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Gian, come nasce un cuckold


di pollicino
24.06.2022    |    917    |    0 8.0
"AHAHAH… AVEVA MOLTA SETE, E IO L’HO DISSETATA..."
1. Prologo.

Come i miei lettori ricorderanno, Giancarlo e sua madre erano stati a lungo inseparabili, fino a che lei non decise prima di "sciogliere le catene" della sua vita insoddisfacente e poi – ahimè, non per sua scelta – divenne una stella, la più bella e luminosa stella della volta celeste.
Allora, il ragazzo capì che era il momento di volare in solitudine, e come tutti si unì ad un'altra donna, Chiara.
Con essa, tra alti e bassi, ebbe due figli, ma anche una situazione lavorativa precaria, sostenuta per fortuna dalla professione ben più solida di lei.
Le vicende di questo nuovo racconto, prendono spunto proprio nel momento in cui Giancarlo e Chiara sono una coppia di 54 e 49 anni, con due figli ormai maggiorenni.
Chiara lavora nel pubblico, e il suo lavoro la porta spesso ad assentarsi qualche ora in più da casa. È molto riservata, ma ecco come accade qualcosa che sconvolge la vita dell'uomo...

2. Una mail imbarazzante.

Un giorno, infatti, mentre Giancarlo – solo a casa – se ne stava a navigare su internet, ecco che - nella sua casella personale di posta elettronica - apparve in neretto il solito avviso che indicava che era stato recapitato un nuovo messaggio.
Curioso, come ad ogni nuovo arrivo, andò a vedere... Il mittente, era un certo Valerio, che lui nemmeno (ancora) conosceva, e in allegato c'era una foto...
Nell'oggetto, risultava scritto:

"BUSTA PAGA DI CHIARA"

La curiosità aumentò, e Giancarlo si affrettò ad aprire la mail... Scaricò la foto, ci cliccò sopra, e rimase senza fiato...
In primo piano, c'era una donna nuda, mentre subito alle sue spalle – a pressarla sui glutei – un uomo in costume adamitico la stava baciando in bocca appassionatamente.
Fu un attimo, e Giancarlo si accorse che quel corpo di femmina lui lo conosceva bene...
- "Ma si, è Chiara!", si disse.
E mentre sgomento aveva gli occhi fissi su quell'immagine, ecco che gli arrivò un altro messaggio... Ma questa volta era un video...
Giancarlo si fece sempre più impaziente nell'attesa che fosse ultimato il download, e finalmente quel maschio e quella femmina si animarono: lei era così sensuale, e lui le teneva una mano sulla pancia, quasi a volerne sancire il nuovo possesso...
Poi, si sentì la voce – perfettamente riconoscibile – di Chiara, che rivolta all'osservatore diceva:
- " Giancarlo, guarda come si fa felice una donna...".

Istintivamente, l'uomo chiuse quel file, quasi a voler cancellare con un "click" la triste realtà; si prese la testa tra le mani e la chinò sul tavolo, e iniziò a meditare sulla sua condizione di nuovo "cuckold".
Vedere il corpo di sua moglie goduto dal suo capo gli fece passare davanti, in un attimo, tutta la vita passata, di quando aveva "rubato" sua madre al legittimo consorte, e di tutti gli anni che avevano trascorso insieme...

3. Gli inizi: un mondo nuovo.

Giancarlo, rivide Chiara che – come sua madre Maria, evidentemente quello era il suo destino con le donne – era cresciuta in una famiglia religiosa che osservava minuziosamente ogni pratica più per ostentazione che per vera devozione; unica figlia femmina in mezzo a quattro fratelli maschi, era stata educata al culto della famiglia come realizzazione e vero punto di arrivo di tutta la sua vita.
Principi che la donna mai mise in discussione finchè – un giorno – non conobbe quello che sarebbe dovuto diventare il suo uomo…

