Proposta di sottomissione

Ero in cerca di lavoro e la giornata prevedeva tre colloqui. Rimaneva l’ultimo che era appena fuori città quindi passai prima per casa per rinfrescarmi un po’ e cambiarmi. Arrivai un pochino in anticipo ma furono gentilissimi e non mi fecero aspettare. Entrai nell’ufficio dove era seduto un uomo intorno alla cinquantina d’anni con un aspetto serio e severo. Mi presentai e mi preparai a rispondere alle domande che mi aspettavo. Io sono padrone Giovanni, così si presentò ed allora comincia a pensare che quello non sarebbe stato un normale colloquio di lavoro. Ho bisogno di uno schiavo per dieci sedute al mese, cosa ne pensi? Li per li ebbi un momento di esitazione ma sentendo la cifra che mi offriva dissi di si. Parlammo ancora per un po’ dopodiché mi disse che potevo andare e che si sarebbe messo in contatto con me per la prima seduta.
Arrivato a casa cominciai a pentirmi di quel si ma poi pensando ai soldi dissi tra me e me che avevo fatto bene. Dopo alcuni giorni arrivò la telefonata con le istruzioni da seguire. Mi disse di portare un paio di scarpe a spillo, delle calze autoreggenti e uno string. Anche se non mi ero mai vestito con intimo da donna non dissi nulla anche perché la regola principale era che non dovevo mai disubbidire o indulgiate.
Mi recai sul posto, era una bellissima villa fuori città dove trovai Giacomo ad attendermi. Mi disse in modo brusco . Feci più presto che potevo e arrivato nel salone trovai altri cinque uomini. Anche se mi vergognavo per il mio abbigliamento andai verso di loro e fu allora che sentii Giacomo dire >. Mi sentii mortificato e pensai >.
Subito uno di loro si recò dietro di me, afferrò lo string e lo tirò su fino a strapparlo poi mi diede una piccola spinta che data la mia inesperienza sui tacchi mi fece cadere sulle ginocchia tra due altri uomini che erano seduti sul divano. Uno di loro mi fece segno di avvicinarmi mentre si calava i pantaloni, disse ma non ebbi il tempo di avvicinare la mia bocca vogliosa che mi afferrò la testa e mi ficcò tutto il suo possente cazzo in gola togliendomi il respiro. Nel frattempo l’altro che mi aveva strappato le mutandine mi sistemo il bacino e con un colpo secco comincio a scoparmi dilaniandomi il culo letteralmente. Godevo veramente come una cagna e i miei gemiti di dolore e iacere eccitavano ancora di più quei maschioni che cominciarono ad alternarsi passando prima dal mio culo e poi portandomi i loro cazzi alla bocca.
Uno di loro mi riempíil culo di sborra ma arrabbiato mi diede uno schiaffo fortissimo dicendomi . Ubbidii e pian piano mi vennero tutti dentro. Leccai tutti accuratamente cercando di non lasciare alcuna traccia di sperma sui loro arnesi.
Giacomo che era stato seduto su una poltrona tutto il tempo mi ordinò di andarmi a cambiare e di andare via. Chiesi se potevo fare una doccia ma innervosito perla domanda si alzò e si recò verso di me che ero ancora accovacciato a terra. Venendo si chinò a prendere le mutandine strappate e mi ordinò di mettermi a pecorina e con le mani di allertare le chiappe. Subito ubbidii anche perché capii che non avrei dovuto parlare in precedenza. Prese le mutandine e me le conficcò nel culo dicendomi che così lo sperma che avevo dentro non sarebbe colata fuori.
Mi alzai e mi diressi verso l’altra stanza per cambiarmi senza dire nulla.
Arrivato a casa feci una bella doccia e sdraiatomi sul letto comincia a pensare alla prossima seduta....