Lui & Lei
Tale madre, tale figlia (I parte)
di pollicino
08.12.2021 |
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"La voglia di farsi rompere da quel ragazzo era così tanta, che niente poteva fermarla..."
1. Prologo.Era ormai passato parecchio tempo dalla notte del festino in cui Anita e Pietro avevano dato sfogo alle loro più sfrenate pulsioni erotiche nella villa del suo fidanzato, a bordo piscina, coinvolgendo lo stesso Luciano e la sua sorellina appena maggiorenne, Adele.
Ed eccoci qua, dunque, con i "nostri" tre protagonisti principali...
Come già detto nelle storie precedenti, Anita è una giovane di 22 anni, alta 1 metro e 73 per 58 kg, molto magra, pettinata con capelli neri lisci e occhi castani. Fisicamente, ha un culo incredibilmente grosso, che non perde occasione di ostentare sfacciatamente, sia quando indossa vestiti innocenti ma aderenti che quando è “coperto” semplicemente da un perizoma da troia…
Inoltre, ha due piccole tette, una seconda misura sodissima che fa impazzire i suoi coetanei e non solo, e una vagina rasata che cura con grande impegno.
Di solito, mette dei pantaloncini che stentano a contenere il suo “lato b”, e sopra dei top da cui non è difficile immaginare ciò che ci sta sotto.
Anita è fidanzata ufficialmente con Luciano, studente di 24 anni, alto 1 metro e 78 per 65 kg, fisico palestrato, moro, magro, capelli e occhi scuri, e poco peloso.
Il suo punto debole è la virilità: è davvero poco dotato, ha un pene di 16-17 cm che tra l’altro usa malissimo… Infatti, con lui Anita non riesce mai a venire, non riesce a soddisfarla, anche se si amano moltissimo. Inoltre, è molto monotono, e pratica solo la posizione del missionario, non la scopa a pecora, non si fa fare pompini e soprattutto non le lecca la fica…
Infine, Pietro. E’ l’unico lavoratore del gruppo, ha 24 anni, è alto 1 metro e 77 per 80 kg, ed è uno sportivo di professione. Non ha un fisico scolpito, ma è robusto, non troppo peloso, con barba, capelli e occhi castani. Sotto, ha un membro eccezionale, di 25 cm, largo e con due belle palle grosse, e a letto dura moltissimo…
Anita e Pietro, intanto, proseguirono nei loro accoppiamenti selvaggi e clandestini, nonostante lei fosse ancora legata a quel cornuto conclamato e minidotato di Luciano.
Improvvisamente, però, le cose cambiarono, poiché la ragazza dovette trasferirsi per proseguire gli studi all'università...
Per lei, fu un duro colpo, tanto che non riuscì sulle prime a trovare il modo per dirlo al focoso amante, fin tanto che – alla vigilia della partenza – Pietro si accorse, durante uno dei loro innumerevoli amplessi, che qualcosa non andava:
- "Nini... Che succede?", gli disse preoccupato, "è da un pò che non sei più la stessa... Scopi come se fosse un dovere... Dove è andata a finire la bellissima troia che avevi dentro?".
La giovane cercò di dissimulare, ma con la testa proprio non ci stava... Non c'era nulla da fare... Così, contrariamente al suo carattere forte, con il cazzo di Pietro piantato ancora nelle viscere e le mani sulle spalle forti di lui, scoppiò in lacrime:
- "Domani parto per Milano, e difficilmente tornerò prima della prossima estate, o forse tra anni... O forse mai… Ecco, tutto finisce qui, non immagini neanche come mi sento... Sto morendo dentro... Per Luciano, per me sarà come una liberazione, ma con te... Io, ho bisogno di te, sapere che ci sei ogni volta che mi bagno dalla voglia di scopare, scopare davvero, capisci? Sto quasi pensando di rinunciare a studiare...".
Cercò di recuperare una certa dignità e si asciugò gli occhi, quando lui – accarezzandole dolcemente le piccole tette – le disse:
- "Piccola... Non dire cosi, a tutto c'è una soluzione! Forse ci vorrà un periodo di assestamento, ma poi vedrai che tutto tornerà come prima... E poi... Milano non è in capo al mondo... Verrò su ogni weekend e ci faremo delle cavalcate incredibili...".
Ma Anita era donna, e come tutte le donne vedeva lontano, e con una drammatica lucidità non volle sentir ragioni:
-" No, Pietro... Tutto finisce qui... È stato bello, meraviglioso... Mi stavo quasi innamorando di te, ma dobbiamo essere realisti...".
