Lui & Lei
Sembra Quasi Dolore!
di roberto69mara
06.03.2017 |
2.467 |
5
"L’odore del maschio arriva tutto insieme come una frustata, mi riempie le narici e mi droga la mente..."
Chiudo la porta alle mie spalle e respiro profondamente avvolta dal caldo tepore del nostro piccolo rifugio. Tolgo l’impermeabile e le scarpe entrambi zuppi d’acqua, sono tre giorni che non cessa di piovere. Dal soggiorno mi saluti, io non ti rispondo ma sorrido nel sapere che sei tornato prima di me. Ora nulla potrà tenerti lontano da me e dal mio turbamento. Mi affaccio alla stanza e ti osservo. Sei sul divano, seduto al centro e con la schiena appoggiata allo schienale, le braccia lungo i fianchi e la testa reclinata all’indietro. Ti stai rilassando dopo una lunga giornata di lavoro che presumo sia stata dura visto che sei ancora vestito con i pantaloni del tuo abito blu, la camicia e la cravatta allentata. Ti ho sempre considerato un bell’uomo ma in quella posizione, rilassato, un po’ spettinato dai un immagine tenera e allo stesso tempo forte di un uomo sicuro e indipendente. Quando muovo i primi passi verso di te sollevi la testa e mi guardi, un lampo attraversa il tuo sguardo. Prima che tu possa parlare ti faccio segno di stare in silenzio portando il dito indice alla bocca. Osservo con attenzione ogni più piccolo dettaglio della tua figura. La camicia bianca fa risaltare la tua carnagione ambrata, nella stanza nessuna luce è accesa, solo le finestre lasciano entrare un apparente candore dalle tende bianche nonostante la lunga giornata piovosa di fine primavera. Mi avvicino lentamente facendo dondolare i miei fianchi, passo dopo passo la mia mente si sveglia e comincia a disegnare piccoli tratti di una fantasia da concretizzare. Ora, difronte a te, la tela è completa, ho voglia di farti godere. Quel ciuffo di capelli disordinato ti dà un aria terribilmente sexy. Mi inginocchio ai tuoi piedi, dopo averti accarezzato i polpacci ti tolgo i calzini che lancio a caso dietro di me. Accarezzo i piedi nudi, salgo lungo i polpacci coperti dai pantaloni, continuo fino ad arrivare alle ginocchia e poi proseguo sulle tue muscolose cosce. Salgo ancora passando esternamente, fianchi, bacino e torace. Bottone dopo bottone apro la camicia e la scosto ai lati per ammirare il tuo petto muscolo e tornito da tanti anni di nuoto, una statua, la mia scultura. Passo la mano lievemente timida sulla tua pelle color del miele e lentamente scendo sui tuoi addominali, con il dito mi diverto a sottolineare ogni singolo muscolo fino ad arrivare alla cintura. La slaccio e con essa apro il bottone e la zip. Nuovamente le mani percorrono la lunga strada delle tue gambe questa volta con più decisione. Risalendo passo internamente fino all’inguine, mi guardi ma non parli. Apro i pantaloni e facendoti sollevare il bacino li sfilo lanciando anch’essi in un angolo sconosciuto della sala. Mi fanno male le ginocchia così mi alzo, con sguardo interrogativo e smarrito segui i miei movimenti, ti rassereni solo quando vedi che prendo un cuscino e lo sistemo fra le gambe che nel frattempo hai aperto. Mi metto comoda e le mani possono scorrere sulla pelle calda e vellutata senza alcun ostacolo, senza alcuna distrazione. Hai un buon odore. Sacrifico un attimo del tuo piacere per aprirmi la camicetta, senza sfilarla, così potrai spiare il mio seno che si muove liberamente al ritmo del mio respiro e dei miei movimenti. Oggi sono uscita senza reggiseno, cosa che mi hai chiesto di fare questa mattina dopo l’intenso piacere che mi hai regalato. Amo quando mi dai degli ordini, amo realizzare le tue fantasie e ancor di più amo quando durante la giornata controlli se mi sto comportando secondo i tuoi desideri. Oggi per ben tre volte hai voluto che ti inviassi una foto, dettagli precisi e non discutibili “sbottona la camicetta, deve vedersi il seno nudo, non devi farlo in bagno devi essere nel tuo ufficio quando è presente la tua collega acida e bacchettona o meglio ancora quando c’è