bdsm
Rapito e Femminilizzato II
di Danyelle
10.06.2023 |
8.770 |
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"L'odore del culo non proprio pulito, misto a sudore e altro, mi afferra le narici e per un momento ho avuto il pensiero di desistere, ma il dolore nel basso..."
Le portiere erano state chiuse dall'interno ma il mio istinto di sopravvivenza, che mi ha portato a fuggire da quella situazione per me assurda, non mi ha fatto pensare alle conseguenze che da qui ad un attimo avrei subito da questo stupido gesto. Il Padrone, con una calma impressionante, si alza dalla cuccetta e si avvicina verso di me che nel frattempo mi ero accucciato mani e piedi sotto il sedile lato passeggero, cercando di proteggere il viso con le mani tremanti in attesa della reazione violenta dell'uomo, di cui ora intravedo sopra di me le sue gambe pelose e muscolose.Senza dire una parola, allunga la sua possente mano e mi afferra violentemente dai capelli, trascinandomi come un sacco di patate all'interno della cuccetta. Si impadronisce delle mie mani che nel frattempo mi ero portato sulla testa per tentare di attenuare il troppo dolore e me li gira dietro la schiena, dove vengono ammanettate.
Come un fuscello mi alza e letteralmente mi scaraventa sul lettino della cuccetta, mentre io cerco di oppormi, per quello che posso, alla sua forza bruta, urlando e scalciando. Tutto questo mio agitare non solo non lo scompone, ma mi accorgo che lo eccita ancora di più.
Infatti il mio sguardo va a finire sul suo basso ventre dove noto un evidente gonfiore all'altezza del cavallo, come se nascondesse una lattina di birra. Non ho il tempo di assimilare questa informazione che mi trovo, senza averlo capito, di spalle all'uomo, in ginocchio a 90 gradi, con il viso tra le lenzuola ed il culo al bordo del lettino, esposto ed a disposizione delle voglie dell'uomo, anzi del mio Padrone.
Con un piede mi tiene con forza il viso schiacciato sul materasso, impedendomi di vedere cosa accade dietro di me. Sento il calore delle sue grandi mani che aprono le mie chiappe, allargandomi la rosellina che fino ad oggi è rimasta inviolata e che ora sta per perdere la sua naturale verginità. Cerco di chiedere pietà e di farlo desistere dalle sue azioni, ma dalla mia bocca non esce che un labile rantolo, impedita dalla presenza della pianta del suo massiccio piede che mi tappa letteralmente le labbra.
In più di una occasione ho provato a chiudere la gambe che, invece, sono tenute vergognosamente allargate dalle sue possenti cosce che si sono infrapposte tra le mie, come una morsa meccanica. La differenza di massa muscolare è a mio svantaggio al punto che mi abbandono passivamente al suo volere. Chiudo gli occhi e stringo i pugni delle mani ammanettate dietro la schiena in attesa della mia imminente deflorazione, che non si è lasciata attendere.
Con la mano libera il Padrone si leva i pantaloncini e afferra il suo enorme cazzo, già duro come il ferro e pulsante di voglia. Non riesco a vederlo ma lo immagino lungo almeno una ventina di centimetri e con una larghezza fuori dal normale. Lo appoggia sulla mia apertura, giusto il momento di meglio accomodarsi dietro di me per la monta. Ne sento il calore e il suo battito, come se avesse un cuore autonomo. Ne avverto la pressione al momento della prima spinta e trattengo il respiro.
Un dolore lancinante percuote il mio basso ventre mentre la cappella forza il primo anello del mio sfintere. Urlo con tutto il fiato che ho in corpo e cerco, inutilmente, di dimenarmi e di fermare la penetrazione, tendendo all'indietro le mani ammanettate con lo scopo di allontanare il suo corpo.
La sua forza e la sua virilità prendono il sopravvento e, senza fermarsi un attimo, introduce con forza tutto il suo possente cazzo dentro di me. Lo sento farsi strada all'interno del mio intestino che, centimetro dopo centimetro, lo accoglie interamente fino alla radice. Sento il mio buco lacerarsi e ne ho la piena consapevolezza non appeno sento un liquido caldo scendere all'interno delle mie cosce. E' sicuramente sangue, visto che l'uomo non ha usato nessun lubrificante e ne tanto meno saliva per agevolare la penetrazione.
