Gay & Bisex
Alla cascata
di aramis2
19.03.2020 |
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"Sentii il rumore di rami rotti più avanti, ma non riuscivo a vedere il mio amico per l’ombra proiettata dalla fitta boscaglia intorno a me..."
Lucio e io eravamo amici da diversi anni, lui era più giovane di me, di sette anni per essere esatti. Ma stavamo meglio di quanto capitasse a molti altri amici. Sapeva che ero gay, sicuramente lui non lo era e non gli importa che lo fossi. La cosa non faceva parte delle nostre conversazioni.Lui aveva un giovane corpo perfetto, senza peli, un torace abbastanza definito, pelle chiara e una faccia da ragazzino che mi faceva sciogliere ogni volta che sorrideva. Aveva diciassette anni. Avrei desiderato che ne avesse di più.
Per gli standard odierni, si potrebbe dire che avesse una fioritura tardiva. Fatemi
spiegare.
All’inizio di una primavera mi aveva invitato al cottage dei suoi genitori, solo noi due. Avevamo noleggiato qualche film da guardare e comprato della coca cola ed un po’ di schifezze da mangiare oltre a degli alcolici. Era qualcosa di nuovo per lui, sì, era illegale. Ma erano gli anni ottanta, ed i ragazzi sono ragazzi. Dannazione volevo vederlo comportarsi fuori dagli schemi.
Il cottage era rustico; fondamentalmente una costruzione di legno che aveva più di cento anni. Beh, forse non così a tanti, ma ne aveva l’aspetto. Il tipo di luogo dove, se c’è cattivo tempo, non hai altro da fare che scrivere a casa. L’interno era poco arredato, un divano e un paio di tavoli, un vecchio televisore bianco e nero che riceveva solo un canale, una radio con cui bisognava lottare duramente per captare i segnali dalla stazione più vicina. Qualche quadro di scarsa qualità appeso alle pareti e dappertutto odore di mosto.
All’esterno trovammo una scala a pioli appoggiata al cottage. Il sole sarebbe sceso nel giro di un’ora, quindi pensammo di salire sul tetto che si affacciava al lago. Era bello.
Sull’altra sponda c’erano case allineate mentre sulla nostra ce n’erano poche. Si diceva che un vecchio era stato proprietario della maggior parte della terra su questa sponda del lago, e quando era morto aveva lasciato tutto al suo gatto. Odio i gatti. Ma allo stesso tempo, se non fosse stato per loro, non avremmo avuto la tranquillità che avevamo in quel momento. Non so chi fosse quel vecchio, ma mi sarebbe piaciuto dargli una pacca sulle spalle e dirgli grazie.
Mi ricordo di una cascata che cadeva direttamente nel lago dove si trovava il cottage. Erano anni che non andavo lì e convenimmo che avremmo fatto qualche escursione la mattina dopo. Mi ricordavo che il sentiero scendeva ad un ramo morto del lago, dove vi era una vecchia capanna. C’erano anche delle grotte. Una volta ero strisciato attraverso un’apertura a malapena grande per passarci ed ero arrivato in una caverna più grande, a destra c’era un mucchio di escrementi di coniglio. Ancora oggi non riesco a guardare degli escrementi di animale.
Restammo seduti sul tetto per quelle che sembrarono ore, parlando di tutto. Delle nostre precedenti visite al cottage, della sua scuola, del mio lavoro, di ragazze, di ragazzi e di … conigli. Lucio iniziò a sembrare un po’ stanco e si voltò verso di me.
“Andiamo dentro. Ho bisogno di bere e dormire.”
“Buona idea. Se siamo fortunati ci sarà qualche documentario naturalistico o qualcosa del genere!”