Giancarlo, fu lesto a cogliere la sua “primizia”, e ne fece la sua sposa, fondando quell’unione anche sul fatto che la loro vita si poteva considerare economicamente agiata e tranquilla.
Ma un brutto giorno lui dovette affrontare quel problema che purtroppo è diventato assai comune tra i lavoratori: il licenziamento.
Ciò accadde come un fulmine a ciel sereno, e Chiara si ritrovò improvvisamente a dover portare avanti da sola la "baracca".
I due si confidarono anche tra le lenzuola, e lei da principio non glielo fece pesare:
- "Vedrai che tutto si sistema, e riuscirai a ritrovare un nuovo lavoro...".
Ma poi, più passavano i giorni e più quella speranza cominciò a trasformarsi in una chimera.
Certo, Chiara aveva un posto di primo piano in una multinazionale che andava per la maggiore, e potevano tirare avanti senza problemi per un po', ma a un certo punto la situazione precipitò...
Così, in un momento di sconforto, la donna si lasciò andare, confidando le proprie difficoltà a Romolo e a Sabrina, due colleghi con cui era sicura di potersi aprire senza correre il rischio che la cosa sarebbe finita sulla bocca di tutti.
Purtroppo, però, Chiara si accorse ben presto che le sue certezze erano pura utopia...
Infatti, durante una pausa-pranzo, Romolo, collega di lunga data, si ritrovò a dover raccogliere il suo sfogo:
- "Vedi Romolo, non ce la facciamo piu... Nonostante che io guadagni bene, un solo stipendio non basta, le esigenze sono tante, e mio marito è sempre nervoso... Io gli dico di non preoccuparsi, ma vedo le difficoltà aumentare, e certo alla sua età non è facile riproporsi...".
L'uomo, la stette ad ascoltare pensieroso, e sulle prime cercò di consolarla con delle parole di circostanza:
- "Eh, Chiara, ti capisco, sono problemi grossi, ma tu cerca di stare serena, e vedrai che ogni cosa si sistema...".
Ma lui aveva già in mente qualcosa, e infatti, dopo un breve silenzio riprese il ragionamento, come se stesse parlando a se stesso:
- "... Però, se hai bisogno di un aiuto economico nell'immediato... Non so come dirteli... Non vorrei che tu pensassi male... Ma potrei darti un aiuto...".
La donna si sentì rianimata: "in fondo, al mondo ci sono anche persone perbene", si disse, e quindi – a testa china – si affrettò a mettere tutto in chiaro:
- "Ho bisogno di diecimila euro... Comunque, Romolo, non appena potrò farlo, ti restituirò ogni cosa...".
Non si rendeva conto che si stava gettando con le sue stesse mani in un precipizio senza fine, ma bastò poco per capire...
Il collega, infatti, credendo di averla ormai in pugno, gettò sul piatto le condizioni:
- "Chiara, per così poco? Dammi solo il tempo di farti il bonifico... Certo, ci vorrà pure un minimo di COLLABORAZIONE da parte tua...".
Disse la parola "collaborazione" calcando in modo particolare con la voce, tanto che lei, ingenuamente, gli chiese:
- "Cioè? Che tipo di collaborazione intendi?".
La donna pensava si trattasse di sobbarcarsi un supplemento di lavoro, ma il porco scoppiò a ridere e le rispose:
- "Eh, Chiara, Chiara... Tu non cambi proprio mai! Sempre così professionale... Non è quello che intendevo, volevo dire... Si, insomma... Tu, in cambio, dovresti essere... Te stessa... Sei così carina, non deve essere difficile capire... Mi paghi con quello che hai... Scommetto che hai due tette, e non solo, che quel pigro di tuo marito non sa che farne...".

Solo a quelle parole a Chiara si aprirono gli occhi e vide la vera identità della persona che aveva davanti... Istintivamente e senza attendere oltre, si alzò stizzita e lo zittì:
- "Romolo, tu devi essere impazzito... Non mi vendo per soldi! Non faccio la puttana...". Lo lasciò che aveva una smorfia di derisione dipinta in volto, e quando era già a una certa distanza le disse: - "Non sai che ti perdi...".

