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Gay & Bisex

L'insana voglia (1)


di Oldplace
03.10.2022    |    449    |    0 8.0
"A poco a poco cominciò ad insinuargli nella mente la voglia di provare a prenderlo, di diventare, da attivo, versatile perché "il versatile gode il..."
L'insana voglia lo prese nella primavera del 2022.

Paolo si professava attivo e, come tale, scopava con ragazzi molto più giovani di lui. I suoi preferiti erano tra i 28 e i 36 anni, si rivolgeva quindi non a maschietti giovanissimi, né a maturi, men che meno a uomini della sua età, circa 65 anni, ma a maschi ben formati, nel pieno del loro vigore, desiderosi di prendere il suo uccello, non lunghissimo  ma ancora valido e di buon diametro.

Questo finché non capitò in contatto, su una chat per maschi, con un 42enne, che chiameremo Alex, che si professava etero curioso. Questa definizione incuriosì non poco Paolo che cominciò a scambiare qualche messaggio con lui che si dimostrò un tipo molto socievole e anche molto volitivo: uno di quegli uomini sicuri di sé, con un  bel fisico, e un bel cazzo soprattutto, che sapeva portare il discorso dove voleva lui. A poco a poco cominciò ad insinuargli nella mente la voglia di provare a prenderlo, di diventare, da attivo, versatile perché "il versatile gode il doppio rispetto sia al passivo che all'attivo". Il che, si persuase presto anche lui, un fondamento di verità ce l'ha. 

Non gli fece un lavaggio del cervello, perché in fondo non ce n'era di bisogno: tale desiderio lo aveva avuto di tanto in tanto, ma solo un paio delle volte che gli era stato chiesto, dai giovani che frequentava, di far loro provare a penetrarlo, aveva accondisceso, ma solo per qualche secondo e quando non avevano cazzi di dimensione notevole. 

Insomma Paolo era arrivato  alla maturità senza che nessuno lo avesse mai scopato fino a sborrargli né dietro né in bocca, cose che si rifiutava di fare entrambe.

Alex gli raccontava come le sue preferenze fossero rivolte a uomini maturi che non lo avessero mai preso dentro, "vergini" quindi, e attivi. Anziani che, a dir suo, quando si lasciavano persuadere a farsi scopare, diventano cazzo-dipendenti e non rinunciavano più a quel ruolo. Si insinuò nella sua mente quella voglia: Alex aveva un gran bel cazzo, lungo, a dir suo, 24 cm, non grossissimo e con una bella cappella a punta, ma grosso all'attaccatura, adatta proprio ad aprire un culo vergine come il suo. Però lo informò che lui agiva in coppia con un suo amico e che se si fosse persuaso a farsi scopare avrebbe dovuto accettare la presenza e il cazzo del suo amico, Mak, nigeriano, alto 190 cm e con un uccello adeguato alla sua altezza. Il nostro maturo chiese di vedere qualche foto anche del ragazzo, che aveva 28 anni, e restò meravigliato della lunghezza del  suo membro: mai visto un uccello così lungo, così lungo  che nella foto da seduto gli arrivava quasi al ginocchio. E non solo avrebbe dovuto prendere il cazzo di entrambi, ma avrebbe dovuto prenderli assieme, in una doppia penetrazione. 

La cosa lo sconvolse alquanto:, cosa non da poco, va bene prendere anche Mak, stringendo un po' i denti, ma prenderli entrambi assieme doveva essere molto duro! Da vergine a prendere due cazzi di quella mole in una doppia sarebbe stato distruttivo per il suo culo. 

Ma come si diceva, la dialettica non mancava ad Alex e pian piano condusse il nostro maturo attivo ad accettare di incontrarli. Anzi al contrario, perché dovette pregarlo, Alex, di concedergli quell'incontro che finalmente fu fissato per un martedì dopo cena: sarebbe dovuto andare a casa di Mak, in pieno centro storico della grande città siciliana dove abitava assieme ad altri tre ragazzi suoi connazionali e di qualche anno più giovani di lui. 

Alex gli aveva sottolineato più volte che se avesse varcata la soglia della casa di Mak non avrebbe più potuto fare marcia indietro, e sarebbe stato nelle mani di loro due, che avrebbero avuta piena libertà di uso del suo culo, della sua bocca e del suo corpo. Anche perché, appena entrato, si sarebbe subito ritrovato nelle condizioni di non potersi più sottrarre alla loro volontà. 

Fu così che si recò all'appuntamento con Alex che l'avrebbe condotto a casa di Mark.

Uno accanto all'altro percorsero vicoli e vicoletti del centro storico fino a giungere al un portoncino  di un edificio a tre piani alquanto malconcio. L'intero tragitto l'avevano fatto in silenzio dopo che Alessandro l'ebbe redarguito alla semplice domanda se la casa fosse vicina o lontana: "Ti ho detto più volte che tu non devi fare domande: tu sei una troia e le troie non parlano ma ubbidiscono e basta! Non te lo ricorderò più", concluse. Paolo restò di ghiaccio e non si azzardò a fare altre domande.

Alex pigiò uno dei pulsanti di lato al portoncino spalancato a metà e si avviò subito per le scale seguito dal nostro Paolo. Giunti al secondo piano si fece di lato davanti ad una porta socchiusa che spinse lasciando passare Paolo, e che richiuse alla sue spalle. "Mak", chiamò Alex procedendo per un angusto corridoio che lo condusse dopo tre passi in una stanza con un letto matrimoniale e un tavolino sotto una finestra dove stava un ragazzone nero che chiuse il pc davanti al quale era seduto e si alzò per andare loro incontro. 