Ridemmo i documentari erano quello che i giovani guardavano prima di avventurarsi nella pornografia. Non è detto che sia così ma forse è solo perché sono un po’ più schietti con la loro fotografia nel presentare il genere umano delle diverse nazioni. Più di una volta, nella mia giovinezza, quando non avevo molto controllo su quel dispositivo tra le mie gambe, mi ero chiesto come sarei riuscito a tenerlo giù se fossi stato un guerriero nudo stringendo la mia lancia per ornamento. Con tutti gli altri giovani guerrieri intorno a me, ora un po’ più uomo che ragazzo, sapevo che sarebbe stato difficile non cadere in ginocchio e chiedere di essere nutrito.
Scesi la scala per primo e Lucio mi seguì. Guardai in su mentre mi avvicinavo all’ultimo gradino e presi una fotografia mentale di quel perfetto culo coperto dai jeans sopra di me. Come avrei voluto afferrare quelle natiche e sentirle irrigidirsi. Quando ebbi raggiunto terra spostai la parte inferiore della scaletta e la tenni ferma.
Lucio si fermò a metà strada lungo la scala e guardò verso tre alberi a meno di quindici metri dal cottage.
“Ehi, la nostra capanna sull’albero è ancora lì!” Esclamò sorpreso.
L’avevamo costruita diversi anni prima e non mi aspettavo che durasse così a lungo. Gli alberi erano molto alti e oscillavano violentemente ogni volta che c’era una tempesta di vento. Avevamo pensato che le travi di supporto fossero state strappate dall’albero da molto tempo. Ma le traverse avevano tenuto.
Mentre Lucio stava esaminando la struttura, io esaminavo la struttura dietro la sua cerniera. Era evidentemente più grossa di quella della maggior parte dei ragazzi della sua età. Potevo vedere il contorno del suo elemento di forma allungata che premeva contro il tessuto. Quando fui sicuro che non stesse guardando, misi una mano davanti al suo inguine per misurare. Era almeno lungo dalla punta del mio indice alla curva alla base del mio pollice. E non era nemmeno duro. Sentii un formicolio mentre il mio pene saltava su.
“Dovremmo andare a controllarla!” Disse e cominciò a scendere mentre io ero concentro a diminuire il flusso di sangue al mio uccello.
“Ma è troppo buio, non saremo in grado di salire.”
“Sì, ma posso accendere le luci sul lato del cottage. Sarà come giorno!” Disse mentre girava l’interruttore, illuminando gli alberi e la foresta intorno.
“Vedi! Andiamo!”
Avevamo inchiodato sugli alberi delle tavole come una sorta di scala di fortuna, in breve Lucio ci fu.
“Oh! Vai a prendere gli alcolici nel cottage?” disse.
Entrai e mi imbattei nel suo borsone. La parte superiore era aperta e la sua felpa pendeva fuori a metà dal sacco, la raccolsi e me la portai al naso. Era il suo profumo. Mi tolsi la camicia ed iniziai ad indossare il suo soffice capo, inspirai profondamente mentre me lo infilavo dalla testa e lo facevo scendere sul torace. Ebbi un’erezione come mai prima di allora e, senza pensarci, corsi in bagno a masturbarmi.
Mi sedetti a pompare la mia carne ed a respirare il suo profumo virile mentre il mio corpo pompava sempre più calore tra me ed il tessuto. Ero lucido e non pensavo alle conseguenze di essere scoperto. Fiotti di sperma eruttarono dalla punta del mio membro quando cominciai a spasimare. Respiravo affannosamente ora ed avevo messo il naso nell’ascella della felpa. L’ultimo fiotto di sperma fu sparato fuori come un proiettile da un revolver.
Pulii in fretta, rimisi la felpa come l’avevo trovata e mi rimisi la camicia. Dopo aver preso da mangiare e bere ed un paio di bicchieri di plastica, mi diressi verso la capanna.
Ero un po’ cauto nell’arrampicarmi e testavo ogni gradino prima di passare all’altro. Quando ero quasi in cima sentii un rumore molto simile ad acqua che precipitava. Lucio stava pisciando.
“Ah, ah!” Disse: “Piove piscia!” e rideva come un pazzo.
“Cosa ti ha fatto perdere tutto questo tempo?”
