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Lui & Lei

Anita e il gioco delle tette


di pollicino
15.04.2022    |    2.042    |    0 6.0
"Infatti, contrariamente a quelle che erano le sue abitudini e che sia maschi che femmine conoscevano bene, apparve un monte di venere adornato da uno..."
1. Premessa.

Questo nuovo racconto si svolge due anni dopo l'ultimo capitolo, e – anche questa volta – le protagoniste indiscusse sono "le donne di Pietro", Anita e le sue giovani amiche.

In special modo, la studentessa si è da poco riappacificata con Gessica, l'amica del cuore con la quale si era scontrata dopo che quest'ultima aveva incautamente rivelato a Pietro il suo tradimento nei confronti di Luciano.

Pietro e Anita, invece, si erano un pò persi di vista, anche a causa della lontananza dovuta al fatto che lei era tornata a Milano per concludere l'università.
Proprio questa situazione, al contrario, aveva contribuito a consolidare il suo rapporto con il suo fidanzato "ufficiale", il quale si era tranquillizzato e illuso di essere tornato l'unico uomo di Anita...

Ma c'è di più: Pietro e Gessica, liberi sentimentalmente, avevano cominciato a frequentarsi più assiduamente, ed erano diventati dei veri e propri "scopamici". Oltretutto, la fisicità di lei non aveva lasciato indifferente il ragazzo: 20 anni, alta un metro e 63, capelli biondo scuro e occhi verdi con occhiali da vista (che le davano all'apparenza un'aria da "suorina"); era sì leggermente in carne, ma non grassa, portava orgogliosamente una quinta misura di tette, sode anche se un pò scese a causa della loro mole (insomma un seno da pornostar), e che di solito non temevano alcun confronto. Sotto, era magnificamente equipaggiata con un culo grosso e bello morbido, una fica poco pelosa, e data l'altezza portava sempre scarpe con i tacchi.

Infine, nel gruppo ormai perfettamente affiatato, venne ad inserirsi una terza ragazza, amica di università di Anita e con la quale la nostra protagonista aveva stretto un rapporto quasi “intimo”.
Angela, così si chiamava, era alta circa 1 metro e 70, 19 anni, portava dei capelli castano chiaro e lunghi alle spalle, labbra sottili e naso leggermente a punta ma piccolino.
Magra per via della palestra che frequentava, ma con delle curve strepitose e un culo grosso e compatto, aveva un seno gigantesco, un'ottava tosta e alta che fin dalla fanciullezza era stato oggetto di invidia da parte delle compagne e di fantasie per i maschi che, immancabilmente, le ronzavano attorno…

2. Ritorno a casa.

Ebbene, con grande soddisfazione dei genitori, giunse il giorno in cui Anita si laureò con il massimo dei voti, e non appena fu a casa sentì il bisogno di festeggiare il traguardo raggiunto con i suoi amici di sempre, e naturalmente con il fidanzato, Luciano.
Così, un giorno, parlando con la mamma, le confidò:
- "È così tanto che non vedo Pietro, Angela e Gessica... Mi piacerebbe organizzare qualcosa con loro, in montagna... Che dici, si può fare?".
E Germana, memore delle “qualità” della figlia e dell'ultima serata di fuoco in cui era stata anche lei parte decisamente attiva, acida, di rimando le rispose:
- "Di la verità... Muori dalla voglia di farti rompere ancora il culo dal mandrillo... Sinceramente, tra tuo padre e Luciano siamo messe maluccio... Ok, vai a farti fottere a Vallepietra!".
Ma Anita ormai era diventata una brava ragazza, onesta, fedele e innamoratissima del suo fidanzato, forse anche rassegnata a godersela con un minidotato... Perciò, non esitò a mettere le cose in chiaro con la donna:
- "Ma vah... Pietro ormai è solo un amico!".
La genitrice, si rassegnò a chiuderla lì, ma – voltando le spalle alla figlia – sogghignò:
- "Se, se... Ce lo sapremo dire quando sentirai l’intenso profumo di un maschio con un vero cazzo... Tu sei giovane, figlia mia, e non meriti di farti crescere le ragnatele sulla fica...".

3. Il “richiamo del cazzo”.

Ebbene, era quasi il tramonto di una Domenica quando Anita andò incontro ai suoi ospiti.
Sicura di sé, si presentò fasciata in un abito nero, elegante e lungo fino a sopra il ginocchio, che ne esaltava i fianchi e lasciava trasparire un reggiseno dello stesso colore, mentre sotto un sobrio ma minuscolo tanga di tessuto preannunciava ogni ben di dio.

La prima ad arrivare fu Gessica, la cui intenzione quella sera era di "marcare stretto" Pietro, non lasciandogli la minima possibilità di rimanere da solo, a tu per tu, con le altre femmine.
Nonostante ciò che quell'occasione richiedeva, lei si presentò vestita in "abito da lavoro", cioè da nota troia, suscitando un certo disagio in Anita.
Infatti, indossava un tubino nero, non particolarmente stretto, ma che le scendeva giù fino alle caviglie, scollato davanti fino quasi all'ombelico in modo tale da mettere in evidenza le sue aitanti tettone che – si vedeva chiaramente – non dovevano essere “oppresse” in qualsivoglia reggiseno.
Così acconciata, le areolone e i capezzoli ne risultavano appena riparati, mentre ai piedi calzava un paio di scarpe nere da ginnastica, ma di quelle firmate...

Anita, si apprestò a salutare l’amica con un casto bacio sulle guance, ma Gessica volle esagerare, e – dopo averle stampato un voluttuoso bacio sulle labbra –, domandò provocatoriamente alla padrona di casa:
- "Ti piaccio, così malafemmina?".
E poi, sottovoce, aggiunse:
- "Non ho nemmeno le mutandine... Così si fa prima!".
Ma Anita fece finta di non sentire...

Erano ancora lì a conversare – con l'ospite che faceva di tutto per esibire sfacciatamente il suo "patrimonio" –, che giunse la seconda invitata, Angela.
E mentre Gessica si allontanava, la nuova arrivata – prendendo la mano della festeggiata e facendo una rapida piroetta su se stessa – esclamò, ridacchiando a voce alta:
- "Beh, non dici niente? Lo so che mi hai sempre invidiata per quello che madre natura mi ha dato... A te il cervello (alludendo alla laurea), a me il fisico! Ahahah...".
Poi, dopo un attimo di silenzio, seguitò:
- "E d'altra parte, pure tu, amica mia... Hai un culo da urlo, ma con quel cazzetto di Luciano non ti invidio di certo...".
Anita, in un attimo, cominciò a perdere tutti i suoi atteggiamenti da "ragazza perbene", e si ritrovò a pensare, tra se e se, della ormai ex compagna di studi:
- "Sei proprio la più troia delle troie!".
La squadrò dalla testa ai piedi: la sua ottava di seno tirava pericolosamente i bottoni della camicetta di seta color verde pisello, la cui stoffa tratteggiava inequivocabilmente le forme e la compattezza di due capezzoli altrettanto importanti; più giù, una gonna nera faceva fatica a contenere un culo enorme, che si protendeva paurosamente all'infuori ma assolutamente ben armonizzato.
Insomma, quella sera, anche la “mercanzia” di Angela sarebbe stata palesemente sotto gli occhi di tutti...
Angela, poi, con una sorta di "cameratismo femminile", ma senza svelare i suoi bellicosi propositi, le disse:
- "Spero che ci hai portato dei bei pollastrelli da spolpare...".
E senza aspettare la risposta dell'amica si allontanò in direzione dei tavoli già imbanditi di prelibatezze.

Presa da tutte queste “sollecitazioni” che temette di non riuscire a dominare, Anita fu “travolta” anche dal temuto arrivo di Pietro…
Se lo ritrovò davanti, improvvisamente, come uno splendido dio greco: 25 anni e un fisico taurino ancora più massiccio di due anni addietro, quando si erano lasciati, 1 metro e 77 per 80 kg, barba, capelli e occhi castani.
Tutto ciò bastò perché il cuore della ragazza palpitasse al dolce ricordo delle avventure che li avevano uniti.
Lo salutò come si può salutare una persona molto cara, ma facendo scrupolosamente attenzione a non lasciarsi imbrigliare nuovamente dal suo sguardo e dai suoi modi di fare a cui non aveva mai saputo resistere.
Il ragazzo tentò di cingerle la vita, ma lei si sottrasse discretamente a quella stretta, abbozzando una spiegazione peraltro non richiesta:
- "Scusami, ma io non sono più quella di quando sono partita... Adesso c'è solo Luciano nei miei pensieri... Cerca di capirmi...".
Pietro, sulle prime, si sentì spiazzato, ma fece ugualmente un gran sorriso di circostanza alla festeggiata, unendosi subito dopo al gruppo festante di amici che non vedeva da tempo.

