Lui & Lei
RICORDI e DESIDERI ... " Il primo clistere "
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16.03.2021 |
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"Alla soglia dei miei 59 anni, anche se tutti mi dicono che non li dimostro affatto, sono tempestato ed assillato nella mia mente da ricordi, d'infanzia e..."
Alla soglia dei miei 59 anni, anche se tutti mi dicono che non li dimostro affatto, sono tempestato ed assillato nella mia mente da ricordi, d'infanzia e gioventù, ma soprattutto da fantasie che non sono altro che desideri nascosti forse da sempre, nel cassetto dell'armadio quello dedito alla vita sessuale e fantasiosa. Già da molto tempo ho scoperto di essere invaghito e voglioso, un vero amante per ora, poco praticante di clisteri e qualche gusto un pò " particolare " Probabilmente c'entra anche la mia vita sessuale insoddisfatta, sicuramente. Delle donne che ho avuto, dalla fidanzata e poi moglie con cui anch'io ho perso la mia verginità all'età di 20 anni passati, alle compagne dopo la separazione ed il divorzio, mai sono stato sessualmente pieno di gioia e soddisfazione. forse avessi potuto fare un mix tra loro, allora chi per il miglior pompino, chi per il miglior modo di scopare, chi per il miglior modo di offrirmi il suo bel culetto, sarebbe stata una vita molto diversa. Con qualche gioco erotico, vibratore ed altro, ci siamo sempre divertiti, con la moglie, ma mai ha fatto divertire me. Ma torniamo al punto di partenza, storia reale veramente vissuta. Delle punture di cui avevo bisogno da ragazzino, non ho mai avuto timore, tranne forse le primissime volte. anche se mamma era capace di farle, lei non me ne ha mai fatto una, ne a me ne a mio fratello, di cui anche lui aveva bisogno. Ci si affidava sempre alla mano della nostra zia, sorella di mia madre, più giovane e di professione infermiera. al massimo quando la zia, dopo essersi sposata non abitava più nel nostro stesso condominio, dove abitavamo noi, lei con il marito, un altro mio zio con la moglie,prima, e poi il fratello di mia nonna tornato dall'Australia, con la moglie entrambi pensionati, ed i miei nonni materni. Insomma su una palazzina di sette appartamenti, quattro erano occupati da noi famigliari e parenti. al piano sottostante, una collega infermiera anch'essa di zia, che appunto fu lei a farci le punturine settimanali quando zia non poteva. Le prime volte, avevo sette anni, iniziò la mia cura dopo un intervento, insieme a mio fratello di tre anni inferiore di me, di tonsille. quindi ogni sabato pomeriggio dopo il pranzo, arrivava puntualmente l'ora della puntura, dal liquido duro e fastidioso da fare. Le prime volte appunto dovetti essere trattenuto con forza per il busto, e per le gambe, perchè riuscissero a farmi la puntura. Poi, con il passare del tempo, mi abituai, e pur sempre con un pò di terrore di quegli aghi di un tempo un pò grossi, con quelle siringhe in vetro che ogni volta si facevano bollire con quella sua strana pentolina che le racchiudeva. Ma un giorno iniziò l'avventura e prova clistere. Ricordo avevo otto anni, e quella mattina non riuscivo andare a scuola, in quanto troppo dolorante alla pancia, mia mamma decise di tenermi a casa. Il problema era che da una settimana, non andavo in bagno. Mia mamma anche se me lo chiedeva se al giorno ero stato al bagno per i bisogni quotidiani, io rispondevo sempre di si. Quella mattina però, per paura che chiamasse il dottore e magari chissà cosa avrebbe deciso o fatto lui, dissi la verità. " Si mamma, son sette giorni che non vado in bagno ". Allora mia madre quasi arrabbiata per non aver saputo da me prima la verità, andò a suonare alla porta di nonna, nello stesso piano dove eravamo anche noi, per chiedere