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Gay & Bisex

Ma che serata


di Membro VIP di Annunci69.it happychuck
20.05.2019    |    12.905    |    16 8.9
"Mi ha riconosciuto e mi fa ciao con la manina al di là del vetro del portellone che ancora non si è aperto..."
Il treno ha iniziato a rallentare riducendo drasticamente l’alta velocità mantenuta per i poco più di trenta minuti che sono trascorsi da quando sono partito; l’altoparlante annuncia l’arrivo a Bologna Centrale.
Allungo lo sguardo oltre il finestrino, mi ha appena whatsappato che sta aspettando al binario 17 e io gli ho risposto che sono in carrozza 4.
Eccolo li, sembra proprio lui. Proprio come lo immaginavo: piticchio (banale, insipido,scialbo, insignificante); in una manciata di secondi mi ritrovo un turbinio di pensieri che mi frulla nella testa: ma che ci faccio qui? Quanto sarebbe stato meglio se al posto suo avessi dovuto incontrare quello strafigo di Domenico …
Saverio aspettava da tre anni questo momento; io non avrei mai accettato di arrivare a questo incontro se il mio boy/scopamico non mi avesse lasciato a culo asciutto da quasi due settimane o se qualcuno degli altri contatti della chat si fosse dimostrato meno chiacchierone e avesse mantenuto la promessa di voler raggiungere con me il trionfo dei sensi.
Mi ha riconosciuto e mi fa ciao con la manina al di là del vetro del portellone che ancora non si è aperto.
Ormai non posso più tirarmi indietro. Beh ormai siamo in ballo e balliamo …. e se scopata dev’essere, che scopata sia. Stavolta farò a meno di fare l’amore.
Una cordiale stretta di mano, una serie di scale mobili per uscire di nuovo alla luce di questo tardo pomeriggio piovigginoso, l’obbligo della cintura di sicurezza perché i suoi occhi mi fulminano appena il campanellino del SUV comincia a ricordarti che stai infrangendo la legge (uffahhhh!!!).
Fatico un po’ a comprendere gran parte delle battute che ci scambiamo. Parla con un filo di voce, muove la bocca in modo strano. Mi accorgo che mi disturba un po’ quello slinguazzio della sua bocca. Finalmente siamo arrivati a casa. Un condominio in una zona residenziale anni settanta.
Nessuna particolare accoglienza. Li c’è l’attaccapanni per il giubbotto, se hai bisogno del bagno è lì. Ti aspetto nella stanza più in là nel corridoio a destra.
Quando lo raggiungo è disteso sul letto e indossa solo le mutande. Lo guardo con tanta voglia di lasciar perdere e andarmene. Però, a guardare meglio solo le parti che mi interessano, il suo corpo nudo non è proprio male; nulla a che vedere con le sculture di Michelangelo o della mitologia greca, ma ha due belle cosce sode e un torace non palestrato, ma ben modellato. Ma quella bocca che non sta ferma e quella lingua che ogni tanto spunta fra le labbra, non mi piacciono.
Daiiiii …. Non devi mica sposarlo. Chiudi gli occhi e fruga fra le mutande … non vorrai aver fatto questa lunga trasferta inutilmente.
Evito di avvicinare il volto al suo perché sono sicuro che vorrebbe baciarmi, mi dedico un po’ ai capezzoli eppoi, con la lingua e con le mani, scendo verso l’inguine. Il gonfiore dentro le mutande ha preso vigore. Lo palpo. Ma quanta roba c’è? Scendo a guardare …. Ma che bella sorpresa? Un cazzo impertinente, bello diritto, non lungo, ma di un calibro bello grosso, scappellato, invitante, che sovrasta due discreti coglioni. Il tutto avvolto da un piccolo accenno di peluria bionda riccia ben curata. Sembra che da quelle parti ci sia passato da poco un estetista.
Non posso aspettare oltre e la lingua comincia a scorrere sull’inguine alla ricerca dello scroto e poi dell’altra parte dell’inguine. Il cazzo è li che sembra guardare cosa gli succede intorno. Le contrazioni di piacere lo fanno oscillare e mi sbatte sulle guance. Il profumo di cazzo che emana la cappella mi inviterebbe a ingoiarlo subito tutto, ma un pompino fatto bene ha bisogno del suo tempo e ancora non è il momento. Saverio me lo porge con la mano destra mentre con la sinistra mi spinge la testa verso di lui, ma ancora non è il momento giusto, lo scanso, mi sbatte di nuovo sulla guancia e con la lingua lo lecco per tutta la lunghezza poi per tutta la circonferenza. Lui capisce che è meglio se il gioco lo conduco io e mi lascia fare. Sento che gode. Vorrei guardarlo negli occhi mentre lecco e ingoio le palle, ma è meglio che li tenga chiusi per non vedere l’espressione scema del piticchio che gode in modo banale e sempre ad occhi chiusi risalgo fino alla cappella, la annuso, la lecco, sa di buon cazzo, la succhio e pian piano la insalivo e lentamente la ingoio. Le labbra sono appoggiate sul ventre e sullo scroto e tutto il resto del cilindro è scomparso dentro, un po’ di solletico alle tonsille, ma senza conati. E’ grosso, faccio fatica a controllare che i denti non disturbino lo scorrere su e giù con ritmo lento.
