Una Storia SPECIALE

Rimasi affascinato subito da lei, dalle sue foto: aveva un sorriso disarmante, era fascino puro.
20 anni in più di me, ma fisicamente ne mostrava molti meno; divorziata con due figli, era molto simpatica e giovanile anche nello scrivere. Dopo alcuni giorni di corteggiamento in chat, organizzammo per uscire un sabato sera e fare conoscenza di persona. Il programma prevedeva pizza, long drink e discoteca.

Alle otto di sera ci trovammo al parcheggio dell’autostrada: salì in auto da me, era affascinante, folti capelli tra il riccio e il mosso, un sorriso splendido, la carnagione abbronzata color miele. Molto dolce, empatica, ci sentimmo subito a nostro agio.
Parlammo del più e del meno mentre ci recavamo in pizzeria. La cena volò in un istante: non riuscivo a distogliere lo sguardo dalle sue labbra, dai suoi occhi, ma soprattutto dal suo seno.

Uscimmo dalla pizzeria che erano circa le nove e mezza di sera e facemmo due passi per il centro storico del paese. Non resistevo più, dovevo baciarla: le accarezzai il viso, avvicinai le labbra alle sue e incominciammo a limonare come adolescenti. La strinsi a me e le dissi all’orecchio che, se volevamo, potevamo prenderci un cocktail e andare a ballare, come da programma, o, se preferiva, potevamo andare da me in montagna e passare lì la notte. Dopo un attimo di indecisione si fece prendere anche lei dal desiderio: scrisse alla figlia che non rientrava a dormire, risalimmo in auto imboccando la strada per la montagna.

Arrivati, accesi la stufa per scaldare l’ambiente. Era ottobre, ma l’aria in casa iniziava a essere pungente, poco accogliente per due corpi nudi; così, nell’attesa, le offrii qualcosa da bere. Andammo in camera ed iniziammo a spogliarci lentamente: era una Dea, o almeno la ricordo tale. Aveva dei seni fantastici, una quinta abbondante, ed un triangolino di pelo curato che mi faceva impazzire.

Sarà stata l’astinenza di ormai un paio di mesi, il fatto che fosse irresistibile, ma dieci minuti dopo avevo già capitolato. Lei da subito fu alquanto irritata per quella capitolazione precoce, ma le chiesi solo cinque minuti. Lei, titubante, me li concesse. Andai in bagno, mi lavai, mi diedi una bella rinfrescata alla faccia, e tornai in camera che era nuovamente dritto e duro.
Passammo l’intera notte a far l’amore, alternandoci di continuo, cambiando posizioni e cedendo continuamente il controllo del gioco l’uno all’altra. Complici fino in fondo sin dal primo minuto. Sarà stata incoscienza, il desiderio di godere a pieno l’uno dell’altra, la complicità e l’alchimia creatasi durante la sera, ma giocammo tutta la notte senza alcuna protezione: 69, missionaria, smorza candela, pecorina, su un fianco... Con lei tutti i sensi erano appagati: vista, udito, tatto, olfatto e gusto elevavano al quadrato il piacere di ogni amplesso.

Ridemmo, ridemmo tanto. Ci addormentammo alle due passate, per risvegliarci al mattino presto e ricominciare a far l’amore fino alle otto circa. Ci facemmo una doccia assieme, insaponandoci e accarezzando a vicenda i nostri corpi. L’acqua tiepida ci scorreva addosso, azzerando ogni attrito tra la nostra pelle, godendo ancora ogni singolo istante di quella breve mattinata. Ci cambiammo i vestiti e la riportai al parcheggio dove aveva lasciato l’auto la sera precedente.
Le scrissi nel pomeriggio, ringraziandola per la fantastica nottata appena trascorsa, dicendole che forse avevamo esagerato un po’, perché avevo il membro infiammato e dolente. Mi rispose “Sì”, che avevamo esagerato, perché anche lei era tutta arrossata e dolorante.

Trascorsero tre, quattro giorni: visto che non mi scriveva, tornai a farmi sentire io, nella speranza che quella nottata non fosse un fuoco di paglia. Rimase sorpresa dal mio messaggio, confessandomi che pensava di essere stata solo l’avventura di una serata, dal momento che non l’avevo ricontattata subito.
E fu così che iniziammo un’amicizia con privilegi, o una storia di trombamicizia che dir si voglia, con qualcosa in più. Ci sentivamo regolarmente, puntuali: una volta alla settimana ci vedevamo per appagare i nostri desideri carnali. Se a uno dei due capitava di aver voglia, ci scrivevamo e organizzavamo al volo la serata. Se non si poteva andare in montagna a passare il weekend, ci trovavamo in settimana. Nei mesi invernali, quando il lago di Viverone non era frequentato dal solito marasma di gente, ci trovavamo lì, mangiando un boccone assieme, facendo tappa fissa all’area camper.
Nei mesi più caldi, dove turisti e ballerini di latino-americano affollavano le rive del lago, ci trovammo una location più isolata, in collina, infilandoci in una stradina vuota che portava in mezzo ai campi e lontano da occhi indiscreti. Avevamo le nostre due ore di piacere, dove il resto del mondo cessava di esistere. Sudati e soddisfatti ogni volta. Andammo avanti per mesi, più di un anno alla fine, aggiungendo alla solita routine,quando a disposizione avevamo un letto, massaggi ayurvedici contornati di fragranze orientali e nuove posizioni.

La cosa più bella, oltre all’attrazione carnale e mentale creatasi fin da subito, era una: riuscivamo sempre a divertirci, ridendo anche di noi stessi. Il nostro rapporto era ciò che di più sano possa esserci tra uomo e donna: amicizia, rispetto, nessuna oppressione, nessuna gelosia ed egoismo, nessuna idea di possesso dell’altra persona. Solo complicità, voglia di godere e stare bene assieme, divertendosi ancora per una notte.