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Prime Esperienze

Un caffè ... macchiato.


di roberto69mara
03.08.2021    |    1.022    |    3 9.7
"Un uomo sulla quarantina, alto, moro, fisico asciutto, curato, ben vestito, con un accenno di barba e … BELLISSIMO! Lui insiste per offrire il caffè ad..."
Oggi, primo giorno di lavoro dopo la lunga pausa natalizia, con la collega decidiamo di andare a prende il caffè al bar aziendale. Una volta scese troviamo il locale affollato da più di una quindicina di persone che si scambiano gli auguri e commentano fra loro le festività natalizie appena trascorse. Io non lavoro da molto tempo in questa società perciò la collega mi presenta tutti quelli che incontriamo, anche se in queste poche settimane ormai ho visto tutti. Tra un una stretta di mano e l’altra la mia collega d’improvviso si illumina e parte ad abbracciare e baciare quello che so essere un mezzo capetto. Lo avevo incrociato al bar più di una volta e i nostri occhi si erano incontrati in un paio di occasioni ma ovviamente, timida ed impacciata come sono, non avevo retto al suo sguardo indagatore e abbassavo subito gli occhi. Un uomo sulla quarantina, alto, moro, fisico asciutto, curato, ben vestito, con un accenno di barba e … BELLISSIMO! Lui insiste per offrire il caffè ad entrambe e così lei si ricorda della mia presenza e mentre, svogliatamente, cerca di fare le presentazioni di rito, lui la precede e venendomi incontro con la mano tesa mi dice “Le auguro un buon proseguimento per il nuovo anno, l’avevo intravista nelle settimane scorse, finalmente ho l’occasione di conoscerla, mi chiamo Federico”.
Segretamente felice e per questo un po’ imbarazzata, lo ringraziarlo e spiaccico un semplice “Piacere mi chiamo Gina”, intanto lui, totalmente padrone della situazione mi guarda, anzi mi esamina senza pudore. Scambiamo alcune parole sulle vacanze, dove principalmente è la mia collega che parla in modo civettuolo e logorante mentre io rispondo a monosillabi. Più lo osservo, più lo ascolto, più sento la sua vicinanza e più la mia mente comincia a costruire scenari piccanti via via più spinti e intensi fino ad erige (si, “lui” era proprio eretto nella mia fantasia) scene lussuriose con quest’uomo che nemmeno conosco.
Ogni volta che mi guarda mi sento come una bambina colta a rubare le caramelle, divento rossa e distolgo lo sguardo con il timore possa leggere nei miei occhi le immagini indecenti sempre più espliciti. che si susseguono Quel uomo è riuscito a farmi perdere ogni minima capacità di ragionare lucidamente tanto che sento una sorta di desiderio di sottomissione nei suoi confronti.
La maggior parte dei colleghi è tornata in ufficio e solo altre quattro persone, oltre a noi, sono rimaste al bar. Due sono in un angolo a parlottare fittamente tra di loro, tanto che nemmeno l’uscita degli altri li ha distratti dalla loro bramosia di scambiarsi informazioni vitali (nel senso che spettegolavano), poi c’è la barista intenta a lavare tazzine e a scambiare battute con la mia collega.
Uno di fronte all’altra, sentiamo i nostri corpi incapaci di allontanarci ma nello stesso tempo impossibilitati ad avvicinarsi e restiamo bloccati in questo equilibrio gravitazionale. I suoi occhi sono un continuo scivolare lungo il mio corpo, mi sta studiando, mi sta analizzando, entrambi percepiamo una forte attrazione e questo mi agita e nello stesso tempo mi eccita.
La razionalità continua ad urlarmi che è solo una mia immaginazione e che in alcun modo un uomo di tale fascino può essere attratto da una donna così poco interessante come me.
Sto impazzendo mi sembra quasi di sentire il calore che emana il suo corpo, il suo magnetismo che si spande nell’aria per poi avvolgermi, ma continuo a ripetermi che è solo una fantasia.