Sono stato brutalmente inculato a secco per una sorte di punizione per aver tentato di fuggire. Penso di morire dal dolore che non accenna a diminuire, mentre vengo trapanato nel vero senso della parola. Non mi ha dato un secondo di tregua per farmi abituare alla sua ingombrante presenza e, con un ritmo sempre più crescente, ha iniziato ad entrare ed uscire dal mio buco senza alcuna pietà. Non una parola è uscita dalla sua bocca, ma solo grugniti di piacere. Gocce del suo sudore si depositano sulla mia schiena che è piegata in due dal peso del suo corpo, che ora è completamente disteso su di me.
La sua possente fisicità si è completamente impadronita del mio esile corpicino che si è arreso alla sua forza. Mi sbatte come una puttana, usandomi solo per il suo esclusivo piacere. Nella mia mente, ormai concentrata al non provare dolore, si fa strada la speranza che questo tormento finisca al più presto, ma la sua foga animalesca sembra non avere mai fine. Non so quanto tempo è passato da quando mi ha sverginato e, da allora, non ha mai tolto il suo cazzo dal mio buco che è infiammato fino all'inverosimile.
Avverto un bruciore irresistibile, oltre che un dolore insopportabile che non sembra voler diminuire. Anzi, ho l'impressione che si diverta ad allargarlo sempre di più ad ogni affondo, perché quando lo introduce dopo averlo leggermente sfilato, lo ficca dentro con più forza facendolo roteare ora da un lato ora dall'altro. Sono tutto sudato ed allo stremo delle forze quando sento il suo cazzo ingrossarsi ancora di più, la velocità di penetrazione aumentare ed i suoi grugniti trasformarsi in un urlo animalesco, mentre le sue mani mi stringono la gola.
“Sborro troia. Ti riempio tutta. Ti inondo con tutta la mia sbroda, puttana” e, dopo gli ultimi spasmi e gli ultimi colpi violenti del suo cazzo all'interno del mio devastato intestino, si accascia sul mio corpo. Entrambi respiriamo con affanno, per motivazioni opposte. Lui per aver finalmente soddisfatto le sue voglie animalesche ed io per lo sforzo della violenza subita.
I nostri corpi bagnati dal sudore sono ora uniti in un abbraccio avvolgente. Ma non c'è dolcezza in questo abbraccio. Il suo palo è rimasto dentro di me e non accenna a diventare molle ma, al contrario, continua a mantenere una discreta e pericolosa turgidità. Spero solo che non abbia ancora voglia di scoparmi perché mi sento devastato e, in silenzio, rimango immobile sotto il peso del suo corpo in attesa degli eventi.
Ho tutti i miei sensi all'erta, mentre mi accorgo che il Padrone inizia a rilassarsi. Appoggia entrambi le mani sul letto e, mantenendo ancora il cazzo nel mio culo, facendo presa sui piedi, si alza leggermente su di me e si blocca. Non capisco cosa voglia fare e, con molto timore, sollevo la testa per incrociare il suo volto. I suoi occhi neri mi scrutano soddisfatti e mi impongono il silenzio. Sembra concentrarsi in qualche cosa che non capisco.
Avverto immediatamente un flusso caldo invadermi l'intestino, riempendomi tutto. Non solo mi ha inseminato come l'ultima delle puttane ma ora mi sta riempiendo il culo con il suo lurido piscio. Non ci posso credere e, senza dire una parola, mi rimetto a piangere. Lui è impassibile e rimane in quella posizione fino a quando non ha svuotato completamente la vescica.
Finalmente toglie dal mio buco il suo cazzo sporco di sborra, piscio e, inevitabilmente, dei miei umori anali e mi ordina di non muovermi. Con una mano mi tiene chiuse le chiappe per non far uscire i liquidi, con l'altra prende da un cassetto li vicino un oggetto di metallo a forma di cuneo che poi scoprii chiamarsi plug anale. Preso l'oggetto, si pone dietro di me e lo introduce in un colpo solo nell'ano, sigillandone l'apertura.
“Ti terrai questo tappo nel culo fino a domani mattina, sporca lurida troia per farti prendere confidenza con i liquidi del tuo padrone” e, così dicendo, mi mette seduto sul letto e si alza in piedi. Mi ritrovo con il viso all'altezza del suo grande cazzo che si presenta barzotto e con una cappella larga come un fungo e ricolma di liquidi.
“Puliscimi il cazzo, schiava e ricordati che ogni volta che mi vedi usarlo, sia che mi faccio una pisciata, sia che ti scopo, sia che scopo un altro culo, il tuo dovere è quello di pulirlo e non mi importa cosa ci troverai sopra. Muoviti e fai un buon lavoro, se non vuoi che ti costringa a farlo”.