Passarono alcuni giorni, e Chiara cercò di avere a che fare il meno possibile con Romolo.
Ma la "proposta indecente" che aveva ricevuto non l'abbandonava, era diventata come un tarlo che scavava dentro il suo cervello e che doveva assolutamente scacciare...
Così, approfittando di un viaggio di lavoro, decise di parlarne con Sabrina, una donna che aveva avuto di recente un sostanzioso scatto di carriera.
La buttò là, dicendole:
- "...Ma lo sai che Romolo ha cercato di abbordarmi? Cose da non credere! Ho fatto la sciocchezza di dirgli che ero in difficoltà economiche, e lui subito ne ha approfittato...".
L'amica, la guardò di sottecchi come se avesse visto un marziano, e con fare cospiratorio rispose:
- "E allora? Ancora non hai capito come va il mondo? Credi che la mia posizione sia frutto di merito? Cara, se quel viscido ti ha scioccata, puoi scegliere anche altrove... Sai, non avevo ancora avuto l'occasione giusta, ma adesso te lo dico: ti ho sempre ammirata per quel gran fisico che ti ritrovi... Se vuoi, quell'auto posso dartelo anch'io...".
Chiara pensò di aver capito male... Si disse:
- "Non è possibile... Sicuramente sono io che vedo il male ovunque... Non può essere che Sabrina voglia da me la stessa cosa di Romolo...".
Ma mentre era assorta in quei pensieri, si sentì toccare con delicatezza e morbosità sul culo: una mano la stringeva, e poi cercava di insinuarsi nel solco tra le chiappe, per raggiungere davanti la fessura che – sensibilissima a quel tocco – si stava bagnando...
Di scatto, si ritrasse da quel tocco, e fissando la donna esclamò:
- "Sabrina!".
Per tutta risposta, la collega – benché infastidita da quella reazione – le dichiarò il suo stato di lesbica, e le disse:
- "Su, non fare la schizzinosa, che tanto l'ho capito che ti piace...".
E Chiara:
- "Non mi piace affatto! A me piacciono gli uomini! Ad ogni modo, non sono disposta a darmi via così...".
Ma Sabrina non si diede per vinta, e le rivelò ciò che era sotto gli occhi di tutti tranne i suoi:
- "Ehi, troietta da strapazzo, forse non hai capito che nel nostro ufficio funziona cosi... Tutte la danno prima o poi, e non è stata una grande idea la tua di respingere Romolo, quello te la farà pagare... Quanto a me, vedi di non fare lo stesso errore una seconda volta... Non ti conviene...".
Chiara restò esterrefatta nell'apprendere che sul posto di lavoro si consumavano delle prestazioni sessuali, e da allora cominciò a guardare sotto un'altra luce tutte le persone che lavoravano con lei...

Come aveva previsto Sabrina, Romolo impiegò un pò di tempo a metabolizzare quel rifiuto, ma alla fine decise di vendicarsi nel modo peggiore, e cioè facendo giungere la cosa alle orecchie del suo capo, Luca, il quale non se ne faceva sfuggire una, e alla fine anche Chiara dovette soccombere...

4. Incatenata a un ricatto.

Un giorno, infatti, il suo superiore la mandò a chiamare e – fingendo di non sapere nulla della sua situazione e degli screzi con i colleghi – le disse:
- "Vede, Signora, l'azienda non può più permettersi di tenere qui in sede dei funzionari che svolgono le medesime mansioni... Sarebbe troppo oneroso e contrario alle nostre politiche... Comunque stia tranquilla, non ci vogliamo privare delle sue grandi qualità... Dovrà solo spostarsi di un centinaio di chilometri...".
Lo disse con un'espressione del volto affatto addolorata, ma anzi con un evidente filo di soddisfazione, poiché già pregustava il seguito.
Chiara, infatti, non appena le fu esposta quella necessità, si sentì mancare la terra sotto i piedi... Oltre a tutti i problemi che già aveva a casa, adesso rischiava un ulteriore aggravio della situazione economica...
E così, facendosi coraggio, obiettò al suo capo:
- "Ma, dottore... Io non sono l'ultima arrivata... Perché proprio io?".
E lui:
- "Signora, è inutile stare a discutere, abbiamo fatto le nostre valutazioni, e comunque ormai ho deciso... A meno che...".
A quelle ultime parole, per un momento la donna si sentì rivitalizzata, forse non tutto era ancora perduto. Ripeté, come un automa:
- "A meno che?".
Il suo dirigente era riconosciuto per essere un abile giocatore di poker, capace di saper bleffare, e così decise di giocarsi una carta che sicuramente sarebbe stata vincente:
- "A meno che lei non si dimostri un pò GENTILE con me... Sa, le doti di rappresentanza non guastano mai, e lei fin qui – mi hanno riferito – è stata sempre piuttosto rigida...".
Battè forte sul termine "gentile", tanto che Chiara cominciò a interrogarsi sui suoi atteggiamenti in ufficio, ma non riuscì a trovare nulla che non fosse inappuntabile.
Alla fine, pur di mantenere il suo posto, dichiarò tutta la sua disponibilità, non arrivando mai a immaginare ciò che lui stava per esigere.
Abbassò il capo e balbettò:
- "Mi dica cosa devo fare... Non mi posso permettere di stravolgere la vita della mia famiglia proprio in questo momento di...".
Riuscì a stento a trattenersi dal mettere in piazza le sue inquietudini, credendo di aver così salvato la sua privacy...
Allora, Luca le disse:
- "D’accordo... Facciamo cosi... Lei manterrà il suo posto, ma in cambio dovrà essere anche la mia accompagnatrice alle cene con i clienti di maggior riguardo... Magari, se se ne presenterà la necessità, dovrà farli DIVERTIRE... Lei mi capisce, vero?".