Fantasia o realtà che sia, provoca una reale reazione del mio corpo e sento più caldo, soprattutto in mezzo alle gambe, sento come una sensazione di scioglimento … sono umida. Sento i capezzoli pizzicare contro la stoffa della camicetta e, conoscendo la reazione del mio corpo quando sono sottoposta a questo genere di stimoli, speravo che non fossero visibili ma per la paura di essere colta in fallo … ops! Volevo dire colta sul fatto non ho il coraggio di verificare. Cerco di stare ferma il più possibile perché ad ogni minimo movimento si percepisce il mio intimo odore. Spero che tutto questo finisca, voglio scappare in ufficio per sottrarmi a quell’uomo e assecondare le viziose fantasie che si stanno accatastando nella mente, chiudermi in bagno e toccarmi fino a godere.
Nonostante la mia fervida fantasia però, non sono pronta a quello che sta per succedere. Con assoluta naturalezza e disinvoltura, prende la mano in cui tengo la tazzina del caffè non ancora finito, la tira verso di sé e contemporaneamente allunga la sua gamba verso di me. Mi costrinse a ruotare il polso in modo che il caffè rimasto goccioli sui suoi pantaloni e stinge in modo energico le dita sul manico della tazzina tanto da farmi male. Data la sorpresa, la rapidità e il dolore alle dita, non appena lui me ne lascia lo spazio, io apro la mano. La tazzina cade a terra e rimbalza rumorosamente più volte. Sono completamente stupefatta, le donne presenti, sorprese quanto me, intervengono immediatamente chiedendo “Ma cosa è successo? Dottore si è fatto male?” “Ha tutti i pantaloni macchiati”, non ho coraggio di dire come sono andate realmente le cose, in più con il un sorriso beffardo e un occhiolino mi ipnotizza nuovamente e l’unica cosa che mi esce dalla bocca è un timido “mi scusi”.
“Non si preoccupi, per fortuna il caffè si è raffreddato. Ma che succede si sente forse poco bene?” spiazzatissima farfuglio confusamente “No, … Veramente io … non so … non capisco” A voce alta aggiunge: “Oh no, guardi qua che disastro, ho tutti i pantaloni macchiati!” Finalmente mi toglie lo sguardo di dosso e rivolgendosi alla barista gli chiede se avesse dello smacchiatore per pulire i calzoni. La situazione si normalizza, apparentemente, e dopo che Federico fu rifornito di bomboletta e spazzola li porge a me dicendomi “Io non sono pratico di questi smacchiatori, potrebbe darmi una mano per evitare di fare altri pasticci” aggiungendo sottovoce “E poi devi farti perdonare in qualche modo, non credi?” Quest’ultima frase, formulata con il tu, mi ha fatto sentire il bersaglio, l’obiettivo, il centro dell’abile ragnatela tessuta e ha cominciato a dare un senso a tutta la sceneggiata appena vissuta, questa rivelazione è come un pugno allo stomaco e mi fa sentire nuda ed esposta di fronte a Lui. In questa situazione surreale, prendo bomboletta e spazzola e lo seguo, docile come una pecorella, fino in bagno .

L’antibagno è piccolo, piastrellato fino al soffitto di lucida ceramica viola ed illuminato da un paio di faretti che riscaldano notevolmente l’aria, non c’è alcuna finestra ad arieggiare l’ambiente e un forte profumo di essenze floreali, per quanto delicato, ristagna nella stanza. Un piccolo ripiano in muratura, anch’esso rivestito in piastrelle viola, accoglie un lavandino bianco e sopra di esso uno specchio. Oltre all’imbarazzo, sento già una sensazione di soffocamento stingermi la gola. Lui entra nel bagno, un ambiente un po’ più piccolo, anch’esso rivestito tutto di piastrelle viola, c’è il wc e un piccolo lavandino incassato in una nicchia. Specchio, deodorante ai fiori, faretti che surriscaldano l’aria, stessa sensazione di soffocamento con in più la sensazione di “stretto” rispetto dell’altra stanza. Fortunatamente tutto perfettamente pulito.