il tuoi capo, hai 5 minuti”. La giornata è passata in un continuo stato di eccitazione ben visibile anche ad un occhio non attento ai dettagli, tradita dei capezzoli gonfi e duri che premevano sulla stoffa perfettamente stirata. Anche a te eccitano queste situazioni, sapermi sotto lo sguardo morboso dei colleghi maschi e l’invidia delle altre donne ti provocano voluminose erezioni che mi dimostri con le foto scattate nel bagno del tuo ufficio. Torno su di te e abbassandomi porto le mani alle caviglie, un'altra volta risalgo sulla pelle sempre più calda, dal ginocchio faccio seguire lo stesso percorso delle mani alla mia bocca morbida e vogliosa di te, baci, leccatine e ancora baci. Prima una coscia poi l’altra, nel frattempo cerco il contatto del mio seno con il tuo corpo. I capezzoli turgidi strusciano su di te in una piccola danza che coinvolge tutto il mio corpo, anche il mio culo si muove assecondando questa melodia inesistente. Mi piace essere ai tuoi piedi e sentire il tuo sguardo che sfiora ogni centimetro del mio corpo. Mi accarezzi la testa e scivoli fino alle guance per cercare le carnose labbra impegnate nel tragitto all’interno delle cosce che le porta ad arrivare fino al bordo dei boxer. Mi infili un dito in bocca me lo fai succhiare e quando sti tanchi mi riporti sul bordo dei tuoi box. Ora la mia faccia è sotto il tuo cazzo ancora imprigionato nella stoffa, nel suo nascondiglio comincia a farsi spazio da solo. Respiro profondamente, odore di uomo mescolato alla fragranza del detersivo per il bucato. Respiro ancora cercando di percepire quello che più mi piace … l’odore intenso del mio uomo. Le mani salgono sui fianchi fino al bordo superiore dei boxer e le dita stringono con forza la carne per bloccarti e non farti muovere. Strofino vigorosamente le guance, la bocca, la fronte sulla stoffa della biancheria. Voglio impregnare il viso della tua essenza. Il naso cerca e annusa ogni più piccolo accenno del tuo odore in quel gonfiore sempre più accentuato. Affondo il naso come un cane ricerca nel terreno il più prelibato dei tartufi e mi inebrio di te, basta questo a farmi perdere ogni inibizione. Una piccola goccia bagna la stoffa è ora di togliere questo inutile indumento capace solo di torturare gli essere umani privandoli della massima libertà. Sfilo i boxer e li lancio, so che questo mio gesto ti infastidisce ma tu non dice nulla, forse non te ne sei nemmeno accorto. Mi stai guardando, ti piace farti ammirare senza vestiti e ancor di più ti piace cogliere il mio piacere mentre contemplo il tuo cazzo in erezione. Ora la mia attenzione è tutta per quel pezzo di carne che svetta superbo sopra le tue palle. Dal vero è ancora più bello, dal vero è ancora più grosso. Accenni un sorriso beffardo che sembra voler essere una sfida, non posso che accettarla. Comincio con leccare la punta ancora coperta dalla pelle con piccole pennellate che vanno dal basso verso l’alto. Ti infastidisci perché sono troppo delicate, troppo superficiali, quasi sussurrate. Prendi la tua asta in mano e la massaggi su e giù per qualche interminabile minuto, lentamente come piace a te, lentamente come fa impazzire me. L’odore del maschio arriva tutto insieme come una frustata, mi riempie le narici e mi droga la mente. Poi lo lasci e con lo sguardo mi inviti a continuare. Ora la pelle non copre più la violacea cappella del tuo enorme fungo, apro la bocca e cerco di avvolgerla tutta. Un sapore deciso ma irresistibile … salato, intenso, ipnotico. Un brivido mi corre lungo lo schiena, sento che mi sto bagnando tra le gambe ma tutto questo voglio che sia solo per te, per il tuo piacere. Serro fra le labbra la cappella e scivolo su e giù con la testa cercando di guadagnare sempre più centimetri ad ogni affondo, nel frattempo ti spio, sei bellissimo. Ancora su di lui ma questa volta lo lecco come il migliore dei gelati, mmm … bollente, duro e succulento. Non resisto e dopo essermi sollevata un po’ la gonna infilo la mano dentro le