bdsm
Rapito e Femminilizzato. Non più Uomo
di Danyelle
01.09.2023 |
8.508 |
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"“Sdraiati a pancia in su e apri le cosce, lurida puttana”..."
Mi ritrovo in cucina ai piedi del lavello in posizione fetale, con il corpo percorso da fremiti di piacere che mi fanno tremare tutto e non riesco a calmarmi. Le tempie mi pulsano al ritmo del mio cuore, i cui battiti hanno raggiunto livelli inauditi. “Ma cosa mi è successo?” chiedo a me stesso, ed il Padrone, come se mi avesse letto nel pensiero, con un sorriso ironico ed umiliante, tirandomi per i capelli e portando la mia bocca sul pavimento, proprio sul punto dove ho depositato il mio piacere, mi ordina di pulire tutto con la lingua.
“Puttana! Hai appena goduto con il culo e senza nemmeno avere un cazzo dentro. Sei proprio una lurida troia, arrapata e porca e questo mi faciliterà le cose nell'addestrarti a diventare una vera vacca da monta”.
Le sue parole, seppure crude ed umilianti, mi fanno prendere coscienza della realtà delle cose. In soli tre giorni il mio corpo ha sperimentato delle emozioni e dei piaceri inimmaginabili.
Anche in questo momento, che sono in ginocchio sul pavimento, prono ed intento a leccare la mia sborra davanti al mio Padrone che me lo ha ordinato, provo un sottile piacere alla sottomissione. Tutto questo è inaudito, ma sta accadendo.
“Sbrigati a pulire tutto, perché debbo porre immediatamente riparo al tuo piacere” e così dicendo, il Padrone allontana Darko che in tutto questo tempo ha gironzolato intorno al mio corpo , tutto eccitato, continuando ad annusare e leccare ogni sua parte che si trovava a tiro della sua lingua.
Dopo averlo fissato con il guinzaglio ai piedi del divano, il Padrone ritorna in cucina dove, nel frattempo, io ho portato a termine il suo ordine.
“Alzati da terra cagna. Spogliati e mettiti nella posizione dell'ispezione”.
Immediatamente mi alzo, mi disfo dei pochi indumenti che indosso, divarico leggermente le gambe, incrocio le mani dietro la nuca, tenendo il busto eretto, dischiudo leggermente la bocca e rivolgo lo sguardo a terra.
“Ad una schiava, anche se troia e puttana come te, non è concesso di godere senza il permesso del suo Padrone e tu, oggi pomeriggio, hai infranto questa regola fondamentale.”
Il Padrone passeggia intorno al mio corpo che viene sfiorato da una canna di bambù. Il suo strofinio sui capezzoli, leggiadro e delicato, me li fa inturgidire, procurandomi una sensazione di piacere che si trasferisce immediatamente al mio cazzo che sta riprendendo vigore, nonostante la recentissima sborrata.
“Dovrei punirti frustandoti a sangue, ma non voglio deturpare questo tuo bel corpicino, perché altri sono i piani su di te.”
Mentre osserva la mia eccitazione crescente, stimolata ancora dalla canna di bambù che ora viene picchiettata sui miei testicoli, girando intorno al mio corpo nudo ed indifeso, si ferma dietro le mie spalle che ora accarezza con l'altra mano libera.
Sebbene il Padrone sia un omone rozzo e poco delicato, il suo tocco lungo la colonna vertebrale, mi trasmette una intensa scarica elettrica che causa al resto del mio corpo un tremolio di piacere.
“Sarebbe un peccato sbrindellare questa bella pelle, bianca e liscia, e soprattutto queste belle chiappe polpose” e, così facendo, mi stringe con la sua possente mano una natica, introducendo contemporaneamente il suo ditone medio nella mia rosellina.
“Sei ancora stretta, zoccola, e questo non va bene. Una cagna di definisce tale quando la sua figa è bella larga ed ospitale per il cazzo del suo Padrone, che non deve faticare per entrare.”