Mi invita ad entrare per poter lasciare l’antibagno libero a chi vorrà usufruirne per lavarsi le mani. Io, molto titubante, entro. I nostri corpi sono molto vicini e questo mi mette ancor più a disagio. Chiude la porta a chiave e si appoggia al muro in attesa. Il pensiero comincia a non essere più lucido, tante immagini si stanno accavallando confusamente, il caldo aumenta e l’odore dei fiori sembra sempre più forte e martellante. Mi incastro tra il muro e il wc per potermi piegare in avanti e vedere meglio dove devo spruzzare il prodotto, lui cerca di dirigere la mia mano verso le macchie, almeno così credevo, in realtà sposta la mano avanti e indietro per farmi confondere e sbaglio mira. Dopo un primo spruzzo finito sul muro mi dice in modo autoritario “Inginocchiati”. Un ordine che arriva come una frustata senza preavviso, ammetto che poco prima ho fantasticato di farlo e questo mi spaventa e contemporaneamente mi infiamma, sento il mio flusso sanguigno accelerato e la fica pulsare.
Riprendo la posizione eretta, mi fissa negli occhi, sono certa che può vedere tutte le immagini oscene che scorrono senza controllo nella mia mente. Ancora quel sorriso beffardo, mi mette una mano sulla spalla e mi spinge delicatamente verso il basso. Come stregata assecondo la pressione della sua mano e scendo. Una volta in ginocchio cerco di trovare una posizione, per così dire, comoda, ma lo spazio è poco e sono praticamente con il volto a 20 cm dal suo bacino, cerco di indietreggiare ma impacciata e stretta nella mia gonna fasciata non ci riesco. Non posso contare neanche sull’utilizzo delle mani dal momento che sono occupate da bomboletta e spazzola. Il caldo aumenta, gli odori si amplificano, ed ora sento anche l’odore della mia fica umida e calda. Tento di sistemarmi meglio e giro la testa per vedere se ho ancora dello spazio a disposizione. Un rumore particolare e preciso distoglie la mia attenzione e mi rigiro verso di lui. Si ho sentito bene, ha abbassato la zip dei pantaloni. Infila la mano dentro, sono frastornata tutto succede con grande rapidità. Estrae il cazzo già molto gonfio, non riesco a parlare, non riesco a pensare. All’improvviso vengo investita da un intenso odore di maschio, il suo lungo cazzo è praticamente a due centimetri dal mio naso. Odori carnali, caldo, la testa che gira e la mia bocca, come ad obbedire ad un istinto primordiale, si apre. La sua mano accompagna la nuca e la mia bocca accoglie la sua cappella luccicante di liquido. Mi sembra troppo grosso per port stare nella mia bocca. Anche il colore mi sembrava esagerato, rosso e viola con le vene in evidenza. Forse è solo una sensazione ma lo sento aumentare di volume e di circonferenza. Non respiro e non riesco (o non voglio?) contrastare la sua mano per sfilarmi da quel bastone. Un attacco di panico mi sta per assalire fino a che lui non mi dice “piano, respira col naso”. Dopo essermi calmata, percepisco quel dolce sapore che solo il precum riesce ad avere, cerco di concentrarmi su questo piccolo particolare che adoro ma un'altra spinta alla nuca introduce altri centimetri del suo infinito cazzo, la sottomissione fisica che sto subendo viene sottolineata da un ordine secco “Succhia troia”. Questa violenza verbale mi scuote, generando un brivido talmente forte che uno spasmo muscolare pungola la mia fica. Mi sento le mutande completamente bagnate di un liquido caldo. Forse è urina, forse altro, sento che la sensazione di bagnato si allargava velocemente. Il mio corpo è in tensione e i miei buchi prudono e palpitano. Voglio toccarmi, voglio sfregarmi, voglio penetrarmi e voglio godere. Nel frattempo comincio a muovere la testa, faccio scorrere quel marmoreo monumento sulle mie labbra e picchietto con la lingua