aprì."Ehilà amico, sei pronto alla serata pizza e birra?" Disse Federico con un sorriso a 32 denti. Cenarono e si scolarono diverse bottino di birre. Poi uscirono a fumare una sigaretta in balcone. D'improvviso, dopo aver riso e scherzato per tutta la sera, Federico si fece serio. "Stasera voglio che tu faccia qualcosa per me", disse. "Non capisco, non ti seguo", gli rispose Marco, tradendo col suo sguardo tutta la sua curiosità. "Ti spiego meglio: tra poco verranno qui 3 miei amici. Voglio che tu sia la loro puttana, in tutto e per tutto. Proprio come hai fatto quella sera con me e quell'uomo sconosciuto! Dovrai servirli e accontentarli in ogni loro fantasia. Glie l'ho promesso, non farmi fare brutta figura!", disse Federico con la faccia più seria che Marco gli avesse mai visto fare. "Fede, smettila di scherzare, dai", disse Marco ridendo. Ma Federico stavolta lo guardò fisso negli occhi:" forse non hai capito, oppure non mi sono spiegato bene!". "Ma sei impazzito?" gli urlò contro Marco "io sono una persona riservata, nessuno sa di me e tu ti permetti di invitare della gente a casa mia promettendogli chissà che cosa?", continuò. Federico non rispose, rientrò in casa e si aprì un'altra birra. Si mise a sedere sul divano. "Smettila di fare l'isterico, qui sono solo io a decidere, non sei certo tu!". Nella testa di Marco si affastellarono centinaia di pensieri. Pensò che non avrebbe mai dovuto cedere a Fabrizio prima e a Federico poi, perché tutto era iniziato da lì. "Vedrai, piacerà anche a te", disse ancora Federico "io vi guarderò soltanto, voglio godermi lo spettacolo. Ah, preparati, perché sono tipo esigenti!". Marco si mise a sedere vicino a Federico e gli chiese:" Perché mi stai facendo questo? Cosa ti ho fatto?". Federico scoppiò a ridere e rispose:" Ma lo sto facendo per te. O forse per me, perché sono in pervertito!" E continuò a ridere. Di lì a breve suonò il campanello e Federico aprì la porta. Così Marco poté subito vedere chi erano i primi 2 "ospiti". Si trattava, come aveva già sospettato, di Mario, il ragazzo albanese dell'autolavaggio e Andrea, il ragazzo che lavorava alla pompa di benzina. Andrea era uno dei ragazzi più belli della zona, coteggiatissimo da tutte le ragazze: 27 anni, alto 1 metro e 80, barba, capelli corti sui lati e più lunghi sopra. Mario invece non era bellissimo. Alto non più di 1 metro e 70, robusto, capelli biondi corti ma non cortissimi, barbetta incolta ed una faccia da stronzo che aveva da sempre alimentato le fantasie più nascoste di Marco. "Ok, non c'è bisogno di presentazioni, direi", disse subito Federico. "Dobbiamo solo aspettare il terzo", continuò. Ma le sue parole furono quasi interrotte dal suono del campanello. Federino aprì di nuovo la porta e Marco poté vedere chi fosse la terza persona. "Oh, Massimo, ti stavamo aspettando", lo salutò Federico. Marco era incredulo. Massimo era un elettricista di un paese vicino che spesso collaborava con la ditta per cui Marco lavorava. 43 anni, sposato con due figli, non molto alto, capelli biondo cenere, un fisico normalissimo, con un po' di pancetta. Di sicuro non uomo bellissimo. Tutti si sarebbe aspetto, tranne Massimo. "Sono sicuro che ti starai chiedendo perché proprio Massimo!", disse Federico rivolgendosi a Marco. Ma in realtà Marco un sospetto lo aveva. Tempo prima aveva raccontato a Federico di un incontro occasionale avvenuto a casa di un ragazzo. Quel ragazzo si chiamava Nico, il figlio diciannovenne di Massimo. In quell'occasione Massimo era rientrato prima dal lavoro e li aveva sorpreso a letto insieme. "Hai già capito?" Disse ridendo Federico. Marco abbassò lo sguardo e Federico lo incalzò:" Voglio dargli l'occasione di potersi vendicare! Allora, siamo tutti pronti? Queste sono le regole del gioco, perché è il mio gioco. I partecipanti agiranno solo uno alla volta e nel frattempo gli altri potranno assistere. A te Marco verrà concessa ogni volta la possibile di scegliere il ragazzo che ti scoperà!". Detto questo, i 5 si spostarono in camera da letto. "Allora Marco, chi vuoi per primo?", chiese Federico. "Mario!" Rispose Marco che nel frattempo era già nudo. Mario si spogliò in fretta e finalmente Marco poté ammirarlo: un fisico robusto ma molto sodo, due gambe fori e pelose. Aveva peli solo sulle ascelle e sul cazzo. I pettorali, invece, erano coperti da pochissimi peli. Mario si avvicinò a Marco, gli mise una mano sulla testa e lo fece abbassare. Marco si ritrovò con il suo cazzo davanti alla faccia. Un cazzo non molto lungo ma bello largo. "Aprì la bocca, puttana". Marco si lasciò scivolare quel cazzo fino in gola e cominciò a succhiare. Mario lo afferrò per le orecchie e gli scopò la gola togliendogli il respiro. Poi lo fece alzare e lo girò. Lo inculò così, senza lubrificarlo, in piedi e lo sbatté con una tale violenza che Marco fu costretto più volte ad implorarlo di smettere. Ma Mario non lo ascoltò. Tirò fuori il cazzo e chiese a Marco di leccargli il culo. Marco affondò