Si divincolò da quel palo che la trafiggeva, si alzò dal letto, e dopo essersi rivestita lo baciò con passione. Poi, apri la porta e scomparve.
Il ragazzo restò lì impietrito, forse incredulo... Dentro la sua corazza di uomo duro, c'era una insospettabile persona sensibile... e Anita, in quei mesi, non gli aveva dato solamente il suo corpo ma molto, molto di più...
Ci restò male, ovviamente, ma alla fine non poté fare altro che farsene una ragione...
Ma, non appena Anita fu partita per il nord, quasi "casualmente" la sorellina piccola di Luciano riapparve nella vita dell'inconsolabile amante.
Pietro, benché sorpreso, prese la cosa con grande soddisfazione, come fosse un "risarcimento" del torto subito, ignaro però di ciò che quell'apparizione significava...
2. Il "patto del pisello".
Infatti, prima che Anita partisse, le due "cognate" avevano firmato una sorta di "patto per il pisello"...
Si incontrarono nottetempo, e la più "anziana" delle due stabilì le regole:
- "Adele, ascoltami bene... Pietro è mio, e tu non lo devi toccare", disse seccamente alla ragazzina, Anita.
Colta in contropiede, l'altra proprio non si aspettava quell'esordio, e siccome non era abituata a farsi mettere i piedi sulla testa, replicò con altrettanta fermezza:
- "Guarda che io non sono la vostra puttanella da strapazzo... Ogni volta che Pietro mi ha scopata c'eri sempre tu presente e consenziente... E se stava bene a lui, stava bene a tutti. Ma poi, scusa, perché mi dici queste cose?".
Allora, Anita si fece più conciliante e le rispose:
- "Scusa tu... Non volevo essere cosi dura... È che io tengo davvero a Pietro... Facciamo un patto: visto che tu hai quelle tette da sballo che io non ho, hai via libera per fargli tutte le spagnole che vuole... Goditelo anche di bocca, che sei brava, ma quel cazzo non deve entrare per nessuna ragione né nella tua fica, né nel tuo culo... Mi hai capito bene? Anche se mi piace, è sempre un uomo, e come tutti i maschi è un porco... Se te lo chiede, fai come ti pare ma non lo devi far entrare!".
Adele, benché delusa da quella prospettiva, si sentì orgogliosa del riconoscimento tributato alle sue tettone, e accettò la proposta:
- "Va bene!, prometto di non affaticarlo troppo... Al tuo ritorno te lo restituirò bello pimpante...", ridacchiò come una bambina capricciosa.
Ma Anita non si fece abbindolare dalle smancerie della sorellina del suo ragazzo, e concluse:
- "Se vengo a sapere che non sei stata ai patti, ti sbudello...".
E partì con il morale sotto ai piedi, ma certa che Adele non avrebbe mancato alla parola data...
Pietro e Adele, allora, si misero all’opera, pronti a stringersi (nel vero senso della parola) in un "abbraccio" sempre più forte...
La ragazza – 19 anni, alta un metro e 62 centimetri e sfortunatamente innamorata di un minidotato – aveva due occhi scuri e capelli neri "a caschetto" con frangetta davanti, era magrissima, ma dotata di una soda quarta misura, fianchi stretti e un culetto piccolo e compatto.
Cominciò subito a darsi da fare: Anita l'aveva sfidata; ebbene, lei era pronta a farsi valere, sorprendendo persino quel maschio…
Difatti, per prima cosa, in una serata davvero "calda", non fece ciò che lui si aspettava, e cioè sfoderare quel gran bel paio di boccioni, ma – dopo essersi tolta la minigonna rosso fuoco (era già quella una "dichiarazione di guerra"?) – gli voltò le spalle e si sfilò sensualmente il perizoma...
Pietro era già in alzabandiera, disteso e con il traliccio di carne a 90 gradi con il corpo, quando Adele si spalancò le natiche e retrocedendo verso di lui andò ad abbrancarle il cazzo, rinchiudendolo poi tra quelle sode metà come se fossero due enormi mammelle.
Il ragazzo rimase assolutamente spiazzato, ma non ebbe nemmeno il tempo di realizzare bene cosa gli stava accadendo che lei – con un perfetto gioco di ginocchia – prese a fare su e giù pompandolo dalla punta della cappella fino alle palle.