“Oh, io, uh, ho avuto problemi a trovare gli occhiali. Sono caduti dietro il
tubo del lavandino.” Mi chiesi se mi avrebbe creduto.
“Porta qui il tuo culo!” Disse mentre io strisciavo oltre la sporgenza del ripiano e vedevo che era girato verso di me. Aveva finito di pisciare, aveva nascosto il suo strumento nelle mutande e mi guardava con la cerniera ancora abbassata. Portò le mani indietro sotto la testa utilizzandole come un cuscino. La sua maglietta bianca era un po’ alzata e mostrava il suo ombelico. Ehi, vedevo tutto.
Stappi le bottiglie e versai.
Iniziammo a raccontare barzellette per un po’ e poi storie di fantasmi. Era una serata molto calda, strana per essere primavera, e entrambi eravamo sudati. Sudati per l’alcol, ne ero sicuro.
Mi svegliai presto la mattina successiva, poco dopo si alzò il sole. Mi sentivo malissimo, mi girai e notai che Lucio non c’era. Non l’avevo sentito alzarsi. Mi stavo ancora riprendendo dagli effetti dell’alcol consumato la sera prima. Emisi un piccolo grugnito stirandomi ad occupare i due giacigli. Guardai oltre il davanzale ed i raggi del sole mi colpirono la retina. Ed eccolo lì. Appoggiato alla scala. A petto nudo. Senza pantaloni. L’unica cosa tra il suo gigantesco inguine e l’aria di questo pianeta erano i suoi sospensori.
Aveva infilato la mano profondamente all’interno ed accarezzava il suo strumento ammirandone la bellezza.
Rimasi senza fiato e ricaddi sul pavimento. Trasalii quando mi resi conto che se mi avesse sentito sarebbe corso ai ripari, ed io volevo vedere di più. Così rimasi immobile per un po’, ascoltando per sentire se si era spostato. Niente. A questo punto ero completamente sveglio. Questo era proprio quello che stavo aspettando. Cosa fare. Cosa fare.
Lentamente mi sollevai di nuovo, sbattendo la testa su qualcosa sopra di me.
“Fanculo!” Sussurrai.
Alzai lo sguardo e vidi un binocolo. Molto utile! Lo liberai dal gancio che lo tratteneva e pulii le lenti col bordo della camicia. Lo appoggiai al davanzale e mi avvicinai con gli occhi, regolando la messa a fuoco.
Notai che aveva rinunciato alla conchiglia che si trovava in uno spiegazzato mucchio di panni sporchi sotto di lui. Si stava ancora accarezzando lentamente. Regolai la messa a fuoco e zoomai su ciò che aveva catturato la sua attenzione, il suo pene.
Vidi che se lo tirava, tirando la testa, allungandolo mentre sempre più sangue congestionava l’albero. Della saliva gocciolava dagli angoli della bocca.
Per la prima volta fui in grado di dare una buona occhiata a lui nudo. Una piccola chiazza di peli pubici castani ricci circondava le sue palle altrimenti senza peli, e saliva più rada fino all’ombelico. Stava torcendo l’albero a destra e a sinistra, cercando di pomparlo al pieno volume. Le sue palle sussultavano ad ogni colpo e rimbalzavano leggermente in avanti, per poi riprendersi e sbattere l’interno delle sue gambe. Il sole illuminava il suo corpo glabro e rivelava i contorni dei suoi giovani muscoli contro una brillante luce bianca. Ero ipnotizzato.
Proprio in quel momento iniziò a camminare verso l’albero dove stavo, il suo pene andava su e giù ad ogni passo. Mi sdraiai a terra fingendo di dormire.
Scalò l’albero più velocemente di quanto avessi previsto e lasciò cadere il suo corpo perfetto accanto al mio, in silenzio. Potevo sentire il calore che emanava dai suoi pori dato che aveva corso. Poi mi venne in mente che non avevo appeso il binocolo dove l’avevo trovato. Stava a terra vicino a me. L’aveva notato?
