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Il più bello del locale


di Marmarpe
21.01.2020    |    11.350    |    11 8.5
"Ho la strana sensazione che quegli occhi volessero dirmi qualcosa, ma cerco di concentrarmi sulla mia birra e sulla mia sigaretta per provare a rilassarmi..."
Quello che segue è il racconto di un’esperienza che ho vissuto qualche ora fa, in un locale della capitale. Ho deciso di scrivere subito un racconto, perché il ricordo di tutte le sensazioni che ho provato è ancora vivo in me e ho voluto trascriverle immediatamente, per evitare che si perdessero e restassero soltanto un bel ricordo. Probabilmente non vedrò mai più quel ragazzo, ma mi basterà rileggere questo racconto per conservare per sempre il ricordo di ieri sera.
Ore 23:30 di un lunedì qualsiasi, smanetto un po’ tra le varie app in cerca di un diversivo e di un po’ di divertimento che possa scaldare questa fredda serata invernale. Solite cose, soliti volti, solite proposte e solite persone inconcludenti, poco serie e noiose.
Al diavolo, dico tra me e me, esco un po’. D’altronde stasera sono a Roma, di possibilità ne ho diverse e non voglio lasciarmele sfuggire. Il freddo di certo non aiuta, però mi faccio coraggio ed in un attimo sono per le strade della capitale.
A piedi raggiungo un noto locale gay, di quelli col bar e la zona cruising, deciso a bere un paio di birre e a vedere un po’ quello che succede. Stasera non ho molta voglia di interazioni sociali e quindi penso che quello sia proprio il posto giusto per statsene un po’ defilato e per i fatti miei, al caldo e gustando qualche buona birra. All’entrata vengo accolto con la solita gentilezza e cortesia dal titolare (che, detto tra noi, è davvero un bel ragazzo!), mi tolgo la giacca, la lascio nel guardaroba e rimango solo con la t-shirt e i pantaloni della tuta, dato che il caldo all’interno del locale è davvero notevole.
Il tempo di ambientarmi e in un attimo sono al bar per prendere la mia tanto desiderata Heineken. La tracanno in 2 minuti perché avevo una sete pazzesca e ne chiedo subito un’altra. Con il bicchiere in mano mi dirigo verso la sala fumatori per rilassarmi un po’ con una bella sigaretta, mentre sorseggio la mia seconda birra. Entro e vedo che ci sono due persone che fumano e chiacchierano tranquillamente. Incrocio lo sguardo di uno dei due ma forse la mia eccessiva timidezza in certe situazioni mi fa subito distogliere lo sguardo e così non riesco a inquadrarlo come vorrei.
Mi metto a sedere sul divanetto quasi affianco al ragazzo di cui avevo incrociato lo sguardo, bevo la mia birra e mi accendo una sigaretta. Non so perché ma continuo a pensare a quegli occhi. Non ho modo di poterlo guardare di nuovo, perché lui era seduto alla mia destra e non voglio che si accorga che lo sto fissando. Eppure ci penso. Ho la strana sensazione che quegli occhi volessero dirmi qualcosa, ma cerco di concentrarmi sulla mia birra e sulla mia sigaretta per provare a rilassarmi.
Vorrei vedere chi è e soprattutto com’è quel ragazzo che mi ha guardato. Mi piacerebbe sapere com’è vestito, capire quanti anni ha, studiarne i movimenti e gli atteggiamenti. Non so nemmeno io il perché. In fondo potrebbe essere un ragazzo qualsiasi, anche privo di interesse, eppure mi intriga terribilmente. Certo, non sembrava brutto, però l’ho guardato per una frazione di secondo. Troppo poco per poter stabilire se mi piacesse davvero.
Sento solo la sua voce mentre parla con l’amico. La cadenza è romanesca, il tono della voce è pacato. Una voce maschile, interessante.
Sento di nuovo il forte desiderio di voltarmi a guardarlo, ma non lo faccio. Non ci riesco.
La mia sigaretta è finita. Il mio bicchiere è ormai vuoto. La seconda birra in pochi minuti mi sta dando una piacevole sensazione di calore e si rilassamento. Sento la mente svuotarsi da ogni pensiero e mi godo il momento. Così deciso di uscire e di farmi un giretto per il locale. Arrivo alla zona cruising e vedo che c’è già parecchia azione. Ci sono diversi ragazzi carini, alcuni molto interessanti.
Comincia il solito corteggiamento, più o meno sfacciato, di alcuni di loro nei miei confronti. Qualcuno mi fa tentennare, qualcun altro lo rifiuto subito. Alcuni mi seguono. Uno mi ferma e mi sussurra all’orecchio che vuole scoparmi. Gli sorrido, gli rispondo che per adesso non mi va e vado via.
