bdsm
La storia di Simone raccontata da Simone.
di Superperv
16.02.2024 |
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"Insomma se dovevo essere la troia di un maschio, quel maschio era lui..."
La storia di Simone raccontata da Simone.Se anche voi foste nati nella mia famiglia dubito che sareste stati molto diversi, o molto migliori di me.
Mio padre è un poco di buono che ha mollato me e mamma per scappare ai tropici coi soldi di truffe e delitti, si è portato via pure quelli dei suoi fratelli, scemi loro, però.
Mamma si faceva come se non ci fosse un domani, e quando avevo 9 anni è morta, babbo non si preoccupato di chi mi avrebbe tenuto. Le zie materne manco ci pensavano, e così sono finito con nonna paterna e zii, che odiando mio padre si sfogavano su di me, in ogni modo.
Divieti assurdi, botte se li violavo, botte se non chiedevo permesso pure per bere acqua, e botte pure a nonna, che era abituata da quelle prese dal defunto marito.
Ovviamente soldi zero, quindi casini a mai finire, in compenso per gli zii alcol e coca non mancavano.
Da che ero ragazzino mi sono sentito dire che non valevo nulla, che ero destinato a finire come mamma, tossico e marchettaro, che la bocca l’avevo solo per fare pompini e altre cose del genere. Ovvio che a 16 anni, stufo di essere bravo a scuola, ma pure di essere lo straccione della classe, e stufo di ragazzini viziati, lasciai le superiori e mi misi in qualche pasticcio.
Non so perché, ma io piacevo a uomini e donne, eppure io non mi vedevo speciale. Anzi. A differenza die miei zii alti e massici, io ero tipo mio padre e mio nonno, solo più basso di loro.
Era un animaletto alto 165 cm, ma col fisico perfetto, non dovevo fare manco tanto sport, per averlo grazie a natura e fortuna genetica avevo tutti i muscoli scolpiti fin da che di anni ne avevo 12 o 13,: addominali, bicipiti, pettorali, deltoide, gambe e culetto piccolo e sodo.
Il viso era molto regolare, lineamenti aggraziati, presi da mamma, come i capelli fra il rosso ed il castano, gli occhi verdi e la pelle molto chiara, unita all’assenza strutturale di barba, baffi e peli, salvo che sul pube.
Dagli zii non sapevo difendermi, quando iniziavano a insultarmi o menare io mi paralizzavo, come un coniglio davanti a un predatore. Dentro di me sapevo di essere inferiore, di meritarmi di peggio e volevo qualcuno che sapesse far emergere quello che ero dentro di me, o meglio ne avevo bisogno e paura al tempo stesso. Erano fantasie che ricacciavo dentro da sveglio, ma emergevano nel dormiveglia.
In termini di autostima stavo sotto lo zero, e mi andava bene così, però quando un tipo mi propose di pagarmi se gli succhiavo il cazzo, io pensai che ci stava di farlo, era il mio destino.
Quel primo pompino non mi fece schifo, anzi, e a tutto direil tipo manci era bello. Poi capitò ancora, con qualche altro,
Però il culo no, perché avevo deciso che il culo lo volevo dare quando ne fosse valsa la pena ed alla persona che poteva tirarmi fuori dalla famiglia da incubo che avevo, e magari fare emergere i miei lati più oscuri e perversi ed il mio bisogno di totale umiliazione e sofferenza.
E sapevo chi era, era Andrea, un vicino di casa, ricchissimo, ex datore di lavoro di nonna, mi facevo fantasie su di lui, il che era strano, perché mi ritenevo fondamentalmente etero, ma non potevo farci nulla, l’idea che mi potesse davvero devastare, controllare, possedere, mi eccitava. Insomma se dovevo essere la troia di un maschio, quel maschio era lui.
Da nonna avevo sentito che era sadico, che era bisessuale, che era pure dotatissimo, mi domandai come lo sapesse, ma immagino che avesse sbirciato quando si faceva la doccia.
Dai miei zii avevo sentito dire che a quanto pare odiava mio padre, e questo mi attirava, intuivo che per ragioni che ignoravo, forse io potevo essere il capro espiatorio di qualche vendetta.