Raggiunta dal suo fidanzato (che si era tenuto volontariamente in disparte), Anita prese posto per ultima al banchetto a bordo piscina.
Ma la sua testa era rivolta altrove… Da quando aveva rivisto Pietro, iniziò a sentirsi vivamente turbata... Credeva di aver dimenticato quell'uomo una volta per tutte e di poter vivere felice e fedele al suo Luciano, ma invece durante quel party capì che ciò non sarebbe stato affatto possibile… E si sentì ribollire il sangue dentro...
Insomma, il “richiamo del cazzo” si rivelò troppo forte – e che cazzo! –, così nel bel mezzo di quella serata, mentre tutti ridevano e scherzavano, si separò in solitudine dal gruppo ritirandosi nella sua stanza.

Chiusa la porta dietro di sé, battè violentemente i pugni contro il muro e scoppiò in lacrime:
- "Accidenti a me e a quando mi sono innamorata di quel mezzo impotente! Possibile che dovrò passare la vita a masturbarmi da sola per avere un pò di piacere? E si che potevo godere, unica padrona incontrastata di quel bellissimo prodigio di carne!".
Restò quasi priva di sensi, a meditare sul da farsi, e poi – decisa – cominciò a cambiarsi d'abito.

Tolse la veste elegante, poi il reggiseno e infine il perizoma... Andò davanti allo specchio e si osservò attentamente...
Nuda come la mamma l'aveva fatta, prese ad analizzare ogni minimo dettaglio del suo corpo, con spietatezza; ma anche i suoi “difetti” le parvero dei punti di forza...
Con orgoglio, valutò il suo proverbiale culone, che era stato sempre l'oggetto del desiderio di Pietro, primo ed unico uomo ad averlo avuto tutto per sé...
Forse, non altrettanto poteva dire delle tette, ma l'esperienza le aveva dimostrato che le taglie non erano tutto...
Esaminò i capezzoli che – al culmine dell'erezione, turgidi e duri come chiodi – si erano sempre dimostrati un ottimo "strumento" per stuzzicare in modo eccellente la cappella.
E i fianchi generosi? Quante volte, quando faceva la pecorina, erano stati degli appigli sicuri per i maschi che la guidavano con spinte poderose...
Si asciugò quel viso che aveva pianto, e su quelle labbra che avevano succhiato tanti uccelli ritornò pian piano un debole sorriso.
Si disse, tra se e se:
- "O la va o la spacca... Non voglio invecchiare con il rimpianto di non averci provato fino in fondo... Anita, svegliati! Non puoi lasciarlo a quelle due troie da bordello senza lottare... Pietro è stato tuo, e tuo deve tornare a essere! Perciò, mettiti il vestito più provocante che hai... La guerra è guerra! ".

Indossò una tutina elastica gialla con delle spalline sottili, che sotto le ascelle si apriva alla vista delle sue piccole poppe.
Aderentissima come fosse una seconda pelle ma non trasparente, metteva in risalto tutte le sue forme intime, compresi i fianchi larghi su cui erano cresciute delle sensualissime "maniglie dell'amore".
A cominciare dai glutei, enormi ma ben sodi, che la cucitura divideva al centro spingendo il tessuto in profondità ad ogni suo movimento.
Davanti, quel costume – privo di mutandine – disegnava tutta la "sostanza" delle grandi labbra della fica, belle carnose e che quella compressione separava oscenamente in un sensuale cameltoe.
Guardandosi allo specchio, che rimandava l'immagine di una femmina davvero attraente, Anita dovette lottare con tutte le sue forze contro l'eccitazione che montava, per far sì che i suoi umori non esplodessero disegnando una chiazza inequivocabile.
Serrando disperatamente le cosce, anch'esse ben marcate, riuscì infine a "nascondere" il clitoride che – eretto – pareva un piccolo cazzetto.
Alzò gli occhi sul suo busto, e vide che le tette – che solitamente non erano la parte del suo corpo che attirava l'attenzione di chi la guardava – schiacciate contro lo stretto corpetto, ben marcate, spingevano in fuori le punte dei capezzoli fino a mostrare tutta la loro consistenza.

Calatasi in quell'abito, scorse le mani lungo i fianchi, emise un profondo sospiro, espirò dalle narici tutta l'aria che aveva nei polmoni come un toro che si preparava a scendere nell'arena, e aprì la porta che dava sulla piscina.
Con il cuore che le batteva all'impazzata nel petto, si avvicinò ai ragazzi che stavano facendo baldoria, e cercò in tutti i modi, per tutta la serata, di farsi "preda" del suo vecchio amico...

Ferma nel suo proposito, Anita però si sentì costretta a un combattimento morale, schiacciata tra l'incudine e il martello: da una parte, c'era il suo "toro" da riconquistare, mentre dall'altra non voleva dispiacere il suo uomo (Luciano), a cui tante volte aveva già fatto male e da cui era stata ripetutamente perdonata.

Ma Pietro aveva un'arma irresistibile... Capì al volo la situazione e si ricordò di essere l'unico a conoscere tutta la verità sul suo primo tradimento... con cui poteva ricattarla!
E infatti, le si avvicinò sornione, giocherellando con una mela (il profetico frutto del peccato), e guardandola duro negli occhi le parlò:
- "Che c'è, puttanella? Credi di essere diventata una brava ragazza, ma in fondo sei sempre la stessa... Non riesci a rinunciare al mio cazzo... Lascia quello sfigato alle fregnemosce come lui...".
Anita, si sentì come colpita da una scarica elettrica... e la sua anima si sentì "nuda" dinanzi a lui e alla sua proposta...
Tentò disperatamente di reagire fingendo a se stessa di essere offesa.
Replicò all'amico:
- "Smettila... Luciano è una persona a modo, tra poco ci sposiamo, quello che dici è una pazzia, senza speranze...".
Pietro, allora, sentendosi nella situazione di forza del leone che tiene tra i denti la povera gazzella agonizzante, non mollò la presa, e con un ghigno ancor più diabolico la incalzò:
- "Dai, che non ci credi nemmeno tu... E poi, io so delle corna che gli hai messo... Pensa se lo venisse a sapere quel poveraccio!".

La ragazza rimase senza respiro… Le cedettero le gambe... Non era possibile! Che ne sapeva lui?
Così, curiosa, lo interrogò in proposito:
- "Che cosa sapresti tu?? Non farmi ridere...".
E Pietro, certo a questo punto di averla in pugno, le sferrò la mazzata finale:
- "Forse non sai che da un pò mi sbatto quella troia della tua amichetta Gessica... È stata lei a dirmelo, mentre glielo piantavo tutto nella pancia... E comunque, che succederebbe se andassi da Luciano a raccontargli tutto? Pensi che sposerebbe ancora una vacca rotta in culo come te? È fesso, sì, ma non è mica scemo! Perso per perso, lasciati andare ai tuoi bollori, e vieni con me...".

A quelle parole – che la mettevano con le spalle al muro ma che le offrivano al contempo una via d'uscita più che accettabile, e che in fondo era ciò che lei desiderava di più – Anita cedette, ma quando sembrava che la trappola che l'uomo le aveva teso stava per scattare facendola cadere arrendevole nelle sue braccia, ecco che accadde qualcosa di inaspettato.

Gessica, infatti, solo apparentemente stava banchettando con la comitiva. In realtà, nella confusione della festa, la ragazza aveva assistito da lontano alla scena dei due ex amanti, non staccando nemmeno per un istante gli occhi di dosso ad entrambi.

