Gay & Bisex
Il marito della mia amica - parte terza. La sorpresa
di Zibibbo2
16.10.2015 |
16.032 |
7
"Sì, mi ricordo bene!"
"Beh, gli ho parlato di te..."
Lo sapevo: avrei dovuto provare sensi di colpa nei confronti della mia amica, per il fatto che mi ero fatto scopare da suo marito. Lo sapevo benissimo. Tuttavia, se all'inizio i miei pensieri erano rivolti lì, dopo la seconda volta con Nicola avevo in parte cambiato idea, probabilmente stavo cercando di autoconvincermi. Mi dicevo che in fondo, se era venuto a cercare me, qualcosa in lei mancava, non gli dava tutto ciò di cui aveva bisogno. Nicola venne a chiavarmi un altro paio di volte, in entrambi i casi la sera del calcetto. Era diventato più bravo: mi possedeva con forza e determinazione, ma allo stesso tempo con una certa dolcezza. Amava in particolare scoparmi da dietro, mi faceva appoggiare con le mani alla testiera del letto e mi penetrava con foga, appoggiandosi a sua volta a me con tutto il peso. Sentivo il suo cazzo lungo che mi scivola dentro e le sue mani che erano diventate più sicure e disinibite: mi toccavano il petto, mi masturbavano. In entrambi i casi fu molto bello.
Io avevo preso la decisione di non andare con nessun altro, finché mi "frequentavo" con lui. Forse la verità era che non avevo voglia di cercare altro, mi bastava così, mi accontentavo delle briciole: non c'era molto da prendersi in giro, scopare una volta ogni due settimane non era esattamente una relazione. Tralasciando, per altro, il fatto che lui era sposato. Con la mia migliore amica.
Un sabato sera eravamo fuori a cena con i soliti amici. Chiacchieravamo del più e del meno. Io ogni tanto guardavo Nicola, me lo immaginavo nudo sopra di me. Mi immaginavo la sua lingua che mi leccava il buco (l'avevo istruito anche a questo, sì), il suo desiderio di penetrarmi, e ovviamente il suo petto villoso sopra di me, le mie mani che lo toccavano ovunque. Ogni tanto lui mi lanciava qualche occhiata, senza farsi vedere, e io stavo giusto pensando che per lui avrei anche potuto accontentarmi. Del sesso, una volta ogni tanto, e poi la nostra amicizia, pubblica.
Finita la cena decidemmo di fare quattro passi in centro. Nicola mi si accostò.
"Serata carina, vero?"
"Sì." Gli sorrisi.
"Ho visto che mi guardavi."
"Spero bene!", risposi.
"Senti", mi disse, prendendomi per un braccio, come per farmi rallentare. Voleva che nessuno ci sentisse. Io ero eccitato al pensiero di quello che doveva dirmi, perché non potevo immaginare cosa mi stava per dire e come avrebbe cambiato tutto tra di noi. Gli altri ci distaccarono, continuando a chiacchierare, compresa sua moglie. "Hai presente Marco, quel tipo che gioca a calcetto con me?"
Non capivo cosa centrasse. "Quello pieno di muscoli, che è venuto anche al mare con noi l'anno scorso... sì, mi ricordo bene!"
"Beh, gli ho parlato di te."
Rimasi un po' in silenzio. Cosa mi stava dicendo? Che si stava aprendo con i suoi amici?
"Beh, non dici niente? Non hai voglia di farti scopare anche da lui?"
Ah, era questo. Rimasi molto deluso, ma non volevo farlo capire a Nicola. Non si meritava di sapere che aveva ferito i miei sentimenti. Per cui gli dissi di dargli pure il mio numero e che mi scrivesse.
Marco mi scrisse dopo pochi minuti. Senza troppi convenevoli, mi proponeva di vederci la sera stessa. Io non avevo voglia, gli risposi che ci avrei pensato una volta a casa.