Lui mugola, ma non lo guardo.
Io godo di quegli affondi con la lingua e il palato che scorrono tutto intorno a quel grosso cilindro rivestito di morbida pelle e godo quando le labbra baciano ogni volta l’inguine e lo scroto quando la nuda cappella raggiunge la gola.
“Ehiiii,” mi ritrovo a dirmi fra me e me, “ma se continui così lo fai venire e il culo ti rimane a secco anche stasera, non mi sembra il tipo per farci la doppia goduta e fra un paio d’ore devi riprendere il treno per tornare a casa”. Quindi mi stacco, allungo la mano verso il comodino di lato al letto, apro la bustina, srotolo il preservativo lungo il cazzo con un po’ di difficoltà per la circonferenza che l’eccitazione del succulento pompino aveva fatto moltiplicare, una bella passata della mia densa saliva sul buchetto, mi accoccolo sopra la cappella, mi appoggio, mi siedo e in men che non si dica sento le labbra del buchetto che baciano il suo bacino. E’ entrato tutto dentro in un solo colpo. E’ grosso, grosso, grosso, ma la mia voglia di averlo e sentirlo dentro non ascolta i pizzicotti di dolore, anzi li elabora e li trasforma in piacere.
A questo punto è lui che prende le redini del gioco. Cambiamo svariate posizioni, forse per interrompere l’avvicinarsi dell’orgasmo (penso io); ma ad ogni cambio un piacere diverso, sempre intenso. Godo, godo davvero, sempre ad occhi chiusi e sento dai suoi gemiti che anche lui gode. Non so quanto sia stato dentro di me, so solo che io ho già raggiunto uno dei miei orgasmi anali contraendo con forza l’ano intorno a quel forzuto cilindro e al secondo, mentre mi sto impalando dandogli le spalle, la stretta è così forte che arriva anche lui, con dei grugniti soffocati e le sue contrazioni che si uniscono a quelle del mio ano. Beh, non sono arrivato col cazzo ma ho goduto abbastanza e lascio perdere il raggiungimento del piacere assoluto.
Rimaniamo così, frementi, ad aspettare che il battito si calmi, poi mi alzo e sento che esce, la classica sensazione di vuoto, stavolta non mi sento orfano ma il formicolio allo sfintere si fa ancora sentire; era davvero bello grosso quel cazzo che ci ha ravanato dentro.
Saverio toglie il preservativo stracolmo di sborra …. Cazzo ma quanta ne ha schizzata !!!!
Ci rivestiamo e mi riaccompagna alla stazione. Poche parole durante il tragitto. Nessun commento. Non posso dire che l’accoglienza sia stata granché e mentre mi accingo ad entrare in stazione mi concentro sulle mie solite riflessioni del dopo: Lui avrebbe voluto fare l’amore e avergli dimostrato il mio distacco lo ha raffreddato. L’amore non posso farlo con soggetti come lui. Comunque è stata una bella scopata.
Manca ancora quasi un’ora prima della partenza e decido di mangiare qualcosa e di fare un giretto nel centro commerciale di fronte alla stazione.
Un panzerotto, una birretta, un caffè e ora due passi a guardar vetrine.
Bello quel negozietto con tutti quei pupazzini stranissimi di tutte le forme e di tutte le dimensioni. Quasi quasi entro a dare un’occhiata.
Ma proprio quando arrivo dinanzi alla porta di ingresso vi trovo parato li dietro un marcantonio stile mandingo, nero che più nero non si può. Sta girando la chiave per chiudere, peccato mi sarebbe piaciuto curiosare un po’ fra gli scaffali.
Cosa ti sarebbe piaciuto? mi trovo a domandarmi: guardare i pupazzini o rimirare più da vicino il mandingo? Non faccio in tempo a finire di farmi la domanda che quello gira la chiave in senso inverso, apre la porta e con un sorriso smisurato di denti bianchissimi e con tutta la gentilezza che può mettere in campo mi fa cenno di entrare dicendomi “prego, entra pure; stavo chiudendo, ma posso fare anche un po’ più tardi” e subito dopo richiude a chiave la porta dietro di me.