Estremamente gelosa del suo "compare di letto", che ormai riteneva sua “proprietà” esclusiva (soprattutto per via dell'armamento che lui aveva in mezzo alle gambe), e inferocita per come tubavano, si lanciò – senza preoccuparsi della possibile reazione di ilarità che avrebbe suscitato degli altri – verso i due.
In quel movimento simil-atletico, più volte rischiò che le sue grosse tettone sgusciassero fuori dal vestito e le rimbalzassero sul viso.
Per sua ventura, tutto andò bene.
Giunta faccia a faccia con la coppia, quasi ignorando Pietro, accecata da un inaspettato odio verso l'amica, Gessica afferrò Anita per il corpetto della tutina, provocandole la non voluta rottura delle bretelline e lasciando la ragazza a petto nudo.
Poi, benché trattenuta a fatica da Pietro, scagliò – con tutta la forza che aveva in corpo – la sventurata contro il muro che era alle spalle...
Sinceramente impaurita, Anita era diventata una statua di marmo, non sapendo che fare e che dire.
Fu Gessica, allora, a spiegarsi:
- "Stronza... Fai pure la santarellina... Guarda che mentre tu te ne stavi lontano a farti fare il culo chissà da chi, qui le cose sono cambiate... E anche parecchio!".
E vedendo la poveretta che cercava di coprirsi come meglio poteva, rincarò la dose, mettendosi a ridere:
- "Ma guardatela... Togli quella mano, che quelle mozzarelle rinsecchite (e indicò con lo sguardo il piccolo seno di Anita) non interessano a nessuno...".
Riprese fiato, e poi continuò:
- "Comunque, non fare pensieri su Pietro... Tanto, non puoi competere con me".
E dicendo questo, tirò fuori nervosamente le sue mammelle, una quinta soda e abbondante, agitandogliele in su e in giù sotto la faccia come potrebbe fare un giocoliere con i suoi attrezzi.
Sembrava godesse nell'umiliare l'amica, e volle andarci giù ancora più pesante:
- "Dimenticatelo, e dimenticati il suo bel "tronco della felicità", ormai sono io la sua troia... Le mie tette, il mio culo e la mia fica li può avere quando vuole, senza nemmeno chiederlo... Tu, invece, accontentati del tuo povero incapace...".

4. Una nuova “distrazione” per Pietro.

Nel frattempo che le due troie si sfidavano a viso aperto, l'attenzione di Pietro – silente spettatore di quella azzuffata – veniva catturata dal fascino e dalla sfrontatezza di Angela.
Tanto che, quasi dimenticando la sua nuova fiamma, si disse:
- "Anita si è riportata a casa un capolavoro di donna... Bella, ben messa fisicamente, una cosa mai vista... Che sarà, un ottava? Nemmeno Gessica può competere con tutta quella roba...".
Angela, da parte sua, comprese che l'uomo era ormai "cotto" a puntino; e, senza fare nulla di eclatante ma assicurandosi di essere sotto la sua osservazione, fece in modo che lui la seguisse, passo dopo passo, fin dentro la casa, mentre fuori infuriavano ancora le urla di Gessica e i tentativi di ribattere – sempre meno convinti – di Anita.

Pietro, era ormai perso nei suoi pensieri, nelle più perverse fantasie erotiche, e avrebbe fatto di tutto per portarsela a letto.
Così, all'improvviso, si ritrovarono insieme in cucina...
Lui, addusse la scusa di esser lì per bere un sorso d'acqua, ma Angela – sprezzante andò dritta sul suo obiettivo:
- "Chissà perché, ma non ti credo... Piuttosto, ho visto che non mi hai mai tolto gli occhi di dosso... O meglio… Sì, sono stata io ad attirarti fin qui... Sei come tutti gli altri, e muori dalla voglia di mettere le mani sulle mie tette... D'altra parte, non posso darti torto, non passano certo inosservate...".
Pietro, allora, nonostante la sua consueta aria di uomo sicuro di sé, si sentì preso alla sprovvista, tentò di negare, e balbettò:
- "Ma che dici? Sei molto bella, certo, ma non siamo così intimi da poterti chiedere una cosa del genere...".
E Angela, sorridendo maliziosamente:
- "Ah… Quindi, se ci conoscessimo meglio... Mi piacerebbe proprio provarti! Si, insomma... Anita mi ha raccontato spesso delle meraviglie che ha fatto con il tuo cazzo, e credo che qui in mezzo ci starebbe proprio bene", disse abbassando lo sguardo sulle sue mammelle.
Quindi, senza perdere tempo e con dei movimenti da far invidia a una spogliarellista professionista, si sbottonò la camicetta permettendo a quelle due "bestione" di venir fuori in piena libertà davanti agli occhi sbalorditi di lui.
Pietro, aveva il cazzo che era già un autentico serpentone pulsante, e stava per schizzare fuori anch’esso, incontrollato e incontrollabile, dai pantaloni.
Sicuramente, la sua erezione era una potenziale bomba atomica foriera di sperma, che avrebbe ingolosito Angela.
Ma in quel momento, il ragazzo decise di non dare ascolto alle sollecitazioni del suo "fedele amico", ipnotizzato com'era da ciò che la ragazza gli stava propinando: tutta roba genuina, forme perfette, stupende... Mostruosamente belle, con quei capezzoloni indimenticabili!
Angela, gliele avvicinò e lo incoraggiò:
- "Dai, toccale… Sono per te!".
Al che, il giovane non se lo fece ripetere due volte, le afferrò con forza - “impastandole” quasi fossero la pasta per la pizza –, e vi si avvicinò ulteriormente fino a prendere in bocca un capezzolo e cominciando a succhiarlo.
Era durissimo...
Lei sorrise, perfidamente si ritrasse dalla presa, ed esaminando quei chiodi di carne disse:
- "Mi fanno un pò male... Beh, ora vediamo di pensare a te...".
Con tutte e due le mani gli slacciò prima la cintura, e poi gli sbottonò i pantaloni... Li abbassò fino alle caviglie, mise le mani nelle sue mutande e poi – tutta entusiasta – scese anche i boxer.
Restò a bocca aperta quando, finalmente, apparve in tutta la sua magnificenza quello splendido pisello: 25 centimetri di puro piacere!
- "Ma è favoloso!", esclamò Angela, contenta come un bimbo che scopre il nuovo giocattolo la notte di Natale.
E mentre una mano andava a sostenere i grossi testicoli, l’altra iniziava a scorrere con vigore lungo l'asta già bagnata di precum, scoprendo e ricoprendo il glande che si era fatto gonfio e violaceo.
Poi, si fermò un istante, lo guardò e gli disse:
- “Dio com’è grosso e lungo! E’ enorme! Aveva proprio ragione Anita… E’ duro come il ferro!”.
Da vicino sembrava ancora più grande, ed era così grosso che una mano sola non bastava a circondarlo tutto…
La giovane riprese il suo lavoro, mentre sentiva che quell’organo così stupefacente si stava indurendo sempre di più, e vide il volto di Pietro soddisfatto.
Non le era mai capitato di avere tra le mani un cazzo così mastodontico, e si domandò tra se e se:
- “Mammamia, ce la farò a gestirlo tutto, come merita?”.
Infine, giunse un primo orgasmo del ragazzo, accompagnato da gemiti e grugniti vari, qualcosa di inarrestabile che ebbe il pregio di lubrificare a dovere le immense tettone di Angela e prepararle per la fase successiva.

Nonostante avesse appena eiaculato, quel palo manteneva però ancora una discreta erezione.
Angela, allora, riprese a pomparlo – brevemente ma con grande energia –, e dopo qualche minuto lo ebbe di nuovo durissimo…
Avrebbe avuto voglia di sentirselo tutto dentro, ma in quel momento il suo obiettivo era un altro.
A petto nudo di fronte a lui, con quelle tettone penzolanti per la forza di gravità, Angela ammirò ancora una volta quel cazzo, e del tutto inaspettatamente se lo strinse tra i suoi pettorali sodi, usando a mo’ di tenaglia ciascuna mammella.
Iniziò, quindi, a muoversi ritmicamente, prima veloce e poi lenta, per aumentare il piacere di Pietro, il quale guardava il suo “amico di mille battaglie” scomparire in quella morbidezza e riemergere subito dopo, mentre i capezzoli della ragazza – sempre più rigidi – strusciavano furtivi sul corpo del pene.
L’uomo, lanciò uno sguardo al cazzo e uno ad Angela, e poi – ansimando, frastornato – le disse:
- “Fai piano dolcezza, altrimenti mi fai sborrare subito…”.
E lei, accalorata con quell’uccellone fra le tette:
- “Eh no, tesoro, tu sborri solo quando te lo dirò io… E poi, voglio vedere come te la cavi a resistenza, visto che ti vanti di essere un maestro in questa specialità”.
E continuò il suo “lavoretto”, stringendo ancora di più la carne di Pietro sulla sua…
Angela era ipnotizzata dalla cappella, che si scopriva ogni volta che raggiungeva l’apice e le mostrava il buco sulla punta, sfiorandole le labbra e diffondendo sotto le sue narici un calore e un profumo irresistibile, quasi inebriante per la ragazza.
A un certo punto, senza preavviso, giunse la sborrata: con il cazzo stretto e immobile tra le tette, direzionato sul suo viso, il primo schizzo le colpì gli occhi, mentre il secondo raggiunse il naso, impedendole quasi di respirare.
Sembrava di essere sul set di un film di Rocco Siffredi… Gli occhi chiusi che le bruciavano, le ciglia incollate dalla sborra, e le labbra lucide di una bianca crema, come fosse un “lucidalabbra” naturale…
Angela, infine, mollò la presa: le due boccione si separarono l’una dall’altra – benché incrostate dal seme di lui –, il cazzo ormai flaccido ma ancora di dimensioni rispettabilissime precipitò verso il basso, mentre Pietro le sussurrò:
- “Scusa, ma avevo una voglia incredibile!”.