E così decisi che, essendo stufo di prenderle dagli zii , senza benefici sessuali, se non il mio masturbarmi come un mandrillo dopo che accadeva, e facendo vita da povero in canna, era il tempo di provarci, anche perché mi ero reso conto da come mi guardava che io gli interessavo.
Una bella sera di fine giugno, ero tornato da un poco di corsa al parco, lo vidi da lontano, e ci misi due secondi a salire a casa, togliermi le mutande, sostituire la canotta con una camiciola e scendere giù ad aspettarlo in pantaloncini cortissimi e camicia sbottonata.
Dopo due parole la connessione è chiara, gli chiedo se mi offre qualcosa a casa, e lui mi dice di si, ma debbo fare il giro dell’isolato nudo. Io che non sono poi troppo timido, accetto, alla fine era davvero tardi e non passava quasi nessuno.
Dopo di che saliamo a casa sua, lui vestito e io nudo. Il senso di ricchezza opulenta, l’odore del potere, uniti alla sua prestanza fisica impressionante mi scavano nella testolina,lui mi spinge giù, insulti e sputi mentre lo spompino.
Io mi comporto da puttana, succhio e sbavo, mi soffoco sul suo cazzo che è davvero gigantesco, largo, turgido, cappella gigante, un arnese da almeno 28 cm.
E poi mi trovo sul tappeto, faccia in su e lui che mi monta sopra. In quel momento mi assale il panico, so che si sta per scoperchiare una pentola, e che una volta accaduto per me non ci sarà modo di tornare indietro, il mio terrore è sentire che mi piacerà essere lo schiavo di un maschio superiore.
Lo imploro di fermarsi, manco a parlarne, sento le sberle e gli insulti, poi la sua verga che mi sfonda il culo, che mi stupra dando a me la colpa di quel che mi sta succedendo, la sua mano sulla mia bocca, l’urlo soffocato,.
Poi sempre più dolore dentro al culo, mi ha aperto in due, a fondo, mi monta, mi stupra, mi divincolo, ma è troppo più forte di me, non ho scelta, mi debbo arrendere, sono un perdente, ormai il mio culo è aperto, sono davvero quello che dicono i miei zii.
E lì di colpo mi diventa duro, voglio più sofferenza, più botte, più umiliazioni e insulti, da dentro sento la mia voce che lo implora non più di smettere, anzi, lo prego di farmi del male, di farmi soffrire, di farmi sentire la sua caga, di colpirmi.
Lo avvolgo fra le gambe, lo spingo dentro, e dalla testa l’orgasmo mi scende nel pube, dentro al corpo, e vengo copiosamente, ma lui fotte ancora e ancora, mi usa, sono il suo culo da fottere, lo sento dentro, lo sento sopra di me, lo sento ovunque, il cazzo lo ho floscio eppure dal culo mi sale un nuovo orgasmo da troia, un piacere totale che senza dolore, paura e umiliazione non raggiungerei mai.
Mi bagno come una puttana, lui esplode e mi inonda il culo sfondato e in fiamme, lo invade con getti di sborra, mi si accascia sopra, mi guarda, io capisco che ormai sono in trappola.
E che non voglio che finisca più, voglio essere suo
Andiamo in cucina e mi fa due panini, non mangio prosciutto da settimane, non ci sono soldi, e da due giorni è tanto se salta fuori pasta o riso in bianco.
Mi spiega le regole, sono severe , mi piacciono, accetto, alla fine sto entrando nell’inferno che mi renderà felice.
Andiamo in camera sua, e lì mi spinge giù, so che si aspetta di godere ancora, succhio, con le sue mani che mi tengono giù, la sua voce che mi insulta, sento un immenso piacere dentro il mio cervello , mi sento al posto in cui debbo essere, la sua mazza mi apre la gola, ci sprofonda dentro, la massaggio con la lingua, con l’esofago che si contrae e rilassa, fino a che mi sborra in bocca, e mi costringe a ingoiare tutto, fino all’ultima goccia.
Mi sento realizzato, sento che sto iniziando un nuovo cammino e non so dove , o in quale abisso potrà portarmi.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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