Ohi, ohi, ha chiuso a chiave e se volessi uscire? … Il suo tono rimane sempre gentile e mi apostrofa: “non riesco a resistere quando vedo un uomo maturo, di bella presenza, con l’espressione curiosa”.
“E io sarei di bella presenza e curioso?”
“Si, almeno lo sembri” risponde lui mentre mi prende per mano e mi tira verso un angolo un po’ più nascosto del negozio lontano dalle vetrine. Chissà perché il timore che possa farmi del male non mi sfiora minimamente. Forse saranno i suoi modi energici, ma gentili.
Non faccio in tempo a pensare che forse mi è capitata l’occasione da tanto cercata di godermi un magnifico cazzo nero, che si è già abbassato i jeans e gli slip, sbottonato la camicia mettendomi a disposizione una meravigliosa mezza nudità di un corpo nero nero con muscoli guizzanti ovunque, un bacino stretto, addome a tartaruga, cosce possenti e moscolose e una proboscide che scende a metà coscia con una punta violacea.
Un inchino di adorazione di fronte a tanta bellezza, uffahhh, ma fra poco più di mezz’ora ho il treno e non posso perderlo perché è l’ultimo e poi fino a domattina che ci faccio a Bologna? Ma mentre penso a questi stupidi vincoli terreni ho già raccolto la barzotta proboscide, l’ho leccata, l’ho baciata, l’ho annusata e ora la sto ingoiando, con un po’ di difficoltà. Bella, dura, lucida, scorre e pian piano arrivo a prenderla quasi tutta. La leggera peluria del pube mi solletica il naso, ce l’ho fatta, è tutta dentro …. Scorro su e giù e inizio a gustarmi il piacere di quell’inaspettato pompino e i mugugni del suo godimento. Lui gioca sulle ginocchia con le cosce in tensione e favorisce l’andirivieni dalla gola alle labbra, dalle labbra alla gola. E’ diventato durissimo, ogni tanto un conato mi obbliga a prendere respiro, far scorrere la lingua per tutta la sua lunghezza dalla punta e giù giù fino alle palle, una bella succhiata anche a queste due bocce belle piene e morbide per poi risalire con la lingua fino alla punta e ingoiare di nuovo tutta quella grazia diddio e ricominciare l’andirivieni. Non lo estraggo quasi mai oltre la metà e la sua cappella mi infrange le tonsille. Non so quanto tempo sia passato ma il pensiero che il treno non aspetta mi costringe a riflettere che devo farlo finire, chiudo le labbra, la lingua e il palato ad avvolgere totalmente quell’osso duro, un paio di risucchi profondi ed eccolo che geme che inizia a vibrare come se le cosce dovessero cedere e sento in gola tutto il buon sapore del suo piacere. Una quantità ciclopica e, immediata, la decisione coraggiosa di ingoiare tutto. E mentre lo faccio ripenso a quell’articolo che ho letto un paio di mesi fa che riconosce l’ingoio come un buon rimedio per evitare i rischi ; speriamo che sia vero; eppoi il mandingo sprizza salute da ogni spigolo del suo corpo.
Lo ripulisco a dovere e lascio che lui lo riponga dentro alle mutande. Un bacio di compiacimento sulle labbra, un paio di carezze e uno scambio di sguardi compiaciuti. Mi congedo frettolosamente perché fra non molto parte il treno. Lui mi dice che lavora li e che se voglio posso tornare a trovalo con più calma. Prometto che ci tornerò.
Di sicuro ci tornerò.
Arrivo al binario 19 che stanno già annunciando l’arrivo del treno. Salgo e mi siedo al mio posto e imposto la sveglia del cellulare per farmi svegliare in tempo utile per scendere a Firenze, nel caso che dovessi addormentarmi.
Non sto nella pelle dall’entusiasmo, chi avrebbe mai potuto credere che potesse capitami un’occasione così succulenta. Cazzo com’è stato esaltante far scorrere le mani su tutta quella pelle liscia e vellutata. Che buon profumo aveva quel corpo poderoso. Che buon sapore ho ancora in bocca. Non ci posso credere che sia tutto vero. Come può essere stato attratto da me? Beh, però non è l’unico a dirmi che sono di bella presenza. Prima o poi dovrò riconsiderare il mio livello di autostima.
Cazzo … non so nemmeno come si chiama il mandingo.
Con tutto questo turbinio di pensieri e con questo stato di beatitudine sarà difficile dormire e la sveglia impostata non servirà. Prendo il telefono per guardare l’ora e vedo che è arrivato un messaggio “lascia la chiave nel solito posto arrivo verso mezzanotte e mezza” ha scritto il boy/scopamico. Non ci posso credere … proprio stasera si ricorda che esisto? Un calcolo veloce e mi tranquillizzo perché arriverò a casa prima della mezzanotte e quindi in tempo per organizzarmi e riceverlo.