5. Sfida tra amiche.

I due ragazzi erano ancora l'uno di fronte all'altra, con il fiato corto – con Angela che si leccava ingordamente la sborra rappresa di dosso e Pietro con i pantaloni abbassati –, quando improvvisamente – come se un impetuoso uragano si stesse abbattendo sulla casa – la porta della cucina si spalancò e Gessica e Anita fecero irruzione, vocianti, nella stanza, interrompendo quel meraviglioso idillio.
Le due, infatti, conoscendo bene la spudorata intraprendenza di Angela, erano andate a cercarla, e la trovano in ginocchio davanti a Pietro, proprio come avevano immaginato.

Anita, non appena vide lo "spettacolo" che si presentava ai suoi occhi, ammutolì dallo sgomento.
Infatti, non era la prima volta che altri “profanano” sessualmente la sua casa, ma mai persona di sua fiducia si era permessa di intromettersi tra lei e Pietro... e proprio in un momento così delicato!
Quanto al ragazzo, si sentiva delusa da lui: poche ore prima l'aveva ricattata perché tornassero insieme, e adesso invece si era buttato letteralmente tra le tette di Angela…

Gessica, invece, più coinvolta emotivamente, e che aveva fatto di tutto per "marcare il territorio" poiché Pietro lo considerava ormai il suo esclusivo scopamico, perse il lume della ragione.
Si avventò contro la troia appena smascherata, la strattonò per un braccio, e mezza nuda e sporca come si trovava la portò fuori, cosicché tutti potessero vedere e ascoltare.
Poi, cominciò a gridarle contro:
- "Che porca che sei, Angela... Basta che vedi un pisello e non capisci più niente! Ma questo cazzo è mio, e tu lo sapevi... Non dovevi farlo... Credi forse che non sono capace di soddisfarlo? Sei una vacca in calore, guarda come sbrodoli tutta a farti vedere sfinita dal mio toro!".

Stavano quasi per venire alle mani, ma più Gessica urlava e più Angela rideva beata nel suo smodato esibizionismo, tanto che alla fine Gessica parve placare – sconfortata – la sua ira, mentre l'altra – ritrovata la sfrontatezza che le era propria – rimbrottò:
- "Ma cosa credi, che una quinta possa bastare a svuotare quei coglioni? Ci vuole ben altro, cara mia, e modestamente io ho quello che serve!".
Forse, senza nemmeno rendersene conto, con questo battibecco le due donne "accesero" un’aspra contesa su quali tette potevano far godere meglio quel prodigioso “strumento”...
E, gelosa all’inverosimile, guardando fissa negli occhi – con gesto di sfida – l'amica-rivale, scoprì orgogliosa, davanti a quella platea osannante, il suo prosperoso torace.
Un vero capolavoro, un sogno, un trionfo di curve che calamitarono l'ammirazione dei suoi amici!
E con rabbia ululò:
- "Adesso vedremo chi la vince: ti sfido a risolvere la questione con un duello a colpi di spagnole...".

Da parte sua, Anita – che aveva seguito il gruppetto – avrebbe voluto intervenire, urlare tutta la sua rabbia, ed avere perlomeno la sua parte.
Disinteressandosi di Pietro, si avvicinò alle ragazze e fingendo quella spavalderia che in realtà non le apparteneva, domandò:
- "Ehi, aspettate... Questa è casa mia... Non credete che abbia il diritto di partecipare anch'io alla gara?".
Attonite, Angela e Gessica, almeno per un istante fecero fronte comune, ritrovando una parziale unità d'intenti.
Si guardarono incredule, e poi – scoppiando in una fragorosa risata – Angela le rispose, sarcastica:
- "Che cosaaa?? Ma sei matta? Dove vuoi andare tu, con quella seconda stentata? Non ci sarebbe proprio partita... Vuoi fare un'altra figuraccia?".
Ma Anita non volle darsi per vinta:
- "Il mio culo è molto meglio delle vostre tette... Qua in mezzo (disse voltandosi e sporgendo il suo portentoso lato b) Pietro ha vissuto momenti indimenticabili!".
Non ci fu nulla da fare: le due vipere rifiutarono categoricamente la proposta, e per di più Gessica in topless corse verso Luciano (che era lì con gli altri astanti), gli mise una mano sulla spalla, e disse alla poveretta:
- "Ma non ti vergogni di dire queste cose davanti al tuo promesso sposo?".
Dopo di che, Angela le chiese:
- "Ci tieni tanto a mostrare il tuo culone? Beh, a che servono le amiche se non ci si aiuta? Noi siamo qui apposta per accontentarti...".
E raggiunta da Gessica, presero la malcapitata una per un braccio e l'altra per l'altro ed iniziarono a spogliarla.
Tutti i presenti, colti da una imprevedibile euforia, cominciarono a gridare:
- "Nu-da, nu-da, nu-da...".
In men che non si dica, la sua sexy tutina gialla finì teatralmente ai suoi piedi, liberando prima quelle tettine – con cui avrebbe voluto competere in quel duello impari (i cui unici "accessori" davvero graziosi erano due capezzoli durissimi e scuri) –, poi i fianchi ampi ma non esagerati, e subito dopo il culo, quel culo che Pietro conosceva in ogni minimo dettaglio per averlo impalato in tutte le posizioni...
Quando, infine, il tessuto che la ricopriva lasciò a nudo la sua bella fichetta, si udì un sommesso coro di meraviglia:
- "Ohhhh...".
Infatti, contrariamente a quelle che erano le sue abitudini e che sia maschi che femmine conoscevano bene, apparve un monte di venere adornato da uno splendido tappeto di pelo nero corvino.
Dal gruppo, si alzò allora solitaria un'esclamazione:
- "Uaooo, che femminaaaa...".

Infine, Angela e Gessica le fecero reindossare le sue belle scarpe e la spinsero a sedere su una sedia, a far da cornice all'evento che stava per iniziare, mentre dietro di lei sistemarono il povero Luciano.

6. La gara.

Quella che doveva essere una serata di festa per Anita si stava tramutando in un vero incubo.
Angela e Gessica, ormai pronte per la loro "guerra di tette", chiamarono Pietro e lo fecero sistemare, in piedi, al centro, a poca distanza da Anita, cosicché anche lei potesse vedere bene tutto.
Il ragazzo, non aveva fatto in tempo a risistemarsi, cosicchè se ne stava con i pantaloni e i boxer ancora abbassati e il pisello che gli ciondolava stanco tra le gambe.
Le due streghe stabilirono che le mani potevano essere usate esclusivamente per guidare le tette, ma che non potevano toccare il cazzo.
Poi gli dissero:
- "Scegli tu chi vuoi per prima".
E Pietro indicò Gessica... la quale, si inginocchiò a torso nudo davanti a lui.
Lo guardò negli occhi come per dire: "stasera avrai un servizio come non hai mai avuto", e si mise all'opera...
Usò quelle grosse mammelle come un cucchiaio per sollevare il biscione e posizionarlo in mezzo al solco, strinse a tenaglia, e principiò a scorrere dal basso verso l'alto e viceversa, solleticando le grandi palle con i capezzoli appuntiti e terminando la corsa tormentandogli il frenulo e la cappella.
Ogni tanto si fermava, ci spuntava sopra qualche goccia di saliva per facilitare lo scorrimento, e quindi ricominciava da capo... E più andava avanti in questo modo, e più i testicoli si gonfiavano e il glande si trasformava in un mostro preistorico pronto all'attacco.
Finalmente, dopo una ventina di minuti, Pietro le preannunciò:
- "Ci siamo!".
E immediatamente, una crema densa e biancastra cominciò ad eruttare con grande potenza... Sembrava non volersi fermare più, fin tanto che tutta quella superficie lottizzabile non ne fu ricoperta internamente.
Fu allora che Angela, accortasi in un lampo che a quel maschio stavano per cedere le gambe, corse a mettergli sotto al sedere uno sgabello trovato lì nei paraggi.
Pietro, rimase qualche istante ad occhi chiusi, poi sollevò la testa e – incontrando lo sguardo interrogativo di Gessica – le sussurrò, in modo che nessuno potesse sentire:
- "Sei stata di parola...".