Mi girai sulla schiena, facendo schioccare le labbra, come se stessi avendo un bel sogno. Avevo gli occhi chiusi. Giuro che se questa fosse stata una scena di un film, avrei vinto un Oscar per la mia capacità di fingermi addormentato. Nessun indizio da parte sua che mi facesse pensare che se ne fosse accorto.
Poi sentii qualcosa contro il fianco destro, stava strofinando delicatamente il suo strumento contro la mia pelle! Lentamente si contorceva su e giù.
Ogni tanto sentivo un pungere delicato quando il suo strumento si contraeva e la testa premeva sulla mia pelle. Di tanto in tanto, troppo di tanto in tanto, la sua asta scivolava su per la mia anca, sul mio stomaco. La mia verga stava danzando, ma per fortuna era interamente contenuta nella dura stoffa dei jeans. La patta era aperta anche se pensavo che un lembo coprisse ancora il mio membro gonfio. Anche se avrei voluto toccarmi, dovevo stare al gioco.
Improvvisamente sulla punta del suo cazzo comparve del liquido pre seminale che si rovesciò sulla mia anca. Il suo movimento avanti e indietro e la sensazione della lunghezza della sua asta che strisciava sulla striscia scintillante di sperma, era straordinaria. Era eccitante ed io lo ero.
Lucio emise dei piccoli rumori sommessi che divennero più forti mentre cavalcava la mia anca. Credo che non fosse più conscio delle sue azioni. Quando la sua verga scivolò ancora sul mio stomaco, emise un grugnito piuttosto forte e coprì il mio stomaco con il suo succo. Alcuni schizzi atterrarono su varie parti della parte bassa del mio torso, altri rimasero intrappolati fra i peli che portavano al mio ombelico. Lui stava ancora contorcendosi in estasi, il suo seme di uomo cadeva sempre di più sulla mia pelle. Poi afferrò il suo albero con una mano e spremette fuori le ultime gocce, asciugando la testa lungo il mio fianco.
Quindi si alzò e ridiscese a terra.
Io mi abbassai i pantaloni alle ginocchia e spinsi il mio attrezzo nel mio pugno giusto in tempo per esplodere tutto me stesso. Venni come non ero venuto da anni. Ero coperto di sperma dal collo in giù. Quando la sensazione si placò, emisi il respiro che avevo trattenuto e mi rilassai mentre mescolavo con le dita i nostri caldi liquidi d’amore. Praticamente in quel momento eravamo come una cosa sola.
Pochi minuti dopo mi pulii con un vecchio straccio che si trovava in un angolo e mi diressi verso il cottage.
“Buongiorno!” Dissi entrando in cucina. Lucio stava alacremente preparando la colazione.
“Buongiorno!” disse sorridendo: “Sembra che tu abbia fatto un bel sogno la notte scorsa... “ Commentò, quasi sornione.
“Cosa intendi?” Cercando di capire dove voleva andare a parare.
“Beh ...” fece una pausa,. “Mi sono svegliato, ti ho guardato ed eri coperti di... “
“Che cosa?” Quindi quella era la sua tattica. Brillante, pensai. Trasformare completamente la cosa in modo da farmi pensare che avevo fatto un sogno erotico o qualcosa del genere.
“Sai ...” disse con un sorriso.
“Oh.” Ho detto, e mi sono voltato sogghignando.
Dopo poco eravamo nella piccola barca e stavamo attraversando il lago verso la cascata. Avevo tanto desiderio di vederla. Eravamo entrambi tranquilli. Stavo riflettendo su quello che era successo quel mattino ed avevo il sospetto che lui stesse facendo lo stesso. Sicuramente sarei riuscito ad averlo, dovevo solo capire come.
La barca urtò la riva con un tonfo, risvegliandoci dai nostri rispettivi sogni ad occhi aperti. Lucio saltò fuori e legò la barca ad un grande ceppo appena fuori della linea di galleggiamento. Poi salì il pendio molto ripido accanto alla cascata.
