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Lui & Lei

Tra i due sfidanti il terzo gode_Parte 3


di Membro VIP di Annunci69.it xbearlucx
10.04.2025    |    11    |    0 6.0
"Lasciata l’auto al parcheggio sottostante, prese il sentiero che entrava nella pineta e conduceva fin sotto alla diga..."
Quell’incontro segnò profondamente sia Luca che Mary, anche se non nel modo in cui Luca si auspicava.
Infatti, dopo alcuni giorni di silenzio, Mary tornò a farsi sentire scusandosi per il tempo trascorso dalla sua ultima risposta: tra il lavoro e le ferie da organizzare era presissima. Gli disse che avrebbe passato agosto via da Torino: prima qualche giorno col padre e la famiglia del fratello nella casa della sua infanzia, poi sarebbe partita con un’amica alla volta del mare, rientrando solamente la prima settimana di settembre.
Gli scrisse:
— Se vuoi, al rientro organizziamo una cena da me.
Luca accettò la proposta, ed essendo sempre stato per il "vivi e lascia vivere", passò il mese di agosto scrivendole solo un paio di volte: una per augurarle buon Ferragosto e un'altra per sapere come procedevano le ferie. Ottenendo però sempre risposte frettolose e distaccate.
Quando a settembre Mary tornò a farsi sentire, il tono del messaggio era completamente diverso. Distaccato, assurdo per certi versi, almeno dopo le emozioni provate assieme. Luca non riusciva a mandare giù l’ultimo messaggio:
— Abbiamo fatto una cazzata. Tu, in ogni caso, sei stato veramente stronzo, uno spregevole approfittatore. Mi hai presa nel mio attimo di debolezza, portata a letto e fatto fare cose che mai avrei voluto fare. Non cercarmi mai più!
Allibito da quel messaggio — e senza diritto di replica, poiché lo aveva bloccato subito dopo — cercò di farsene una ragione. Dapprima pensò che fosse impazzita, poi rifletté e si disse che forse era tornata con il marito, e che se quella era la sua visione dei fatti per sentirsi meglio con se stessa, che fosse.
Così la vita andò avanti. Quell’anno conobbe diverse altre donne affascinanti e seducenti, ma i suoi pensieri tornavano spesso a quel pomeriggio di passione. Non riusciva ancora a darsi una risposta. Gli rodeva dentro non tanto l’essere stato scaricato, quanto il non sapere perché.
A distanza di quasi un anno, il caso li fece incontrare fortuitamente nel centro di Torino. Lei era con un’amica, si avvicinò come se nulla fosse e lo salutò:
— Non saluti più una vecchia amica?
Lui rispose freddamente:
— Quale amica? Non mi sembra che abbiamo più nulla da dirci, non dopo il modo in cui mi hai lasciato.
— Mi spiace se ti ho fatto soffrire, non era mia intenzione. Ma ti posso spiegare tutto.
— Non ho sofferto per nulla. La mia era piuttosto rabbia. O meglio, incazzatura allo stato puro. Togli pure il pomeriggio a casa tua, abbiamo passato più di sei mesi a sentirci. Ti ho ascoltata senza mai giudicarti, ho sempre cercato di farti ragionare a mente lucida. Ti ho consolata più di una notte. Ho passato mesi a cercare di farti riacquistare un briciolo di autostima, visto che l’avevi sotto i piedi.
— È vero… e ti ringrazio per questo.
— I grazie non servono a nulla ora! Potevi benissimo dirmi quello che mi hai scritto guardandomi negli occhi. Invece no: un messaggio, e poi mi blocchi ovunque. Patetica e senza spina dorsale! Un’adolescente avrebbe saputo fare di meglio. Sono io a ringraziarti, invece, per avermi fatto aprire gli occhi: ho capito che a una pecora puoi donare anche il coraggio del leone, ma continuerà sempre a belare.
— Se pensi veramente questo, e sei convinto che quel messaggio te l’abbia mandato io… sei un vero stronzo che non capisce un cazzo!
— Se quel messaggio non me lo hai mandato tu, allora la vera stronza la sto guardando negli occhi ora. Perché in quasi un anno potevi trovare il modo di spiegarti.
— Sei troppo adirato in questo momento. Non capiresti. Le ultime due settimane di giugno sono in ferie in montagna, dalle tue parti. Se per allora ti sarà passata, ti spiegherò.
Prese la sua amica e se ne andò, lasciando Luca nel dubbio.
________________________________________
Passarono i giorni, ed arrivarono le ultime due settimane di giugno. Luca si decise sin da subito a voler ascoltare quelle spiegazioni. Ma non volendo "dargliela vinta", evitò di scriverle prima.
