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Lui & Lei

Il montacarichi


di milanosexyincontro
29.09.2017    |    2.547    |    1 7.6
"Finalmente una bella giornata di merda si era conclusa, ora sarebbe stato tutto in discesa, solo piacere..."
Era una giornata come tante altre, iniziata come sempre con la pisciata del mattino, la doccia, il caffè al bar. Qualche messaggio su whats'up, le classiche foto di culi e fighe che il gruppo del calcetto non manca mai di farti avere per iniziare bene la giornata. Ogni uomo a prescindere dalla sua condizione inizia la giornata più o meno cosi. Alcune foto ti augurano buona giornata, altre buona fortuna. La prima erezione del mattino era arrivata cosi, i primi pensieri sconci della giornata mi avevano improvvisamente svegliato. Di fianco al bancone del bar si affiancò una bella donna dal culo notevole, alto e snello, sodo ma morbido allo stesso tempo, rivestito da un semplice jeans che però le stava come un guanto, sopra una bella camicia. Sapeva di essere bella, e giustamente non lo nascondeva. Accompagnava la figlia a scuola. Me ne andai, sperando che quella stupida e inutile erezione del cazzo sarebbe cessata il prima possibile. Odiavo arrivare a lavoro, indice che le rotture di coglioni sarebbero presto iniziate, ma la mattina si svolse tranquilla, senza troppi problemi, durante la quale avevo anche avuto modo di rilassarmi, salutare il mondo virtuale, nell'ordine: gli amici e parenti, i gruppi simpatici con cose cazzute che in un modo o nell'altro ti strappano una risata, le donne con cui hai fatto sesso recentemente, le donne con cui hai fatto sesso meno recentemente e poi a seguire tutti quelli di cui non te ne fotte una sega. Un pranzo leggero, carboidrati in vista dell'allenamento. E un pensiero fisso, il desiderio di fottere e di godere. Era un paio di giorni, forse tre, che non facevo sesso e ne sentivo il bisogno quasi fisiologico. Quando un uomo ha voglia di godere, perde ogni concentrazione e tutto gli sta cui coglioni. Il lavoro stanca, finire una pratica è insopportabile, andare in riunione è inutile, rispondere al telefono? solo se il nome che appare e un pezzo grosso, altrimenti non sei alla postazione di lavoro, semplicemente. La monotonia del lavoro viene spezzata fortunatamente dalle pause caffè, momento in cui i tuoi migliori amici in azienda, dopo due battute lampo sul calcio, in un nanosecondo commentano il culo di quella del piano di sotto e la faccia da troia di quella in fondo al corridoio. Se non ci sono donne presenti, le discussioni si accendono quasi a litigare se non ci si trova d'accordo. E tu che pensavi di sfruttare la pausa per placare il tuo desiderio sessuale, dovevi pensare che i colleghi sono sempre li per ricordarti che sì, il mondo e la vita girano davvero intorno a una sola cosa: la figa.