Sarà stato uno stimolo di testa, o invece lo sfregamento cazzo-culo, o entrambe le cose, fatto sta che quel toro venne dopo solo una decina di minuti... Una sborrata tanto eccezionale quanto era stata eccezionale la sorpresa per quella pratica davvero inusuale.
Adele, era eccitatissima, e quando si voltò per ammirare quel suo capolavoro, Pietro poté scorgere tra le sue gambe un sottile rivolo luccicante che le scendeva lentissimamente.
Pensando che quello fosse il momento giusto per "concludere", cercò di attirarla a sé, ma lei fece resistenza e si allontanò in tutta fretta.
Corse in bagno a pulirsi e ad asciugarsi, ma soprattutto a dare – finalmente – libero sfogo alla sua rabbia repressa fino a quel momento. Pianse intense e silenziose lacrime, si guardò allo specchio e si disse, stringendo i pugni e ripensando a quell'occasione mancata:
- "Sono una stupida, proprio una stupida...".
Ad ogni modo, non poteva accettare che la parola data ad Anita sminuisse il suo essere femmina; voleva dimostrare a quel maschio ben altro, e così tornò da lui, si fermò ai piedi del letto e si mise le mani sui fianchi.
Gli disse:
- “Adesso, vedrai cosa sono capace di farti!”.
A distanza di un paio di metri, fece con le labbra come se volesse dargli un bacio, e mentre lui fissava come ipnotizzato la sua fica lei si slacciò il grosso reggiseno…
Montò sul letto, e Pietro l’abbracciò cingendola con le braccia e le mani la vita… Salì su, a palparle il seno con una mano, mentre con l’altra le fece un ditalino assai profondo.
Le fece raggiungere l’orgasmo e lei, per ricambiare, si distese poggiando le tette una per ciascuna delle cosce di lui, e – scivolando in avanti – si infilò il suo cazzo in mezzo al solco delle mammelle.
Era chiaro qual’era il suo intento, e Pietro le sussurrò:
- “Ti adoro, perché così giovane hai già una fantasia che Anita non avrà mai, sei una vera macchina da sesso…”.
Glielo disse, per vedere dove la ragazza - incitata - si sarebbe spinta.
Erano entrambi completamente nudi, e l'uomo, in men che non si dica, si ritrovò nuovamente con l’uccello in tiro.
Adele, allora, si strinse la sua quarta misura abbondante con le mani, per avvolgerlo bene, anche se non c’era bisogno che si aiutasse vista la mole del suo seno.
Gli fece quella spagnola, facendosi letteralmente scopare le tette, e accompagnando il movimento a dei bei colpi di lingua sulla cappella, mentre i suoi capezzoloni andavano a trafiggere l'inguine...
Alla fine, Pietro le venne in faccia e sulle boccione tanto di quello sperma da renderla piacevolmente irriconoscibile.
Finita quell'eruzione, Adele prese a leccarsi via con gusto quella cremina da tutta la sconfinata superficie delle tette, finché - sazia - non tornarono perfettamente pulite...
In seguito, Pietro tornò a chiederle – ed ottenne – più volte quel "lavoretto", finendo per preferirlo alle classiche pompe...
3. Miss "BumBum".
Preso com'era dalla ragazzina, Pietro si era quasi dimenticato della sua “perfida amante”... Quasi, perché un giorno Anita si rifece viva: era troppo importante, “necessario”, per lei, quell'uomo.
La cosa, ricominciò – fin da subito – con una videochiamata a luci rosse…
La ragazza si disse: “O la va o la spacca”, e compose il numero di lui… Attese con il cuore in gola e l’ansia di un possibile rifiuto, ma invece Pietro – preso il suo cellulare in mano e riconosciuto chi lo chiamava – rispose immediatamente:
- “Nini, sei tu? Ma che bella sorpresa… Come ti và? Sapessi che voglia che ho di te… e di mettertelo nel culo...”.
E lei, “recitando” quella parte di finta scandalizzata che era nelle dinamiche del loro rapporto, gli disse:
- "Ma sei un maiale... Dopo tanto tempo che non ci sentiamo, tu mi dici queste cose? Però, sai, la cosa mi eccita sempre parecchio…".
- “Ah si? E cosa stai facendo?”, replicò l’uomo.
Quella videochiamata cominciava a “scottare”, e Anita si stava lasciando andare… Era inquadrato solo il viso, ma dalla sua espressione si intuiva che era occupata languidamente a “giocare” con la sua intimità. Poi, dopo un lungo silenzio, riprese:
- “Mi sto masturbando con le dita… Ho tutte e due le mani nella fica... Sono bagnatissima, e sto colando proprio come piace a te... Tu, invece, dove sei?”.