Chiara aveva capito, eccome... Doveva accettare di fare la escort!
Dentro di sé, tentò di opporsi, ma poi capì che sarebbe stato quantomeno problematico … E – rossa in volto – riuscendo a stento a trattenere la rabbia, replicò:
- "Insomma, dovrei fare la puttana??".
E lui:
- "Suvvia, signora... Che brutta parola! E poi, guadagnerebbe degli extra molto sostanziosi, e a quanto ho saputo ha bisogno di denaro... e non poco! Vedrà, che si divertirà pure lei… D'altronde è uno schianto di donna, e suo marito dovrà fare il callo alle corna...".
Si mise a ridere compiaciuto per la battuta che aveva fatto, e senza aggiungere altro la congedò.

La poveretta avrebbe voluto reagire, ma si sentiva intimorita da quell’uomo grande e grosso fisicamente, un uomo tutto d’un pezzo che incuteva timore solo a guardarlo.
Oltretutto, il suo capoufficio era anche single, affascinante, che non faceva mistero pubblicamente che gli piaceva fare sesso, e che spesso si concedeva lo sfizio di approfittare di qualche sua dipendente.
Non poteva e non voleva accettare le proposte di quel porco, sottostare a una scelta che non era una scelta.
Ad ogni modo, decise che la sera stessa ne avrebbe parlato con suo marito...

Gli raccontò tutto, e Gian – così lo chiamava familiarmente Chiara – tentò di recitare la parte dell’offeso, sebbene non gli fosse mai riuscito bene:
- Ma sei impazzita? Scommetto che ti sta sbavando dietro come un porco già da tempo… Eh già, lui può permettersi tutto, con i suoi soldi… Io, invece, devo stare zitto, accettare la parte del mantenuto e del cornuto… E tu della troia!”.
Poi, rendendosi conto di essere impotente dinanzi allo strapotere economico del suo superiore, riprese:
- “Vuoi intraprendere la professione di escort? Scopare per soldi? Va bene… Posso dirti io cosa devi fare? Io sono un fallito, non riesco nemmeno a portare a casa il pane per la famiglia…”.
Chiara credeva di trovare un supporto, almeno morale, in suo marito, e invece trovò un disprezzo totale per se stessa e per lui… Lo interrogò:
- "Sei geloso?".
E Gian:
- “Io geloso? Figurati, mi è venuto duro solo all’idea che un altro maschio, prestante, ben messo, ti possegga come un toro… Basta che ami solo me, non è un problema! Che sarà mai?!, è solo un pò di ginnastica, tutto qui…”.

Un silenzio-assenso calò tra i due coniugi… La verità, era che Giancarlo non poteva opporsi, si stava facendo consapevole – anche psicologicamente – che il suo ruolo di marito capofamiglia si stava trasformando inesorabilmente in quello di maschio sottomesso, ed entrambi furono costretti a soccombere...

5. Costretta ad essere puttana.

Sola con se stessa, “abbandonata” anche dal marito, Chiara non ebbe altra scelta che piegarsi alle volontà del capufficio pur di mantenere il lavoro e non perdere quell’unico reddito che le consentiva di mandare avanti la famiglia…

Perciò, la mattina seguente, si vestì in modo un pò più “attraente” del solito… Indossò una camicetta bianca con un reggiseno a balconcino color carne, una minigonna non esagerata ma abbastanza stretta, autoreggenti velatissime che sembrava non le avesse addosso, una culotte, e per finire delle scarpe con il tacco alto e un rossetto rosso alle labbra.
A vederla era davvero eccitante, ma dentro di sé si ripeté fermamente che lo stava facendo per necessità, per vivere, perché... Era incatenata a quel ricatto così ignobile!
Giunta in ufficio, chiese udienza al suo superiore. E, senza tante formalità, capitolò definitivamente e crudamente – restando ritta dinanzi alla sua scrivania – gli comunicò, con grande timore:
- “Accetto…”.
Soddisfatto, il capo la fece accomodare, gli offrì un whisky e le spiegò cosa voleva da lei:
- “Bene… Ora vediamo se hai capito cosa voglio da te…”.
Si alzò dalla sua poltrona, e – passando davanti alla scrivania fino a trovarsi con la patta dei pantaloni a pochi centimetri dal suo viso attonito – si abbassò la zip e cacciò fuori il cazzo.
Sprezzante, come se si fosse trovato in una casa di appuntamenti dove tutti sapevano cosa fare, le disse:
- “Su, leccalo, voglio capire se sei all’altezza del compito che ho deciso di affidarti…”.
Chiara era ancora illusa di potersela cavare con del “semplice” sesso orale, e quindi obbedì principiando a leccarglielo e a infilarselo in bocca.
Cercò di fare del suo meglio, sperando che – soddisfatto da un pompino fatto a regola d’arte – si accontentasse e la facesse finita con quella assurdità.
Ma nel momento in cui lei accolse il suo cazzo in bocca, ecco uno sgradevole imprevisto: le mani di quel maiale le afferrarono la testa e la tirarono verso il suo ventre…
Chiara sentì tutto il suo grosso pene scenderle fino alla gola, quasi a soffocarla, con le palle che strusciavano sulle sue labbra, fino a quando l’irruenza di quel maschio non le provocò dei ripetuti conati di vomito.
Pianse per l’umiliazione, e le lacrime – determinate dall’affaticamento – furono la causa dello scioglimento del trucco, che le rese il volto un autentico mascherone…
Il capo andò avanti con questo stillicidio per degli interminabili minuti, sino a che non ce la fece più e la sborra fuoriuscì prepotente dando alla donna la sensazione di finirle nel più profondo dello stomaco.
Poi – ancor più autoritario di prima – le ordinò:
- “Adesso spogliati… I miei clienti sono gente raffinata, fammi vedere se potrò offrirgli roba di qualità!”.