La giornata lavorativa si stava concludendo, e mi avviavo velocemente verso casa, in testa la lista delle cose che dovevo fare prima della pizza con un paio di amici. Finalmente una bella giornata di merda si era conclusa, ora sarebbe stato tutto in discesa, solo piacere. E il solito desiderio di sottofondo: godere, scopare, con passione, in maniera fantasiosa, artistica, porca e pornografica. Guardai il cellulare, uno sguardo veloce in cerca di messaggi importanti tra la tanta merda che intasa il cellulare. E incredibile Il numero di notifiche inutili che riceve un normale telefono. Biscotti della fortuna, link e giochi inutili, richieste di amicizia da sconosciuti, pubblicità, e questi rappresentano solo l'inizio di una lunga lista. Eliminata la merda, finalmente il fatidico whats'up. Tutto avviene li, se non ce l'hai sei fuori dal mondo. Le telefonate di una volta non esistono più. La gente vive oramai tramite messaggi da 50 o 100 caratteri. O da 10000 caratteri, veri e propri romanzi, ma non ti chiamano. Nessuno si chiama più. Tra i vari messaggi inutili che avevo ricevuto, uno mi colpì, e non perché era di 50 caratteri. "ciao, che fai oggi?". Un'amica, la conoscevo da un po' di tempo ed eravamo già stati assieme, una donna di media statura, calda e passionale capace di diventare una troia assoluta a 360 gradi. Arrapato come un coniglio dovetti spiegare che purtroppo non sarebbe stato possibile, ma la risposta fu inequivocabile "scrivimi anche se torni a mezzanotte, prendo un taxi. A quell'ora non c'è nessuno in ascensore". Meno di 100 caratteri. Il film era già fatto, e che film! I miei pori sudavano ormoni e la mia mente visualizzava esclusivamente immagini pornografiche. Sapevo che avrei dovuto aspettare altre 4 ore prima di fumarmi l'unica sigaretta che non nuoce alla salute, ovvero quella dopo l'orgasmo. La spesa sarebbe saltata, l'allenamento sarebbe stato un mezzo allenamento, a cena sarei stato veloce e sbrigativo e appena possibile sarei tornato di corsa a casa. Sì, perché quando un uomo è eccitato e desidera fare sesso fa le cose a metà. O non le fa, e aspetta con impazienza di sfogare tutta la sua passione in quello che sarà il momento più bello della giornata, tanto atteso, l'orgasmo.
Arrivato finalmente a casa, inviai 100 caratteri. "Sono a casa, quando entri prendi il montacarichi. Ultimo piano, ci vediamo li".
Entrai in doccia, acqua tiepida con gli occhi chiusi, il film era già iniziato. Non c'è cosa più eccitante dell'attesa. Dell'immaginare quello che sarà il contatto dei corpi, del sentire la sua pelle, il suo seno, il culo, le gambe e infine la sua figa bagnata, calda, desiderosa di aprirsi e accogliere il membro che le darà piacere, che la farà godere fino a crollare esausta. Alle 12.45 suonò il citofono, aprii la porta e tornai a finire di vestirmi. Un pantaloncino elastico, nulla sotto, una maglietta, il minimo indispensabile. Passai in salotto, presi le chiavi, chiusi la porta e mi recai agli ascensori. Se in quei 100 caratteri ci eravamo capiti, lei sarebbe già dovuta essere nel montacarichi. Era tutta la sera che visualizzavo il montacarichi. Quell'ascensore che non è un vero ascensore, serve per salire e scendere materiale ingombrante, mobili e cose del genere. Serve proprio per non rovinare gli ascensori adibiti alle semplici persone. Il montacarichi non è il massimo della pulizia, è sempre un posto abbastanza polveroso, ci si trova segatura in terra, pezzetti di cartone e legno, e scritte di tutti i tipi sulle pareti. Per non parlare dei cazzi e delle fighe che pure arredano il montacarichi. E' il set perfetto per un film pornografico un po' trash, c'è a chi piace. Ero vicino all'ultimo piano, il cazzo a mezz'asta che si gonfiava sempre di più man mano che mi avvicinavo in cima al palazzo. Uscito dall'ascensore, girai l'angolo e mi diressi verso il montacarichi. Il tanto atteso momento era finalmente arrivato, entrai e la trovai li, in piedi sul fondo, tacchi e un lungo impermeabile che le arrivava sopra il ginocchio. Mi avvicinai sorridendo mentre lei si sbottonava l'impermeabile