E Pietro:
- “Sono al lavoro, in palestra... Ti proibisco di venire… Aspettami, vado in bagno e ti richiamo...”.
Anita si stava toccando sempre più infoiata, era sconvolta dal piacere, e quando Pietro richiamò, lei puntò l’occhio del suo smartphone a riprendere un bel primo piano della sua fica aperta e lucida di umori, e schiacciò il tasto per accettare la chiamata… Poi, rispose:
- “Eccomi…”.
A momenti, a lui non prese un colpo… Non ebbe la forza di dire niente… E quando si riprese, mormorò:
- “Nini, sei proprio come ti ho lasciata… bellissima…”.
Anita, allora, decise di calcare la mano:
- “Mmhhh… Vediamo se anche tu sei rimasto lo stesso… Dai, abbassa la web…”.
Pietro la voleva ancora più calda, e rilanciò:
- “Non so se riuscirò ad inquadrare tutto quello che tu ti aspetti…”.
E lei, di rimando:
- “Non importa, basta l’essenziale…”.
Il ragazzo, allora, vedendo che gli orgasmi di lei si stavano susseguendo uno dopo l’altro, acconsentì alla richiesta della giovane… Cominciò a scendere lentamente… Pian piano si scoprì il torace, con i capezzoli rigidi dalla visione che lei gli aveva proposto, poi il ventre con l’ombelico, che sussultava dalla libidine sempre più crescente, e infine apparve quel cannone la cui consistenza Anita conosceva bene… Era ancora coperto, ma in un biz l’uomo lo scappucciò offrendole uno spettacolo incredibile: la cappella violacea si faceva sempre più grossa, pulsava spasmodicamente, e alla fine l’obiettivo della cam si offuscò improvvisamente…
Anita, allora, ruppe quel silenzio:
- “Ehi, ma che pure laggiù c’è la nebbia?”. E ridacchiò.
Piano piano, sullo schermo del telefonino della ragazza tornò il sereno, e Pietro rispose:
- “Tesoro, ho dato il meglio solo per te, non ti pare?”.
Lei, pronta, ribattè:
- “Se la mia passerina ti fa questo effetto, posso stare tranquilla… Comunque, ho registrato tutto, così quando ne ho voglia…”.
E lasciò cadere la frase nel vuoto…
Pietro la rassicurò:
- “Puoi stare tranquilla sì… Ma quando ti prendo, penso che un altro buchino diventerà largo almeno come questo…”.
A quel punto, le parole di lui risvegliarono in Anita quella “promessa” che aveva fatto fare alla cognata… Così, distolse l’inquadratura dai suoi genitali, tornò con un primo piano sul suo volto e – seria – domandò a bruciapelo all’uomo:
- “L’hai scopata? L’hai inculata??”.
Pietro capì perfettamente a chi si riferiva la sua amante, e dichiarò:
- “Se devo essere onesto, ci ho provato più volte, ma lei è stata sempre molto sfuggente…”.
Anita fece come una smorfia di soddisfazione, tale che lui ne rimase sconcertato:
- “Sembra quasi che tu sia contenta che mi ha mandato in bianco… Ne sai qualcosa?”, domandò diretto Pietro.
Anita, però, aveva deciso che lo avrebbe tenuto sulle spine ancora per un bel po’, e – con un'espressione da porca – gli disse, con tono sibillino:
- “E chi lo sa… Ma stai attento a quello che fai…”.
E chiuse la chiamata.
Dopo pochi minuti, Pietro ricevette un sms:
“PENSA A QUELLO CHE POTREMMO FARE NOI DUE VICINI…”
Da quel momento, i due tornarono ad essere inseparabili, e presero a sentirsi quasi quotidianamente, e anche a distanza di più di 600 chilometri ri-cominciarono a "stuzzicarsi", ma in maniera nuova, promettendosi scopate da mille e una notte alla prima occasione dal vivo...
Anita, poi, gli disse di essersi ambienta alla perfezione, e gli raccontò un aneddoto che fece ingelosire Pietro: durante una festa, la studentessa era stata eletta "Miss Università BumBum".
A quel concorso, le ragazze non erano state giudicate per il loro fisico nel complesso, ma unicamente per l’avvenenza del loro "lato b" .
E Anita, ovviamente, in quella circostanza, aveva sfoggiato un culo fantastico, un sedere meraviglioso, perfetto, con una pelle liscia, una forma tonda... Insomma, un'autentica opera d’arte che non ebbe difficoltà a sbaragliare la concorrenza...
