bdsm
Cinghia_D3
di FreyjaL
25.08.2024 |
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"Così, anche questa volta non hai voluto anticipare nulla di quello che avremmo fatto, mi hai detto soltanto che mi avresti aspettata nell’albergo dell’altra..."
Da alcune settimane hai preso il controllo del mio account, non in modo esclusivo, lo usiamo insieme, ho il permesso di entrarvi, scrivere e pubblicare quello che desidero, rispondere ai messaggi. Tua la facoltà di cancellare ciò che non ti piace, segnalarmi i profili che ritieni pericolosi o falsi, contattare chi è di tuo gradimento. Io non ho ancora mai scritto a nessuno, in poco più di un mese ho risposto ai messaggi che mi sembravano più interessanti, seguendo solo l’istinto. Spesso, anzi quasi sempre, non sono neanche andata a vedere il profilo di chi mi scriveva, restavo confinata lì in quel alveo di parole, quasi che mi sentissi al sicuro in un mondo in cui ero capitata forse per caso.
Tu, come sei entrato, hai modificato l’annuncio sulla mia pagina, rendendo ufficiale a tutti che ormai ti appartengo, che sono una cosa tua, hai risposto ad alcune persone, ne hai contattate delle altre, lasciando a me o a loro la facoltà di concordare in privato con te che uso farne di me. E hai preso accordi con qualcuno, a mia insaputa, troppe come sempre le domande che ti faccio quando mi chiedi cosa mi piace.
Così, anche questa volta non hai voluto anticipare nulla di quello che avremmo fatto, mi hai detto soltanto che mi avresti aspettata nell’albergo dell’altra volta, mi hai dato un orario e mi hai ordinato di indossare il corpetto e il collare prima di partire da casa.
La stanza è la stessa, stesso letto, stesso copriletto scuro, questa volta però tu sei già lì, seduto sulla poltrona ad aspettarmi.
Pochi minuti prima dell’orario che mi avevi indicato busso alla porta:
“Avanti!”
Mi sorridi, sei già compiaciuto per quello che hai preparato per me e per te.
Hai il tuo solito sorriso sornione, quello bello, quello che mi piace perché al di là di quello che succederà oggi, quel sorriso mi dice che il gioco sarà gratificante per entrambi. Perché nella tua testa lo hai già immaginato nei minimi dettagli, perché conosci già quali saranno le mie reazioni, mentre io sono all’oscuro di tutto.
Ti sorrido di rimando arrossendo, leggermente in imbarazzo.
“Spogliati e poi mettiti in ginocchio, puttana!”
Eseguo in silenzio, uno solo è l’indumento che devo sfilare, la gonna. Quello che non mi è permesso togliere sono collare, corpetto, calze e scarpe.
Mi metto in ginocchio a tuoi piedi e ti guardo, ti alzi, prendi qualcosa dalla valigia sul tavolino. Ti porti alle mie spalle e mi bendi gli occhi, oggi non basta che io li tenga chiusi, vuoi proprio che non abbia la possibilità di vedere quello che mi succederà. Mi afferri per i capelli e mi trascini sul letto, manette ai polsi e mi leghi alla testiera. Non ci sono altri comandi per me.
Probabilmente torni a sederti sulla poltrona in attesa del nostro ospite, so che mi stai guardando, che osservi quanto la situazione mi stia già eccitando, allargo un po’ le gambe, per lasciare che il tuo sguardo mi penetri più a fondo.
Bussano.
Ti alzi e vai ad aprire la porta, sento che ti muovi nella stanza, ora non sei più da solo, ma nessuno parla. Con le orecchie cerco di capire quel che non posso vedere, un fruscio alla mia destra, qualcuno che cammina sui tappeti della stanza, qualcuno si siede vicino alla mia testa.
“Adesso, puttana, concentrati. Immagina e lascia che il tuo corpo faccia tutto il resto. Affidati a me.”
“Sì Padrone.”
Una lingua mi lecca il viso fin sopra la benda, cerca le mie labbra e le penetra lasciandomi colare in bocca la sua saliva. Mi sento baciata con voracità, aspirata, leccata – le labbra, la lingua persino le guance – come una lumaca mi lascia una scia di saliva sulla fronte prima di scendere a leccare altre parti di me.