Si avvicinò a Paolo che sovrastava per buoni 20 cm, e senza neanche salutarlo gli tolse gli occhiali poggiandoli sul tavolo dicendo solamente, "Questi non ti servono". La seconda mossa che fece fu di sollevargli la polo che indossava e di sfilargliela buttandola sul letto. Dopo di che prese dallo stesso tavolo una benda nera e gliela allacciò dietro la nuca, e immediatamente gli passò i polsi dietro le spalle legandoglieli con quel cordino che aveva intravisto accanto alla benda pochi secondi prima. 

Paolo era al centro della stanza, bendato e con i polsi legati dietro: si ricordò che Alessandro glielo aveva detto più di una volta che sarebbe stato bendato e legato subito e quella che gli era sembrata una battuta era già realtà: non avrebbe visto né toccato i loro cazzi, come avrebbe desiderato, ma li avrebbe sentiti solo in culo e in bocca. Doveva essere al servizio dei loro cazzi, doveva essere il loro sborratoio e se ce ne fosse stata la necessità anche il loro pisciatoio. Loro e di chi altri avrebbero voluto. Questi erano i patti se avesse varcata la soglia della casa di Mak e dei suoi compagni.

La cosa iniziava male e cominciava a temere che  Alex avrebbe messo in atto quella che per lui era la minaccia più grande: gli aveva infatti detto, una volta, durante un colloquio in chat, che lo avrebbe fatto sborrare prima di fare la qualsiasi cosa perché non avrebbe tollerato di vedere il suo cazzo duro: le troie non hanno cazzo, men che meno duro. E questo avrebbe reso più difficile anche essere inculato perché si sarebbe raffreddato e sarebbe stato meno ricettivo e meno disponibile a farsi inculare. Soprattutto, sarebbe stato più doloroso farsi penetrare.

Qualcuno intanto gli slacciò la cintura e gli abbassò i pantaloni assieme alle mutande sfilandoglieli da un piede alla volta correndo il rischio di farlo cadere perché con le mani legate e la benda mantenere l'equilibrio non era facile. Non erano passati due minuti dal suo ingresso in quella casa ed era nudo al centro di una stanza, col cazzo semiduro e già sbrodolante. Qualcuno lo spinse dalle spalle facendogli capire chiaramente di inchinarsi. Aprì un po' le gambe  per mantenersi meglio in equilibrio e si sentì aprire le natiche: non perdono tempo, pensò. "E' pulito", sentì dire da Alex. qualcuno, non capiva se si trattasse di Alex o di Mak, cominciò a leccargli il culo mentre qualche dito cominciava ad esplorargli il buco. "Ora due", disse sempre Alex. Dovevano essere di Mak le dita che gli aprivano il culo. Ma capì che doveva esserci un altro quando anche Mak aggiunse che non occorreva metterne tre perché ci avrebbe pensato Alì ad aprirlo bene. Quindi ci doveva essere una terza persona, forse uno dei coinquilini di Mak.

Paolo si sentì prendere per un gomito e spingere in avanti di qualche passo. "Inginocchiati" disse Alex guidandolo. Paolo sentì sotto le ginocchia qualcosa di morbido, simile ad un materassino da campeggio che qualcuno aveva evidentemente tirato fuori. Gli fu messo un cuscino sotto la faccia e gli spinsero le spalle contro il materassino per fare sporgere il suo culo al massimo. Aveva chiesto di usare il lubrificane e lo ricordò ad Alex rivolgendosi a lui e ricordandogli che aveva il flacone nella tasca dei pantaloni. Ma nessuno se ne curò e sentì che chi si preparava a penetralo, forse quell'Alì nominato prima, gli sputava abbondantemente sul buco aiutandosi col cazzo duro a spargere la saliva nel solco tra i glutei e sull'ano, dove ogni tanto si soffermava accennando ad una penetrazione che interrompeva però quasi immediatamente. Sembrava il gioco del gatto col topo, spingeva e si ritraeva, lo faceva scorrere su e giù e poi di nuovo una veloce spinta e ritirata. Tre quattro cinque volte, perse il conto di quante volte aveva finto di puntare e si era ritratto. ma ad un certo punto si sentì contemporaneamente artigliare ai fianchi con due mani che sembravano due morse e il cazzo spingere con altrettanta foga e decisione sul suo ano. Una fitta tremenda sconquassò il suo culo e il suo corpo tentò di sottrarsi ma invano: altre mani lo avevano bloccato alle braccia e alle spalle spinte a forza sul materassino mentre altre ancora impedivano alle sue gambe di distendersi per sfuggire a quel dolore atroce che gli fece sfuggire un urlo come di bestia ferita. "Zitta, cazzo! Stai zitta, troia, se no ti imbavaglio" lo minacciava Alessandro. 

Il cazzo gli era affondato dentro e adesso era fermo. Non aveva capito di chi fosse. Non sembrava Alessandro, non sembrava Mak. Del resto dovevano esserci altre persone in quella stanza perché almeno altre quattro persone lo avevano bloccato mentre qualcuno lo sverginava. Aveva dato quindi spettacolo a più persone.
(continua)
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