Il giovane, cominciò allora a sentire la necessità di "marcare il territorio". Le disse:
- "Che bisogno avevi di fare la puttana con i milanesi? Io devo mendicare la tua fica e non solo, e con loro ti sei data a culo nudo? E magari, non solo quello... Eh già, ormai la signorina guarda in alto... Chissà che ti hanno promesso...".
La verità, era che Anita ormai non gradiva più sentirsi braccata, con il fiato sul collo da parte di Pietro... Si era conquistata la sua libertà, e non voleva rinunciarvi... Nemmeno per il cazzo più bello da cui era stata scopata.
E lui la mise di fronte a una scelta obbligata: o rientrava alla base, o lui si sarebbe prese tutte le libertà con Adele, che nel frattempo gli aveva mostrato le sue splendide "abilità"...
Andò a finire che per un bel pò di tempo i due non si cercarono più, Pietro ottenne dalla spregiudicata diciannovenne ciò che voleva, e lei si fece le sue "esperienze" nella capitale del nord.
Ma, alla lunga, Anita cominciò a sentire che il detto "moglie e buoi dei paesi tuoi" era – come tutti i proverbi – assai veritiero.
A letto, quei baldi giovani con cui si accompagnava, la trattavano da troia, una botta e via, senza metterci nemmeno un minimo di fantasia...
Pietro, invece... Lui si che – nonostante che ogni volta che la inculava le sfondava letteralmente l'intestino – la faceva sentire una regina, le faceva sentire di essere unica!
Perciò, prese la decisione più logica: fece i bagagli e rientrò ad Ariccia. Prima di partire, però, mandò un altro sms al ragazzo che ancora una volta era stato capace di scuoterla:
"HAI VINTO TU. SONO STATA UNA STUPIDA. TORNO A CASA".
4. Il ritorno.
Adele, ormai aveva deciso: avrebbe rinunciato agli studi per stare vicino al "suo" Pietro, e d'altronde il titolo di "Miss Università BumBum" le spalancava le porte per una carriera nel mondo del cinema "hard".
Così non attese nemmeno la fine dell'anno accademico, ma prese il primo treno e in breve si ritrovò alla stazione ferroviaria di "Roma Termini", da dove un pullman di linea la condusse nella sua amata Ariccia...
E mentre davanti ai suoi occhi scorrevano tanti posti cari alla sua infanzia, Anita cominciò a pianificare il suo piano d'azione. La voglia di farsi rompere da quel ragazzo era così tanta, che niente poteva fermarla.
Giusto il tempo di sistemarsi, di riorganizzare la sua vita e con essa la sua camera, ed ecco che sul suo telefonino tornò prepotente ad affacciarsi il contatto di Pietro... La stava cercando dopo un lungo periodo di silenzio, da quando cioè lei era capitolata ed aveva accettato il suo "out-out"...
La ragazza fece un profondo respiro per scacciare la tensione accumulata in pochi istanti, poi rispose:
- "Eccomi, mio bel cazzone... Novità?".
Lui, non amava essere messo alle strette, e anche stavolta preferì che fosse lei a prendere l'iniziativa... Perciò, ribattè:
- "Assolutamente nessuna... A meno che tu non abbia qualcosa da dirmi... Già che sei di nuovo qui è un buon inizio, ma adesso devi farmi capire cosa vuoi veramente...".
Anita aveva le idee molto chiare in tal senso, per lei il sesso era qualcosa di imprescindibile, e così non perse tempo a svelare le sue carte:
- "Fammi tua, voglio essere la tua puttana... Spaccami, rompimi tutta, ma ti prego scopami... La fica, il culo, tutto... Non ce la faccio più...".
Pietro capì, allora, che ce l'aveva di nuovo in pugno, e che – nonostante la parentesi meneghina – sarebbero tornati a divertirsi come prima, anzi meglio di prima, con tutti gli “arretrati”...
Continuando a giocare al gatto con il topo (o la topa?), le chiese:
- "Che programmi hai?".
E lei, diretta:
- "Ti aspetto a casa, stanotte... Facciamo verso le due... Ti lascio la finestra della mia stanza aperta, quella sul giardino... Non vedo l'ora di assaggiarlo di nuovo quel sapore che tanto amo...".
Pietro sapeva che Anita viveva ancora con i genitori, e che fino ad allora le loro cavalcate si erano tenute lontano da casa sua per ovvie ragioni... Rimase un attimo dubbioso e perplesso, poi si informò:
- "Ma i tuoi? Dove li hai spediti?".
