trio
Lussurioso segreto


22.04.2025 |
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"I corpi nudi sono davanti a me così vedo che, come avevo intuito, quello di Ettore è per metà interamente tatuato con bellissimi tribali che, insieme alla..."
Finalmente è arrivato il sabato e come quasi ogni settimana, nel pomeriggio ho appuntamento in centro con la mia amica Franci. È un’abitudine a cui non rinunciamo facilmente: qualche chiacchiera al caffè pasticceria, poi un giro tra le vetrine, magari con qualche nuovo acquisto.Oggi passeremo anche dal nuovo negozio di abbigliamento che ha appena aperto in centro. Sto cercando la camicia giusta da indossare all’inaugurazione della nuova sede dell’azienda dove lavoro: qualcosa di semplice, ma abbastanza elegante per l’occasione.
Entriamo e l’ambiente è davvero piacevole: luminoso, con una musica new age in sottofondo e un profumo gradevole nell’aria, un mix ben dosato tra quello dei tessuti e quello diffuso dai profumatori.
“Se posso esservi d’aiuto, non avete che da chiedere”, ci sorprende una voce maschile alle spalle mentre stiamo osservando alcune camicette.
Ci voltiamo. A parlare è un ragazzo sui trent’anni. Non particolarmente elegante, anzi, piuttosto semplice: polo bianca, jeans e scarpe da ginnastica. Ma non è affatto male. Ha la pelle abbronzata, i capelli nerissimi e quegli occhi scuri e penetranti che non possono passare inosservati. E poi c’è quel dettaglio che mi colpisce in modo inaspettato e mi intriga: un tatuaggio tribale che sbuca, appena, dal collo della polo, ricopre tutto il braccio sinistro e fa capolino anche dalla caviglia.
Mentre Franci, evidentemente colpita anche lei, fa la splendida e parla con lui descrivendogli il genere di camicetta che sto cercando mi sorprendono, inaspettate, fantasie sessuali che si sono impossessate dei miei pensieri, fantasie così indecenti che fatico a confessarle a me stessa.
I suoi sguardi, mentre mi porge una camicetta che potrebbe andare bene, sembrano dirmi che anche lui sta apprezzando ciò che vede.
Però, quando entro nel camerino e lo sento parlare con Franci e con altre clienti, con quel tono sicuro e confidenziale, mi viene da pensare che forse è solo il suo modo di fare. Un atteggiamento professionale, certo, ma anche un po’ da piacione, capace di far sentire ogni donna, me compresa, desiderata.
Mi guardo allo specchio e devo dire che la camicetta mi sta bene. Bianca, leggera, semplice ma elegante mette in risalto la mia vita sottile e dà la dovuta importanza alla mia generosa quarta.
Pensieri sconci ancora si aggirano nella mia mente, pensieri che mi fanno togliere senza esitare il reggiseno, sotto la camicetta trasparente.
La sistemo ed esco dal camerino mentre i capezzoli mi tradiscono, indurendosi sfacciati, sotto il tessuto leggero che ne risalta l’erezione.
Voglio capire se gli sguardi di qualche momento fa erano sinceri, voglio stuzzicarlo, voglio eccitarlo e sentire che mi desidera.
Ettore, così ha detto di chiamarsi, sta sistemando delle maglie su un espositore.
“Ettore, scusami, come mi sta? Voglio il tuo parere, sincero… “ gli chiedo con un sorriso malizioso.
I suoi occhi sembrano accendersi e il suo sorriso diventare ancora più ammaliante.
“Benissimo, sei uno spettacolo!” risponde scandendo ogni parola, come se volesse avvolgermi con la voce.
Sono contenta, mi piace e mi stuzzica quella risposta così entusiasta e che mi fa capire come Ettore stia guardando e apprezzando le mie tette. Mentre si avvicina, il suo sguardo si fa ancora più intenso, avvolgente. Un brivido elettrizzante mi sale dalle cosce.
“Non so cosa fare… cosa ne pensi?” domando restando volutamente ambigua
“Penso che io si, saprei esattamente cosa fare”
“Davvero? Ti convince così tanto questa camicetta?”
“Non ho detto che mi convince la camicia, che peraltro su di te è uno spettacolo. Ho detto che saprei cosa fare e intendo con quello che vedo, che c’è sotto e che mi fa impazzire”
Il suo sguardo sembrano mani che si insinuano sotto la stoffa leggera, che mi accarezzano i capezzoli, avvolgono e toccano i miei seni. Una sensazione che percepisco forte e a cui i miei capezzoli rispondono, drizzandosi e indurendosi ancor di più. Mi sento desiderata intensamente, la mia figa pulsa e mi sento bagnare.
