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Lui & Lei

Blues delle piogge d’inverno #1


di Membro VIP di Annunci69.it BratPeed
26.08.2024    |    107    |    1 9.0
"È amara, sa di malto, si muove con vigore e subito trasforma la tensione fra loro in libidine..."
Nel pub risuona un vecchio disco di Betty Davis. A fianco al loro tavolo è appesa una foto.
[ I'm gonna run it down to y'all / Tell them anything you wanna now / I ain't nothin but a nasty gal now hey hey ]
È una foto in bianco e nero. Tre donne di diverse età, nude e in piedi in cima a un promotorio si tengono per mano, le braccia alzate al cielo, quella in mezzo è voltata e mostra il culo, quella a sinistra è la più matura, tiene gli occhi chiusi e fa un gesto con la mano libera come se danzasse, quella a destra è la più giovane e guarda per terra divertita. Così, nude, in piedi, spruzzano getti potenti di urina sul terreno, tenendosi per mano. L’autrice della foto, intitolata The Three Graces, si chiama Sally Mann. Quella e altre sue foto hanno fatto scandalo, ma qui è diventata un omaggio alle qualità diuretiche della birra: qualcuno ha appiccicato all'angolo destro della foto un adesivo con il logo di un boccale di birra e la scritta “BEER, IT’LL DO YOU GOOD!”.
L’uomo e la donna sorseggiano quel che resta di due grandi boccali di birra. Sono al terzo giro. Il locale è affollato, rumoroso. La musica però si sente bene.
[ You said I love you every way but your way / and my way was too dirty for you now ]
La coppia parla fitto.
– Non c’è modo di saperlo – dice lei, mora, i capelli ricci quasi afro, è alta, giunonica, molto ben proporzionata, seno generoso e sodo, culo alto, altrettanto sodo. – Questi baroni universitari sanno nascondere bene le loro intenzioni.
– No che non c’è modo, però cazzo! – replica lui, quarantenne, bell’uomo, atletico.
– Oh, io però adesso devo pisciare – fa lei.
– Che poi questi mica si accontenteranno di lasciarti in un limbo, soprattutto adesso che hanno capito che non c’è trippa per gatti
– Fetenti schifosi!
– Invece di studiare passano le giornate pensando a come fregarti.
– Pure le notti, non scopano neanche.
– Secondo me a certa gente non si rizza nemmeno più.
[Get down get down get down, well well well / A hey hey I ain't nothin but a nothin but a / Get down get down get down, Mama mama get down / get down well well well / A hey hey and good dirty nasty gal now ]
- Madonna come mi scappa! Io vado, ciao!
Il sigmatismo di lei si è accentuato. Le succede sempre quando beve parecchio. Lui ha un fremito. Lei scende con foga dallo sgabello. Si avvia verso il bagno ma si ferma poco dopo. Almeno una dozzina di ragazze sono accrocchiate nel buio antibagno che dà sulla sala. Fila impossibile. La vede tornare, più annoiata che esasperata.
– La tieni ancora un giro e ce ne andiamo, ok?
– Sto esplodendo!
Mettendo la lingua tra i denti lui sghignazza e fa il verso al suo lamento.
– Fto efplodendo!
– Stronzo! Anzi, fffftronzifffimo!
Ridono. Lui fa cenno a una cameriera che sta passando e ordina altre due medie doppio malto, e il conto.
– Dài che ce ne beviamo ancora una.
Lei lo guarda fingendo incredulità e risentimento.
[ Talkin Trash / Talk trash to me I'll keep you hot and dry / Talk trash to me / I'll be your desert sun ]
– Vuoi che mi piscio addosso?
[ What you sayin what you sayin / I said you can break every law with me ]
– Voglio solo che la tieni ancora dieci minuti.
La guarda sornione. È chiaro che si conoscono bene, e che sono amanti.
– Dieci minuti, per me, ok? Pensi di farcela?
Lei si guarda attorno, si infila dei grandi occhiali scuri, sorride con le labbra socchiuse.
– Certo. A tua disposizione.
[ Talk a little bit of trash to me / Do whatever you want to do to me / Talk trash to me baby / Feel free I don't care / Talk trash to me / Tell me what gets you off / Talkin trash talkin trash ]
La ragazza torna con le due birre.
[I'm just a child trying to be a woman / And you Ah you are a strange one / Tryin' To be my man / Ah lying here so close to me tryin]
Lei cambia posto, siede di fianco a lui gli posa una mano sull'inguine e solleva il boccale:
– A Berto, che possa rizzarsi in eterno!
Ridendo sbattono i bicchieri, e buttano giù un generoso sorso. 
– Ti sei sbrodolato.
Lei si avvicina ed inizia a leccargli il collo.
– Che non vada mai sprecata nemmeno una goccia.
Lo sguardo di lui si fa severo, la prende dai capelli e le infila la lingua in bocca.
È amara, sa di malto, si muove con vigore e subito trasforma la tensione fra loro in libidine.
[You want to feel something too / You want to feel it don't you / You want to feel something too / Well start off feelin friendly]
– Ora mi pifscio fotto!
– Fotto?
– Fottiamo?
Svuotano i boccali, lui lascia i soldi sul tavolo e sono fuori dal locale.