Dietro la benda sto cercando in ogni modo di capire di chi possa essere quella lingua, di chi possano essere quelle labbra – troppo morbide per essere quelle di un uomo, troppo intraprendenti per essere quelle di una donna sul corpo di un’altra donna, a meno che non sia abituata e la cosa le piaccia.
Ogni centimetro del mio corpo subisce quella piccola tortura, si riempie della saliva di uno sconosciuto o sconosciuta: le braccia, le mani, i seni, mi lecca i capezzoli e poi li mordicchia, sento che con le labbra sta sorridendo. Forse ti guarda in cerca della tua approvazione.
Un moto di ribellione mi spinge a muovermi sul letto, scuoto il capo e giro la testa verso il fianco in cui penso tu sia seduto, mi afferri per i capelli, li stringi e li tiri in modo che non possa più muovermi, non serve tu dica altro. Anche questo ti piace di me.
“Continua!”
La sconosciuta riprende a divorarmi e a leccarmi, per diversi minuti si sofferma con la lingua nel mio ombelico, poi scende lungo le gambe, passando dall’esterno coscia, scivola sopra le calze fino in fondo ai piedi. Si ferma e mi toglie tutto – scarpe e calze – con decisione, mi bacia i piedi e me li lecca, uno per volta, poi risale lungo la gamba, questa volta dall’interno, per fermarsi ad odorare la mia figa bagnata. Con le mani ne discosta le labbra prima di infilarci la lingua, poi le dita, una per volta e infine tutta la mano.
Nella mia testa la parola “rilassati” rimbalza come un eco in una stanza vuota e come se te ne fossi accorto a quel punto mi lasci i capelli per sciogliermi una mano.
“Prendi il mio cazzo, troia. Senti quanto sei eccitante.”
Me la porti in mezzo alle tue gambe e, mentre la sconosciuta mi penetra con la mano, mi lecca e mi bacia la figa cercando il mio orgasmo, la mia mano si avvolge intorno al tuo uccello, circondata dalla tua. Sei tu che guidi i movimenti di tutti e tre ed il piacere. Sei tu che comandi.
Nella mia testa adesso non c’è più l’idea che non so chi ci sia in mezzo alle mie cosce, che non so chi mi stia leccando il clitoride e mordicchiando le grandi labbra, non c’è più l’idea di una sconosciuta, nella mia testa ci sei tu, che ti stai eccitando con la mia mano ed io con te.
Dietro agli occhi bendati c’è il tuo sorriso, il tuo sguardo dentro nel mio come quando mi ordini di godere.
“Adesso basta.”
Prima del climax fermi il gioco, tutto questo lo hai fatto per me, ti sei impegnato perché iniziassi a sentirmi a mio agio ma non è questo quello che ti piace.
Come in un quadro appeso alla parete ora è tutto fermo, in attesa del tuo prossimo ordine. Forse fai un cenno alla tua ospite, sento solo dei fruscii e dei rumori, a me ordini di girarmi, di mettermi in ginocchio con il culo per aria.
“Mostra quanto sei cagna…”
Obbedisco, frastornata, mentre mi riempi il culo di lubrificante. Ormai mi ero fatta l’idea che con noi ci fosse un’altra donna, ma forse mi sono sbagliata. La punta di un uccello si appoggia all’ingresso del mio culo, spinge appena e affonda leggermente. So che non sei tu perché la mia faccia è affondata nei tuoi pantaloni, sei seduto a gambe larghe davanti al mio viso e mi tieni una mano sulla testa.
Scodinzolo appena per agevolare l’ingresso, e altri centimetri di quel cazzo che non conosco affondano nel mio culo. Non sono vergine ad essere presa così, ma questo arnese sembra un po’ troppo grosso per entrare agevolmente. Spinge ancora un po’ e scivola dentro qualche centimetro. Mi lamento.
“Hai qualcosa da dire, puttana?”
“No, Padrone” Parlo soffocando intorno al tuo uccello.