facendolo lentamente scivolare in terra. Era davanti a me, tacchi e completino sexy, praticamente nuda. il perizoma perforato per non doverselo nemmeno togliere. Gli uomini pessimisti pensano che tutte le donne siano delle troie, quelli ottimisti lo sperano. Io sono sempre stato un ottimista e lei era una troia meravigliosa. Mi salutò mettendomi la lingua in bocca, mentre con una mano mi accarezzava il petto e con l'altra la minchia, oramai dura e sempre più gonfia. Se il buongiorno si vede dal mattino una bella scopata si vede dal saluto. Scese lentamente fino a mettersi in ginocchio, prendendomelo in bocca con passione, il glande tra le sue labbra e le palle nelle sue mani. Preso dalla foga la alzai, e scivolai diretto la mia mano tra le sue cosce. Era fradicia, un pozzo, l'intimo umido, i capezzoli turgidi. Aspettava me, era li per questo. La girai contro la parete, chinata in avanti, le allargai le gambe, mi misi un profilattico al volo e glielo spinsi dentro. Mi creai un varco e piano piano la penetrai fino in fondo, sempre più deciso, fino a farle sentire tutto il mio desiderio per lei, quella troia meravigliosa che tutta la sera aveva infestato i miei pensieri più sconci. Si attaccava alla parete per restare in equilibrio, mentre io mi attaccavo a lei, ai suoi fianchi, sbattendola senza ritegno, in preda al desiderio più crudo, più carnale. Vedere il suo piacere mi mandava fuori di testa. Non c'è cosa più arrapante per un uomo del vedere una donna che gli chiede di sbatterla, di darglielo tutto come se fosse la cosa più bella del mondo. Sentirla gemere di piacere, sentirla senza forze talmente e alto lo sforzo fisico che sta compiendo, senza peraltro volersi fermare. Si, sono e resterò sempre un ottimista. Improvvisamente la luce si spense, eravamo al buio. Ripristinata la luce, ci recammo al mio piano. Era la tregua prima di riprendere le ostilità di passione e goduria. Aperta la porta di casa buttammo tutto in terra per andare in camera. La sua voglia era ancora tanta, si sdraiò sul letto le gambe all'aria e con un veloce sguardo mi fece capire cosa dovevo fare. Mi inginocchiai per terra, le sputai per bene sulla figa tutta aperta, glielo schiaffeggiai sopra e glielo infilai nuovamente violentemente dentro. Fu stupendo, la giornata di merda si stava concludendo nel migliore dei modi. Sfogai le mie ultime energie sessuali girandola e adagiandola sul bordo del letto, una gamba per terra e una sul letto. Il culetto ben in vista davanti a me, aperto e accogliente. Sapeva che avrei concluso cosi, e mi invitò a darle quello che meritava. Lo specchio era li, le girai la testa invitandola a guardare mentre tornavo con il mio membro minaccioso verso le sue labbra del piacere. La presi da dietro con foga sculacciandola, conscio che oramai la fine si avvicinava. Ero all'apice, avevo ritardato il più possibile l'orgasmo ed era il momento giusto. Dovevo sborrare. Non potevo più ritardare questo atteso momento. La afferrai nuovamente per i capelli e la bloccai sul letto per darle le ultime spinte di cazzo mentre lei, in preda al piacere, mordeva un cuscino. Mi alzai e, una volta girata, le sborrai su tutto il seno e sulla pancia. Una colata di sperma calda che tanto aveva voluto e finalmente avuto. Le sue mani che accarezzavano il seno bagnato fu l'ultima immagine degna della serata del montacarichi.
Esausti e ripuliti, giungemmo in salotto dove finalmente fumammo una sigaretta, goduta appieno. Ci guardammo, stropicciati, sporchi di sesso, e ci scambiammo un sorriso. Mi confidò che aveva avuto una giornata di merda, pure lei. Forse aveva avuto un forte desiderio sessuale dalla mattina pure lei, chi lo sa. La serata giunse al termine, si rivestì, e ci salutammo affettuosamente. Una volta partita, mi rilassai un attimo sul divano e fumai un altra sigaretta. Un altra giornata di merda mi attendeva di li a poche ore. Da quella notte, ogni tanto quando torno a casa non vado a prendere l'ascensore, giro l'angolo e vado in fondo al corridoio. E salgo con il montacarichi.
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