Adele non battè ciglio, ma anzi rispose, tranquilla, come fosse la cosa più naturale:
- "Non li ho spediti da nessuna parte... Sono a casa... Dormono come angioletti… Vedrai, non ci disturberanno... Se faremo tutto con attenzione, poi non si accorgeranno neanche di quello che sarà successo...".
Il ragazzo non fu molto d'accordo, ma visto che lei era così sicura accettò la sfida.
D'altra parte, Ennio e Germana – così si chiamavano i genitori di Anita – erano persone alla mano, che non avevano mai creato problemi con le “relazioni pericolose“ della figlia, benché fossero un pò particolari come coppia, tanto che molti dei conoscenti non riuscivano a capacitarsi di come ancora stavano insieme...
Infatti, Germana, era una donna di 38 anni, famosa in città per la sua troiaggine – tutti la desideravano, dai giovani che quando la vedevano correvano a nascondersi per masturbarsi, ai mariti che mentre scopavano con le mogli pensavano a lei – che si era manifestata con molteplici tradimenti nei confronti del povero marito.
Era, inoltre, alta 1 metro e 67 per 53 kg, ed aveva avuto Anita da giovanissima, tanto che madre e figlia si assomigliavano in un modo incredibile: le uniche differenze, si notavano nelle tette – inizialmente, Germana le aveva piccole come la figlia, ma poi se le era fatte rifare e adesso aveva una terza piena, ma incongrua rispetto al suo fisico minuto – e nel culo – quello di Anita era grosso, sodo e perfetto, mentre quello della mamma, pur essendo altrettanto sodo era più piccolo.
Esteticamente, Germana si truccava da vera troia, e indossava vestiti da escort pura: tacchi alti, gonne e abiti aderenti, o top minimalisti che le permettevano di mostrare le tettone nuove di zecca.
Il marito era al corrente delle corna che quasi quotidianamente lei gli metteva, ma invece di lasciarla decise di diventare un “cuck” dichiarato: poiché i due facevano scambio di coppia, molto spesso finiva che un bull si scopava Germana mentre lui di masturbava fino al limite dell’infarto...
Ovviamente, anche quello sfigato del “genero” Luciano la “onorava” con tante seghe, e stava sempre a cazzo duro (per quello che poteva, con i suoi modesti 10 centimetri) durante le cene di famiglia.
Ennio, invece, il padre di Anita, era un uomo sui 40 anni. Alto 1.85 per 85 kg, da giovane usciva con Germana solo perché era benestante e non certo per la sua dotazione "virile" – 13 centimetri – con la quale non si sa come riuscì a metterla incinta.
Germana, poi, rimase con lui per crescere la figlia, ma ovviamente aveva bisogno di ben altre “emozioni”.
Ennio, fece di tutto per la moglie, arrivando persino a farsi inculare da un “bull” e a prendere un cazzo finto nel buco del culo da lei, ed era molto geloso e possessivo nei confronti della figlia...
Insomma, tornando alla ragazza, Anita avrebbe fatto di tutto per tornare a godere con quel palo di 25 centimetri conficcato dentro di sé, dato che in famiglia non poteva certo sperare tanto.
Era così in agitazione che, a un certo punto, stressata dall'attesa, si addormentò…
Quando fu l'ora concordata, Pietro, puntualissimo, era davanti al muro di recinzione della villetta isolata della famiglia della giovane...
Iniziò, con grandissima cautela, ad arrampicarsi, e non appena fu dentro si diresse verso la finestra che gli era stata indicata...
La trovò esattamente come Anita gli aveva detto, e gli bastò forzare leggermente per aprirsi un varco sufficiente ad entrare.
Con un balzo, fu dentro, e trovò lei appisolata nel suo letto... Le si avvicinò, e scuotendola delicatamente per una spalla, le disse sottovoce:
- "Nini, sono io...".
La giovane, svegliandosi di soprassalto e trovandosi di fronte il suo amante, ammutolì dalla felicità, poi gli gettò le braccia al collo e lo baciò:
- "Finalmente... Quanto ho desiderato e sognato il tuo bestione...".
5. Un urlo nella notte.
Anita, quella sera, prima di coricarsi, aveva indossato solamente una leggera camicia da notte, praticamente trasparente, senza nulla sotto, né reggiseno né uno straccio di perizoma. Sapeva, infatti, che una volta che fosse stata tra le mani di lui, tutto sarebbe stato superfluo, e sarebbe saltato via in pochi minuti.