Aprì WhatsApp, cercò tra i contatti quello di Mary. Notò subito che non era più bloccato e cominciò a scriverle:
— Ciao. Oggi sono libero tutto il giorno. Se vuoi ancora darmi spiegazioni, dimmi dove sei che ti raggiungo.
Dopo pochi minuti arrivò la risposta:
— Ciao. Sono a Ceresole Reale. Vista la giornata stupenda, conto di prendere il sole tutto il giorno. Raggiungimi pure quando ti va. Sono sola.
Al messaggio seguì una foto: un selfie che la ritraeva con un provocante bikini sotto un getto d’acqua.
Luca pensò tra sé: mi farà perdere tempo, se si aspetta che mi metta a cercarla in giro… Poi riguardò la foto: aveva qualcosa di familiare. Conosceva bene quel posto. C’era andato molte volte a prendere il sole.
Salì in auto e si diresse lì a colpo sicuro.
Lasciata l’auto al parcheggio sottostante, prese il sentiero che entrava nella pineta e conduceva fin sotto alla diga. Dopo un centinaio di metri, lasciò il sentiero e salì su alcune rocce lì vicino. La vide su un masso a pochi metri: era sdraiata a pancia in giù su un telo. Avrebbe riconosciuto quel fondoschiena ovunque.
La raggiunse senza farsi sentire, arrivandole alle spalle. Lei sobbalzò dallo spavento.
— Non ti aspettavo così presto… pensavo mi scrivessi ancora per sapere dove mi trovassi precisamente.
— Non vi è stato bisogno. Conosco bene il posto.
— Già… la foto che ti ho inviato…
— Quindi? Sentiamo, spiegami!
Cominciò il suo racconto partendo dal momento in cui Luca era uscito da casa sua quel pomeriggio. La sensazione di abbandono che aveva provato subito dopo… si era vista in quel frangente come una prostituta, una poco di buono, pronta solo a soddisfare desideri e basta. Usata e abbandonata. Per quanto, per sua stessa ammissione, avesse goduto come mai prima d’ora.
Voleva molto di più. Voleva qualcuno che le dormisse a fianco, che al risveglio fosse ancora lì.
Quando, la settimana successiva a quel pomeriggio di fuoco, era tornato a farsi vivo il "Giuda" — con il capo cosparso di cenere per la richiesta di un ménage à trois — dicendole che l’amava e voleva passare il resto della vita con lei, Mary lo stette a sentire. E ricadde nella trappola. Confessò a Luca che al mare, in Liguria, c’era andata assieme a lui, e che al rientro lui si era trasferito da lei.
Una sera, rientrata dal lavoro, si infilò sotto la doccia lasciando il cellulare sul tavolo. Uscita dalla doccia lo trovò sdraiato sul letto con il cellulare in mano.
— Hai ricevuto un messaggio. Chi è Luca?
Presa alla sprovvista, gli confessò tutto. Raccontò del loro appuntamento al Valentino e dell’incontro a casa sua. Lui, in preda alla gelosia, cominciò a insultarla dandole della puttana, dell’ipocrita, della poco di buono. Riprese in mano il cellulare e fu lui a risponderle, e successivamente a bloccarlo, gli disse.
Luca ascoltava freddo e distaccato. Il cervello macinava ogni informazione. A un certo punto la interruppe:
— E quindi? Non capisco il problema. Quale impedimento hai avuto nel dirmi tutto questo il giorno dopo, mentre eri al lavoro?
Lei rimase in silenzio.
— Dai, rispondimi! Hai perso la lingua? — insistette.
— Ho sbagliato, lo so! Ma avevo paura di perderlo… e pensai che tu avessi capito che non ero stata io a risponderti.
— Il dubbio lo avevo. Ma avevo la certezza che, se non fossi stata tu, avresti trovato il modo di farmelo sapere.
— Lo sto facendo ora…
— Cos’è cambiato? — chiese lui.
— Quando ti ho rivisto al bancone di quel bar ho avuto un flash. Sono ritornata in quella stanza, sudati, sfiniti, appagati. Ho sentito nuovamente il tuo odore su di me. Non mi è mai capitato di rivivere la stessa intensità di emozioni.
— E lui? Dov’è finito?
Mary continuò a raccontare l’ultimo anno di convivenza con il "Giuda". Dopo aver scoperto tutto, era diventato geloso. All’inizio le faceva piacere… sembrava tenesse a lei. Ma ben presto quella gelosia si trasformò in ossessione. Controllo morboso. Voleva sapere sempre dove andava, con chi era. La chiamava quattro volte al giorno.
— Lo hai lasciato, spero? — domandò Luca.