mutandine, sono calda e molto bagnata. La mia lingua ora lecca tutta la tua asta, dalla radice alla punta, un percorso lunghissimo, qualche volta scendo a solleticare le palle che ormai sono diventate gonfie sotto la continua manipolazione eseguita dell’altra mano. Le lecco completamente e poi scendo. Un pizzico di follia e azzardo, scendo fino a incontrare il tuo posto più intimo e segreto. Avverto subito una piccola tensione, non so se ti piace ma non mi fermi, dopo poche leccate sembri rilassarti e mi agevoli aprendo maggiormente le gambe. Procedo con il mio massaggio tutto intorno con la punta della lingua prima picchiettando e poi disegnando dei cerchi sempre più piccoli. Si, credo ti piaccia, ora sei completamente abbandonato sul divano e con la testa appoggiata, il tuo respiro si fa più lento e più profondo. Con la mano cerchi un contatto come per avere un punto di riferimento ma io non mi faccio trovare e ti lascio in balia di questo nuovo piacere che ti fa perdere l’orientamento. Continuo ancora a leccarti il culo con maggiore energia tanto che piccoli gemiti escono dalla tua bocca, nel frattempo la mano dentro le mie mutande sta nuotando in un mare di umori. Torno a succhiarti la cappella completamente rossa e gonfia, sembri sul punto di esplodere. Sfilo la mano dalle mutande ed eseguendo una piccola sega copro tutta l’asta dei miei liquidi. Mi è sempre piaciuto il cazzo che sa di fica, soprattutto quando il sapore è quello mio, dolce e rotondo come tutta me stessa. La mia bocca succhia avidamente ogni millimetro della tua carne dura e sanguigna che stilla numerose gocce trasparenti. Cerco di succhiare e rilasciare come a creare delle contrazioni poi mi stacco e guardandoti negli occhi mi passo la lingua sulle labbra dove trovo il nostro sapore sapientemente mescolato. Cerchi di prendermi la testa per riportarmi a succhiare ma ancora una volta fuggo, mi odi per questo ma tutta la tua forza ora è racchiusa nel tuo cazzo e non puoi far altro che rimanere inerme ad attendere quando sarò io a donarti dell’altro piacere. Lascio colare della saliva che dalla punta scivola giù, delicatamente un soffio percorre tutta la lunghezza in modo da far raffreddare la tua asta. Continuo a soffiare finché nel tuo viso non si delinea una piccola smorfia di sofferenza. Ora è il momento giusto, apro la bocca e cerco di ingoiarlo tutto. Il caldo improvviso ti fa sussultare e ti scappa un sonoro gemito, il tuo respiro è senza regola. Il tuo cazzo è durissimo e fremente, lo scaldo per bene e poi ancora saliva per tornare a raffreddarlo. E’ bellissimo vedere quell’espressione sul tuo volto … sembra quasi dolore! Ripeto il gioco ancora un paio di volte, ormai respiri affannosamente, emetti suoni confusi, sembra che tu voglia dire qualcosa. All’ennesimo ingresso della cappella congelata nella mia rovente bocca non riesci più a trattenerti, un gemito fortissimo precede una violenta schizzata. Mi ritrovo con la bocca piena della tua sborra calda e viscosa, non riesco a trattenerla e cola dalla bocca nuovamente sul tuo cazzo. Un susseguirsi di energici ed abbondanti spruzzi mi colpiscono il viso per poi inondare la mia camicia e lo spicchio di seno scoperto. Respiri affannosamente, riesco solo a percepire un confuso “siiiii”. Lascio che ti svuoti completamente mentre il tuo cazzo continua a pulsare in spasmi via via meno evidenti. Dopo averti lasciato calmare, con la lingua comincio un minuzioso lavoro di pulizia del tuo corpo. Ci metto un bel po’, trovo sperma ovunque. Immersa in questo lavoro non mi ero accorta che mi stavi osservando, un viso dolce e rilassato come solo il viso di un uomo che ha appena goduto può essere. Con dolcezza mi accarezzi una guancia e mi poni un bacio sulla fronte . Io imbarazzata ti sorrido e divento rossa. Ti faccio stendere e ti lascio dormire. Ormai si è fatta l’ora di preparare la cena.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore.
Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.