La prima “duellante” si allontanò tutta trionfia, ed ecco che il suo posto fu preso da Angela.
Anche lei, prima di cominciare il suo impegno, lanciò un'occhiataccia di sfida al ragazzo, e andò ben oltre... Gli baciò la punta della cappella, quasi come portafortuna, e gli disse:
- "Adesso, finisco il lavoro che avevo iniziato in cucina!".
E con le sue tettone da urlo – grosse, tonde e bianche – artigliò il cazzo che era rimasto ancora un pò scivoloso dalla sborrata precedente.
Angela, decise di usare un'altra tecnica rispetto all'amica-nemica, e prese subito ad "aggredire" con forza l'arnese che aveva stretto a sé.
Un fremito, inaspettato, colse Pietro, e il suo attrezzo cominciò a tirare verso l'alto.
Non era la prima volta che vedeva le sue tette, ma quello spettacolo e il suo sorriso da bambina imbronciata fece il resto.
Un sussulto lo colse quando la ragazza cominciò a muoversi come un guanto, o meglio un preservativo che si calava sulla pelle dell'asta.
I suoi capezzoli attizzati fecero si che lui si arrapasse ancora di più, divenisse ancor più duro, e lei – per un senso di reazione non cercata – strinse quei meloni in una maniera incredibile, quasi a bloccare la circolazione sanguigna di quel povero membro.
Si mise a strofinare su e giù, mentre lui era come in trance: vedeva affogare il suo cazzo in mezzo a quel mare di morbidezza... godeva, godeva, e godeva ancora, fino quasi a non poterne più...
- "Ti piace?", chiese Angela senza però attendersi una risposta.
E continuò a fare quella spagnola magistrale, con energia sempre crescente.
Il "gioco" durò questa volta solamente una decina di minuti, ma l'uomo si sentì sfinito lo stesso, e non riuscì nemmeno ad avvisarla che stava per far esplodere il suo "ordigno nucleare": quattro o cinque lunghissimi fiotti le inondarono il petto, ma finirono pure sul suo viso.
Poi, da vera porca, Angela aprì la bocca e accolse dentro di sé tutto il rimanente... fino al totale prosciugamento dei coglioni!
Dopo una manciata di secondi, durante i quali il cazzo di Pietro rimase sospeso a mezz'aria, per finire in bellezza Angela si alzò e gli diede un lunghissimo bacio al sapore di sborra...

Terminata la gara, il ragazzo doveva dare i voti... un giudizio inappellabile.
Come poteva tradire Gessica, la sua grandiosa scopamica? E come poteva voltare le spalle ad Angela, che poco prima, in casa, l'aveva portato in paradiso?
Intanto, le due troie lo incalzarono:
- "Allora, chi è stata la migliore?".
E lui, che non voleva deluderle, rispose:
- "Non è stata Angela...".
Fece una brevissima pausa, lasciando tutti con il fiato sospeso, e poi continuò:
- "... e non è stata nemmeno Gessica... Siete tutte e due belle e brave, ma per favore non litigate più! Ognuna di voi ha le sue qualità, e possiamo godere davvero tutti insieme...".

7. La vendetta di Anita.

Anita era furibonda, fuori di sé per essere stata costretta a rimanere a bocca asciutta, soltanto a guardare, e grondava di umori per quanto si era immedesimata nei tre che avevano potuto invece appagare i propri sensi...
Non resistette più, e decise che era giunto per lei il momento di “punire” le due suine…

In giardino, davanti a tutti quei maschi e quelle femmine, si alzò dalla sua sedia.
Si diresse verso di loro, e gli disse:
- "Puttane, credo che ve la siate spassata abbastanza con quell'altro infame...",
mentre con violenza le strappò di dosso i pochi vestiti che le erano rimasti e lasciando anche loro completamente nude, con solo le scarpe ai piedi…
Infine, le trascinò con sé (seguita da tutta quella schiera di maniaci) e le legò – mani e piedi larghi – a dei ganci che erano infissi nei pilastri della tettoia sotto la quale gli ospiti avevano parcheggiato le loro macchine.

Chiamò Luciano a sé, come “servitore-assistente”, e finalmente cominciò a sfogare la sua irritazione, passando dalle parole ai fatti...
La passione di Anita erano i “maltrattamenti” del seno femminile (forse, una sorta di "vendetta" verso chi lo aveva più grosso del suo), e quelle due erano le persone giuste.
Cominciò con Angela, la più dotata, e con un tono volgare e oltraggioso la apostrofò:
- "Sei una vacca... D'ora in poi ti chiamerò sempre così".
E riprese:
- "Vacca, mettiti piegata in avanti e fai penzolare le mammelle...".
La ragazza, a cui tutto parve il proseguimento del “gioco”, obbedì, spingendo al contempo il culo in fuori e mostrando a tutti uno sfintere non certo intonso.
Allora Anita cominciò a soppesarle un seno alla volta e a massaggiarli per bene con entrambe le mani, graffiandoli con le unghie.
Prese poi un ramoscello di ortica che sporgeva da un cespuglio piantato lì nei pressi, e glielo strofinò con forza sui capezzoli per almeno 10 minuti, fino a che l'epidermide non risultò completamente infiammata.
Alla fine, vedendo sul tavolo del banchetto una spatola da cucina, se ne servì per assestare di piatto 20 colpi su ciascuno dei capezzoli già martoriati.
Vedendo Angela stringere i denti per non urlare, Anita si infuriò ancora di più e le strillò nelle orecchie:
- "Vacca, ti fa male? O ti piace? Di a tutti quanto sei troia...".
Ma Angela, anziché sentirsi prostrata dalla vergogna, godeva... Un orgasmo la stava sconvolgendo… E tutto quanto senza essersi minimamente strofinata la fica!

Intanto, anche Gessica si stava eccitando guardando l'amica che veniva copiosamente...
E quando Anita se ne accorse, mollò immediatamente la vacca e si gettò su di lei.
Non era mai stata così sconvolta, e non riusciva più a controllarsi...
Afferrò quindi delle cordicelle, e le legò strette alla base di ciascuna mammella di Gessica, fino a che non si gonfiarono.
Poi, raggiunto questo primo scopo, le rivolse la parola:
- "Sei una scrofa, per te dire vacca è poco... Hai due bocce indecenti... Ora ti faccio divertire io...".
Ed iniziò a fargliele rimbalzare come fossero due "palle magiche", causandole un dolore indescrivibile…
E tornò ad insultarla:
- "Quanto sei baldracca! Sei pronta per essere munta?".
Le posizionò davanti uno sgabellino abbastanza basso, e le disse:
- "Poggia le mammelle qui sopra".
Gessica fece come Anita le aveva ordinato, e quest'ultima le salì sopra le tette con tutto il suo peso, schiacciandole senza pietà.
A un certo punto la scrofa non ce la fece più a sopportare quel peso non indifferente, e piangendo supplicò la sua torturatrice:
- "Basta, basta! Ti prego! Così mi distruggi!".
Effettivamente, le tette erano abbastanza provate. Ma Anita non si diede per vinta:
- "Baldracca, sei contenta?".
La giovane non rispose... tremava tutta, spaventata al pensiero di cosa le avrebbe ancora fatto.
La sua aguzzina, allora, le scese dalle tette e si avvicinò per spremerle le mammelle con le due mani.
Ma il peggio stava per arrivare: visto che Gessica aveva due anellini come piercing ai capezzoli, le Anita le agganciò su ogni capezzolo un peso da 1 Kg, di quelli che si usavano una volta per le bilance.
Poi, mollò di scatto quei carichi, che rimasero appesi al torace della ragazza, dondolando e provocandole uno strattone improvviso ai capezzoli, tale da farla urlare un'altra volta e da darle la sensazione che le tette le si stessero strappando.
Anita se ne accorse, e così la "tranquillizzò":
- "Calmati, puttanella, abbiamo finito... Prima, però, voglio vedere se sei abbastanza vacca come la tua amichetta...".
E dicendo questo le infilò tre dita nella passerina, estraendole tutte lucide di succhi, che mostrò soddisfatta agli "spettatori" plaudenti.