consiglio. Mia zia, la sorella non c'era ovviamente, ma quel giorno lì ospite dei nonni, c'era la sorella maggiore di nonna, la mia pro zia, zia di mia madre, ma che anch'io da sempre la chiamavo zia. Zia Antonia, che non aveva avuto figli, ma che per figli lei avrebbe sempre tenuto molto ai suoi nipoti e pronipoti, disse a mamma di mettermi subito una supposta di glicerina, che fortunatamente nonna aveva in casa. Mia madre le chiese se fosse lei a poterla mettere in quanto io non volevo quasi mai fosse mia madre, a farlo se non proprio quando ero costretto a letto con la febbre. Chissà, forse per vergogna o non so che, cosa che non ho mai capito, visto che chi meglio di una mamma conosce il proprio figlio, e di cui non ci si debba vergognare. ma per me, era così. cosi fu che la cara pro zia Antonia, con nonna pure, vennero da me che me ne stavo in camera nel letto. Nel frattempo, mamma, consigliata da zia Antonia, metteva a scaldare un pentolino con un pò di olio d'oliva, che zia Antonia avrebbe usato dopo avermi messo la supposta di glicerina, per massaggiare il mio pancino. chissà, forse erano terapie di vecchie usanze, Ma così fu. Vennero in camera da letto, e con la supposta in mano, mi dissero di tirare fuori il culetto, di mettermi a pancia in giù, e di stare rilassato che zia Antonia delicatamente mi avrebbe inserito la suppostina. Così feci, e ad essere sincero, sentire quella mano esperta di una zia più anziana, mi era piaciuto. Poi mi fece girare a pancia in su, ed iniziò a massaggiarmi con l'olio caldo. Intanto nudo dalla pancia in giù, mostravo pure il mio pisellino. Ma non ebbi mai tanta vergogna di questo. " Infatti, ancor ora sarei abbastanza un naturista. Fosse stato per me, avrei frequentato spiagge nudiste quando ai bei tempi andavo al mare, ma mia moglie e le mie compagne dopo, mai una acconsentì." Dopo avermi massaggiato per una buona mezzora, senza nessun stimolo da parte mia nel dover andare in bagno, a zia la cosa sembrava strana. La supposta avrebbe dovuto aver fatto effetto,visto poi aiutata con quel massaggio di oilo caldo. Allora chiese a mia madre se aveva del sapone, quello che si usava per lavare i panni. Mamma rispose di si, e zia Antonia le disse di prenderlo e portarglielo in camera insiema ad un coltellino. Così mamma fece. La zia prese il sapone, ne tagliò un bel pezzetto, lo fece in due parti, che mi sembravano più grosse della supposta, Mi disse di voltarmi a pancia in giù, e di offrirle il mio culetto in bella vista. A quel punto dissi di no, la cosa mi faceva paura, ma lei decisa mi girò con l'aiuto di nonna che si sedette sopra le mie gambe per trattenermi, zia con le dita di una mano mi apri il buchetto, mentre nell'altra teneva il primo dei due pezzi di sapone, e avvicinandolo e appoggiandolo al mio forellino, lo spinse con forza, visto che cercavo di dimenarmi perchè non lo volevo. Poi si fece dare il secondo che teneva nonna in mano, e ripete l'operazione. Mi ritrovai così con oltre alla supposta, ormai sciolta, due pezzi di sapone dentro la pancia. Ricordo che ormai eravamo nel mezzo della mattinata, e all'ora del pranzo, che naturalmente io non feci, il bagno ancora non mi aveva visto per scaricare e svuotare la mia pancia. Così nel primissimo pomeriggio, mamma andò a bere il caffè da nonna, riferendo che ancora non ero stato in bagno e non avevo fatto nulla. Nel frattempo era rientrata anche la mia cara zia, la sorella di mia madre infermiera. Fu lei a decidere che la soluzione era un bel clistere. Non avendone mai fatti perchè non ne avevamo mai avuto bisogno nella nostra famiglia, mamma era sprovvista di pere, perette e quant'altro. Quindi, nonna sapendo che nel vicino abitato, abitava una sua cugina che aveva il