“Davvero? Chissà, magari in un altro momento avrei potuto scoprire se veramente sapresti cosa fare”
“Un altro momento potrebbe essere ora, tra poco, stasera. Mi piaci molto. Sei molto molto eccitante e ti assicuro che so cosa fare con quelle tette. E anche con tutto il resto”
Mi sono eccitata anch’io, sono sempre più bagnata per come, con lo sguardo e con quelle parole così esplicite, mi sta facendo sentire desiderata.
Un calore intenso avvampa il mio corpo mentre, emozionata per l’inaspettata tensione sessuale che si è creata, mi escono solo queste parole:
“Ma io sono sposata, forse tempo fa…”
“Fantastico, non stai dicendo che non ti piacerebbe o che non vorresti. Ma che non puoi, perché sei sposata.
"Ma io non voglio sposarti, voglio solo farti godere e che tu faccia godere me”
“Cavoli, un po' troppo esplicito” rispondo sorridendo.
“Forse, ma diretto e chiaro. Il tuo corpo e i tuoi occhi mi fanno impazzire e questa camicia trasparente fa esplodere le mie fantasie più porche. Se fossimo soli, ti toglierei la camicetta e affonderei la mia faccia tra quelle tettone, ti leccherei i capezzoli, te li ciuccerei prima di voltarti, alzarti la gonna e infilartelo nella figa, che immagino calda, bagnata e scoparti come meriti”.
Cazzo, mentre mi parla immagino esattamente quello che dice, vedo la sua bocca e la sua lingua avvolgere desiderose i miei capezzoli, lo vedo sollevarmi la gonna e sbattermi da dietro. Mi sento quasi colare tra le gambe.
Lo fisso negli occhi un’istante, sono eccitata, imbarazzata, quasi stordita.
“Già, ma mio marito non sarebbe contento!”
Rispondo, ma mentre parlo mi rendo conto che, dicendo così, gli confermo che se potessi, non mi dispiacerebbe affatto farmi fare tutte le cose che mi ha detto.
Sta per rispondermi, ma arriva la Franci.
“Wow, stai benissimo con questa camicetta! Sei davvero una figa! Però io il reggiseno lo metterei altrimenti con quelle tette rischi di far prendere un infarto a qualcuno” dice sorridendo e guardando Ettore
“Proprio così, stavo giusto dicendo alla tua amica quanto la camicetta le doni ed esalti le sue qualità. Ma faccio i complimenti anche a te, sei una donna davvero desiderabile. Adesso vi prego di scusarmi, ma mi chiamano altre clienti” risponde mentre sorridendo si allontana.
“Hei, hai visto come ti stava scopando con gli occhi? E a me ha detto che sono desiderabile… prima o poi me lo faccio” mi dice entusiasta Franci.
Continuiamo a scherzare mentre mi rivesto e decido di comprare quella camicetta.
Sono emozionata, parecchio turbata ed è meglio che esca dal negozio.
Andiamo alla cassa e come immaginavo Franci fa la sciocca, la simpatica con Ettore in attesa e nella speranza di qualcosa in più di qualche complimento.
Mentre pago, i mei occhi e quelli di lui si incontrano e sembra che i nostri sguardi, chiaramente lussuriosi, entrino l’uno nel corpo dell’altro, tanto da farmi sentire un nuovo turbamento.
Stiamo uscendo, siamo sulla porta quando sento la voce di Ettore.
“Scusa! Hai dimenticato gli occhiali da sole”.
Torno indietro, lui mi viene incontro e mentre me li porge mi dice a voce bassa.
“Mi intrighi ed ecciti da morire. Ti voglio. Voglio toccarti, voglio sentire la tua pelle, assaporarti con la lingua. Voglio scoparti… Torna, ma la prossima volta sotto la gonna, niente mutandine.”
Resto in silenzio, cavoli, quelle parole così sfacciate, esplicite, così crude e quella voce roca e carica di desiderio… mi turbano. Non mi aspettavo che mi dicesse in maniera così diretta cosa vorrebbe farmi. Ma cosa ha detto, come me lo ha detto… mi hanno fatto sentire un fuoco di desiderio.