Ho bisogno di andare in bagno e così ne approfitto per prendermi una pausa dai miei “corteggiatori”.
Per fortuna in bagno non c’è nessuno. Mi guardo allo specchio. Non sono poi così male, dai. Sento però che a quella serata manca qualcosa.
Quando esco dal bagno trovo di nuovo il bar sulla mia strada e così prendo un’altra birra. La bevo seduto su un divanetto, mentre altro ragazzi chiacchierano e sorseggiano i loro drinks.
Adesso sì, sono pronto per la serata. Mi sento leggero e felice allo stesso tempo. Ripenso a quegli occhi che mi hanno guardato al mio ingresso nella sala fumatori. Dai, lascia perdere, sarà già andato via, mi dico.
E così mi alzo e mi dirigo di nuovo verso la zona cruising, deciso questa volta a cedere alle avances di qualche sfrontato corteggiatore, magari il più carino, magari il più intrigante. Arrivo ed il rituale è sempre lo stesso: ti guardano, ti seguono nella dark, ti fanno capire che ti vogliono. Sta a te decidere se e quando lasciarti andare. Entro nella dark room e percepisco la presenza di diverse persone. Appena i miei occhi si abituano al buio, nella penombra vedo un gruppetto di persone che ci danno dentro: un ragazzo è inginocchiato ai piedi di tre uomini e li sta pompando a turno. In un angolo invece un altro ragazzo lo sta prendendo in culo da un uomo che dietro di lui lo martella come se volesse sfondarlo. Mi appoggio al muro e mi godo un po’ la scena. In un attimo sento una mano che si posa sul mio pacco. Un’altra si insinua nei miei pantaloni e comincia a palparmi il culo. Mi volto e riconosco uno dei miei corteggiatori. All’inizio sto al gioco, mi lascio toccare, lo tocco a mia volta. Intorno a noi si accalcano altre persone. Tutti cercano di toccarmi. Qualcuno mi abbassa i pantaloni della tuta. In un attimo si inginocchia ai miei piedi e me lo prende in bocca. Comincia un lento pompino. Se lo fa scivolare tutto in bocca, fino alla gola. Poi aumenta il ritmo. Vuole bere. Io però dopo un po’ lo allontano, mi rivesto e mi allontano dal gruppo.
Esco dalla dark e dal locale accanto vedo uscire un ragazzo.
Lo guardo, lui mi guarda. Ho un sussulto. Riconoscerei quegli occhi tra milioni di altri occhi. Stavolta non distolgo lo sguardo e sono felice di non averlo fatto. Finalmente posso guardarlo. Lui è lì, continua a camminare tra i camerini, inseguito letteralmente da un ragazzo che probabilmente vorrebbe averlo tutto per sé.
Mi estraneo da tutto e da tutti, devo guardarlo. Le mie sensazioni erano giuste. È bellissimo. Maschile, intrigante, affascinante.
Guardo com’è vestito. Probabilmente se qualcun altro avesse indossato quesì vestiti non l’avrei nemmeno notato. In genere preferisco i ragazzi sportivi, con le sneakers ai piedi. Lui è diverso. Indossa un paio di jeans, ai piedi ha un paio di polacchine blu e sopra una camicia ralph lauren a righe bianche e azzurre tenuta fuori dai pantaloni e con i primi due bottoni aperti. Sta benissimo vestito così, non avrei potuto immaginarlo vestito in un altro modo.
Lo guardo ancora, rischio di sembrare uno stalker, potrei risultare inopportuno, ma non riesco a staccargli gli occhi di dosso. Il suo viso è maschile, con una leggera barbetta, la carnagione olivastra. I capelli sono tenuti di lato col gel. È di una bellezza quasi irreale. I suoi occhi scuri indugiano ancora sui miei. Il ragazzo che lo segue non lo molla. Forse lui non se ne accorge nemmeno, ma io capisco che lo desidera.
Ho una fottuta paura che me lo porti via. Gli passo vicino, lo guardo, lui mi guarda ancora. Mi giro ed entro nella dark. Con la coda dell’occhio vedo che mi segue. Entra anche lui e si appoggia ad una parete. Non resisto più. Ho paura che se non facessi la prima mossa perderei questa meravigliosa opportunità. Così mi lascio andare. Lui è lì, appoggiato alla parete. La mia mano comincia a muoversi quasi senza controllo. Si appoggia sul suo pacco. Lui mi tira a sé, mi bacia le labbra. In un attimo la sua lingua si fa strada nella mia bocca. Ci abbracciamo, ci baciamo. Poi lui si ferma, mi prende la mano e mi invita a seguirlo. Non qui, mi dice.