“Aspetta!” Gridai alzandomi per passare dalla barca alla riva, quasi perdendo l’equilibrio più volte.
“Raggiungimi!” Urlò lui mentre correva.
Controllai il nodo con cui aveva legato la barca per assicurarmi che non se ne andasse, poi cominciai a risalire la collina. La terra era morbida e coperta di aghi di pino appena smossi dalle impronte di Lucio. Ad ogni passo che facevo, la terra precipitava giù per la collina sotto di me. Sentii il rumore di rami rotti più avanti, ma non riuscivo a vedere il mio amico per l’ombra proiettata dalla fitta boscaglia intorno a me.
“Lucio!” Gridai, drizzando le orecchie per percepire una risposta che non venne. ‘Questo è un altro dei suoi giochetti’ Pensai tra me e me. Non ero troppo vecchio per quei giochi? No, o perlomeno non volevo farglielo sapere.
Vicino alla parte superiore delle cascate arrivai ad un grosso masso che sembrava impossibile superare. Era l’unica possibilità per andare dall’altra parte, così dovevo scalarlo. Trovai una piccola fessura nel fianco della roccia, vi misi dentro la destra. Con l’altra mano mi assicurai più in alto e verso sinistra, avrei avuto bisogno di un’altra mano per aggrapparmi. Ero prossimo a completare la missione quando misi il braccio destro sopra il masso, la mano scivolò su del muschio e sono caddi all’indietro, lontano dal masso.
“Aaaaaiuuutoooo!” Gridai mentre cadevo pesantemente fra alcune rocce in mezzo alle cascate.
‘Merda!’ Dissi tra di me: ‘Guarda cosa hai fatto.’
Ero bagnato ed anche un po’ triste, ero lì come un cucciolo disperato e sperduto, nel bel mezzo di una pozza, in mezzo al nulla, inzuppato, e iniziai a spogliarmi. Pensai che le rocce fossero abbastanza calde per asciugare un po’ i miei vestiti prima di cercare Lucio.
Era una cosa avventurosa, il mio uccello cominciò a crescere, penso che fosse eccitante essere un “nudista” per un po’.
Con cautela misi i vestiti sulle rocce soleggiate ed il vapore cominciò a salire dalla stoffa.
Mi diressi verso le cascate che riempivano la pozza e mi sono messo sotto l’acqua che mi schizzava pesantemente sulla testa e colpiva il mio uccello duro cadendo a grande velocità. Mi lavai e mi arrampicai su una grande roccia piatta parzialmente ombreggiata. Mi lasciai cadere sulla schiena per prendere il sole e abbronzarmi. Questa era vita. Solo io e la natura. Oh, e naturalmente Lucio, ma lui non era in vista.
Mentre scivolavo nel sonno, sentii che il mio pene era ancora duro.
Dovevo aver dormito per un paio d’ore, perché quando mi svegliai, la mia pelle era di un rosso brillante e pizzicava pure. Mi guardai intorno per vedere se c’era Lucio, poi mi girai sullo stomaco e scivolai di nuovo nel sonno.
Mi svegliai di soprassalto perché mi sembrò di aver sentito un boato, molto simile a quello che sarebbe stato emesso da un orso arrabbiato. Sapevo che c’erano in giro animali selvaggi, ma mi ero dimenticato di mettere in guardia Lucio, di starci lontano, era l’epoca in cui avevano i piccoli e qualsiasi cosa li avrebbe messi in allarme inducendoli ad attaccare. Forse si era trattato solo di un sogno ma decisi di verificare.
Ancora nudo mi alzai e mi guardai intorno senza notare nulla di strano. Così mi avventurai tra gli alberi. Non passò molto e notai una figura in lontananza. Una figura bianca in piedi in una radura. Mi avvicinai silenziosamente cercando di mantenermi tranquillo per paura che fosse qualcun’altro e non Lucio. Dannazione non volevo essere sorpreso in quello stato. Troppo imbarazzante. Quando arrivai al bordo della radura mi sono accovacciai e sbirciai da dietro un grosso cespuglio. Si trattava di Lucio in tutto il suo splendore.