E così fu, Pietro con un solo gesto fece in modo che il suo corpo, sensuale anche se in un certo senso "sgraziato", venisse completamente svelato... Lo percorse con le dita lungo tutte le sue curve, dalle piccole tette giù fino al culo, che strinse energicamente come a sincerarsi che fosse ancora tutto lì, intatto e tale e quale lo ricordava lui...
Nel frattempo, la ragazza si era avventata sulla camicia bianca e perfettamente stirata di lui... La agguantò con forza, e non badando ad altro fece saltare tutti i bottoni, lacerandone il tessuto, strappandogliela di dosso fino a raggiungere il suo torace villoso e scolpito con una perfetta tartaruga, frutto di anni e anni di esercizio fisico.
Si avvicinò con la bocca ai suoi capezzoli, che prese a umettare con la lingua, per poi stringere con passione tra i suoi dentini aguzzi.
Scese giù come fosse un'indemoniata, e sbottonò la cintura, e lo stesso trattamento riservato alla camicia toccò anche ai pantaloni.
E quando glieli sfilò del tutto dai piedi, restò affascinata dinanzi allo spettacolo – imprevisto e imprevedibile – che le si presentò sotto gli occhi: anche Pietro, infatti, sapendo che sarebbe andato da lei per “quel” motivo ben preciso, aveva deciso di non indossare né boxer né altro, e quel serpentone tutto carne e nervi guizzò fuori più vivo che mai...
Intanto l'uomo aveva posato le sue mani sulle piccole tette di Anita, sode, con delle areole mini e due capezzoli grandi...
Nonostante le misure, le tette di quella ragazza erano assolutamente fantastiche, leggermente a punta, le più belle che Pietro aveva mai visto fino a quel momento.
Ne prese una in mano, e con la lingua cominciò a disegnare tutte le sue curve, lasciandoci sopra un leggero strato di saliva e "sgrillettando" velocemente, all’impazzata, la tettarella.
La stessa cosa fece anche con l'altro seno, e in breve quelle due magnifiche "gemelle" divennero dure come i sassi, e cominciarono a farle male...
Così il ragazzo mollò quella dolce presa, anche perché nel frattempo Anita si stava dedicando al "mostro" che lui aveva tra le gambe: lo leccava, e gli succhiava la cappella, portandogli il prepuzio giù fino a quasi metà asta, visto com'era elastico il suo filetto.
Poi pennellò tutto il tronco con slinguazzate lente ma intense, fino a risalire fin sulla punta di quel grosso corpo cavernoso.
E non trascurò nemmeno lo scroto con i testicoli, che sembravano due palle da tennis tanto li sentiva ingrossarsi nella sua bocca capiente.
Quando sentì tutti i muscoli del cazzo tirare al massimo, Pietro – con una manata decisa sul suo petto – la sdraiò supina e le allargò le cosce, fino a che anche le grandi labbra non si schiusero.
Anita pensò che era arrivato il momento del suo "sacrificio", ma lui volle prima divertirsi e farla divertire in altro modo...
Sarà stato che erano settimane che nessuno gliela leccava, ma quando lui le infilò la testa tra le gambe la ragazza provò un brivido, quasi una gradevole coltellata che le attraversò tutta la spina dorsale.
Poi Pietro andò con le sue labbra appena appena aperte sulla fica, bagnandola appena, e le infilò la lingua dentro, tenendo la mano sul suo monte di venere a fare una lieve pressione.
Anita era in estasi... Quella lingua calda e grossa si stava intrufolando lentamente nelle sue viscere, mentre la grossa mano del maschio la teneva bloccata sul letto, per non farla muovere e farla godere di più.
Ansimava da impazzire, e stava quasi per venire, ma non veniva mai...
Così, prese la sua decisione: si divincolò, e si girò pancia sotto, a quattro zampe, e mise il suo culo sodo e enorme quasi in faccia a Pietro, il quale non aspettava altro, con il suo pisellone in assoluta erezione apposta per lei.
I due erano in perfetta sintonia, e lui capì al volo cosa quel diavolo di femmina desiderava...
Appoggiò il suo glande turgido tra le gambe di lei, sulla passerina bella aperta.
Adele gemette, e lui farfugliò qualcosa di incomprensibile, e diede un colpo secco che quasi la fece svenire...
Provò e riprovò, ma non riuscì ad entrare dentro, forse perché era troppo tempo che i due non si "frequentavano" in quei pertugi e lei non era più abituata a quelle dimensioni spropositate...
