Prime Esperienze
Le lezioni #1
di BratPeed
10.03.2024 |
304 |
2
"Fu così che il mio sguardo colse per un frammento di secondo il barlume della massa scura di pene, testicoli e pelo di quel ragazzo più grande e più uomo di..."
Prima della sera in gita c’era stato solo un episodio, in piscina, la vecchia piscina comunale, con gli spogliatoi a cabine singole che noi dovevamo usare in due alla volta, altrimenti non sarebbero bastate per tutti. Quel giorno, dopo quell’ora di nuoto già caratterizzata da diversi scherzi subacquei tra compagni, quando fu il momento di fare la doccia e rivestirsi, eravamo tutti su di giri. Michi aveva quasi due anni più di me perché per qualche ragione aveva iniziato la scuola più tardi, e poi l’anno precedente si era fatto bocciare. Era quindi finito nella nostra classe, catalizzando subito l’attenzione di tutti per l’espressione simpatica, la carnagione scura, la spigliatezza e ovviamente la maggiore età. Tra i maschi aveva scelto me come naturale braccio destro, mentre io già prima avevo scelto lui come capo indiscusso di quella classe di scemi. Ero felice di quell’incontro, e in qualche modo consapevole della mia posizione subalterna nel confronto tra lui, moro e già ben formato fisicamente, e io biondino, carino sì, ma col fisico ancora un po' acerbo.Così quel giorno nello spogliatoio il piccolo scherzo che mi fece non mi ferì per niente, ma mi avrebbe dato da pensare e turbato a lungo.
Eravamo soliti dare le spalle all’altro nel momento di toglierci e rimetterci gli slip. E anche quel giorno io mi girai per sfilare il costume bagnato, ma quando mi piegai per raccoglierlo, sentii la sua mano che premeva sulla mia schiena, e la sua voce allegra.
«Aspetta, aspetta, non muoverti!»
Obbedii, protestando un po' ma restando in quella posizione, piegato in avanti, col sedere verso di lui e la sua mano sulla schiena. Tentavo di girare la testa per vederlo ma riuscivo solo a intravedere che con l’altra mano stava armeggiando con qualcosa che si trovava sulla panca al suo fianco. Ero imbarazzato e un po' timoroso, mi fidavo però, non temevo nulla da parte sua.
«Ecco», disse Michi come se stesse illustrando l’azione di una partita di calcio, ma abbassando la voce al tono delle confidenze più scabrose che in quei giorni aveva preso a elargirmi, raccontando di cugine viziose, zie esibizioniste e parenti infedeli con le mogli.
«L’altro giorno ho sbirciato mio cugino Franchino mettersi alle spalle della zia Marta, e ho visto che la toccava dietro così».
E in quell’istante sentii l’altra mano poggiarsi sul mio sedere. Feci per ritrarmi, ma lui mi trattenne portando la mano che stava sulla schiena fino alla spalla e così afferrandomi più forte e costringendomi con poca forza ad abbassare il capo.
«No, non preoccuparti, non ti faccio niente. Voglio solo farti vedere come si fa».
La voce di Michi ispirava simpatia già di suo, ma per me a quel tempo era anche la sola voce davvero amica e familiare. Decisi di affidarmi al mio amico del cuore, e mi rilassai. Così per pochi secondi provai una sensazione unica, mai sperimentata prima, che mi fece chiudere gli occhi ed emettere un piccolo gemito, al cui ricordo poi mi sarei sentito turbato per molti giorni.
Sentii infatti che la mano che aveva appoggiato dietro si allargava, separando con le dita le due polpettine di carne del mio sedere, e qualcosa di umido, un dito di Michi che lui doveva aver cosparso di un po’ di shampoo, che si posava sul buchetto del mio culo. Restammo così, in assoluto silenzio, io ero paralizzato, e anche lui restò immobile per qualche secondo, iniziando dopo un po’ a esercitare delle piccole pressioni con quel dito.
A ogni piccola pressione mi sentivo rilassare, provando una sensazione dapprima come un prurito, poi via via di calore che andò aumentando. Non sarei in grado di dire quanto mi avesse penetrato, forse quasi nulla, o forse l’intero dito. Non lo so, ricordo solo di non aver saputo resistere a quel torpore piacevole, che durò solo pochi secondi. Ci fu un solo istante in cui sentii una sensazione più forte, in parte dolorosa, in parte no. E fu in quel momento che emisi un breve ma secco gemito incontrollato.
«Ahn!»
In risposta al quale Michi per un attimo portò l'altra mano dalla spalla alla mia bocca. In quel momento mi resi conto che il mio pisellino si era gonfiato e palpitava.
Poi tutto finì. Ma io restai ancora piegato con la mano di Michi sulla spalla, mentre l’altra si era staccata dal mio sedere e allontanata dal mio corpo. In quegli ulteriori brevi istanti mi resi conto di qualcosa che premeva appena sul mio fianco, poiché Michi si era spostato di lato, evidentemente con l’intenzione di farmi spazio e liberarmi. Era il tessuto umido del suo costume, pieno, rigonfio e rigido, che sentii scorrere alcune volte prima a destra, poi a sinistra, poi di nuovo a destra. Finché Michi mi lasciò la spalla, e allegramente concluse il suo racconto, mentre io raccoglievo il mio costume e riassumevo una posizione eretta.
«La zia Marta pareva molto contenta delle mani del Franchino, e mi sa che capita spesso perché tutte le volte che sbircio sotto la sua gonna, le mutande non le ha mai!»
Ridemmo tutti e due, di un riso un po’ forzato, ma sincero. Io gli davo ancora le spalle mentre mi mettevo gli slip asciutti, poi mi girai finalmente e per un istante ci guardammo negli occhi, e io provai una bella sensazione di amicizia che si rafforzava ma anche un forte imbarazzo che mi fece abbassare lo sguardo. E lo sguardo in quella angusta cabina non poteva andare lontano, così che vidi il rigonfiamento nel costume di lui e di nuovo sentii gonfiarsi il mio nelle mutande.
Lui credo se ne accorse.
Prima posò una mano sul suo pacco, strusciandola come a evidenziarne la massa.
Quindi iniziò a sfilarsi gli slip bagnati, ma voltandosi come la buona creanza comandava mentre lo faceva. Fu così che il mio sguardo colse per un frammento di secondo il barlume della massa scura di pene, testicoli e pelo di quel ragazzo più grande e più uomo di me che si liberavano dall'umida costrizione sintetica del costume.
Un’immagine, o piuttosto un’apparenza, che mi avrebbe turbato e incuriosito per diverse settimane. Fino alla gita scolastica nei luoghi manzoniani dell’aprile successivo.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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