E' notte fonda quando una impellente necessità di fare pipì mi fa svegliare da un sonno agitato. Sono sdraiato a terra su di un lenzuolo alla base della cuccetta all'altezza dei piedi del Padrone, con indosso un collare il cui guinzaglio è legato ad un polso dell'uomo che mi ha reso schiavo. Ho ancora le mani ammanettate dietro la schiena e questa posizione, tenuta per non so quante ore, ha reso praticamente insensibile entrambe le mie braccia. Sono tutto sudato ed un forte dolore alla vescica mi rende particolarmente nervoso. Non so come comportarmi ma sicuramente l'ultima cosa da fare è quella di pisciare dentro la cuccetta del Tir.
Nello stesso tempo sono consapevole che l'atto di svegliare il mio Padrone sarà fonte di atroci conseguenze punitive. Con questi pensieri cerco di resistere ma sono allo stremo. Mi faccio coraggio e con molta fatica riesco ad alzarmi sulle ginocchia e sto per avvicinarmi al suo viso per chiamarlo, quando ad un certo punto mi fermo di colpo, pensando ad un modo per svegliarlo che a lui fosse gradito.
Il Padrone sta dormendo profondamente tutto nudo ed a pancia in giù per cui il suo cazzo non è alla portata della mia bocca per fargli un pompino, che sicuramente lo avrebbe addolcito un pochino. ”Ma che cosa sto pensando? Non solo questo bastardo mi ha rapito e mi sta schiavizzando, quanto ora la mia mente si preoccupa di svegliarlo trovando un modo a lui gradito”.
Lo odio con tutto me stesso ma nello stesso tempo debbo cercare di procurarmi dei vantaggi dal mio ruolo, se qualche vantaggio esiste. Sicuramente non sopporterei altra violenza, come quella di qualche ora fa che mi ha letteralmente distrutto. Ecco che allora guardo i suoi piedi penzolanti che sono all'altezza del mio viso e, senza nemmeno pensarci più di tanto, inizio a leccarli.
Ricordo che quando mi ha costretto a baciare i suoi piedi era particolarmente compiaciuto, per cui spero di farlo ritornare di buon umore, anche se nessuno è di buon umore quando viene svegliato in piena notte. Nonostante il mio impegno purtroppo non ottengo il risultato sperato, perché l'uomo sembra assorto in un sonno profondo. Allora con la mia lingua, quasi priva di saliva, inizio a salire molto lentamente dalla pianta dei piedi fino al tallone e, da esso, alla caviglia per arrivare al polpaccio.
Non trascuro un centimetro della sua pelle che emana un forte odore di sudore che, stranamente, sollecita i miei sensi. Sono in ginocchio accanto al suo corpo disteso, con la bocca in prossimità del suo sedere, possente, muscoloso e peloso. Approfittando del fatto che si trova con le gambe aperte tento il tutto per tutto per cui, con il cuore che mi batte a mille (per la paura?, per l'emozione?, per il piacere di servirlo?), mi alzo leggermente sulle ginocchia ed immergo le mie labbra umide nel suo spacco. L'odore del culo non proprio pulito, misto a sudore e altro, mi afferra le narici e per un momento ho avuto il pensiero di desistere, ma il dolore nel basso ventre mi ha imposto di concentrarmi e di continuare l'opera che avevo iniziato.
E così la mia lingua si trova a leccare la mucosa di questo culo che sembra rispondere alle sollecitazioni, visto che inizia a pulsare di vita propria. Ad ogni mia leccata corrisponde una contrazione dell'ano verso l'esterno, come se volesse defecare e volesse invitarmi ad introdurre più in profondità la mia lingua. Cosa che sto facendo anche con molta sensualità. Finalmente la testa del Padrone, che fino a quel momento era immersa ed immobile sul cuscino, si alza leggermente e, dopo aver focalizzato per benino tutta la scena, si riporta sul cuscino ma con una espressione di piacere.
“E brava la mia puttana. E' così che mi piace essere svegliato ma è un po' troppo presto. Ritorna al tuo posto che voglio ancora dormire”.
Sapevo che non potevo parlare senza il suo permesso e senza essere brutalmente punito per cui non ho ubbidito al suo ordine e, per attirare la sua attenzione, ho continuato nella leccatura del suo culo.
“Due sono le cose, lurida troia. O hai avuto un attacco di troiaggine, il che lo escludo, oppure vuoi dirmi qualcosa. Ti concedo il permesso di parlare”.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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