Sono a casa. Mezzanotte meno dieci , metto la chiave nel solito posto. Posso fare con calma ho tutto il tempo per preparare l’accoglienza.
Porto in camera la confezione di praline di cacao amaro, la bottiglia della grappa aromatizzata al fieno e due bicchieri. E’ piacevole far sciogliere il cacao amaro sul palato e poi depositarci un sorso di distillato prima di concedersi al piacere di fare l’amore con lui.
Una doccetta veloce, indosso il pigiama e via sotto le coperte a fare zapping senza capire cosa stanno dando in TV. I pensieri vanno oltre alle immagini che scorrono sullo schermo. Quegli orgasmi anali della prima serata, quella proboscide in gola che mi ha saziato la sete … e ora? Ce la farò a far l’amore con lui? A lasciarmi andare senza farmi prendere dai sensi di colpa?
Socchiudo gli occhi e cerco di non pensarci.
Mi sveglio di soprassalto con le sue labbra appiccicate alle mie e la lingua che si fa strada a cercare la mia. D’impulso gli prendo la faccia fra le mani e lo trattengo per far durare il più a lungo possibile quel bacio appassionato. Si distende sopra di me e ci abbracciamo così forte da toglierci il respiro. Si spoglia, mi spoglio e sotto le coperte cominciamo a carezzare i nostri corpi. Le lingue si cercano, i baci ci eccitano. Lo lecco, mi lecca. Il collo, il lobo, i capezzoli, il ventre, l’inguine, lo scroto, le cosce, l’ano …. Lo sento fremere quando la lingua si addentra fra le natiche e raggiunge il suo fiore. Fremo anch’io quando la sua lingua raggiunge il mio buchetto e la mia bocca è piena della sua eccitazione. Eppoi mi prende, entra dentro di me ad esplorarmi in profondità. Mi fa fremere anche quando mi bacia il collo mentre va e viene dentro di me e anche quando esce e mi bacia lungo la schiena fino alle natiche per poi appoggiare di nuovo la cappella e spingerla tutta dentro in un sol colpo. Cambiamo più volte posizione cercando di mantenere il più a lungo e a fondo possibile il contatto dei nostri corpi e quando l’eccitazione arriva al massimo vibrano e le contrazioni arrivano contemporanee a darci il massimo del piacere assoluto. Lui scarica tutto dentro di me mentre le mie gambe lo abbracciano intorno ai fianchi, le mie braccia lo stringono a me, le nostre bocche si incollano in un bacio profondo e i nostri respiri affannati si fondono.
Finalmente ho fatto l’amore.
Un paio di praline, un goccetto di grappa, gli sguardi che si incrociano ancora e via di nuovo a letto ad abbracciarsi e baciarsi. Ci addormentiamo così abbracciati e soddisfatti.
Mi sembra di aver dormito per un giorno intero e invece dalla finestra filtra ancora la luce pallida della luna. Siamo ancora abbracciati e sento fra di noi qualcosa che si muove e oscilla picchiettando sul ventre e sulle cosce … Sembra che lui dorma ancora, ma che fa? … sogna? Di sicuro ha voglia di sfogarsi ancora, la mia mano scende a valutarne la consistenza e capisco il suo bisogno di essere ancora appagato.
Mi rigiro e scendo lungo i suoi fianchi, mi approprio con la bocca delle sue palle, mentre il cazzo oscilla a sbattermi sulle guance. Lascio le palle orfane e scorro con la lingua per tutta la lunghezza, mi soffermo ad assaporare il precum e poi lo ingoio fino a fargli raggiungere le tonsille ed inizio a succhiarlo con tutto la voluttà del mio pompino imperiale. Il suo respiro si alterna fra gemiti di piacere e ronfate di sonno, ma quando arriva al punto di non ritorno, mi afferra la testa, mi blocca spingendosi a fondo nella gola e con lunghe e silenziose contrazione schizza tutto il frutto della sua massima eccitazione fra le mie fauci. Ne assaporo la dolcezza, lo bevo, mi masturbo per pochi secondi e raggiungo anch’io l’orgasmo. Ripulisco ben bene il salsicciotto appagato e ormai rilassato e lo lascio appoggiato allo scroto. Sono davvero compiaciuto di aver di nuovo goduto con lui.
Torno ad abbracciare il mio boy e stavolta mi addormento per bene.
L’ultimo pensiero prima di perdere la cognizione nel sonno: ma che serata è stata questa? Una serie di fortunate coincidenze che sono sicuro non si potrà mai più ripetere …..
Buona notte
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