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Lui & Lei

Ancora Karin


di bahianinho2001
04.08.2022    |    3.745    |    1 9.3
"!!!” Il gemito, attutito fortemente dalla mia mano risuona tra le quattro pareti della cabina, esco ed entro più volte tenendola forte, con colpi sempre..."
All’improvviso un messaggio di Karin sul cellulare, adesso, in una torrida giornata di inizio Agosto, il classico “fulmine a ciel sereno”, verrebbe da dire, parafrasando un antico detto.
All’inizio convenevoli di rito, “ciao, come stai?” “Tutto bene?”, ecc…, ai quali rispondo “si, tutto bene!!”, ricambiando poi le domande con la consueta cordialità che si utilizza sempre in tali circostanze.
Poi taglia corto: “Mio marito è dovuto rientrare all’improvviso per lavoro…sai, un’urgenza, starà via per almeno una giornata intera, mentre io sono qui da sola in riviera romagnola…” “Vieni tu a farmi compagnia?”
Non ha ancora finito di scrivere che mi precipito verso il ripostiglio.
Afferrò la borsa da viaggio, butto dentro un costume, la biancheria necessaria per un brevissimo soggiorno, un paio di magliette e poi, quasi non me ne rendessi conto, sono già in macchina pronto ad avviare il motore.
Le curve si susseguono, mi diverto nella guida, sostenuta, ma rispettando norme e limiti, pennello traiettorie decise una dietro l’altra, con il pensiero che ormai è proiettato 150km più avanti, in direzione dell’Adriatico.
Il sangue comincia a bollire nelle mie vene e sento già montare una leggera eccitazione, mentre, proseguendo con velocità costante, divoro chilometri di asfalto.
Finalmente arrivato cerco freneticamente un parcheggio nei pressi del bagno in cui Karin mi aveva riferito essere solita rilassarsi al sole nel tardo pomeriggio, visto che nelle ore più calde, le temperature e l’umidità si rivelano troppo impegnative in questo periodo.
Il tempo che passa inesorabile non la scalfisce, la vedo su un lettino, distesa, stupendo equilibrio di forme femminili, mentre la brezza marina sferza le narici di un aroma sapido, leggermente pungente, che per un istante immagino essere il profumo della femminilità emanata da lei, che permea l’ambiente circostante.
Mi avvicino, non troppo, in modo discreto, lei è in seconda fila, alza lo sguardo e io davanti, dal bagnasciuga la saluto con un cenno…
Karin ricambia con un sorriso, poi si alza, mi dice di venire con un gesto del dito indice, e si gira allontanandosi dalla spiaggia.
È il segnale che devo seguirla, ovviamente a una certa distanza, in modo da non destare sospetti, indossa un costume aragosta, la cui mutandina è costituita da un perizoma estremamente sexy che esalta un perfetto fondoschiena.
Ai piedi ha un paio di zoccoletti in legno, dal tacco a spillo, accessorio per lei irrinunciabile evidentemente anche quando è in spiaggia, che alimenta oltremodo il mio già prorompente desiderio.
I tacchi a spillo di Karin, che porta con passo sicuro e deciso rimbombano sul terreno e attirano l’attenzione di due uomini che si soffermano per osservare questa valanga di sensualità, indugiano, quasi a volerle parlare, ma lei passa in mezzo a loro con fare da altezzosa e potente regina, busto eretto, non li degna del minimo sguardo.
Si volta un attimo solo per controllare che io la segua e continua imperturbabile la sua camminata verso le cabine del bagno.
Ad ogni passo è una poesia. Noto la tensione muscolare delle sue gambe stupende e le sue natiche che ondeggiano ritmicamente al suono dei tacchi a spillo.
Improvvisamente apre una cabina e poi la socchiude…pochi secondi e arrivo, una rapida occhiata intorno e mi fiondo dentro, pieno di desiderio.
Uno sguardo, un abbraccio, un bacio con la lingua, lungo, affondato, la mia erezione che preme contro di lei da sotto un costume che è diventato improvvisamente scomodo.
