bdsm
Blues delle piogge d’inverno #2
di BratPeed
12.11.2024 |
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"Lui è in piedi di fronte alla vasca..."
Siamo ancora là, fermi sul pianerottolo di fronte alla porta. Sembra siano passati giorni. A me non importa. A lei nemmeno credo. So che aspetta la mia mossa, ma quelle attese fanno parte del gioco. Senza, poco avrebbe senso. Minuti, ore, giorni, settimane. È così che aumenta il desiderio reciproco, e la voglia di sperimentare. Se vivi a mille chilometri di distanza la necessità diventa virtù e, spesso, vizio.E poi non sono mica certo di cosa voglio fare. So che ho voglia di fare una cosa nuova, che non vedo come un limite. So che l'obiettivo non è un limite, ma il tragitto nell'illusione che un limite esista. E il gioco, la strategia, l'intesa per raggiungerlo assieme.
Su quel pianerottolo soprattutto so che il mio cazzo alterna erezioni stimolate dalle immagini più vivide che ho di lei, in piedi in quel vicolo, umida del suo piscio e di altri fluidi, col mio sperma nel culo, a momenti in cui la vescica reclama di essere liberata dai litri di birra che ho tracannato.
Certe metafore liquide della sociologia mi sembrano puerili in questa eccitazione che ci avvolge. Credo che lei mi legga i desideri. Prima che io stesso li intuisca.
Cerco un'idea, uno scenario, e per quanto mi sembrino banali la mia voglia è moltiplicata dall’ebbrezza alcolica, e dal godimento al pensiero dell’attesa di lei. Che è impazienza, timore, voglia. A me non importa, stiamo godendo dei nostri stessi pensieri. È l'illusione che conta, il gioco di prestigio.
Mi guarda mordendosi un labbro. Adoro le sue labbra. Le arriccia, ricordandomi quella foto in cui era travestita con una parrucca bionda e il trucco pesante. Mi eccita in modo animale quella foto, mi dà una sensazione di irrefrenatezza. Come se stesse dicendo che dietro una porta chiusa alle nostre spalle lei può essere ciò che voglio.
Tiro fuori le chiavi da una tasca. Lento, la guardo serio.
- Ce l'hai quella parrucca?
- Certo, l’ho portata come mi hai detto di fare.
- Ok. Ora entriamo, ti chiederò di fare un’altra cosa per me.
- A disposizione.
La bacio.
La donna dal caschetto biondo platino e gli occhi nerissimi è seduta in una vasca semicircolare, vuota, a gradini. Ha le braccia alzate, i polsi legati tra loro e quindi al sostegno della doccia. Le ascelle esposte sono striate da una peluria nera e corta, uniforme e molto sensuale. I seni, non troppo grandi, sono sodi e turgidi, perfettamente rotondi, due areole ampie e scure ne esaltano la rotondità. Salvo le braccia costrette nella legatura, è seduta comoda, la schiena appoggiata sul bordo inclinato alle sue spalle, il volto sereno, un sorriso fugace disegnato sulle labbra tumide e appena socchiuse. I piedi sono appoggiati sul fondo della vasca, le gambe spalancate, in modo da esporre senza mediazioni la vagina dai contorni gonfi e perfettamente depilati, evidenziata anche da un piccolo e curatissimo triangolo di peluria nera e riccioluta sul pube. Lui si avvicina, ha uno spinello in bocca, indossa una camicia color crema e dei jeans, la cintura slacciata. Porta un orologio di acciaio fuori moda. Si avvicina alla vasca. Lei, che fino a quel punto ha finto di guardare altrove, gli rivolge lo sguardo ammorbidendo la smorfia del sorriso.
- Vuole fumare, signorina? Qui la marijuana è molto buona, e rilassante.
- Farei un paio di boccate volentieri, ma dovrei chiederle di aiutarmi.
- Sì, capisco...
Lui si china in avanti. Sembra impacciato, timido, timoroso di farle male in qualche modo. Avvicina il filtro della canna alle labbra di lei, che lo stringono subito aspirando con forza. Poi rilasciano, e lui allontana la sigaretta sgranata. Dopo aver trattenuto brevemente il fumo, lei emette un getto biancastro e vaporoso. La sequenza di gesti si ripete altre tre volte, inframmezzata dal loro dialogo.
