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Rapito e Femminilizzato. Sempre più Donna


di Membro VIP di Annunci69.it Danyelle
22.09.2023    |    7.151    |    3 9.4
"In men che non si dica, alzo il lettino e mi denudo completamente per come ordinatomi..."
Dopo l'ennesima notte passata insonne, interrogandomi sulla mia trasformazione, dopo aver assolto ai miei due compiti mattutini, il Padrone mi ordina di indossare una tutina color rosa che mi ha fatto trovare sul divano, senza biancheria intima.
Accanto alla tutina, trovo anche un paio di calzini corti sempre di color rosa confetto ed un paio di scarpette da tennis, di foggia chiaramente femminili.

Dopo l'ispezione volta a verificare che sia la gabbietta che il plug (sostituito con uno di circonferenza maggiore) siano al loro posto, il Padrone mi preannuncia che tra qualche minuto usciremo di casa, senza però dirmi nulla sulla destinazione.

Nel sentire le sue parole la mia mente entra in confusione. Non sono ancora pronta per farmi vedere in pubblico, vestita con abiti di chiaro aspetto femminile e, soprattutto, essere osservata da altre persone che non sia il Padrone. Mi accorgo del rossore del mio viso dalla forte sensazione di calore, che improvvisamente avverto su tutto il mio corpo.

“Una schiava e per lo più puttana come te non può provare alcuna vergogna. Intanto perché nessuno ti conosce e, soprattutto, perché sei di mia proprietà e, come tale, vali meno di un qualsiasi oggetto riposto in questa casa. E, come ben sai e più volte ti ho detto, gli oggetti non provano nessuna emozione e di loro ne faccio quello che voglio. CHIARO?”.

Abbasso lo sguardo perché intimorita dalla alzata di voce del Padrone che mi ordina di cambiarmi in fretta, guardandomi con i suoi occhi neri come la notte. Non sapendo cosa avesse in mente e per evitare di farlo adirare ulteriormente, ubbidisco immediatamente.

Indosso i pantaloni della tutina che sono di una taglia inferiore alla mia, e ciò rende perfettamente visibile sia la gabbietta, che imprigiona il mio cazzetto, che anche il grosso plug anale.
Inoltre il Padrone, prima di farmi indossare la parte superiore della tuta, si avvicina al mio petto completamente glabro e mi colora con un rossetto rosso vivo i due capezzoli, invitandomi a lasciare aperta la zip della giacca, per poterli esporre allo sguardo delle persone.

Nel vedermi allo specchio addobbata in questo modo, con i capelli raccolti a coda di cavallo, con un filo di trucco sugli occhi ed il lucida labbra che il Padrone mi ha ordinato di indossare, sembro davvero una ragazzina adolescente, che esce a fare una passeggiata con il suo papà.

Volendo vedere l'altra faccia della medaglia, il presentarmi con le tettine di fuori, con i capezzoli colorati e turgidi, con il culetto stretto nella tutina aderente da cui si intravede chiaramente l'intruso e la gabbietta davanti, mi fa sembrare effettivamente una puttana, portata a spasso dal suo magnaccia. E sono eccitata.

Entro in macchina ed in un silenzio tombale, dopo un viaggio di circa un quarto d'ora nelle campagne limitrofe, arriviamo alle porte di un paesino e ci fermiamo in una piazza.
Mi ordina di scendere e di attenderlo immobile accanto alla portiera della macchina.
Dopo aver fatto una breve telefonata, mi prende per mano e mi conduce in un negozio posto di fronte che reca la seguente insegna commerciale: “ Mary ti fa bella”.

Entriamo e mi accorgo che è un centro estetico molto sobrio ma curato ed accogliente. Il Padrone viene abbracciato affettuosamente da una donna che, dopo i convenevoli saluti, si rivolge a me con tono affabile.

“Ben arrivata, cara. Accomodati nello stanzino che mi prenderò immediatamente cura di te” e, prendendomi per mano, mi fa entrare in un locale adiacente, invitandomi a denudarmi e sdraiarmi sul lettino ivi presente, mentre lei si allontana, lasciandomi da sola.

Provo un senso di vergogna e di frustrazione ma nello stesso tempo anche una inspiegabile sensazione di latente eccitazione, dovuta al fatto di mostrare il mio corpo ad estranei a seguito di un preciso ordine.
Stavo tergiversando dal denudarmi perché immersa nei miei pensieri, quando entra nella camera il Padrone accompagnato da un altro uomo, un individuo anch'esso corpulento e più rozzo, nell'aspetto, del mio Padrone.

“ANCORA VESTITA SEI, PUTTANA SCHIFOSA”, mi urla in viso il Padrone che, seccato dal non avermi trovata nuda e sdraiata, mi tira un ceffone in pieno viso che mi fa scaraventare contro il lettino, facendoci cadere entrambi a terra.

In men che non si dica, alzo il lettino e mi denudo completamente per come ordinatomi. Sono in piedi al cospetto del Padrone e di questo altro uomo, che ho appreso chiamarsi Marco, che è il proprietario del centro estetico nonché il “padrone” della ragazza che mi ha precedentemente e dolcemente accolta.

“Ecco. Questa è la cagna che ho in addestramento” riprende la parola il mio Padrone, con tono leggermente più calmo, rivolgendo lo sguardo al suo amico e tenendomi saldamente per un braccio.