Sembrava tutto così assurdo: una festa di laurea finita come un set a luci rosse, dove le ragazze si erano trasformate in pornostar, e si erano lasciate andare senza freni inibitori...
Ma ad Anita tutto ciò ancora non bastava, d'altronde era l'unica a cui non era stata riservato alcun "servizietto" con cui potesse scaricare l'adrenalina e la rabbia accumulate in quella serata.
Perciò, quando tirò fuori la mano inzuppata dal ventre di Gessica, parve a tutti vederla "afflosciarsi", come una marionetta rimasta senza gli impulsi del suo burattinaio.
Ma la cosa durò pochissimo; si riprese subitaneamente, agguantò per un polso il suo fidanzato e se lo trascinò fino al tavolo del banchetto, che "sparecchiò" con una gran manata, rovesciando a terra tutte le suppellettili.
Perentoria, gli ordinò:
- "Su, non perdere tempo... Spogliati e sali li sopra... Piccolo o grosso, adesso voglio godere io!".
Nel frattempo che lui si spogliava, Anita fu assalita da un poderoso attacco d’ira, e si chiese:
- "Ma possibile che con quel cazzone di Pietro che mi spaccherebbe in due, vado a cercare proprio questo pisellino che quando mi sta dentro nemmeno lo sento? Sono diventata tutta scema o cosa?".
Ma poi si diede la risposta:
- "No, Pietro è Pietro, ma stasera voglio fargliela pagare... Mi impegnerò al massimo per godere anche con questo cosino! Giuro che mi farò sborrare dentro da Luciano... E senza preservativo!".

Come i miei lettori ricorderanno (si vedano gli altri episodi), Luciano amava quasi esclusivamente la posizione alla missionaria, e quella sera Anita stravolse un pò il suo "mondo".
Lo fece sdraiare, dunque, sul tavolo, e cominciò a dedicarsi a lui… Il suo cazzo sembrava ancora più piccolo di due anni prima, ma questa impressione eccitò tantissimo la ragazza.
Si sistemò comoda tra le cosce di Luciano, e con la lingua prese a solleticargli lo scroto. Ogni colpo sembrò essere come la punta affilata di un coltello che si conficcava nella pelle delicata; e ogni leccata era come un brivido freddo che si ripercuoteva lungo tutta la schiena.
Anita gettò il suo sguardo più lontano, e incrociò quello di lui, che con un filo di voce per l'emozione le sussurrò:
- "Sono stato uno stupido a non volerti qui sotto... È favoloso... Non ti fermare!".
Così la ragazza, con un sorriso di soddisfazione, riprese l’opera, salendo più su e tenendo fermo il membro immobilizzandolo per la punta del prepuzio.
Gli baciò con leggerezza tutta l'asta, che nonostante ciò restava ancora in una situazione di assoluto riposo...
Anita cominciava a sentirsi indolenzire le mascelle, ma la concentrazione era tale che non ci fece molto caso, e anzi cercò in ogni modo di procurare un'erezione sufficiente affinché potesse finalmente violare il suo ventre e depositarvi il "frutto della passione".
Luciano, intanto, ansimava, il suo respiro si faceva pesante, ma la delusione della sua donna era anche la sua:
- "Per una femmina come te, ci vorrebbe un maschio che sappia rispondere adeguatamente alle tue necessità... Io faccio quello che posso...", le disse.
Allora lei ci mise ancora più impegno, e lasciando la presa sull'asta si sollevò sui gomiti per assumere una posizione più elevata e congrua alla manovra che si accingeva a compiere.
Il suo volto si rigò di lacrime amare, e questa volta era veramente decisa a ripagare il suo fidanzato di tutte le umiliazioni che gli aveva inferto in quegli anni.
Gli si avvicinò, stendendosi sul suo corpo, e bagnandolo con il suo pianto gli promise:
- "Ora ti farò una cosa che non ho mai fatto a nessuno...".
Si alzò in piedi sul tavolo, fissando ad uno ad uno – lentamente – tutti i presenti, a cui inaspettatamente si erano aggiunti anche Germana – la mamma –, Catia – una cugina alquanto disinibita – e Stefania, la sorella della mamma, residente a Vallepietra e dove i suoi modi di fare erano ben noti.
Da sotto, si poteva ammirare il suo fisico sensuale, e in particolar modo il culo che da quella visuale sembrò ancora più massiccio.
Poi, Anita allargò le gambe, e dando le spalle al ragazzo lo scavalcò e si mise a sedere sul suo basso ventre.

Il culo di lei lo mandò presto in estasi: così notevole, bellissimo e rotondo era un autentico miracolo compiuto da mamma sua.
La giovane iniziò a muoversi e ad ondeggiare, sinuosa, morbida e armoniosa.
Ogni centimetro quadrato di quella tenera, erotica opulenza era una visione che avrebbe fatto impazzire chiunque.
Anita agitava con passione il suo fondoschiena, divaricando ancora di più le cosce, facendo collidere i glutei l'uno contro l'altro, e inarcando la schiena.
I fianchi larghi le tributavano una femminilità travolgente, che procurava a Luciano una eccitazione traboccante.
Anche lei ansimava, seppur con moderazione, e continuava a strofinarsi su quel piccolo cazzo che stava ormai per scoppiare.
Non ce la faceva più, il suo fidanzato, ma era proprio quella sensazione che lo stava facendo impazzire: venire prima di poterla penetrare; quella "sofferenza" di sentire sfiorare il membro dalle grandi e piccole labbra di lei...
Finalmente, si sentiva libero. Libero e orgoglioso della sua donna che – nonostante il suo proverbiale cazzetto da minidotato – stava dimostrando a quella platea che anche lui era capace di sborrare.
Poi, chissà, se l'avrebbe penetrata...

Comunque, sentì che qualcosa – in quello sfregamento delle piccole e grandi labbra sull'asta del pene – stava accadendo.
Qualcosa di duro stava "raschiando" l'asta ad ogni ciclo di avanti-indietro.
Qualcosa di naturale, che gli stava procurando come una scossa lungo la schiena.
Era il clitoride di Anita, gonfio come non gli era mai venuto prima quando faceva sesso con Luciano...
Bastarono ancora poche sollecitazioni, di quelle che solo lei sapeva imprimere nei momenti topici, perché lui si irrigidisse improvvisamente e in pochi istanti eruttasse quelle poche e diluite gocce di sperma che non era mai stato in grado di feconda una donna.

La ragazza sentì la sua fica leggermente umida, di un liquido che non erano i suoi umori, si guardò tra le cosce e si avvide che era Luciano che aveva goduto... ma fuori!
Era delusa, perché – nonostante avesse li a disposizione un toro come Pietro – avrebbe voluto che il suo uomo avesse smentito con i fatti la sua "fama" di incapace.
Si affrettò a recuperare quel cazzo – che così come rapidamente era diventato duro, con la stessa velocità stava perdendo l'erezione – per metterselo dentro, e c'era quasi riuscita quando si sentì sollevare in aria e atterrò bruscamente sullo stesso tavolo, ma al lato opposto...