necessario, andò in prestito e tornò a casa. Nel frattempo mamma mise su suggerimento delle zie,a bollire dell'acqua, mentre io ignoravo il tutto, e su mia domanda a cosa serviva quella pentola di acqua calda, in risposta mi disse che era per fare del thè caldo da bere. Falso. serviva per farmi il bel bel clistere che io manco sapevo cos'era. sentivo parlottare, sul cosa mettere, sul sentire la temperatura dell'acqua, se la pera era stata sterilizzata ecc... Intanto la mia cara zia preferita venne da me in camera a sentire come stavo. Mi rassicurò che ora ci avrebbe pensato lei e di stare tranquillo che poi sarei stato bene, ma che mai più avrei dovuto trattenermi nell'andare in bagno per così tanti giorni. La nonna la chiamò, le disse che tutto era pronto, cosicchè zia le rispose di caricare la prima volta la pera, e di portarla in camera, insieme al restante preparato perchè una non sarebbe stata sufficiente. Si rivolse a me dicendomi che non mi avrebbe fatto male, di non aver paura, che poi tutto passava e di togliermi pigiama e mutandine. Chiesi perchè, e lei mi disse che avrebbe voluto sentire con una cannuccia e un pò di acqua se il sapone si fosse sciolto. Così feci, e mentre mi stavo rimettendo nel letto, entrarono in camera mamma, con nonna che teneva in mano un catino con dentro il restante preparato e zia Antonia con in mano questa strana cosa per me, fatta a forma di pera, color arancio, bella grossottella da cui sopra spuntava una cannuccia come mi aveva detto zia, color bianco, e un pò lunga. Zia mi disse di mettermi a pancia in giù, io esitavo un pò, mi disse di fidarmi di lei, ma ancora non stavo molto fermo e tranquillo. Zia prese in mano la pera che gli passò zia Antonia, nonna diede il catino a mamma, per poi riempire la pera una seconda volta, e sia nonna che zia Antonia mi trattenevano per le gambe. Zia seduta al mio fianco e con l'aiuto di nonna dall'altra parte del letto, mentre con una mano ed un ginocchio mi teneva la gamba, aiutò zia ad aprire bene le mie chiappe. Zia puntò la punta di quella cosa bianca e lunga, dopo averla passata dentro al catino per bagnarla, e la spinse tutta dentro. Iniziavo a piangere ed urlare. sentivo la pera che si appoggiava al mio culetto, zia mi diede una sculacciata dicendomi di smetterla altrimenti mi avrebbe fatto sentire del male, e iniziò a premere quella pera grossa mentre sentivo l'acqua riempire ancor di più la mia pancia. Tirata fuori dal mio culo la pera, la riempì ancora, me la infilò nuovamente, mentre io piangendo intimavo di smettere,che sentivo la pancia scoppiare. Zia spruzzò tutto dentro e mi raccomandò di trattenere più che potevo tutto il liquido clisterato. Con una garza mi tappò il culetto in modo che nulla mi fuoriuscisse mentre andavo dalla camera al bagno dopo 10 minuti di dolorosi crampi. Andai in bagno e a quel punto mi svuotai del tutto. Da quel giorno mai più restai una settimana senza andare in bagno. Su suggerimento di zia, ogni tanto prendevo una caramellina color cioccolato, che nemmeno sapevo all'inizio cos'era. Però era pure buona, la famosa " dolce euchessina ". quello fu il mio primo clistere ed anche l'ultimo della mia infanzia e gioventù. Ma proprio questo, è ciò che ha scatenato da tempo la mia fantasia, la mia mente fatta di certi ricordi, che non c'è giorno in cui non penso ad un bel clistere, ora più che mai fatto magari da una bella donna matura, come si deve. Altri ricordi fanno lavorare la mia mente ripensando a quella giovane età, ma il seguito, lo scriverò nella seconda parte. Se il racconto è piaciuto, grazie, altrimenti, grazie due volte. Alla seconda parte. Nathan.😇
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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