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Le confidenze di Gabri Parte V e forse ultima


di Oldplace
27.07.2019    |    1.091    |    2 9.6
"Gabri si fece avanti e si accostò dal lato del guidatore..."
Gabri aveva preso anche un'altra abitudine, quando fu all'università e dal paesino dove abitava si trasferì in città: telefonare al buio, a un numero a caso, e se gli rispondeva un uomo lo stuzzicava fingendosi una ragazzina. In tali situazioni si eccitava anche parecchio e a volte si toccava il bell'uccello che, assieme a lui, era cresciuto molto bene e che avrebbe in seguito fatto godere anche parecchi culi perché si era scoperto un amante del sesso gay totale: insomma, era un gay assolutamente versatile pur se le sue preferenze andavano
Spesso gli staccavano la comunicazione, ma a volte trovava qualcuno che ci stava. Però non rimediò mai un incontro fino a quando non gli venne in mente di chiamare dei numeri da cui rispondevano quasi certamente uomini, che per il lavoro svolto, a suo modo di pensare, dovevano essere dei bei maschi. La sua giovanile incoscienza, unita alla voglia di uccelli, non gli faceva rendere conto del rischio che correva perché quei numeri erano quelli del soccorso pubblico.

A volte, chi rispondeva chiudeva non appena si rendeva conto di che si trattasse. Ma a volte qualcuno si tratteneva a scherzare. E una volta lo scherzo si protrasse finché non convinse l'interlocutore ad un incontro. Si diedero appuntamento in un certo viale a tarda sera. Il tratto di strada scelto era deserto e Gabri si fermò ad attendere sul marciapiedi. Ad un certo momento arrivò un'auto sportiva che però lo superò lanciandogli un distratto sguardo. Però tornò quasi subito indietro e giunto alla sua altezza rallentò fin quasi a fermarsi, ma subito dopo avergli lanciato un'altra occhiata proseguì. Gabri, nel momento in cui l'auto si era quasi fermata, s'era fatto avanti fin sull'orlo del marciapiedi facendo intendere di volere andare verso di lui. L'auto si fermò pochi metri oltre. Gabri si fece avanti e si accostò dal lato del guidatore. Era un bel ragazzone sui trent'anni, bruno, ben messo fisicamente, con la camicia semi sbottonata da cui si intravedeva una maschia peluria. "Non dirmi che al telefono eri tu!" esclamò alquanto meravigliato. "Sì" rispose. "E che vorresti? Ma ti rendi conto che mi aspettavo di trovare una ragazza?" "Sì lo so, ma se vuoi possiamo parlare un po'". Il giovane aprì la portiera lato passeggero e Gabri fece il giro e andò a sedersi. "Ma come ti viene in mente di fare questi scherzi?" chiese ingranando la marcia e ripartendo. "E ringrazia il cielo se non ti ho mandato a fare in culo subito. Voglio capire cos'hai in mente... Ma non illuderti che faccia sesso con te!". Andò fuori città, imboccò una strada di campagna e si fermò in un breve spiazzo alberato, dopo aver manovrato per mettersi in posizione di partenza. "Allora, troietta... Lo sei una troietta, vero? Ti piace farti scopare dai maschi?" Gabri non perse tempo e per tutta risposta andò con la mano sulla patta constatando che l'uccello del maschione era abbastanza gonfio per capire quanto la situazione fosse per lui eccitante. "E' lui che vuoi?" chiese quello mentre abbassava la cerniera per agevolare il suo approccio. "Vediamo come sai succhiare un cazzo" e sollevando i pantaloni li abbassò assieme alle mutande poggiando il sedere nudo sul sedile. Si sbottonò anche la camicia restando nudo dalle palle fino al collo. Gabri prese il bell'uccello emerso dritto e solido dalla peluria scura dell'inguine e cominciò a sfregarla cercando di fare una sega degna di essere ricordata. "Tutto qua?" fece il militare? "Le ragazze sanno fare molto di meglio!" Punto nell'orgoglio Gabri si tuffò letteralmente sull'uccello con la bocca e si produsse, anziché nella sega, nel pompino più impegnativo della sua vita: doveva dimostrare a quel bel ragazzo di essere pari, se non superiore ad una donna nel fare godere un uccello, specie se bello come quello che aveva davanti. Quel maschio lo meritava senz'altro, pensava mentre la sua testa faceva su e giù e le mani andavano senza sosta alle palle e ai capezzoli dell'agente che dovette ricredersi sulle capacità di quel ragazzo di rendere felice un cazzo. Il risultato di tutto quell'impegno lo si vide presto: lunghi fiotti di sperma si scaricarono nella bocca e Gabri inghiottì non prima di averlo ben degustato e apprezzato. Ripulì tutto con la lingua mentre l'oggetto del suo desiderio riprendeva a respirare normalmente dopo l'affanno provocato dall'orgasmo. Non aveva finito di avere ripulito il cazzo che all'agente squillò il telefono. Rispose cercando di assumere un tono normale. La conversazione durò a lungo e restò coi pantaloni abbassati, la camicia sbottonata e il cazzo di poco meno duro. Gabri durante tutta la telefonata si era fermato e sbirciava quel bel fisico a disposizione dei suoi occhi, per quel che poteva intravedere nel buio pressoché totale appena smorzato dal chiarore emesso dal telefonino. Finito di parlare a telefono, il suo temporaneo compagno cominciò a parlare con lui, non mostrando per nulla di trovarsi minimamente a disagio mezzo nudo com'era. Gli spiegò come lui fosse esclusivamente etero e che aveva accondisceso solo perché si era parecchio eccitato nell'attesa dell'incontro con una ragazza, come credeva. Ma continuava a restare mezzo nudo come se volesse mantenere a disposizione di Gabri quel ben di dio. O almeno così pensò il nostro che acchiappò di nuovo l'uccello e fece per portarselo in bocca. Ma fu interrotto bruscamente dal beneficiario della sua iniziativa con un "Ma che fai, che ti sei messo in testa? Ti è bastato quello che hai avuto! Andiamo!" Tolse il suo cazzo alla bocca alle mani e alla visione di Gabri, si ricompose in fretta e ripartì. Non si videro mai più ovviamente.
I primi anni di università del nostro Gabriele furono abbastanza produttivi di incontri.
Nella città dove frequentava l'università aveva preso in affitto un appartamentino in un condominio. Un bel giorno davanti alla sua finestra spuntarono dei ponteggi per dei lavori alla facciata. Spesso, passavano davanti ala sua stanza dei muratori. Pensò di provocarli stando in casa mezzo nudo, per l'esattezza con solo uno slippino addosso. E quando vedeva qualcuno sui ponteggi, faceva di tutto per farsi notare mettendo in mostra il suo sedere: si girava facendo finta di non aver visto, si chinava mostrando il sedere con i glutei messi in evidenza dagli slip che curava di tenere ben dentro il solco intergluteo.