Con quella “presenza” ingombrante e pulsante addosso, e restando pressappoco in quella posizione, Anita provò a suggerirgli:
- "Dai, proviamo nel culo... Inculami per bene, come solo tu sai fare... Sfasciamelo, fammi sentire ancora quanto è bello prenderlo lì!!”.
Con quel culo ineguagliabile davanti agli occhi, l'uomo iniziò strusciandole la cappella attorno al buchino, provò, ma fu lo stesso complicato.
Stanco e deluso, decise di spingere con tutte le sue forze, mentre lei – stringendo tra i pugni le lenzuola, e presa da un dolore incredibile – urlò, con tutto il fiato che aveva in gola, proprio come Pietro temeva:
- "Dio che maleeeeee!!".
Un urlo nella notte, l'urlo di Anita, ruppe il silenzio ovattato della campagna romana... Un urlo che Ennio non udì minimamente, abbandonato nel suo sonno, ma che non sfuggì all'orecchio acuto di Germana...
La quale, stette qualche istante in ascolto del silenzio a cui erano abituati...
Cercò di capire da dove proveniva quella voce colma di sofferenza, e udì un sordo bisbiglio, un ansimare affannoso di un uomo e di una donna non lontano da lei...
Attese qualche altro istante, quell’urlo si replicò, e alla fine riconobbe la voce della figlia... Si turbò, e pensò tra se e se:
- "Ma che sta succedendo? Anita ha bisogno di aiuto!.
Si alzò di scatto... Era solita dormire completamente nuda, e non pensò di mettersi addosso qualcosa, tanto in quella casa erano abituati a vedersi così... in costume adamitico… Uscì dalla sua camera senza farsi sentire dal marito, e restò in mezzo al corridoio, immobile...
Quelle voci ripresero vigore, e provenivano dalla camera della figlia... Si avvicinò, socchiuse la porta quel tanto che bastava per vedere qualcosa, e si mise ad origliare...
Cacciò dentro uno sguardo furtivo, e non volle credere ai suoi occhi: la ragazza, completamente nuda e con il culo all'insù, lo sfintere oscenamente dilatato e che eruttava sborra in continuazione, aveva dietro di se un uomo che non conosceva, ma che le stava puntando nell'ano un cazzo tanto grosso che nemmeno lei – che ne aveva "collezionati" davvero tanti – aveva mai visto...
Anita, quasi lo supplicò di entrare ancora una volta dentro il suo intestino:
- "Sodomizzami, vedi… ora entra bene!".
E lui fece scorrere quel cannone, senza fermarsi, fino a che le palle non andarono a cozzare contro le sue grosse natiche...
Già solo a quella vista Germana stava godendo, tanto che dovette tapparsi la bocca con una mano per non far sentire la sua presenza ai ragazzi.
Ma la sua libidine era così forte che per sfogarsi prese a torturarsi le grosse tettone con una mano, mentre con l'altra andò a frugare in mezzo al suo fitto e riccioluto boschetto nero, che via via si andava inzuppando di piacere...
Senza nemmeno accorgersene, sussurrò sommessamente:
- "Tale madre, tale figlia... Però... Anita se li sa scegliere belli prestanti...".
E riprese a masturbarsi così energicamente, che si stava strappando il pelo dalla fica fradicia.
Intanto, Pietro stava stantuffando il retto della giovane, che ormai non offriva più alcuna resistenza... Al che lei, si voltò e gli fece notare:
- "Lo vedi? Bastava solo riprendere l'allenamento...".
Germana si sentì all'improvviso come attratta da quel maschio così virile, tanto da giurare a se stessa:
- "Costi quel che costi, sarà mio, anche se dovessi mettermi contro Anita!! Quel cazzo è degno di una vera femmina...".
Un liquido viscido le stava colando dalla fica giù fino alle caviglie... Era venuta!
In fretta, su andò a ripulire, e quindi tornò a coricarsi accanto al marito. Lo guardò addormentato, e con disprezzo, come rivolta a lui, disse:
-" Eh, se ce l'avessi avuto tu quel palo di carne...".
Poi, con il pensiero, riandò a quanto aveva visto, e soddisfatta riflettè in cuor suo:
- "Certo, che ho proprio una figlia troia... Almeno quanto me... Visto che quel traliccio non è certo di Lucianino... Poveretto, un altro cornuto in casa, che andrà a tener compagnia a Ennio...".
FINE I PARTE.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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