8. Pietro “il consolatore”.

Anita, nel contraccolpo, sentì un forte dolore allo stomaco...
Il suo corpo nudo venne sbattuto con violenza contro la superficie di quel tavolo, come si fa con i polpi per tramortirli, con le gambe spalancate a 90 gradi rispetto al busto, penzolanti una da un lato e l'altra dall'altro.
La giovane si sentiva prostrata, e gli "ospiti" – che avevano assistito alla villana "aggressione" – rimasero sgomenti, e stavano quasi per intervenire a sua difesa quando Pietro le piombò nuovamente addosso come un avvoltoio.
Sentì il calore del suo fiato lambirle l'orecchio sinistro, e subito dopo quel maschio che le diceva:
- "Pupa, stai tranquilla, che adesso ci divertiremo davvero...".
Poi, senza mollare la presa sulla ragazza, si voltò verso Luciano e gli disse, sprezzantemente:
- "Non sei nemmeno capace di soddisfare la tua donna... Stai a vedere come fa un vero maschio e impara...".
Tornò a prestare tutte le sue attenzioni a quel corpo di femmina...
Davanti ai suoi occhi, si ergeva un culo fantastico, straordinariamente bello e grande...
Affondò le mani nelle guanciotte del culo, esercitando una leggera pressione verso l'esterno, proprio come si fa quando si vuole spaccare in due una pesca, e magicamente si mostrò ai suoi occhi il più incantevole sfintere che avesse mai visto.
Certo, lo aveva già potuto ammirare, e soprattutto ci si era introdotto dentro una considerevole quantità di volte, ma per lui era sempre come se fosse la prima…
Mise quattro dita della mano destra a conca, ci sputò una certa quantità di saliva, e quando ne fu ricolma la passò sul buchetto per inumidirlo e prepararlo così alla penetrazione. Completò l'opera chinandosi a titillare la mucosa anale con la lingua, vedendola contrarsi, chiudersi e aprirsi con leggeri spasmi.

Si masturbò energicamente al fine di portare alla massima potenza la sua verga, e quando tutto era pronto e stava per introdursi nel retto, Anita lo fermò urlando:
- "Ma che fai?".
E lui:
- "Ti fotto in culo...".
- "Ma... Avevi detto che volevi far vedere a Luciano...", rispose lei perplessa.
- "Lo so cosa ho detto, tesoro... ma ho cambiato idea...".
Spinse la cappella contro il rosone increspato, mentre Anita ululava come una cagnetta in calore e il suo ano cedeva alle ultime resistenze.
La punta, ben oltre la corona del glande, era ormai dentro, e Pietro volle attendere un pò, fino a quando non si fu rilassata.
A quel punto, riprese inesorabilmente a spingere, mentre tutti i 25 cm. di carne scivolarono fino in fondo nel suo budello.
Le chiese, con teatralità, ricordando che si stavano accoppiando davanti a tutta quella gente:
- "Come ti senti? Ti fa male?".
- Sì... Molto male... Ma mi piace averti dentro le mie viscere...", rispose Anita, consapevole di dare spettacolo.
Erano felici...
Pietro si tirò indietro lentamente, per poi spingere dentro di nuovo e aumentare la dilatazione, per assaporare ogni momento e impazzire di gioia ogni volta che il cazzo scompariva tra le chiappe morbide e bianche di lei.
Quella sana devastazione anale le stava regalando un nuovo godimento.
- “Mmmmmh... sento i tuoi testicoli duri come biglie d'acciaio! Mi stai facendo rivivere i nostri bei tempi...", urlò Anita, e subito dopo le arrivò il primo orgasmo...
Ma il maschio continuò a pomparla nel sedere, facendola venire un'altra volta.
Giunta all'apice del piacere, stavolta fu lei a girarsi e interrogarlo:
- "Ma a te... A te, piace?".
- "Da matti... Fosse per me, ti farei sempre e solo il culo...", replicò lui.
Anita, allora, presa da un raptus di libidine, lo incitò:
- "E allora dimostramelo! Svuota le palle... dai!".
Pietro non aveva bisogno di essere spronato, e così aprì le cateratte del cazzo e pompò tutto ciò che aveva dentro nelle viscere della femmina...
Per reazione, lei squirtò talmente forte da ricoprire con i suoi succhi il viso della madre che si era avvicinata pericolosamente per vedere meglio le performance della figlia.

9. Vendetta infinita.

Nel frattempo, Angela e Gessica – che avevano seguito l’amica farsi distruggere da quel cazzo "XXXL" –, alla vista di tanta goduria si infuriarono e decisero per una “controvendetta”.
Presero il cornuto – che era rimasto sdraiato supino sul tavolo, completamente nudo e con il suo pisellino rattrappito dal freddo che era sceso in quella notte – e facendo in modo che Anita sentisse bene, gli dissero:
- "Ehi, bello... È arrivato il tuo momento... Visto che la tua troia ha altro da fare, a te ci pensiamo noi!".
E così dicendo presero a massaggiargli le palle.
Poi, con fare da vere puttane, sentenziarono sghignazzando:
- "Ora vedremo se funzionano...".
Gli salirono sopra, a cavalcioni, Gessica con la fica sulla faccia e Angela strusciandogliela sui suoi miseri 10 centimetri.

Quella che aveva la fica a contatto con la sua bocca, gli disse:
- "Adesso, tu me la dovresti leccare!".
E Luciano, con riluttanza, cominciò a leccargliela come se fosse un gelato, mentre lei iniziò ad emettere dei mugolii sempre più intensi.
Alla sua fidanzata non lo aveva mai fatto, gli faceva schifo, e quindi Gessica si sentì in dovere di indirizzarlo:
- "Apri la bocca e caccia fuori la lingua... La voglio sentire sulla fessura...".
Il ragazzo, benché palesemente inesperto, obbedì, e andò a percorrere quella parte così sensibile con perizia accademica, proprio come gli era stato richiesto, spingendosi dalla vagina al clitoride e viceversa.
La troia, al culmine dell'eccitazione, ebbe ancora la forza di imprecare:
- "Cazzo che lingua che hai... E come lecchi bene! Sembra un serpente che mi esplora tutta… Non sembri così verginello!".
Intanto, Luciano leccava e beveva quel liquido vischioso che usciva dal corpo di quella femmina in calore.
Nell’infilarle la lingua nella fica, sembrava non trovare ostacoli, anzi, la vagina l'accoglieva completamente: le allargava le grandi labbra, e più si spingeva in profondità, e più sentiva che sarebbe potuto andare ancora più a fondo...
A un certo punto, il giovane smise di leccare quella cascatella di succhi e prese a succhiare con desiderio il clitoride... Lo imprigionava tra le labbra, lo tirava come se volesse staccarglielo... Era diventato durissimo!
Improvvisamente, Gessica inarcò la schiena e, spingendo ancora di più la sua fica a farsi penetrare da quella lingua inaspettatamente capace, urlò a squarciagola:
- "Vengooooo!".
E il godimento di lei si riversò impetuoso nella bocca di Luciano, ormai esausto...

E mentre Luciano "giocava" instancabile con la passerina di Gessica, anche Angela si stava prendendo la sua parte.
Da brava cagnetta, non toccò con le mani quel pisello famoso soltanto per essere la disperazione di Anita...
Le grandi labbra della sua fica erano assai avvolgenti, tanto che lei le usò per fagocitare con movimenti pelvici dapprima le palle di Luciano, e poi per "stenderle" a mo' di rivestimento naturale per la risibile asta.
Bagnatissime dal piacere, e sostenute da un movimento avanti-indietro del bacino, provocarono stimoli sessuali indicibili.
La donna, che gli dava le spalle, a un certo punto ebbe a sussurrare, tenendo gli occhi socchiusi per la grande emozione, quasi parlasse a se stessa:
- "Dammi tempo, e vedrai se non faccio di te un animale da riproduzione... Alla faccia di quella stronza!".
Poi, rivolta direttamente a lui:
- "Ti stai caricando? Voglio vedere la sborra esplodere da questi testicoli!".
Ma Luciano era impossibilitato a rispondere, con la bocca piena della fica dell'altra vacca...
Allora Angela, sicura del fatto suo, andò ugualmente avanti, spingendo la sua vulva ad abbrancare da parte a parte l'asta, quasi "soffocandola".
Sostenendosi con i palmi delle mani ben piantati sul tavolo, con un movimento sussultorio ricreò attorno a quel piccolo salcicciotto la deliziosa tecnica del pompino.
Benché con i suoi ovvi limiti, tutti i nervi di quel membro erano tesi a creare un durissimo randello di carne.
Si era ormai al punto di non ritorno...
La cappella cominciava a "lacrimare" e lui non ce la faceva più a trattenere il succo cremoso e caldo.
Angelica dovette accorgersene, perché – con un balzo fulmineo – si ingoiò tutto il glande dentro il suo ventre.
Che sorpresa fu per quell'uomo che non era stato mai il desiderio sessuale di una femmina...
Angela esplose con rabbia:
- "E ci voleva tanto a entrarmi dentro! Roba che nemmeno ti sento... ".
Prese a muoversi con vigore, mentre Luciano stava per eruttare quel poco che Madre Natura gli aveva donato.
Cinque minuti, e tutto era finito.
Nonostante la disarmante pochezza del ragazzo, la vagina di lei si riempì rapidamente, per poi cominciare a traboccare.
A quel punto, tutte e due le troie si tolsero da sopra Luciano, e si vide il disastro che avevano combinato: da in mezzo alle gambe di Angela continuava a colare un fiume ininterrotto di liquido seminale...