L’ho visto con la mente mentre mi desidera, il corpo abbronzato e tatuato, nudo, eccitato, con l’uccello duro, pronto a prendermi senza freni, a mangiarmi.
Mentre torno a casa continuo a sentire quella voce e quelle parole, a immaginare quell’uomo così attratto da me e sono frastornata.
Entro in casa, Vittorio non è ancora tornato, per fortuna, così ho un po' di tempo per rilassarmi.
Mi libero delle scarpe e di quei tacchi, lascio le borse sul tavolo, cammino scalza, mi stappo un bottiglia di un fresco vino rosso per rilassarmi un po’ e mi distendo sul divano.
Trascorrono pochi minuti, qualche sorso e sento il rumore della serratura.
Saluto subito Vittorio: “Ciao amore!”
“Ciao amore, già tornata?” mi risponde
MI alzo e vado a versare altri due calici di vino. Uno per lui ed un altro per me. Ne ho bisogno, perché non abbiamo segreti ma voglio raccontargli tutto mentre sono un po' euforica; mi sento più disinibita.
Parliamo del più e del meno mentre aspetto di essere un po' brilla e poi, quando il nettare rosso comincia a fare effetto, lo guardo sorridendo.
“Ricordi il nuovo negozio di abbigliamento in centro?
“Si, certo”
“Io e Franci oggi pomeriggio ci siamo andate, perché dovevo cercare una camicetta da mettere all’inaugurazione. Alla fine, così, per gioco… o forse no, non lo so…, ho deciso di provocare un po' il commesso… “
“Ah sì? E come l’avresti provocato?”
“Ho provato una camicetta piuttosto trasparente… e sotto non avevo il reggiseno”
“Cazzo… lo credo che così tu l’abbia provocato. Ma com’è questo commesso? Sarà un gran bel tipo, uno che ti ha colpita se ti è saltato in mente di stuzzicarlo in quel modo. E cosa ha detto?”
“Avrà circa trent’anni moro…, occhi scuri, sguardo penetrante. Non me lo aspettavo, ma mi ha fissata e senza mezzi termini mi ha detto cosa mi vorrebbe fare, che vorrebbe toccarmi dappertutto, leccarmi e scoparmi…”.
“Complimenti, un gentiluomo, un poeta” mi interrompe Vittorio
“No amore, non ci crederai ma il tono con cui mi ha parlato non è stato volgare. Ma devo essere sincera, con quel tono, come mi guardava mentre me lo diceva, mi ha turbata, mi ha sì imbarazzata ma ti confesso, anche molto eccitata... mi ha fatto venire i capezzoli duri e ho bagnato le mutandine.”
Qualche istante di silenzio, qualche altro sorso di vino e mi avvicino a lui.
La mia bocca è poco lontana dalla sua e sento quasi il calore delle sue labbra, della sua pelle mentre, ormai più che brilla e senza inibizioni, lo guardo negli occhi e proseguo sorridendo maliziosamente.
“Poi… mentre uscivo mi ha detto che… che mi vuole mettere le mani dappertutto, che mi vuole scopare, di tornare nel negozio con la gonna ma senza mutandine. Era molto eccitato… mmm… chissà come glie l’ho fatto diventare duro. Mi sto bagnando solo a raccontartelo… “
Il mio sguardo è caldo, malizioso, voglio la sua bocca e allora lo bacio. Gli infilo la lingua per cercare e sentire la sua, sento le sue labbra che vogliono e assaporano le mie, siamo ingordi uno dell’altra mentre le nostre salive si mischiano e le nostre bocche, calde e buone, sembrano quasi volersi mangiare l’un l’altra. Poi, faccio un passo indietro e i miei occhi non lasciano i suoi mentre mi tolgo la maglia, gli mostro le mie tette nude, morbide. Dal calice, lentamente, faccio colare qualche goccia di vino sulle areole, sui capezzoli che rispondono all’istante, facendosi ancora più dritti di quanto già non fossero.
“Leccale” gli dico mentre lo fisso negli occhi, mi avvicino e porto una mano dietro la testa per tirarlo a me.
La sua bocca, affamata, si avventa sui miei capezzoli impazienti, mentre le sue mani avvolgono i miei seni generosi, facendomi socchiudere gli occhi ed ansimare per il piacere.
Lo sento eccitatissimo, travolto da un desiderio irresistibile, quasi furioso, scatenato dalla gelosia che ha agito come benzina sul fuoco e mi eccita, mi eccita come non mai. Mi guarda lascivo e lecca, libidinoso, i capezzoli dritti e durissimi, mi fa palpitare e venire una voglia sempre più forte di essere scopata, mentre la figa è ormai allagata dai miei umori.