“Sai quale è il tuo compito, Marco. Devi annullare tutto ciò che di maschile le è rimasto e trasformarla in una vera donna, dal viso al resto del corpo. Come al solito hai carta bianca. Lo sai che mi fido dei tuoi gusti e soprattutto dei tuoi metodi”, disse ridendo di gusto il Padrone”.

E, rivolgendosi a me: “ e tu, troia che non sei altro, obbedisci a questo nuovo padrone e, se al mio ritorno, ci sono delle lamentele, te ne pentirai amaramente”.

Mi ritrovo così da sola in questa stanza con un uomo che non conosco e che ha il potere di fare di me quello che vuole. Mi sento disorientata e tremo dalla paura.
Lui mi scruta attentamente, si avvicina con passi lenti e studiati, gira intorno al mio corpo che viene lambito da una carezza che parte dal collo e arriva al mio sedere, facendomi accapponare la pelle da un brivido di piacere.

“E' proprio vero che sei una troia. Basta una carezza per farti eccitare. Sei nata femmina in un corpo sbagliato ed è per questo che dobbiamo correggere questo errore della natura”.

Le sue mani e soprattutto le sue parole mi fanno riflettere seriamente sulla mia vera natura, perché è inconfessabile che sono eccitata e che sto provando piacere nell'essere trattata come una femmina.
Con gli occhi chiusi mi godo questo momento di dolcezza che, purtroppo, finisce presto.

Da dietro vengo afferrata violentemente dai capelli e costretta a girare il collo verso di lui. La forza della stretta mi costringe ad aprire la bocca per il dolore quando la sua lingua si introduce dentro, impadronendosi delle mie mucose.
E' un bacio lussureggiante e salivoso che accolgo con stupore e che mi accorgo di ricambiare impetuosamente, al massimo della eccitazione. Una sua mano si impadronisce di un mio capezzolo che viene stritolato con forza dalle sue possenti dita, mentre l'altra preme la mia nuca facendola aderire alla sua vorace bocca.
Sento dentro di me la sua lunga lingua che scivola in ogni anfratto della mia bocca, riempendola della sua saliva.

Il dolore causato dallo stritolamento dei capezzoli mi fa inarcare involontariamente la schiena, facendo aderire le mie chiappe al suo basso ventre. Fu così che prendo coscienza della sua dotazione, che immagino sia davvero consistente oltre che durissima.

“Bene, troia, vedo che rispondi perfettamente agli stimoli” disse il nuovo padrone, staccandosi dal mio corpo ed allontanandosi di qualche metro per osservarmi meglio.

“Girati, apri le cosce, togliti il plug e mettiti giù a pecora”, è stato il nuovo ordine che mi sono approntata immediatamente ad eseguire.

“Ottimo. Il tuo Padrone sta facendo un buon lavoro. Vedo che il buco rimane aperto, ma ancora non è sufficiente per essere una puttana sfondata”.

Mi ordina di alzarmi e di raggiungerlo alla poltrona dove nel frattempo lui si è posizionato, aspettando il mio arrivo.

“Spogliami ed onora il mio corpo, come una vera schiava deve fare”.

Sebbene fosse un ordine ancora mai ricevuto dal mio Padrone, cerco di capire, in una manciata di secondi, cosa fare per “onorare il suo corpo”.
Mi avvicino a lui e con lo sguardo basso inizio a sbottonare la camicia con dita tremanti. Mentre con una mano lavoro sulle asole, con l'altra inizio ad accarezzare il suo corpo peloso, massaggiando ogni centimetro di carne scoperta.

Man mano che il suo corpo viene denudato, mi prodigo a leccarlo tutto, gustandone il sapore del suo sudore ed annusandone l'odore di maschio. Mi sento davvero umiliata nel degradarmi al punto di provare piacere nel leccare il sudore di un altro uomo, che ora sta godendo dei servigi della mia lingua, immersa nelle sue odorose ascelle.

“Ora basta puttana” e, allontanandomi bruscamente, si abbassa la tuta e le mutande, scoprendo una cazzo turgido, bagnato e grosso, forse anche di più di quello del mio Padrone.

“MARY, VIENI QUA” urlò l'uomo che guardandomi con lussuria si teneva la verga tra le mani per non perdere la turgidità.

La ragazza arrivò in un baleno e, come se già sapesse cosa fare, si mise dietro di me dopo che Marco mi ordinò di mettermi nuovamente a pecora al centro della sala.

L'uomo si avvicina con il suo cazzo diritto come un palo mentre la ragazza si accuccia dietro al mio culo. Vengo travolta da una ondata di immenso piacere nel momento in cui la sua lingua calda e spugnosa si è presa cura delle mie mucose anali, ammorbidendole ed insalivandole per prepararle ad accogliere il cazzo taurino dell'uomo, la verga del suo padrone.

Esterrefatta dal godimento causata dalla sua lingua, spalanco la bocca che mi viene immediatamente imbottita dal cazzo di Marco che ora reclama il suo piacere.
Sono presa tra due fuochi, mi sento confusa e terribilmente vogliosa. Mary è davvero brava e dolcissima, a differenza dell'uomo che sta letteralmente violentando la mia gola. Ma tutto questo mi piace e il mio corpo, ma soprattutto la mia mente, ora desidera di essere posseduta.

Per la prima volta dal mio rapimento mi sento attratta da un uomo di cui ne desidero il cazzo dentro di me. Per la prima volta la mia mente ha accettato il mio “essere donna”.


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