Angela, decise allora di mettere in scena l'ultima farsa... Corse da Anita – che era ancora impalata sull'enorme traliccio fremente di Pietro – e piangendo le strillò:
- "Guarda cosa ha combinato il tuo amichetto...".
La festeggiata era fuori di sé, e stava per scagliarsi contro il fidanzato.
Ringhiò:
- "Non sei mai stato capace di mettermi incinta, e adesso cosa fai?, hai ingravidato la prima vacca da monta che ti ha aperto le cosce! Sei uno stupido!".
Angela – messasi in disparte dopo aver lanciato la “bomba” – ora rideva a crepapelle... Interruppe quella tempesta di improperi che si stava abbattendo sul povero Luciano, e disse ad Anita:
- "Ehi... Stai tranquilla! Ho voluto solo scherzare... Non è successo proprio niente... Io prendo la pillola! Ahahah...".

10. Una cosa incredibile… ma vera.

Placata che si fu la rabbia di Anita, grazie alla colossale inculata di Pietro, la ragazza volle dimostrare a quel maschio – il vero, unico maschio di quella serata – tutta la sua riconoscenza.
Gli disse:
- "Prima, ero incazzata quando ti ho trovato con il tuo grosso giocattolo tra le tette di quelle vacche da letto... Non mi piace, lo sai, guardare e non scopare, ma mi hai rotto il culo in un modo divino, senza precedenti: mai mi avevi fatto così male ma allo stesso tempo godere così tanto... Ho sbrodolato peggio di una ninfomane... Oltretutto, quelle due hanno fatto divertire pure Luciano come non era successo prima... Quindi, sono doppiamente soddisfatta... e ti voglio premiare".
Scese da quel tavolo, prese Pietro per il cazzo – che gli si stava di nuovo mettendo sul "chi-va-là" – e lo scortò dalle due troie...
Intorno, regnava un silenzio spettrale, pieno di suspance, nessuno poteva sapere cosa frullasse nella mente vulcanica di quella femmina.
Quando i quattro furono a tu per tu, Anita riprese, rivolta al giovane, come se le ragazze fossero nient'altro che un mezzo per raggiungere il suo fine:
- "Questo è il mio regalo per te, mio buon scopamico... Ti piacciono tanto le spagnole? Ebbene, sia... Ragazze, è tutto vostro!".

Le due non credevano alle loro orecchie, si guardarono incredule e poi ringraziarono Anita:
- "Sei troppo buona con noi, stasera ci hai fatto assaggiare due bocconcini davvero prelibati...".
Ma lei si affrettò a smorzare quei facili entusiasmi:
- "Calmatevi, non è un regalo per voi, ma per lui!".
Angela e Gessica scrollarono le spalle, e con gran faccia tosta si dissero:
- "Tanto è la stessa cosa...".
E nel mentre che gli consegnava il fortunato, Anita – accarezzandogli le palle – lo salutò:
- "Buon divertimento...".

Quindi, gli fecero allargare bene le gambe, in modo che fosse saldamente fermo sul prato antistante la piscina, e poi gli si affiancarono, una a destra e l'altra a sinistra.
Con un sorrisino diabolico, lo rassicurarono:
- "Tranquillo, stavolta non ci sarà nessuna gara, già conosci bene le nostre qualità, e ora le metteremo in pratica come non immagineresti mai".
In quella incredibile situazione, si prepararono "allenando" le mammelle sbattendole l'una contro l'altra, dimostrando che c'era davvero poca differenza tra un'ottava e una quinta misura: l'importante era usarle bene...

Prima, però, di regalargli quell'esperienza, l'unica che non avesse ancora mai provato in vita sua, Gessica iniziò in solitaria a scuotere quelle belle tettone, facendole roteare attorno alla cappella. E guardando dal basso in alto quel poveretto, lo interrogò:
- "Che ne dici, ti piace? A queste non ha mai resistito nessun cazzo...".

Anita, dal canto suo, non si sottrasse all'ennesima sfida (non dichiarata), e – non trovando un pò di posto libero – si decise a concedersi un veloce "spuntino" un pò più in basso...
I testicoli di Pietro le facevano gola, erano ancora liberi e si vedevano fluttuare liberamente nello scroto...
Così la “rotta-in-culo” aprì la bocca e con le labbra ne afferrò uno, cominciando a tirarselo leggermente a sé, succhiandolo come una forsennata.
Ogni tanto, lo avvolgeva con un velo di saliva che poi pennellava con la lingua rendendo lo scroto morbido e scivoloso, pronto per essere mordicchiato anche lui.
Prima una palla e poi l'altra, lo stava dolorosamente portando in paradiso...
Era sicura del risultato, ma volle ugualmente interrogarlo:
- "Di' la verità, ti sto succhiando anche l'anima!".
Ma il ragazzo non poté rispondere, tanto era concentrato per non lasciarsi andare...

Poi, le porcelle, con un cenno d'intento, decisero che era il momento di rompere gli indugi... e avvicinarono i rispettivi pettorali, quasi "incastrando" tra di loro i grossi capezzoli carnosi.

Quando furono pronte, Pietro aveva già un'erezione che tirava al massimo, e i suoi 25 centimetri facevano la loro figura al cospetto di quelle quattro cupole.
A un segnale preciso di Angela, le due strinsero come in una morsa asfissiante il pilastro di carne che si ergeva e svettava verso il cielo.
Sincronizzando i movimenti, come se da sempre svolgessero quella pratica, iniziarono a scendere sui testicoli e poi a risalire verso la cappella.
Un pompino "tradizionale" non avrebbe mai potuto dargli quelle emozioni, con la soffice morbidezza che le mammelle seppero trasmettergli.
Stringevano come le ganasce di una vera morsa, e salendo e scendendo lungo l'asta sentivano perfettamente il pulsare delle grosse vene che la percorrevano.

Erano passati quasi 30 minuti di questo meraviglioso – sia per lui che per le ragazze – trattamento, quando Angela sentì sulle sue tette come qualcosa che le scottava l'epidermide, sudata ma fredda per via dell'umidità della notte.
Erano le prime gocce roventi di sperma che zampillarono dalla punta del glande, precipitando a ricoprire le sue meraviglie.
Quando se ne avvide, con Pietro ormai incosciente a causa del profondo piacere, sussurrò sottovoce – per non disturbare l'uomo – all'amica:
- "Ci siamo...".
Di lì a poco, infatti, quelle immense colline vennero sopraffatte dalla sborra che sembrava non volersi arrestare...
Angela e Gessica si affrettarono a non farne sprecare nulla, allungando le loro lingue fameliche a ripulire tutto alla perfezione.
Pietro, dal canto suo, era crollato a terra, inerte, come una marionetta senza più il burattinaio, e subito "soccorso" da Anita che si stava massaggiando compulsivamente le sue piccole tette dalla libidine...

11. Epilogo.

La festa stava per finire. Era cominciata come una festa elegante, ed ora tutti erano nudi: Pietro, Anita, Gessica e Angela, e Luciano, sudici di sborra e umori come in una scena di gangbang in un set a luci rosse che si rispetti.
Avevano dato vita ai più bassi istinti animaleschi, e pure Germana, la mamma di Anita, ne era rimasta coinvolta.
A un certo punto la donna, vedendo che i ragazzi non accennavano a ricomporsi, né a raggiungere la casa per farsi una doccia, non sapendo come uscire da quell'imbarazzante stallo, non trovò di meglio che dire:
- "Ragazzi, chi viene con me a fare un tuffo in piscina?".
Come per miracolo, quel gruppo inanimato parve riprendere vita, e si lanciò, tra mille schizzi, nella vasca.

Trascorse ancora un'ora buona prima che fossero nuovamente vestiti di tutto punto, esattamente come erano arrivati alla villa, il pomeriggio...
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