“Mi hai eccitato già con quella camminata!!!”
“Lo so tesoro, e hai visto? Lo spettacolo era solo per te!!!”
Continuo a baciarla voluttuosamente, in bocca, sul collo, con due dita tiro la legatura del costumino che cade repentinamente, abbasso anch’io il boxer e continuiamo a baciarci reciprocamente, le lingue che si intrecciano in una folle danza.
Poi le labbra di Karin si avvicinano al mio orecchio e sussurrano:
“Scopami, scopami, scopami” tre volte, in maniera netta e decisa.
Appoggio l’asta in erezione sul suo sesso, ormai completamente umettato, entro spingendo il glande per un paio di centimetri e dopo un paio di secondi…gran colpo di reni!!!
Karin emette un gemito un po’ soffocato dalla violenta botta improvvisa appena ricevuta, ma mi incita a continuare, stavolta con uno:
“Spaccami” pronunciato a bassa voce, ma in modo perentorio, secco.
A forza di colpi di reni la attacco alla parete della stretta cabina staccandola ritmicamente dal suolo e ogni volta che arretro lei ricade verso il basso provocando, con i tacchi, un tambureggiamento ritmico che costituisce per entrambi un richiamo sonoro volto ad incitarci nella prosecuzione dell’amplesso.
Lo spazio è molto stretto, ma sufficiente a farla girare e a prenderla da dietro scopandola sui tacchi con rinnovato vigore.
Le mie mani sul suo seno, le lingue che fameliche si cercano senza che le labbra si sfiorino conferiscono al rapporto un qualcosa di animalesco, di primitivo.
I gemiti e le forti contrazioni della vagina di Karin che sento stringere potenti il mio pene segnalano inequivocabilmente orgasmi multipli e mi lasciano capire quanto stia godendo.
Infatti poco dopo esclama: “Sono tua, tua, tua!!!” “Prendimi dove vuoi, prendimi tutta”.
A queste parole, mentre continuo a pomparla da dietro, comincio a cospargere di saliva l’orifizio anale.
“Prendimi pure lì, mi dice Karin, ma mettimi una mano davanti alla bocca e tienimi forte, perché di sicuro urlo.!!!”
Il gemito, attutito fortemente dalla mia mano risuona tra le quattro pareti della cabina, esco ed entro più volte tenendola forte, con colpi sempre più secchi, violenti, da animale, perché sento che lei prova piacere così è me lo conferma venendomi incontro con il sedere, come a cercare di prendere anche l’ultimo millimetro, di non lasciare fuori niente.
“Dammi da bere adesso, dammi da bere”, mi dice con voce stanca, ma sempre più voluttuosa, e si mette, girandosi nuovamente, accovacciata, con la bocca all’altezza dell’asta in erezione.
Comincia piano, quasi indugiando, poi improvvisamente affonda decisa facendo scomparire il mio pene nella sua bocca e nella gola.
Mi sento completamente controllato, dominato da lei, è lei e soltanto lei che comanda adesso, con il mio sesso in balia delle sue labbra, della sua bocca.
Muovendosi freneticamente avanti e indietro, affonda il pompino con un vigore mai visto prima, sono nella sua bocca solo da due minuti, ma sento che sto perdendo il controllo….
Yaaaahhhhhhhh!!!!! Più che venire scoppio tra le sue labbra e mi inginocchio quasi su di lei, come un toro trafitto dall’”estoque” del matador che compie la “suerte”, mi ha completamente abbattuto!!!
Sono piegato ormai, Karin scende con la testa verso il basso tenendo ancora il mio pene in bocca, non fa una piega succhia e ripulisce tutto, non sprecando neanche una goccia di seme, mi sento in Paradiso.
Ci guardiamo, sfiancati, esausti, ma complici, come lo siamo sempre stati, improvvisamente ci sorridiamo e rimango per lunghi e interminabili istanti ad ammirare il suo volto bellissimo, dai lineamenti dolci, soavi, illuminato soffusamente dall’ultimo raggio di luce del tramonto che filtra dalla porta della cabina.


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