— No. Non ci riesco. Ho soltanto lui. Il mio ex-marito non mi parla più. Le amicizie in comune si sono tutte schierate dalla sua parte. Non ho che lui. Ed è quello che mi merito per tutto quello che è accaduto…
— Quindi, se ho capito bene… dovrei essere il tuo palliativo? Per permetterti di sopportare meglio una vita di merda, che tu stessa non fai nulla per cambiare? Sei mesi della mia vita buttati nel cesso per farti riacquistare un briciolo di fiducia in te stessa… e riesci a farmi venire qui per dirmi solo questo?
Lei rimase in silenzio a fissarlo negli occhi. Nonostante il sole picchiasse forte, era sceso il gelo in quel pomeriggio di giugno. Quell’attimo infinito fu spezzato dal suono del suo cellulare.
— Devo rispondere, è lui che mi sta chiamando!
Rispose alla chiamata, iniziando a parlare come se lui non fosse nemmeno lì.
In una frazione di secondo passarono davanti agli occhi di Luca molteplici opzioni, tra cui: prendersene ed andarsene — quella forse sarebbe stata la migliore e la più semplice. Intervenire nella chiamata dicendo:
— Ciao, come stai? Lo stronzo approfittatore è qui!
Senza dubbio sganciare quella bomba sarebbe stata una vendetta alquanto saporita, ma sarebbe servito a poco. Alla fine, in quel breve lasso di tempo, prese la decisione di mettere in scena uno dei migliori passaggi del film Cruel Intentions 3.
Si inginocchiò guardandola negli occhi, con il ghigno in volto di chi la stava per far grossa, le fece segno con l’indice di stare in silenzio e le sfilò le mutandine del costume. Si accovacciò tra le sue cosce e cominciò a far scivolare la lingua lungo il suo interno coscia, prima da una parte poi dall’altra. Alzò il volto per guardarla nuovamente: si stava mordendo il labbro per non dire una parola, mentre il Giuda quasi cornuto le continuava a parlare ignaro di tutto. Dai suoi occhi traspariva il desiderio che Luca continuasse a fare quello che stava facendo.
Lui affondò il colpo, iniziando ad assaporare la sua fighetta, ruotando la lingua attorno al suo clitoride, andando e venendo tra le sue grandi labbra. Lei non sapeva più cosa fare: interrompere la chiamata, facendolo insospettire, o continuare trattenendo il fiato evitando ogni rumore? Passò la mano libera tra i capelli di Luca, afferrandoli bruscamente per fargli interrompere quella tortura piacevole a cui la stava sottoponendo, ma lui non accennò minimamente a smettere.
Quando alla fine si decise a chiudere la chiamata, tirandolo per i capelli lo portò fino davanti alle sue labbra, guardandolo negli occhi gli disse:
— Sei un grandissimo figlio di...
Non ebbe il tempo di finire la frase: Luca le infilò la lingua in bocca ed iniziarono a limonare. Un bacio carico di passione, atteso per un anno. Si alzò in piedi, sfilandosi il costume anche lui, afferrandola con fermezza per i capelli la guidò verso il suo membro in erezione. Lo accolse voracemente, lasciandosi guidare dalle mani di lui, facendolo arrivare ogni volta in fondo alla gola.
Quando le lasciò la nuca, riprese fiato e gli rammentò che non aveva alcuna protezione dietro.
Luca sorrise nuovamente:
— Non ti preoccupare.
Dalla tasca superiore del suo zaino tirò fuori una scatola di preservativi nuovi.
— Quindi eri già partito da casa con l’idea di venire qui e scoparmi.
— No, l’idea mi è venuta per strada. Non sapendo come sarebbe finita, sono stato previdente.
Il sole cuoceva le loro pelli, ma a loro non sembrava importare. Il resto del mondo aveva cessato d’esistere. Persi ognuno negli occhi dell’altro, passarono il pomeriggio a far sesso e, ad ogni affondo, la passione ed il desiderio provato l’anno precedente riaffiorava alla mente, unendoli di nuovo in un vortice di sensazioni indescrivibili.
Quando il sole cominciò a scendere dietro le montagne e l’aria a raffreddarsi, si rivestirono, incamminandosi per il sentiero che li portava al piazzale.
Arrivati alla macchina di Luca, Mary gli chiese:
— Come rimaniamo ora?
Luca le diede un bacio sulle labbra e le disse:
— Rimaniamo che, quando riprenderai il controllo sulla tua vita, ci risentiremo. Io non blocco nessuno.
Stizzita da quella risposta che la lasciava nel limbo, prese e se ne tornò al suo albergo, mentre lui si allontanava in macchina.

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