Allungo una mano e lo trovo, duro, sotto i pantaloni. Slaccio velocemente la cintura, abbasso la cerniera, infilo la mano nei boxer sentendolo già bagnato, voglioso di me. Lo tiro fuori e lo sego appena, facendo sussultare e ansimare Vittorio che quasi fatica a rimanere in piedi.
Ho talmente tanta voglia di essere scopata e di godere che gli abbasso i pantaloni, mi sfilo le mutandine, sollevo la gonna, mi volto e appoggio le mani sul tavolo e gli dico con tono malizioso:
“Mmmm… sai amore… quello del negozio è così che ha detto di volermi scopare…”
E in un attimo sento Vittorio dietro e contro di me, sento il suo cazzo appoggiarsi alle grandi labbra e sono così bagnata che entra subito, fino in fondo, facendomi mugolare per quanto mi piace. Quando mi prende per i fianchi e mi sbatte deciso, mi fa impazzire. Lo sento entrare e uscire dalla mia figa che lo avvolge, lo accoglie calda e desiderosa. Sento le sue palle sbattere forte contro di me, sento con quanto desiderio e quanta eccitazione mi vuole e mi scopa.
“Si, scopami, fammi sentire il tuo cazzo dentro, fammi sentire quanta voglia hai di me, quanto ti ho eccitato” gli dico.
Godiamo così tanto, siamo così eccitati che il nostro piacere esplode insieme e mentre Vittorio urla che sta venendo, sento il suo sperma inondarmi, caldo, la figa e sento l’orgasmo pervadere come un’onda tutto il mio corpo.
“Vengo, vengo, vengo…” ripeto non so quante volte.
Mi abbandono, esausta, a faccia in giù sul tavolo mentre lui si sfila da me, quasi barcollando.
Qualche momento dopo, lentamente ci ricomponiamo e poi ci baciamo, profondamente, ci assaporiamo ancora dopo il caldo e intenso piacere che ci siamo appena dati.
“Amore, non avrai mica intenzione di tornare in quel negozio?” mi domanda improvvisamente mentre, più tardi, siamo a tavola e stiamo cenando.
“Ci stavo pensando sai? Perché no, se non faccio niente di male…” rispondo con un sorriso furbetto
“E’ quel “niente di male” che mi preoccupa… Ti conosco e qualcosa mi dice che vuoi tornarci e magari senza mutandine. Perché ti è piaciuto tantissimo sentire quanto fosse eccitato da te, quanta voglia aveva di prenderti. Cavolo, sei più pericolosa, per gli uomini, di quanto lo fosse la Maga Circe” mi dice sorridendo.
Accidenti, mi conosce davvero! Mi intriga l’idea di sedurlo e mi stuzzica da morire sentirmi così tanto desiderata da quell’uomo, così istintivamente intrigante.
“Hai indovinato amore… sono sincera se ti dico che mi stuzzica e mi eccita da impazzire sapere che vorrebbe farmi chissà cosa, che si ecciti e gli venga duro per me… sentire il suo desiderio. Vorrei andarci, ma sono indecisa. Ti prometto però che, in quel caso, ti racconterò tutto. Sai che ti amo e non ti nasconderei mai nulla”.
Vittorio non è affatto contento, ma sembra accettare questa possibilità, probabilmente sperando che io non ci vada, ma sapendo anche che, se dovessi farlo, sarei sincera nel raccontargli ogni cosa che dovesse accadere. Guardandoci profondamente negli occhi comprendiamo, senza bisogno di alcuna parola, di essere stati avvolti da una potente energia erotica che sta giocando con i nostri desideri più sconci, più inconfessabili.
Il martedì, dopo aver trascorso due giorni a cercare di scacciare i pensieri e le immagini più porno, di me ed Ettore, che la mente cercava di presentarmi continuamente, mi preparo per andare al lavoro. Indosso una bella gonna verde smeraldo, lunga fin poco sopra le ginocchia e la camicetta bianca comprata al sabato. Sotto, un reggiseno di pizzo bianco, che non nasconde del tutto i capezzoli, già un po' tesi. Al collo, una collana con un grande ciondolo triangolare: una delle punte cade proprio dove inizia il solco tra i miei seni, esaltando la scollatura e accendendo la fantasia.