Un’altra spinta, più decisa ed è tutto dentro di me. Scaldata da quella sensazione di pienezza, la mia bocca inizia a riempirsi di saliva e cerca il tuo uccello per scaricare su di lui un po’ di tutta quella tensione sessuale…
Scopata nel culo, ti scopo l’uccello con la bocca, due mani avvinghiate ai miei fianchi, le tue nei miei capelli. Mi togli la benda, so che stai sorridendo anche se non posso alzare la testa.
“Sei una brava cagnetta. “
Sorrido a mia volta, con le labbra sulla tua cappella.
“Adesso basta, fermatevi. Ho voglia di sborrare. Ti piace la mia sborra vero, puttana? Oggi te la servirò su un piatto speciale! Mettiti a cuccia e preparati a leccarmi i coglioni.”
Snodiamo l’incastro di corpi e, non tenendomi più dalla curiosità, sbircio verso l’uomo che mi stava inculando – una bellissima ragazza con un doppio dildo legato alla vita. Se lo toglie e si mette in ginocchio sulla poltrona pronta ad accogliere il tuo cazzo. Sollecitata dal doppio dildo è fradicia di umori e la penetri con facilità.
“Vieni qui cagna, sotto ai miei coglioni e lecca.”
Con uno sforzo immane ti rispondo dopo alcuni secondi e mi muovo tra le tue gambe leggermente divaricate.
“Sì Padrone.”
“Tu sei solo la mia puttana, una troia che deve stare a cuccia con i miei coglioni in bocca, leccali e ringraziami che ti concedo questo privilegio mentre mi scopo questa giovane troietta. Sono magnanimo, perché se fossi stato più cattivo adesso staresti a cuccia su quel divano a guardarmi godere in questa figa bagnata, invece ti concedo di contribuire al nostro piacere.”
Sborri godendo dentro di lei.
“Adesso puliscila, cagna, che poi mi serve ancora!”
Mi prendi per i capelli, perché non ho intenzione di muovermi, e mi strusci il viso sul tuo sperma che cola dalla figa della ragazza.
“Puliscila, ti ho detto!” e ridi.
“Sì, Padrone!”
Ma la mia volontà vacilla davanti alla bellezza dell’altra ragazza, vacilla davanti al tuo ordine di leccare quella figa morbida e calda. Mi avvicino, rabbrividisco.
“Puttana, cosa c’è che non va?”
Combattuta tra la paura di leccare una donna e l’incapacità di disobbedirti resto in bilico sulle ginocchia. Lo sai cosa mi sta passando nella testa, lo sai meglio di me, eppure vuoi che sia io a dirtelo.
“Non so se questa cosa mi piace” confesso sussurrando.
Scoppi in una delle tue risate fragorose e mi fai un’altra domanda.
“Davvero? E allora spiegami, è proprio a te che deve piacere la cosa? O a chi deve piacere quello che fai?”
Sospiro: “Deve piacere a te Padrone!” e senza indugiare oltre mi chino a leccare il tuo sperma dalla giovane figa profumata di umori.
“Adesso vieni qui e chinati sulle mie ginocchia, dovrai contare fino a 10. Solo dieci perché è la prima volta, ma te ne meriteresti molte di più.”
Il culo per aria, conto una per una le cinghiate di punizione.
Purtroppo non sempre si può essere la schiava perfetta eppure anche questo fa parte del gioco, che divertimento c’è senza poter mai dare una punizione alla propria schiava? Nulla del mio atteggiamento ti ha minimamente scalfito o innervosito. Non sei arrabbiato e non mi colpisci con veemenza o rabbia. Ogni cinghiata lascia un segno rosso sulla pelle, un rizzarsi dei miei capezzoli, un colare di umori anche senza che io sia toccata da altro che dalla cinghia.
“Quando ti dò un ordine, devi obbedire. Non devi pensare, non devi farti domande, non devi chiederti se ti piacerà, ti deve piacere dal momento stesso che io te lo chiedo, perché già sai che piace a me.”
“Sì Padrone.”
Non c’è molto altro da dire di questo incontro, come al solito non devo avere il tempo e il modo di pensare per potermi lasciare andare completamente. La mia mente è ancora contaminata da alcuni blocchi che mi fanno sbagliare, ma questo per te non è minimamente un problema o un impedimento.
“Adesso a cuccia, devi ancora godere!"
[2020]
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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