- Immagino che lei sia capitato qui per caso. La casa è molto grande e la festa caotica.
- In effetti, credo di essermi perso.
- No, mi creda, nessuno si perde qui. Io sono al mio posto. Scommetto che cercava il bagno.
Lui esita, un cenno di imbarazzo.
- Vede? È tutto al suo posto. Non si è mica perso!
- In effetti ho bevuto molto, sa com'è.
- Non è proprio il caso di imbarazzarsi per così poco.
Gli sorride divertita e appena maliziosa.
- A dirla tutta siamo fatti proprio allo stesso modo, e certi bisogni ci rendono davvero uguali.
Ora lui sembra impaziente, ha un tremito alle gambe.
- Mi perdoni, signorina, io però ora, dovrei proprio...
- Ci mancherebbe, faccia pure – risponde lei divertita. – È così impaziente che mi sembra di condividere la sua urgenza.
Lui è in piedi di fronte alla vasca. La guarda. Le gambe di lei sono tornite, forti, lunghe. La vagina e tutto il ventre sembrano respirare, le grandi labbra gonfie si dilatano.
- Anzi, se non le dispiace le faccio compagnia.
Dalla vagina escono alcune gocce, poi un sottile getto inizia a scorrere, prima sul fondo, poi aumentando improvvisamente nel flusso, lei alza il bacino così da dirigerlo contro la parete opposta della vasca, su cui si infrange con un rumore di scroscio contro lo smalto.
Lui si slaccia i pantaloni, estrae il pene semieretto, lo punta sul corpo di lei, si lascia andare.
La irrora a lungo, lei si sporge in avanti per farsi bagnare il ventre, il seno, la vagina che continua a zampillare, ruotando piano il torso A un tratto allunga il collo in avanti quanto glielo permette la costrizione delle braccia e la posizione, sporge le labbra e lui capisce. Alza il tiro, il getto proprio in quel momento si fa più forte e la colpisce sul mento. Lei si ritrae per un attimo, ridendo, ma poi ritorna seria, aprendo la bocca, un'espressione ora volgare mostrando la lingua carnosa e rossa che accoglie il liquido come il calice accoglie il vino. Lui si avvicina ancora, equilibrio instabile, la mano destra che afferra il pene, con la sinistra si appoggia al muro alle spalle di lei, che ride divertita, facendo versi giocosi da ragazzina, accennando gargarismi, sputando verso il pene di lui, bevendo lunghi sorsi caldi.
Quando ha terminato lui si toglie anche i pantaloni, resta nudo, entra nella vasca, le infila il pene umido in bocca e lei inizia a succhiarglielo, prima come a volerlo asciugare, poi vorace. Lo sente gonfiarsi nella bocca. Lui le slega le mani, le braccia di lei si rilassano, poi afferrano i fianchi di lui mentre lei continua a succhiare con forza.
Le toglie anche la parrucca bionda. Una nuvola di riccioli neri si espande mentre lei lo guarda dritto negli occhi, ricambiata. Ridono. Lui le afferra la testa e la spinge da dietro, lei riprende a succhiarlo, con foga. Guardandolo.
Nel momento dell'orgasmo dalla gola di lui un grugnito, come un urlo soffocato.
L’espressione degli occhi di lei è accigliata e sorpresa, ma la testa continua a scorrere avanti e indietro e la bocca a pompare ancora per diversi secondi. Poi il ritmo di lei rallenta quando vede il corpo di lui inarcarsi indietro quasi allo spasmo. Infine si ferma. Lui la guarda. Lei lo ricambia. Lui si sfila dalla bocca di lei che si spalanca per mostrargli il deposito biancastro in fondo al palato e sulla lingua, lo sguardo tra gratitudine e sorpresa. Lui le fa un cenno di assenso, lei chiude la bocca, e ingoia.
– Aaaaah!
Tremante lui si abbassa, si siede sul bordo della vasca. Lei sorridendo apre il rubinetto e fa scorrere forte l'acqua calda. Sentono tutti i muscoli distendersi, e il torpore arrivare fino agli occhi, mentre la vasca si riempie, avvolgendoli in quel mare.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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