In ufficio cerco di concentrarmi, di pensare al lavoro ma i miei pensieri vanno a questa sera, a quando uscirò dall’ufficio. Cosa deciderò?
Ma più il tempo scorre, più mi immagino ad entrare nel negozio, immagino quel ragazzo così tatuato e intrigante che mi dice cose sconce, che mi chiede di fare chissà quali porcate e a cosa farò io…
Arrivano le 18,30 e agitata, molto emozionata, esco dall’ufficio e senza più pensarci, in macchina mi dirigo verso il negozio. Parcheggio, mi chiedo un’ultima volta se so cosa sto facendo. Non so rispondere con sicurezza, ma mi rendo conto che aver coinvolto Vittorio e avergli promesso di non nascondergli nulla un po’ mi rasserena. Senza che nessuno mi veda, mi sfilo la brasiliana e la metto nella borsetta. Controllo il trucco, nello specchietto, scendo dall’auto e con le cosce nude sotto la gonna, elettrizzata, vado al negozio.
È un giorno settimanale e a quest’ora, ci sono solo due clienti e il proprietario.
“Bene”, penso tra me e me, “Potrò avere tutta l’attenzione di Ettore per me!”
Entro nel negozio, Ettore mi nota subito e con un sorriso pieno di entusiasmo mi viene incontro. Indossa un bel jeans e una polo azzurra, piuttosto leggera. Non è esattamente il mio tipo d’uomo ideale, però mi trasmette qualcosa di trasgressivo che mi intriga e stuzzica moltissimo.
“Ciao, bravissima, sei venuta senza la tua amica. E spero anche senza mutandine” mi dice subito con voce bassa ma decisa.
“Senza la mia amica sicuramente, senza mutandine… non si sa” rispondo sorridendo e guardandolo con voluta ambiguità.
“Un dubbio molto eccitante. Un dubbio che voglio togliermi subito” mi risponde con la sua solita sicurezza.
E si inginocchia davanti a me. Nascosto alla vista dei passanti, dal proprietario del negozio e delle clienti da un espositore di maglioni, con la mano mi sfiora la caviglia e poi lentamente risale, percorre tutta la gamba, sfiora la mia pelle morbida sino ad arrivare all’interno della coscia. Un fremito percorre potente tutto il mio corpo, nell’attesa e nel desiderio, inconfessabile, che quella mano prosegua e le sue dita si insinuino tra le grandi labbra, ormai socchiuse, umide e desiderose.
Sento la sua eccitazione sprigionarsi dal suo corpo, dalla sua pelle, la vedo persino nei suoi occhi ed è così forte, intensa che non riesco a fare nulla, mi immobilizza come una pozione magica. Trattengo quasi il fiato quando sento la mano avvicinarsi all’inguine e subito dopo, un dito insinuarsi, farsi strada ed entrare, lento e tremendamente godurioso, dentro di me.
Mi guarda con occhi carichi di carnale desiderio, mentre affonda quel dito accolto, avvolto, bagnato dalla mia figa calda e vogliosa.
Entra, esce, entra di nuovo ed esce ancora, continua, facendomi quasi vacillare per il godimento che mi sta dando. Mentre quel piacere proibito cresce, mi guardo intorno, temendo che qualcuno possa vedere o anche solo intuire, dall’espressione di godimento del mio volto, cosa stia accadendo.
Deve essere il mio giorno fortunato, perché le due clienti stanno uscendo con il proprietario del negozio che dice:
“Ettore, io devo andare, chiudi tu, ci vediamo domani mattina”
“Certo, stia tranquillo, a domani” risponde Ettore senza che il suo dito smetta di regalarmi piacere.
Rimaniamo soli nel negozio.
“Mmmm…, come immaginavo… calda… vogliosa” mi dice con voce eccitatissima, mentre aumenta la velocità con cui il dito mi sta scopando la figa.
“Si… molto vogliosa… dai continua, continua… “ gli dico mentre apro un po' le gambe e mi appoggio alle sue spalle per mantenere l’equilibrio, messo alla prova dal piacere che si è ormai impossessato di tutto il mio corpo.
Il mio respiro è diventato più rumoroso e i miei fianchi spingono, si muovono per ricevere meglio quel dito che mi sta scopando la figa magnificamente.
Mi mordo le labbra per cercare di trattenere i mugolii che racconterebbero, troppo spudoratamente, quanto piacere quella mano mi stia dando.