Chiara trasecolò, dopo aver accettato era cosciente di cosa l'aspettava, ma non pensava di dover bruciare le tappe così velocemente...
E poi si vergognava non poco: lui la conosceva come una collaboratrice affidabile, precisa, ma non l'aveva mai vista con meno di giacca e pantaloni addosso!
Titubante, e con il cuore che le batteva tantissimo, lo guardò negli occhi, e lui le ripeté con ancora maggior forza:
- "Ti voglio vedere nuda... Per cosa credi che pagano quei fottuti milionari? Forza, non farmi perdere tempo...".
La donna, allora, si rassegnò definitivamente, si alzò scostando la sedia, mentre l'uomo fece partire una musica molto sensuale.
Lei, un pò impacciata ma in modo molto naturale, iniziò a toccarsi le tette come se si stesse aggiustando il reggiseno, si slacciò lentamente qualche bottone, si tolse il reggiseno – mantenendo però ancora la camicetta – e si aprì la camicetta per poi annodarla sotto il petto e far così intravedere i seni. Sempre accompagnata dalla musica, si tolse le scarpe e prese a camminare scalza per l’ufficio.
Si mise a pecora, tirandosi su la minigonna, e quindi si tolse – prima l’una e poi l’altra – le autoreggenti.
Sollevò ancor di più la gonna, e se la arrotolò sul ventre, coprendosi però con una mano la parte anteriore della culotte che indossava.
Gli diede le spalle, e gli mostrò il sedere, con in mezzo una sottilissima strisciolina di stoffa: era stupenda!
Si sollevò, e pian piano tolse la mano scoprendo quasi in maniera teatrale la culotte, il quale non riusciva a contenere completamente le labbra della fica, tanto era misero.
A quel punto, gettando via la camicetta, rimase in topless, con le mammelle al vento, mostrandole sfacciatamente all’uomo…
Il quale, esclamò:
- “Cazzo che tette, complimenti, sono talmente sode che mi hai fatto indurire in un attimo!”.
E dicendo questo cominciò a spremere i seni della donna come se dovesse mungerla… Poi, con indice e pollice, prese i capezzoli e li strizzò, e Chiara non riuscì a trattenersi dall'emettere un grido di doloroso piacere…
- “Girati…”, le ordinò, e lei obbedì docilmente, rassegnata, come se si trovasse a un mercato di vacche.
Poi, le sussurrò all’orecchio:
- “Sei stata molto brava”.
La afferrò arpionandola per i fianchi, e una sua mano si spinse fino a solleticare la sua patata pelosa.
Esitò un istante, ma poi le intimò:
- “Togli anche la mutandina… E’ inutile…”.
E continuò:
- “Senti come sei bagnata, puttana!”.
Aveva ragione lui: anche se nella testa di Chiara quello che aveva appena fatto non lo considerava una bella cosa e si sentiva profondamente umiliata, per contro il suo corpo reagì in maniera diametralmente opposta, “accumulando” sempre più piacere.
Quasi prendendola alla sprovvista, usò due dita per divaricarle le grandi labbra e raggiungere il clitoride, che prese a “spompinare” come fosse un piccolo cazzo…
Chiara sentì il godimento montare, comincio a gemere, e lui:
- “Sei perfetta… Tutto funziona a meraviglia!”.