Mi afferra per i capelli costringendomi a mettermi in ginocchio davanti al suo cazzo.
“Prendilo in mano e scappellalo, puttana.”
Abbasso la sua tuta e mi trovo immediatamente il cazzo del Padrone davanti ai miei occhi, visto che in casa non usa biancheria intima.
Lo prendo in mano per eseguire il suo ordine e mi accorgo di avere voglia di annusarlo, di leccarlo e prenderlo in bocca per gustarne i suoi umori.
Ma mi limito a spingere indietro il prepuzio per scoprire la sua cappella a forma di fungo e rimango in attesa dei suoi ordini.
“Troia merdosa, osserva attentamente il glande e vedrai che è irritato. Il rossore che vedi è stato causato dal tuo buco del culo che ancora è troppo stretto ed a questo dobbiamo porre rimedio. Dobbiamo allargarlo, fino al punto di farlo diventare una vera e propria figa calda ed accogliente per tutti i cazzi che la vorranno usare”.
Mi fa alzare per farmi assumere nuovamente la posizione di prima. Mi accorgo di rimanere deluso, perché già mi pregustavo un succulento pompino e questa nuova sensazione mi sconvolge la mente.
Mi accorgo di essere bagnato tra le cosce, perché il mio cazzetto ha prodotto altro liquido pre spermatico.
Il Padrone se ne accorge e, sorridendo in maniera beffarda, tira fuori dalla tasca la famosa gabbietta in lattice color rosa e me la pone davanti agli occhi.
“Da questo momento il tuo cazzetto sarà ingabbiato e la chiave la terrò io. In questo modo non solo ti sarà impedita alcuna erezione, ma sarai tenuta in castità forzata.
La terrai fino a quando questo cazzetto sarà diventato un vero e proprio clitoride”.
Non riesco a capire fino in fondo le parole del mio Padrone, ma con il passare dei mesi ho ben compreso cosa volesse intendere. Inizia così il mio percorso di trasformazione per il quale sono stato rapito.
Dopo aver indossato la gabbietta che ha segnato il mio ultimo giorno da maschio ed il primo passo verso la mia completa femminilizzazione, il Padrone mi ordina di recarmi sul divano e di posizionarmi a pecora, tenendo il mio buco del culo aperto con entrambi le mani.
“Ora ci occuperemo della tua figa anale, cara la mia cagna. Ti consiglio di insalivare bene il plug che ora ti introdurrò in bocca perché è ben più grosso di quello con cui hai già fatto conoscenza nel Tir.”
In effetti il plug che mi ha ficcato letteralmente in gola è di dimensioni maggiori di quello che ho già usato per cui, con il terrore negli occhi, mi impegno ad avvolgerlo interamente di saliva, per evitare di provare dolore.
“Brava la mia puttana. Noto con piacere che impari in fretta. Vedrai che con pazienza trasformerò questo delizioso buchetto in una vera e propria cloaca. Questo sarà il primo dei tanti plug che introdurrò nel tuo sfintere e, ognuno di loro, sarà sempre più grosso”.
Sono piegata a pecora sul divano, esposta al mio Padrone che senza delicatezza inizia ad introdurre il plug nel culo. Provo a rilassare il mio buco per facilitarne l'intrusione che avviene però con dolore.
Ma nello stesso tempo, mi accorgo che l'essere sottomessa ed umiliata mi provoca una inspiegabile sensazione di piacere e di soddisfazione.
Come avrete notato, miei cari e fedeli lettori, da questo momento parlo di me al femminile, perché una seconda tappa verso il mio essere femmina è stato compiuto e, tutto questo, comincia a piacermi.
“Scendi dal divano e mettiti giù a quattro zampe, cagna schifosa”, mi ordina con fare imperioso il Padrone.
“Hai lasciato una cosa a metà e la devi portare a termine”.