È una serata fredda e umida, una cappa di nebbia occulta le linee della città, scende su di loro in una pioggerella fine. Girano in un vicolo e lui la trascina in un angolo semibuio. 
Il vicolo è alle spalle dell'edificio del pub. Dietro, rialzata, passa la circonvallazione. La musica del locale sparisce, diventa un sussurro, sostituita dallo scroscio ondoso e regolare delle automobili che sfrecciano lassù.
Non hanno nemmeno girato l'angolo e lui le alza la gonna sul culo.
– Eeeh, fermo! Che se non piscio entro dieci secondi finisco all'ospedale.
– E piscia allora.
– Vado in quell'angolo.
– No. Qui.
Lui la afferra per la gonna, la gira e la inchioda contro un muretto basso che divide il piccolo cortile dall'ingresso posteriore di qualche negozio. Le fa appoggiare il fondoschiena contro il bordo del muretto, le alza del tutto la gonna. Lei spalanca le gambe.
– Non ce la faccio più!
Le afferra le mutandine e le abbassa con forza. Quasi le strappa. Lei ha delle calze che arrivano appena sopra al ginocchio, le mutande cadono ai suoi piedi.
Lui indietreggia afferrandole un seno. Con l'altra mano le dà uno schiaffetto forte sulla vagina, la guarda negli occhi.
– Forza, ora puoi farla, che aspetti?
Riabbassa lo sguardo verso la sua figa.
Lei sorride appena, socchiude gli occhi, si rilassa, anche se lui la immobilizza là contro per tenerla ritta in piedi. Non le permette di accucciarsi.
– Sei un ometto adesso, e gli uomini pisciano in piedi.
Un rivolo le bagna l'interno delle cosce, sottile. Poi di colpo un fiotto. Lei inarca la schiena e spinge in avanti il bacino. Dalle labbra della vulva prorompe un getto che per un istante bagna i pantaloni di lui che si ritrae, ma continua a tenerla con le mani e si piega in avanti avvicinando la bocca al getto liquido e potente.
Il fiotto caldo continua ininterrotto, in avanti, verso terra, lui si abbassa ancora. Porta due dita, una V capovolta, intorno alla vagina, ne afferra i contorni, li tira verso l'alto, si bagna le labbra con l'urina, ci gioca, ne dirige il getto, che poco a poco si affievolisce.
Lui incolla la bocca all figa e inizia a leccarla, risucchiando, leccando, continuando anche quando lei ha ormai terminato di pisciare.
Si rialza, la bacia, un bacio intenso e lungo. La sente fremere. Si slaccia la cintura dei pantaloni, si sbottona, estrae il pene completamente eretto.
Lei non aspetta nemmeno un istante, con un mugugno ingordo si inginocchia davanti a lui, spalancando la bocca per ingoiare il pene e fissandolo negli occhi.
Lui la lascia succhiare forte, per poco. Poi la afferra per i capelli ricci che si lasciano aggrovigliare attorno alle dita che sanno dei fluidi di lei. La fa rialzare, la gira contro il muretto. Lei inarca la schiena e gli offre il culo.
Lui si abbassa. La sua lingua si insinua tra i glutei sodi, cerca l’ano, lo trova, lo lecca, ci sputa sopra, lo riempie di saliva. Ci infila due dita, poi tre. Si rialza e lei sente subito la cappella vellutata e rigida del suo cazzo che spinge per entrare. Si rilassa, lo accoglie. Si muovono all'unisono, sempre più veloce, sempre più a fondo. A lui scappa un grugnito animale, esplode con un getto e le riempie il culo di sperma. Restano avvinghiati e appoggiati esausti sul muretto.
Poi si riprendono. Lo scroscio delle automobili, prima sovrastato dai rumori del loro piacere, è di nuovo dominante. Si sistemano alla meglio. Lui la guarda, poi gira la testa come per non dare a vedere di sorridere.
– Diamoci una mossa, che ora mi sto pisciando addosso io.
– Qui no?
– No, qui no. A casa.

[continua]
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