Pure il capo ora era in preda a una libidine incontrollabile… Afferrò i suoi peli del monte di venere, li tirò con forza, e alcuni gli restarono in mano…
Li guardò come se stesse osservando un oggetto sconosciuto, e poi le disse:
- “Sai, mi sono sempre chiesto se fossi stata pelosa, la sotto… e vedo che per fortuna lo sei. Quel cespuglio che ho in mano mi piace davvero tanto; mi raccomando, non depilarti, la pelliccia sta tornando di moda…”.
E così dicendo uscì dalla stanza e se ne andò, lasciando Chiara inebetita, come se quello che era appena successo fosse stato solo un brutto sogno…

Fortunatamente per la donna, tutto si era risolto con un esame anatomico, e qualche "digressione" erotica...
Ma lei sapeva bene che aver superato quello scoglio "a pieni voti" non era certo un fatto di positivo, anzi, significava che da quel momento in poi non sarebbe più appartenuta a suo marito, ma al suo "capo-protettore".

Infatti, la mattina seguente, arrivando in ufficio, trovò sul suo pc una mail della rete interna, proveniente proprio da "lui", il quale la convocava per le ore 12 nella sala riunioni.
Chiara, visto il luogo indicato, pensò si trattasse di uni di quei noiosi meeting di lavoro, ma giungendo al luogo dell'appuntamento le si gelò il sangue: a un'estremità del tavolo c'era il suo capo, mentre accanto a lui – uno a destra e l'altra a sinistra – sedevano Romolo e Sabrina...
Istantaneamente, la donna avvampò, intuendo la ragione di un simile convegno, e infatti – dopo averla fatta accomodare di fronte a lui – il dirigente prese la parola:
- "Brava Chiara, sono proprio contento di te... Finalmente, abbiamo trovato la escort che cercavamo da tempo... Ma stai tranquilla, tutto ti sarà adeguatamente retribuito... Piuttosto, tu capisci che i miei clienti non pagheranno solo per ammirarti... Bella sei bella, ma... Cosa sai fare? Insomma, a letto come te la cavi?".
Parlò proprio così, senza tanti giri di parole e mettendo in forte imbarazzo la donna davanti ai suoi colleghi che si sentirono in tal modo “risarciti” per l'offesa subita con il suo rifiuto di qualche tempo addietro...
Poi, riprese:
- "Dunque, ecco qui l'ultima prova prima – diciamo così – di prendere servizio... Voglio collaudare, nella pratica, le tue doti di femmina da letto… E, per fare questo, quale migliore “bull” di Romolo, che tu ben conosci... Lui verificherà e poi mi riferirà... Tutto dipenderà da questa prova... Mi raccomando, io faccio grande affidamento in te! Domani sarà il gran giorno...".

Il resto della giornata trascorse tranquilla, con i due "luogotenenti" del capo che quando la incontravano nei corridoi le facevano l'occhiolino.
La sera, poi, a casa, la donna ebbe un leggero crollo emozionale, e – quasi parlando tra se e se – si confidò con suo marito:
- "Sono stanca di questo incubo... Ma quando finirà? Eh si che non è ancora iniziato niente...".
Al che, l’uomo, ancora all’oscuro di ogni cosa, le chiese:
- “Gioia, che succede?”.
E lei “vuotò il sacco”…
Allora Giancarlo si sentì in un certo qual modo responsabile e vittima al tempo stesso... Stava per abdicare al suo compito di maschio, "cedendo" la propria femmina a quello che già si preannunciava un vero "maschio alfa"? Tutto ciò, però, era solo colpa sua, che non era stato capace di risolvere il problema occupazionale...
Così, tentò un estremo tentativo di fare un passo indietro:
- "Chiara, questa umiliazione è davvero troppo... Molla tutto, possiamo ancora farcela... In un altro posto, magari, con un'altra azienda... Tu sei bravissima, e non avrai nessun problema... Io accetterò qualsiasi cosa… Ti prego, cerchiamo di salvare almeno la famiglia...".
Ma ormai la donna aveva preso la sua decisione, seppur dolorosa: per di più, quello stato di cose cominciava a stuzzicarla, e l'eccitazione che aveva provato stando nuda di fronte a quell'uomo tutto sommato “sconosciuto” ne era la testimonianza.
Perciò tagliò corto con suo marito:
- "Giancarlo, lascia stare... Si vede che doveva andare così... E comunque, sarà solo un fatto fisico, non temere...".