Come un’automa lo seguo don dentro ad un camerino, uno di quelli completamente bui ma al riparo da sguardi (e mani!) indiscreti. La porta del camerino si chiude alle nostre spalle. Fa un caldo pazzesco, ma almeno siamo soli, mi dice col suo accento romanesco. Adesso siamo solo noi. Io e il ragazzo più bello del locale. È tutto per me.
Riprendiamo da dove avevamo interrotto. Ci avvinghiamo e ci baciamo. Sento il meraviglioso sapore della sua saliva, della sua bocca. Le nostre lingue cercano di fondersi l’una con l’altra. Ci tocchiamo, esploro il suo corpo bellissimo con le mani e comincio a sbottonargli la camicia. Non posso vederlo ma sento un torace bellissimo, con una leggera peluria. Lo lecco. Ha un profumo buonissimo e un sapore che mi eccita da morire. Fa caldo, sta sudando, ma è terribilmente sexy. Si slaccia i pantaloni, se li abbassa. Nel frattempo continuiamo a baciarci e a toccarci in preda all’eccitazione. Lo voglio. Lo voglio più di ogni altra cosa al mondo. Mi sposto sui sui capezzoli, lui ansima, glie lo succhio, gli tocco il culo e poi prendo in mano il suo cazzo. Non so dire quanto fosse grande, in termini di cm perché il buio non aiutava. Quello che so è che era esagerato, in lunghezza e in larghezza. Lo afferro con la mano, comincio a segarlo e poi mi inginocchio. Lo bacio, lo annuso e me lo faccio scivolare in bocca. Comincio a pomparlo velocemente. Ha un sapore buonissimo. Il suo sapore, quello che mi sta mandando fuori di testa. Lo succhio mentre gli accarezzo il torace. Lui mi afferra per la testa e detta i tempi del pompino. Poi va più in profondità e mi scopa la gola. Sta godendo, ed io con lui. Mi alzo di nuovo e riprendiamo a baciarci. Lo sego. Il suo cazzo è troppo bello.
Nel camerino accanto al nostro due ragazzi stanno scopando. Ne sentiamo le voci, i rumori, l’eccitazione. E io riprendo a succhiarlo, ancora più a fondo. Gli lecco l’asta, poi scendo alle palle. Le prendo in bocca, una per volta. Le succhio, le assaporo.
Lui mi fa alzare di nuovo e mi bacia. Peccato che abbiamo scelto il camerino buio, mi dice. E io sono d’accordo con lui. Avrei voluto guardarlo mentre lo succhiavo. Avrei voluto vedere ancora una volta quanto fosse bello.
Lui prende il cellulare e fa un posto di luce. Vedo di nuovo i suoi occhi e mi sento quasi mancare. Lui mi bacia. Mette le
Mie mani sul suo cazzo, mi invita a segarlo di nuovo. Si stacca un attimo da me. Lo vuoi? Mi chiede. Io avrei voluto rispondere di sì. Lo avrei voluto con tutte le mie forze. Ma in quel momento mi sono lasciato sopraffare dalla paura delle sue dimensioni. È troppo grande per me, ho risposto. Avrei potuto chiedergli di fare piano, lui sarebbe stato delicato, ne sono certo. Ma non l’ho fatto e me ne sono pentito subito. Lui mi mette di nuovo la lingua in bocca e poi si avvicina al mio orecchio. La vuoi in bocca? Mi chiede ancora. Stavolta dico sì. Mi abbasso e lo prendo. Lui mi scopa la bocca con forza. Vengo. E in un attimo la mia bocca si riempie del suo sperma. Lo ingoio, lo lecco ancora, lo pulisco. Il cazzo comincia ad ammosciarsi mentre io assaporo ancora le sua ultime gocce.
Ci ricomponiamo, io gli faccio luce con il mio cellulare mentre si abbottona la camicia. Mi apre la porta e mi fa uscire. Grazie, mi dice. Grazie a te, rispondo. Torno nell’area fumatori per fumare e dopo un po’ entra di nuovo lui. Una sigaretta adesso ce sta, mi dice in romanesco. Io l’ho guardato ancora. Quanto era bello. Avrei voluto sapere almeno il suo nome. Ma non glie l’ho chiesto. Avrei voluto chiedergli il numero di telefono ma non l’ho fatto. Avrei voluto averlo dentro di me ma gli ho detto di no. È vero, ho tanti rimpianti. Ma ho avuto il ragazzo più bello del locale tutto per me. Di certo non lo vedrò mai più. Ma mi basterà rileggere queste righe per ricordarmi di quella stupenda serata.
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