quello che sicuramente è il membro più grosso che io abbia mai assaggiato. Succhiare il suo cazzo comincia a trasformarsi da una imposizione a una mia necessità. Quel coso così duro mi impressiona ma allo stesso tempo è l’unica cosa che desidero, voglio sentire la sua invadente presenza, la sua grandezza, la sua consistenza, il suo odore e voglio anche il suo sapore. Sento un miscuglio di odori fortemente inebrianti, l’odore dei nostri sessi mescolati nell’aria di questa piccola stanza. Comincio a sbavare con tutto quell’arnese che affondava sempre con maggiore insistenza e forza, a fatica riesco a controllare i conati, ora lui mi scopa la bocca con grandi affondi. Un'altra scossa percorre il mio corpo fino ad arrivare alla mia fica per continuare fino al mio culo dove inizia un gioco, sempre più veloce e inteso, di vibrazioni che rimbalzo fra i due buchi fino ad arrivare al godimento. Altro liquido caldo che esce dalla mia fica. I capezzoli sono duri, sento contratto tutto il seno, vorrei strapparmi i vestiti di dosso e maltrattarmi la fica. Ad un tratto il respiro di lui si fa affannoso e con tono di voce sempre più forte grida “Si … Sii … Siiiiii”. Un’ondata di sperma mi riempie la bocca, non sono pronta, non so che fare, mi prende il panico, lui continua ad affondare e a schizzare, non voglio ingoiare …. Non l’ho mai fatto ... Non sta bene ma tutto questo sperma è troppo. Comincia a uscirmi dalla bocca e a colare sul mento per poi gocciolare sulla camicia e in mezzo alle tette, troppo, non respiro e d’improvviso ingoio. Dopo un periodo che mi è sembrato interminabile, lo toglie dalla bocca, prima mi ordina di leccarmi le labbra per ripulirmi e dopo di pulire le ultime gocce sulla punta del suo cazzo. Sto per svenire, sono sudata, impossibilitata a muovermi, con le mutande e i collant impregnati dei miei liquidi, il mento e la le tette piene di sborra. All’interno della stanza c’è un odore di sesso che mi stordisce. Si mette l’uccello dentro i pantaloni e mi aiuta ad alzarmi. Le ginocchia mi fanno male, la testa mi gira e mi ritrovo stupidamente ancora con la bomboletta e la spazzola in mano. Finalmente apre la porta e possiamo respirare un po' d’aria. Sono stravolta, mi prende le cose dalle mani e le appoggia sul ripiano. Prende delle salviettine di carta le inumidisce con acqua fresca e delicatamente comincia a picchiettarmi la fronte e le guance per darmi un po’ di sollievo. Mi vedo allo specchio …. non mi riconosco. Respiro affannosamente, rossa in viso, spettinata, gli occhi lucidi, il trucco colato e tutta imbrattata dal suo nettare viscoso sul mento, sul collo e sulla camicetta. Un po’ alla volta mi ripulisce il viso passando poi alla camicetta e al seno. Una volta sistemati usciamo, la barista ormai sola nel locale, mi guarda confusa, evidentemente il mio viso fa trasparire ancora lo shock di quello che ho appena vissuto. Lui si rivolge a lei dicendogli “Dany mi porto il materiale in ufficio che sono più comodo per pulirmi, purtroppo lì dentro è molto stretto e queste macchie richiedono una pulizia più accurata, non posso certo togliermi i pantaloni davanti a una signora” Io sempre incapace di proferire parola guardo tutta la scena come se non fossi nel mio corpo. Poi si gira “Grazie infinite per l’aiuto, è una rarità conoscere donne così scrupolose, ... spero che vorrà ancora prendere il caffè in mia compagnia” Accenno solo un timido “Si”. Mi accompagna all’ascensore, mi fa entrare e chiama il numero del piano. Per l‘ennesima volta il suo sguardo intenso mi trapassa e un piccolo sussulto della mia fica mi riporta alla onirica realtà appena vissuta. Le porte si chiudono e ancora non credo a cosa è appena accaduto.
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