Con gli occhi socchiusi abbasso lo sguardo e vedo il suo viso, rivolto verso di me. È una maschera di desiderio, di voglia, sento che vorrebbe farmi di tutto e vedo che mi sta scopando anche con gli occhi. Vedo, sento, percepisco quanto tutto di lui mi stia desiderando e questo mi fa impazzire, mi eccita così tanto che sento la figa gonfia e che cola senza ritegno.
Poi il mio sguardo si sofferma sulla sua bocca, su quelle labbra socchiuse e il piacere dei sensi, la lussuria prendono il sopravvento sulla ragione. Sollevo una gamba e gliela appoggio sulla spalla, gli metto una mano tra i capelli e mentre sollevo la gonna, gli dico esattamente ciò che il mio corpo voglioso desidera.
“Leccamela, senti com’è buona, senti quanto è bagnata”
La sua bocca si avventa sulla mia figa avida di piacere, la lingua si muove golosa, donandomi ondate di piacere che percorrono, violente, ogni parte del mio corpo.
Con le mani ora stringe con forza il mio culo, lo apprezza, mentre muovo i fianchi per assecondare quella bocca affamata di me.
Voglio farlo letteralmente impazzire di desiderio, di voglia di scoparmi e mentre si dà da fare per non perdere nemmeno una goccia del mio nettare, voglio sorprenderlo e gli dico: “L’altra sera, quando sono tornata a casa, sai cosa ho fatto? Ero eccitata da morire e mi sono fatta scopare… mmm… proprio come avresti voluto fare tu. Non sai quanto ho goduto a farmi leccare le tette e poi a farmi sbattere da dietro. Ho goduto come una matta…”
Continuando a guardarmi negli occhi si alza, con decisione prende la mia mano e se la porta sulla patta dei pantaloni, facendomelo sentire duro e teso, imprigionato sotto quella cerniera.
Sono eccitata, eccitatissima, mi sembra quasi che la figa stia colando per quanto si sta bagnando.
“Cazzo… se fossi stato lì ti avrei guardata mentre scopavi, mentre godevi… e mi sarei eccitato da morire. L’avrei tirato fuori e mi sarei segato davanti a te per farti vedere quanto me l’avevi fatto diventare duro, quanto avrei voluto scoparti anch’io e quanto ti desideravo” mi dice mentre muove la mia mano sul suo sesso duro.
“Sei proprio un porco…” gli dico. Forse perché è stato lui, con quelle parole, a sorprendere me, a farmi immaginare quella scena che, non vorrei ammetterlo, ma mi ha eccitata ancora di più. Sono così calda, così vogliosa che non riesco a togliere la mano e anzi, palpo ancora di più il suo uccello durissimo.
Allunga le mani sul mio sedere e mi tira a sé, facendomi sentire prepotentemente la fisicità del suo corpo, facendomi percepire fisicamente la penetrante intensità del suo desiderio. E mi piace. Così tanto che sento la figa stringersi, fremere vogliosa.
Ma in quel momento realizzo che il lussurioso gioco di eccitazione sta andando oltre il reciproco stuzzicarsi, desiderarsi e almeno per me, che non sono sola, sta diventando troppo pericoloso.
E allora lentamente vado dietro di lui e appoggio, gli faccio sentire, decisa, le mie tette sulla schiena. Con una mano riprendo a toccarlo, palparlo, mentre l’altra la infilo sotto la maglia e accarezzo, lentamente, il suo ventre, sfioro lentamente i suoi capezzoli.
Avvicino la bocca all’orecchio e gli sussurro:
“Mmm… Questo bel cazzo così duro… visto che ti piace immaginarmi, pensami questa sera mentre scopo, mentre le mie tette dondolano ad ogni spinta e tu mi guardi, mentre io ti guardo segarti tutto eccitato… “
Si gira verso di me.
“Eh no cazzo, così mi fai impazzire! Adesso ti fai scopare!” quasi mi urla con una voce straripante di incontenibile desiderio, mentre si sbottona i pantaloni.
“No Ettore, di più non possiamo!” gli dico mentre afferro la borsetta ed esco dal negozio quasi di corsa.
Risalgo in macchina, sospiro, sbuffo mentre chiudo gli occhi e mi rendo conto dell’uragano di emozioni, sensazioni, desideri, pensieri che mi hanno travolta, rapita.
Avvio il motore e parto, facendo attenzione a guidare senza farmi distrarre da tutto quello che torna, continuamente, insistentemente alla mia mente. E non sono solo pensieri lussuriosi, di sesso, di corpi caldi, di scopate e orgasmi ma anche qualche timore e senso di colpa.