Lentamente, Chiara si stava abituando all'idea di essere posseduta a seconda dei capricci del suo capo, ma ne era ugualmente sgomenta... Sembrava come se un sesto senso le dicesse di non accettare...
E infatti, passata la notte in preda a questi pensieri, si ritrovò ancora una volta dinanzi a Valerio, Romolo e Sabrina...
Sarebbe bastato un solo monosillabo per chiudere definitivamente, ma Chiara non ne ebbe il coraggio, e continuò – muta e servile – ad ascoltare il suo capo.
Il quale, trionfante, la consegnò a Romolo dicendo:
- "Allora, ragazzi, andate e fate quello che sapete... Romolo, aspetterò in ufficio una tua telefonata, sono certo che la nostra Chiara non ci deluderà...".
Il collega, salutò con deferenza il suo superiore, prese la mano della donna come se la stesse invitando a un ballo di corte, e aprendole da cavaliere la porta la condusse nella sala attigua che era stata preparata per l'occasione.
Erano ormai le 13, e per ben tre ore i due rimasero chiusi là dentro, con Romolo che approfittò del suo “incarico” per sfogare ogni istinto represso ed ogni animalesca voglia, facendo rimpiangere alla femmina di non avere accettato prima e liberamente le sue avances.
Quando alla fine uscirono, avevano entrambi un aspetto sfatto, ma al contempo l’uomo appariva pienamente soddisfatto...
Si recò nell'ufficio del capo – il quale fremeva nell'attesa di ricevere notizie – a relazionarlo, e parlò così liberamente:
- "Dottore, quella donna è una forza della natura, una vera ninfomane che non si stanca mai... Ha fatto di tutto, e le giuro che ho faticato a reggerla!".
Valerio lo ascoltò rapito dai particolari dettagliati, ma d’altronde non aveva mai dubitato: Chiara, era la donna giusta...
Congedò Romolo e la mandò subito a chiamare... Sul tavolo, c'era un foglio... Era il contratto da firmare, in bianco: la cifra l'avrebbe messa lei...

Da quel momento, Chiara diventò la puttana della multinazionale... In casa sua, non ci furono più problemi economici, ma anche Giancarlo era precipitato in un baratro senza fondo, e prese coscienza del suo nuovo ruolo...
Valerio, era pienamente soddisfatto, la sua nuova escort era un vero successo, e grazie ai suoi particolari “servigi” affari e contratti importanti venivano chiusi in poche battute. La metteva a disposizione e la conduceva a cene in alberghi esclusivi in giro per l’Italia, della Costa Azzurra o a Cannes, e poi dopocena le affidava i clienti – singoli o piccoli gruppi, giovani o anziani, che dovevano essere “convinti” della bontà contrattuale – per la notte intera, per “ringraziare” del successo delle operazioni.
Tutto ciò, per un anno intero, ma poi le cose cambiarono...

6. Dal dovere... al piacere.

Infatti, Chiara cominciò ad abituarsi a questo nuovo modo di vivere, sempre in viaggio, sempre in luoghi magici ed unici, pagata profumatamente e molto richiesta per quel fisico che – nonostante l'età – poteva ancora sfoggiare...
Quella vita, non era più una necessità per non far mancare niente alla famiglia, ma cominciava a diventare qualcosa di consapevole, che ora lei faceva liberamente.
Valerio – ormai Chiara lo chiamava abitualmente per nome e gli dava del tu – non era sposato, e a poco a poco cominciò a fare della donna la “sua” donna, o meglio la sua “femmina” personale, e – geloso – assai raramente la concedeva ancora ai suoi clienti.
Così come era lui a decidere fino a che punto Giancarlo poteva avere rapporti con sua moglie...
Ogni volta che Valerio aveva bisogno di lei, Chiara doveva correre, a qualunque ora del giorno e della notte.

Giancarlo, da parte sua, non smise mai di tentare di farla smettere, la implorò, cercando di convincerla che avrebbero potuto rimettere tutto a posto senza arrivare a tanto.
Le diceva:
- “Chiara, ma dov’è finita la donna che ho sposato? Lui mi sta umiliando e tu non fai nulla? Ti prego, pure tu, non lo incoraggiare più del necessario…”.
Ma era troppo tardi. Lei ormai era totalmente succube del suo capo e forse lo godeva appieno.
Tanto che gli sbattè in faccia, crudelmente:
- “Gian, non mi rompere i coglioni… E poi, se è finita così è anche colpa tua! Ma ti vedi? Adesso finalmente sono riuscita a farmi scopare da un uomo vero, dovrei mollare tutto per tornare a far finta di godere con le tue misure da mini dotato? No, mi dispiace, ma ormai ti devi accontentare… Non facciamo scandali inutili: tu te ne stai qui a casa ad aspettarmi, e vedrai che io e Valerio sapremo ricompensarti del sacrificio…”.