Verso mezzanotte, la serata si concluse; qualcuno il giorno dopo doveva partire per una vacanza, o qualcosa di simile. A casa, da solo, ripensai a quello che era successo, al modo in cui mi aveva trattato Nicola, alle illusioni che mi ero fatto, e scrissi a Marco, pensando che non mi avrebbe mai risposto. Invece era sveglio. Mi disse che se volevo potevo andare a casa sua, tanto quel fine settimana la sua morosa non era a casa.
Non me lo feci ripetere.
Dopo venti minuti era da lui.
Mi aprì la porta in boxer e canottiera. Non mi ricordavo che fosse così manzo: aveva le braccia grosse gonfie, i pettorali che tendevano la stoffa. Il petto era depilato, da quanto potevo vedere, ma si vedevano i segni della ricrescita ed erano tremendamente sexy.
"Vuoi bere qualcosa?", mi chiese, mentre mi facevo largo. Avevamo già parlato altre volte, ma quella sera avevo solo voglia di dimenticare Nicola; non volevo chiacchiere inutili, volevo solo scopare per non pensare.
"Voglio bere te", gli risposi, guardandolo negli occhi.
Non se lo fece ripetere. Si avvicinò, mi prese la testa e iniziò a baciarmi. Non era per niente timido, anzi, mi infilò subito la lingua in bocca. Con la mano mi teneva ferma la testa, con l'altra si fece strada dietro alla schiena, mi entrò sotto alla maglietta. Si staccò, solo il tempo per respirare, e poi ricominciò a baciarmi con foga, e intanto mi faceva spogliare. Anche io gli mettevo le mani ovunque, ed era tutto un fascio di muscoli: non avevo mai toccato niente di simile. Il culo era sodo e duro, misi una mano dentro ai boxer e sentii la peluria fitta e morbida. Gli toccai la sfesa, lui non si ritrasse, anzi, continuò a baciarmi e toccarmi.
Era un sogno: un manzo del genere, ed entrambi nudi.
Si staccò, e mi portò per mano in camera, che era semplicemente l'altra stanza. Mi fece sdraiare sul letto e mi venne sopra. Aveva un corpo perfetto, i pettorali gonfi, i capezzoli piccoli e turgidi (su uno c'era un piercing), la tartaruga scolpita, gli obliqui che scendevano in evidenza fino al cazzo, che era il contrario di quello di Nicola: non molto lungo, ma grosso e venoso, con una cappella rossa e due palle enormi.
Non volevo aspettare: aprii le gambe per fargli capire quello che volevo e gli chiesi se aveva un preservativo. Lui mi guardò, quasi perplesso, poi si avvicinò e mi sussurrò all'orecchio: "Non hai capito. Voglio che mi scopi tu..."
Allora era un sogno... lui si tirò di lato, prese dal comodino un goldone e me lo passò; poi prese anche del lubrificante e se lo passò sul buco, mettendosi a pecorina. Indossai il preservativo e mi misi dietro di lui; puntai il cazzo e spinsi. Sentii lo sfintere che faceva resistenza, ma poi cedeva e mi lasciava entrare. Gli feci gustare la cappella, poi entrai completamente. Lui iniziò a mugugnare mentre lo scopavo, a dirmi di continuare; io lo abbracciai da dietro e gli toccai quel corpo perfetto e massiccio. Dentro e fuori. Stavo godendo troppo.
"Scopami da davanti", mi disse, ed io uscii. Era pulito (quindi si era preparato!); si mise di schiena e io lo penetrai frontale, in mezzo alle sue cosce muscolose. Iniziai a fargli una sega, sembrò gradire; stava con le braccia indietro per afferrare la spalliera, e questa posizione gli tendeva ancora di più i muscoli.
Non ce la feci a resistere. Venni. Lui ululò un po', poi qualche getto di sperma si sparse sui suoi addominali. Sfilai il cazzo, ma dovevo gustarmi quel ben di dio fino alla fine: così glielo leccai direttamente dai muscoli tesi.
Lui sorrise. "Quando Marzia non c'è, sei sempre il benvenuto."
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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