Alla fine del turno di lavoro, qualcuno bussò all'anta della finestra accostata che si aprì spinta da un ragazzo, seguito da un altro di qualche anno più grande. I due giovani gli apparvero esattamente come un gay immagina siano due giovani operai maschi: entrambi alti, con i muscoli delle braccia ben sviluppati, torace altrettanto, e messi in evidenza da una maglietta aderente bianca, spruzzata di cemento. Lui come al solito era in slip e li accolse con un "Ciao ragazzi! Che fate di bello?" I due giovani gli si avvicinarono e uno si tirò fuori con disinvoltura un uccello (o cazzo?) di tutto rispetto davanti al quale si inginocchiò immediatamente per prenderlo in bocca, iniziando a succhiare con gusto. L'altro giovane gli si mise accanto tirandosi fuori l'uccello anche lui. Così, alternativamente, mentre succhiava l'uno masturbava l'altro. Continuò fino a farli sborrare entrambi così, in maniera semplice e diretta, senza fronzoli e parole superflue. Quella stessa sera uno dei due tornò a trovarlo dopo cena e questa volta godette del suo bel cazzo col culo oltre che con la bocca. Ma i lavori purtroppo finirono.

L'incontro che diede una svolta alla sua vita avvenne con un distinto uomo di mezz'età, col quale era entrato in contatto su un sito di incontri gay. Pur senza essersi ancora incontrati, l'uomo lo invitò a raggiungerlo a Roma per un week-end, offrendosi di pagargli tutte le spese si soggiorno oltre che di viaggio. Decise di accettare l'invito e partì. L'uomo andò perfino a prelevarlo in aeroporto e poi lo condusse nell'albergo dove alloggiava. Restò con lui da venerdì a domenica e l'uomo fu assolutamente gradevole e lo trattò come immaginava che un uomo avrebbe trattato il suo giovane compagno: praticamente fecero vita di coppia, andando a cena e a pranzo, facendo anche un po' i turisti, facendo ovviamente anche sesso, da versatili entrambi. Alla fine della gita l'uomo gli consegnò una busta. Credendo che si trattasse di una lettera, di un appunto con indirizzo e telefono o cose simili, Gabri gli disse che l'avrebbe letta dopo. L'uomo gli chiese invece di aprirla subito per vedere se il contenuto andasse bene. Gabri l'aprì vide il contenuto e chiese cosa fossero quei soldi... Al che quel signore gli disse che era il suo compenso per i due giorni passati assieme. Chiese anche se la somma fosse sufficiente. E al silenzio imbarazzato del ragazzo, temendo di aver fatto una gaffe gli chiese se non fosse un escort. Gabri chiarì che non era un escort e che aveva accettato il suo invito perché l'aveva trovato simpatico già in chat e che gli piaceva fare sesso con un uomo come lui. Continuando a parlare, l'uomo, complimentandosi per il suo comportamento, insistette perché accettasse quel dono. "Anzi -gli suggerì- perché non fai sesso a pagamento? Ci sono parecchi uomini a cui piace fare sesso senza problemi, specie con un bel ragazzo come te!"

Gabri accettò il regalo e cominciò a riflettere sul suggerimento ricevuto. A lui piaceva fare sesso con gli uomini, poteva prendere e dare piacere ad un uomo in tutte le forme dato che era sia attivo che passivo, e aveva la possibilità di operare una selezione tra quelli che gli si fossero proposti, anche se per lui nel rapporto con gli uomini non contava tanto l'aspetto fisico, o l'età, quanto il feeling che si instaurava col suo cazzo,

Dicevamo della svolta alla sua vita dopo questo incontro e dopo la pulce che quel distinto signore gli mise nell'orecchio. Ma parlerò di questo un'altra volta, se sarà il caso.

P.s.: non so se ci sarà un seguito. Forse tra qualche tempo.


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