Da allora, Chiara si fece sbattere in tutti i modi e in tutti i posti dal suo capo, anche se a dire il vero era veramente faticoso dovette aprire le gambe per far spazio al membro di quell’uomo così imponente… Valerio, infatti, non lasciava scampo quando estraeva quell’uccello da porto d’armi, e lei – abbastanza minuta – non ne era abituata, sebbene Chiara avesse ormai una vagina praticamente doppia rispetto alla "concorrenza"…
Entrava piano apposta, per gustarsi ogni centimetro di quella vagina che per la prima volta si schiudeva ad un membro tanto massiccio. E come spesso accadeva, la fissava negli occhi per tutto il tempo, notando il suo sguardo quasi impaurito nell’attesa che quei centimetri finissero per quella che fu come una seconda deflorazione.
Chiara aveva due labbra enormi, e lo sfregamento provocato da quel bisonte, quel tronco di carne con una cappella mia vista, la fece quasi venire di brutto…
Lo prendeva in bocca e in fica da lui, cercava di allargare le gambe e di sistemarsi meglio, ma la pressione del bacino del suo capo era costante e faceva entrare sempre più quell’arnese.

E cominciò così a gradirlo, a capire cosa sia un vero cazzo; cominciava a piacerle davvero tanto, al punto che suo marito – sessualmente – risultò sempre più uno sbiadito ricordo; andava bene all’inizio, ma ora che aveva conosciuto Valerio, non riusciva più ad accontentarsi…
Chiara e Valerio, insomma, erano ormai diventati una coppia ben affiatata, e non sentivano il bisogno di altro.
Insomma, un trattamento “barba e capelli” per il povero Giancarlo…

7. Epilogo

Un giorno, mentre era ormai tardi e il coniuge gironzolava nervosamente per casa in attesa che lei si facesse viva, ecco giungere quel trillo proveniente dagli altoparlanti del pc che si era fatto sempre più frequente e che l’uomo conosceva bene.
Giancarlo corse a sedersi davanti al monitor, cercò affannosamente la mail, e trovò la risposta a ciò che cercava ma che in cuor suo sperava non arrivasse mai…
La aprì, e lesse subito come oggetto:

"OGGI L’HO FATTA DIVERTIRE".

Era Valerio che godeva, con perversione, a fargli la “fottocronaca” dell’ennesimo accoppiamento con Chiara.
Solitamente, si trattava di una o più istantanee esplicative, e quella volta le immagini riprendevano la femmina di spalle, con le gambe dritte e divaricate, mentre si prendeva le caviglie con le mani, e lui che le reggeva le chiappe ben aperte mostrando il buco del culo ancora aperto dopo l’ultima inculata...

Un'altra volta, era un selfie che ritraeva la donna a pecora con lui dentro nel culo che faceva il segno delle corna, e il titolo:

"QUELLO CHE TU NON POTRAI MAI FARE, IO L’HO FATTO".

O ancora lei – tamponata contemporaneamente in entrambi gli orifizi principali da Valerio e dal collega Romolo, che anche Gian conosceva bene –, sorridente che gli mandava un bacio... E su la scritta:

“DUE SON MEGLIO DI UNO”.

Ma il clou fu quando il suo capufficio gli scrisse, subito dopo averle sborrato in bocca:

“DARE DA BERE AGLI ASSETATI. AHAHAH… AVEVA MOLTA SETE, E IO L’HO DISSETATA. RASSEGNATI, CHIARA ORMAI E’ LA MIA DONNA, E TU UN VERO CUCKOLD… SE SARAI BRAVO, FORSE TI FARO’ ASSISTERE ALLA PROSSIMA SCOPATA… INTANTO GUARDA QUELLO CHE SI E’ BEVUTA…”

Allegato alla mail, c’era infatti un video.
Giancarlo, allora, volendoselo vedere in tutta tranquillità, si alzò e andò a chiudere a chiave la porta dello studio; poi si denudò e tornò a sedersi, prendendosi in mano il suo cazzetto e cominciando a masturbarsi per essere “pronto” ad ogni situazione…
Avviò il video, e subito la scena che gli si presentò dinanzi riprendeva l’ufficio che ormai era diventato la loro alcova, e Chiara che – nuda – era lì, piegata in due a tossire… Valerio le aveva appena sborrato i bocca, cosa che lei non aveva mai permesso a Giancarlo, adducendo la scusa che era peccato…
Una parte della gran quantità di seme le era finito di traverso, in trachea, e si vedeva chiaramente che ad ogni colpo di tosse ne espelleva fuori dalla bocca a fiotti, ormai rappresi…
Lui stesso, commentava lo svolgersi del tutto, e gli scrisse che la donna non era abituata a cazzi grossi come il suo. Ma concluse:

“VEDRAI, PERO’, CHE SI ABITUERA’”.

Insomma, mentre lei con l’andar del tempo non raccontò più di quegli incontri, Valerio cominciò ad intrattenere con lui un rapporto curioso, che lo teneva al corrente dell’addestramento della moglie…

FINE.
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