Non riesco a capire a cosa si riferisce il Padrone, fino a quando non mi porta accanto a Darko che, nel frattempo, è stato tenuto al guinzaglio legato ai piedi del divano. Il cane, rimasto eccitato per l'episodio di prima, gira nervosamente intorno al tavolo del soggiorno, sbavando a più non posso.
Non appena Darko mi vede accanto a lui prona a quattro zampe, inizia freneticamente a scodinzolare, tentando di saltarmi addosso.
“Poco fa il tuo fedele amico ti ha fatto godere con la sua lingua ed ora devi rendergli il favore. Non posso tenerlo agitato tutto il giorno. Lo vedi come è nervoso, brutta scrofa? La colpa e tua e tu ora te ne devi occupare”.
Già nel muovermi a quattro zampe con il culo ripieno dal grosso plug, un sottile strato di piacere pervade il mio corpo a causa del movimento del grosso giocattolo all'interno delle mie pareti anali.
Anche il mio cazzetto da segni di vita, tentando di allungarsi nella costretta gabbietta, procurandomi un fitto dolore accompagnato da una scia di liquido pre spermatico, viscido e denso come quello che lasciano le lumache.
Ora questo nuovo ordine del Padrone ha fatto scatenare l'adrenalina nel mio corpo, già eccitato al massimo, avendo il mio cervello registrato l'ennesimo atto di umiliazione.
“Sdraiati a pancia in su e apri le cosce, lurida puttana”.
Eseguo il suo ordine mentre il Padrone scioglie il guinzaglio del cane che, attratto dall'odore ricco di feromoni che il mio corpo emana in questo momento, tenta con tutte le sue forze di salire su di me.
Il Padrone, con la possente forza delle sue braccia, lo fa leggermente calmare, accarezzandolo sulla pancia. Lo prende in braccio e lo pone sul mio corpo, improvvisando un 69.
“Apri la bocca e tira fuori la lingua, cagna schifosa e restituisci a Darko il piacere che lui ti ha regalato mezz'ora fa.”
Non ho nemmeno il tempo di pensare come fare, che il cazzo nerboruto di Darko, tutto rosso e duro come la pietra, si infila nella mia bocca mentre la sua lingua, salivosa e veloce, si prende cura del mio cazzetto, seppur ingabbiato.
La situazione creata dal Padrone non sarebbe mai rientrata nei miei più lontani pensieri appena tre giorni fa ed ora, invece, mi vede la protagonista primaria, oltretutto anche eccitata e vogliosa.
Infatti, il movimento veloce della lingua del cane fa sentire i suoi effetti sul mio cazzetto, attraverso le piccole fenditure presenti sulla estremità della gabbietta dalle quali è possibile fare la pipì.
In questo caso da lì entra la saliva calda di Darko, che mi procura una eccitazione indescrivibile.
Ormai il mio cervello è andato in tilt e ciò che guida le mie azioni è l'istinto animalesco di godere e soprattutto far godere il cane. Il tutto, alimentato dalle parole di incitamento del Padrone.
Sotto la sua guida, mi accingo ad accogliere delicatamente in bocca i coglioni gonfi di Darko per leccarli e succhiarli, mentre con le mani tengo saldamente la sua asta, tutta appiccicosa e caldissima.
Dopo averlo segato, su ordine del Padrone me la infilo in bocca fino ad avvolgerla come un fodero dentro la mia gola, continuando a segarla.
La mia bocca è aperta fino allo spasimo e dopo pochi minuti di su e giù un guaito dell'animale preannuncia un fiume di sborra, che si riversa direttamente nella mia gola.
“Ingoia tutto puttana, fino alla fine e rimani immobile fino a quando il cazzo di Darko non si sgonfia, se non vuoi lacerarti questa bella boccuccia” e, ridendo di vero gusto, il Padrone accarezza la schiena del suo fidato amico per farlo rilassare, mentre dal mio clitoride inizia a colare abbondante liquido pre spermatico a causa della lunga eccitazione.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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