Mezz’ora di auto mi separa da casa, ma se mio marito poi non fosse a casa? Non posso tenere dentro di me tutto questo, sarebbe davvero insidioso, rischioso per me e per lui. Devo parlargli subito.
Lo chiamo.
Mi risponde al primo squillo.
“Pronto? Ciao amore”
“Ciao amore. Sto tornando a casa. Volevo però dirti subito che, uscita dall’ufficio, sono passata da quel negozio… per stuzzicare e stuzzicarmi un po' con il desiderio di Ettore.”
“Cavoli, lo sapevo. Immaginavo che non avresti resistito, Maga Circe! Cosa è successo? Le mutandine?”
“Le mutandine… le ho tolte prima di entrare. Volevo sapesse che non le avevo o che avesse il dubbio o che, al massimo, guardasse sotto la gonna… ma mi sono lasciata andare ed è andato tutto un po' oltre”
“Un po' oltre? Cioè? Quanto oltre amore?”
“Eh… ha infilato una mano sotto la gonna e… mi ha toccata” gli dico mentre stringo forte il volante per l’emozione
“Ti ha toccata?”
Rimango qualche istante in silenzio.
“Hei, ti ha toccata? Ti ha toccato il culo o cosa?” mi chiede di nuovo.
“Mi ha accarezzato una gamba e poi… poi la sua mano ha proseguito e mi ha messo un dito nella figa” rispondo timorosa, preoccupata, ma anche sincera e molto eccitata. Un turbinio di emozioni forti, trasgressive, mi percorrono e quasi mi disorientano.
“Un dito nella figa e tu non hai detto niente? L’hai lasciato fare?” mi domanda incredulo.
Esito, cerco nella razionalità la risposta migliore da dare, se mai esista la “risposta migliore”.
Ma prima che possa trovarla, la mia anima ancora in preda alla pura lussuria prende il sopravvento e risponde schietta, forse o apparentemente brutale, ma totalmente sincera.
“Si, l’ho lasciato fare amore. Ero eccita da morire, bagnata e ho lasciato che con il dito mi scopasse la figa. Il mio corpo voleva quel piacere. E ti dico la verità… mi è piaciuto tantissimo e se avesse continuato forse sarei venuta”.
Silenzio. Rimaniamo in silenzio per istanti che, a me, paiono un tempo lunghissimo e in cui, di nuovo, i pensieri e le emozioni più forti e contrastanti si sovrappongono, veloci e senza sosta, una dopo l’altra.
Dovrei essere preoccupata perché non sta dicendo nulla e chissà a cosa sta pensando, cosa potrebbe dirmi. Potrebbe insultarmi, incazzarsi e persino non volermi più vedere.
Ma invece di aspettare timorosa la sua reazione, faccio esattamente ciò che mai avrei immaginato di fare.
Mentre le mie mani si muovono nervosamente sul volante e un fremito caldo percorre la mia farfallina e tutto il mio corpo, proseguo a raccontare.
“Poi… era in ginocchio davanti a me e quando gli ho guardato la bocca non ho resistito… ho alzato la gonna e gliel’ho fatta leccare. Ha messo la faccia tra le mie cosce e ha leccato, succhiato, la lingua si muoveva dappertutto. E quelle labbra… la bocca… sembrava volessero mangiarmela. Sentivo quanto era eccitato e più leccava più mi bagnavo, pensando a chissà come ce l’aveva duro e a quanto avrebbe voluto scoparmi.”
Ho mantenuto la promessa di raccontargli tutto, senza nascondere nulla, ma la mia sincerità potrebbe costarmi moltissimo e adesso, quasi tremo per il timore della sua reazione. Eppure, allo stesso tempo sono travolta da una trasgressiva, profonda eccitazione. Forse anche perché con Vittorio ho abbattuto ogni barriera e questo pensiero mi fa drizzare ancora i capezzoli e fremere la farfallina, mai così vogliosa.
“Amore, ti sto dicendo tutto e neanche puoi immaginare quanto mi stia bagnando, adesso, a raccontarti cosa è successo… non vedo l’ora di arrivare a casa e di farmi scopare’” gli dico prima di rimanere in silenzio, ansiosa, preoccupata, pronta ad accettare le conseguenze che dovrò affrontare per essermi abbandonata al piacere più carnale.
Ma Vittorio mi sorprende. MI lascia senza parole.