Eccolo lì, che si pompava la sua carne come Madre Natura l’aveva fatto. Ed a me cosa stava succedendo? Mi era diventato subito duro ed avevo cominciato ad accarezzarlo.
“Puoi venire fuori adesso.” Disse Lucio.
“A chi stai parlando?” Chiesi senza pensare prima di parlare, poi cominciai a tremare per l’eccitazione.
“A te, stupido! A chi altro pensi che potrei parlare in mezzo al nulla!”
Mi alzai, oltrepassai il cespuglio e mi presentai a lui che stava guardandosi l’organo sessuale e ne strofinava la testa col pollice.
Alzò lo sguardo verso di me, mi guardò negli occhi e lentamente abbassò lo sguardo fermandosi a guardare i capezzoli duri e poi giù al mio pene eretto.
“Sei bello!” Sottolineò.
“Grazie.” Risposi, giocando con il mio cazzo : “Voglio scoparti.”
Lucio rise. “Vuoi scopare me?”
“Si, voglio succhiarti il cazzo duro. Voglio che tu mi venga sulla faccia.”
Lui continuò a ridere.
“Voglio sentire le tue labbra intorno al mio cazzo.”
Ora ci stavamo pompando entrambi dannatamente la carne.
Lucio si voltò e fece un passo verso di me.
Mi lasciai cadere sulle ginocchia ed inghiottii le sue palle tirandole delicatamente. Il cespuglio di giovani peli pubici morbidi mi solleticavano la lingua. L’odore era di muschio e ricordava il casolare. Il suo albero ad arco era a fianco del mio naso. Lui pompava su e giù, fottendo il bordo del mio naso.
Lo circondai con le mani e gli strinsi le natiche, come da tanto tempo desideravo
fare. Sentivo la loro rotondità, la loro morbidezza.
Dopo aver lasciato uscire i testicoli dalla mia bocca, spinsi il suo cazzo nella mia gola con un colpo solo.
Cominciai a dondolare avanti e indietro, sentendo la punta che slittava verso il fondo del mio esofago e poi di nuovo fuori lungo la mia lingua.
La mia mano destra afferrò le palle e le tirai verso il basso.
“Succhiami! Succhiami!” Cominciò a gridare lui pompando con più forza.
Passai una mano sotto di lui e spinsi il pollice nel suo buco del culo.
“Oooooooooh ...” Strillò di piacere.
Lo mossi un po’ e sentii il suo sfintere che gli si contraeva intorno.
Con la mano libera mi masturbavo.
Improvvisamente si lasciò cadere e si sdraiò sulla schiena alzando le mani per farmi cenno di andare su di lui. Mi voltai e mi misi nella posizione del sessantanove. Spinsi i miei lunghi centimetri tra le sue labbra e sentii la pressione del suo succhiare.
Gli leccai l’ombelico ed il pelo sottostante, lentamente scendendo accanto a ogni palla, girandoci intorno con la lingua e tirandone la pelle con un leggero morso.
Iniziai a pompare il mio culo su e giù fottendogli la gola alla grande.
Presi di nuovo il suo membro in bocca e lui si sollevò un poco sobbalzando dentro e fuori dalla mia bocca.
Eiaculammo contemporaneamente. Sentii le onde dei fiotti di sperma caldo riempirmi la bocca. Io stavo riempiendo la sua col mio e lui lo lappava come un gattino.
Ingoiai tenendo il passo con il flusso, leccandone ogni goccia e colpendo con la lingua il forellino per ottenere il resto.
Quando tutto fu fatto mi girai, ci baciammo a lungo, le nostre lingue si intrecciavano ed i nostri capezzoli sfregavano insieme.
“Lucio?”
“Huh?”
“Sai, sono stato sveglio per tutto il tempo questa mattina.”
“Sì, lo so. Non penserai che mi piaccia scopare qualcuno che dorme, vero?”
Ciao a tutti i reclusi, come sempre attendo commenti,
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