la lingua in quel cull caldo e ne assaporò ogni singolo umore, fino a quando Mario, al culmine dell'eccitazione, lo afferrò per un braccio e lo face mettere a pecorina. Gli sfondò di nuovo il culo con forza. Marco poteva sentire le palle pelose di Mario sbattere sul suo culo e i rantoli di piacere dell'albanese risuonarono per tutta la stanza. "Ti riempio di sperma, troia", urlò alla fine. E con un urlo animalesco gli farcì il culo di crema calda. "Ok!", intervenne subito Federico, senza nemmeno dare il tempo a Marco di riprendersi "chi sarà il prossimo fortunato?". "Andrea!", ripose Marco. Andrea si spogliò in un attimo, mettendo in mostra un fisico stupito. Muscoloso al punto giusto, due gambe splendide e pelose. Ma ciò che impressionò di più Marco furono i suoi pettorali, gonfi e ricoperti di peli neri e lisci. A tutto questo si aggiungeva poi un cazzo che era già duro, forse il più lungo che avesse mai visto, discretamente largo e ricurvo verso sinistra. Andrea si avvicinò a Marco e lo baciò. Fu un bacio lungo, passionale. E Marco piacque parecchio. Poi Andrea spinse Marco verso il letto, lo fece sdraiare, gli allargò le gambe, pungola cappella sul buchetto, e cominciò ad entrare. "Scusami, non volevo che andasse così, ma avevo troppa voglia della tua bocca e del tuo culetto e non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione!". Detto questo, entrò fino in fondo e cominciò a muoversi scopandogli il culo. Solleva la testa e cominciò a far colare la sua saliva nella bocca di Marco, alternando degli sputi violenti a dei fiumi di saliva che Marco prontamente ingoiava. Poi si sdraiò a pancia in sù e fece sedere Marco sul suo cazzo. "Muoviti, fammi vedere come lo prendi e fammi sentire come godi", gli disse. E Marco cominciò a cavalcare quel cazzo magnifico accarezzando il torace peloso di Andrea, fino a quando questo lo fece alzare e gli infilò il cazzo in bocca. "Adesso ti sborro in bocca, ma non ingoiare subito!", gli ordinò Andrea. Quattro schizzi fortissimi colpirono la lingua e il palato di Marco che trattenne tutto in bocca. Andrea a questo punto si abbassò verso di lui e lo baciò. I due si scambiarono il seme di Andrea con un bacio lunghissimo. "Anche questa è fatta!", intervenne di nuovo Federico. "Massimo, sei rimasto solo tu, fatti avanti!". A Marco non piaceva la faccia di Massimo. Aveva un ghigno perverso, quasi malefico. Massimo si denudò e Marco pensò che in fondo non era poi così male. Quella pancetta in fondo era anche eccitante, lo rendeva maschio e attraente. Massimo si scagliò verso Marco con un balzo e gli sputò in faccia, lo buttò sul letto e gli mise il culo in faccia:" Leccami il culo, puttana!" Marco leccò a fondo, fino a quando Massimo si alzò e, mettendosi in piedi sul letto, cominciò a pisciargli addosso. "No, dai, così sporchi tutto!" Disse Marco. "Devi stare zitto! Gli urlò contro Massimo e continuò a pisciargli addosso. Alla fine rivolse il getto verso la bocca di Marco. "Aprì e bevi", gli disse. E Marco obbedì. Poi si sdraiò sopra di lui, gli allargò le gambe e lo penetrò forte. Lo scopò con una violenza che nemmeno Fabrizio aveva mai osato avere con lui. L'odore dell'ultima di Massimo sul suo corpo mentre lo scopava stava eccitando Marco ma continuava ad avere paura di Massimo. Questo estrasse il cazzo dal culo di Marco e gli sollevò le gambe scoprendo bene il buchetto. Prese del lubrificante che si appositamente portato, lo spalmo sulla sua mano, sul suo braccio e sul buchetto di Marco e cominciò a forzarlo. Dapprima con due dita, poi con tutta la mano, fino a far scivolare dentro tutto il braccio. Marco non era mai stato fistato e urlò come se lo stessero squartando. "Così impari a farti scopare da mio figlio, lurida puttana!" E mentre gli diceva queste parole continuava a sputargli in faccia e si masturbava. Alla fine, tirò fuori il braccio, si avvicinò alla bocca di Marco e la riempì di sperma. Marco si sentì sollevato. "È tutto finito", pensò. Ma Mario si avvicinò di nuovo minaccioso, prese la testa di Marco tra le mani e la portò vicino al suo cazzo. Glie lo appoggiò tra le labbra e cominciò a pisciare. "Bevo tutto, dissetati!" Lo stesso fece Andrea subito dopo, gli si avvicinò, si menò un po' il cazzo per farlo tornare duro, glie lo infilò in culo e pisciò. Glinriempì l'intestino di piscio e si rivestì. I tre "ospiti" andarono via senza dire una parola, lasciando Marco sul letto, sporco di piscio e sperma, sotto lo sguardo soddisfatto di Federico. "Hai visto che alla fine ti è piaciuto?" Disse ridendo ad alta voce mentre si sbottonava i pantaloni. Marco lo guardò rassegnato. Federico tirò fuori il cazzo e gli pisciò addosso. Si rivestì e se ne andò, senza nemmeno salutarlo. Marco si alzò di scatto e si buttò in doccia. Mentre l'acqua lo risvegliava da quello che sembrava un terribile incubo, cominciò a pensare:" L'hai voluto tu!".
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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