“Sei proprio una porcella! E me l’hai fatto diventare così duro, che quasi mi fa male” mi dice ridacchiando
“Ma… dimmi, cosa è successo dopo?” mi domanda curioso.
Il tono della sua voce, le sue parole, come per magia hanno fatto scomparire i miei timori e in un baleno, le mie paure si sono trasformano in euforia. Il mio viso, prima tirato, ora è disteso e sorridente e ogni pensiero è sparito.
“Dopo non è successo nulla amore, stava per tirarlo fuori ma io ho preso la borsetta e sono scappata via” rispondo divertita
.
“Sono ancora vogliosa… appena arrivo a casa ti salto addosso”
“Non sono a casa, sono davanti al negozio” mi risponde
“Come mai? Cosa fai lì?” gli domando incredula
“Immaginavo che saresti venuta… dalle vetrine, da fuori ho visto poco di quello che è successo, ma ho intuito abbastanza. Non ti ho detto nulla perché volevo sentirtelo raccontare. Torna qua, ti aspetto...”
“Tornare? Cosa vorresti fare?” Gli domando un po' confusa da quella richiesta
“Torna qua amore” mi ripete.
Non mi dà spiegazioni, ma il tono della voce è suadente e intrigante per cui faccio immediatamente inversione e agitatissima, torno al negozio.
Appena arrivo mi sorride, mi dà un bacio sulla bocca, mi prende per mano ed entriamo.
Ettore, che sta chiudendo, rimane chiaramente interdetto. Sorride e ci saluta con un professionale buonasera che, però, non riesce a celare l’imbarazzo.
Senza che Vittorio mi dica nulla, sento che l’atmosfera è carica di puro erotismo, di desiderio e prendo l’iniziativa: “Chiudi la porta e spegni le luci…” dico lentamente e con voce calda ad Ettore
.
Che ha capito cosa potrà accadere e il suo sguardo, prima imbarazzato, è ora molto, molto eccitato mentre velocemente accontenta la mia richiesta.
Rimaniamo in una leggera penombra. Senza dire una parola Ettore apre la porta del retro del negozio, accende la luce e ci fa segno di entrare.
Quando gli passo accanto, allungo una mano sui pantaloni, tocco, lo sento già duro e questo mi eccita moltissimo.
Il retro del negozio è una via di mezzo tra un magazzino e un ufficio, con una scrivania, una poltrona e un sacco di scatoloni.
Il sassofono in sottofondo sembra fatto apposta per sottolineare l’atmosfera che diventa sempre più erotica e guida i miei movimenti mentre inizio, lentamente, a sbottonarmi la camicetta.
Guardo i due uomini maliziosamente e con un sorriso quasi impercettibile, mentre tolgo il reggiseno, poi la gonna e rimango completamente nuda. Con le dita sfioro delicatamente i capezzoli, dritti e duri mentre guardo, provocante, Vittorio ed Ettore che nel frattempo si sono già spogliati.
I corpi nudi sono davanti a me così vedo che, come avevo intuito, quello di Ettore è per metà interamente tatuato con bellissimi tribali che, insieme alla pelle abbronzata, sprigionano una irresistibile sensazione forte di attraente trasgressione.
I due uccelli sono eretti, duri e tesi verso di me, rivelano sfacciatamente quanto mi desiderino, quanto fremano nell’attesa del piacere che ogni centimetro del mio corpo può regalare loro. E mi allettano così tanto che la mia figa pulsa, vogliosa.
Bagno la mano con la saliva, mi avvicino a Vittorio e partendo dalla cappella la faccio scorrere su tutta l’asta turgida. La muovo lentamente mentre guardo negli occhi Ettore che, eccitatissimo, non resiste e inizia a masturbarsi.
Cerco la bocca di Vittorio e mentre continuo a toccarlo la mia, calda e morbida, assapora le sue labbra e la sua lingua. Lo bacio voracemente, mentre tocco, sento il suo membro duro, nella mia mano. Chiudo gli occhi per esaltare ancor di più le emozioni che mi stanno regalando gli altri sensi: immersa in quel lussurioso piacere, sento il calore del corpo di Ettore avvicinarsi dietro di me. Poggia le mani sui fianchi e mi sbaciucchia voluttuosamente le spalle mentre il suo cazzo, turgido, si muove tra le mie chiappe, accarezzandole, impaziente.
In mezzo a quei corpi eccitati, sento la loro pelle che profuma di desiderio, sento quanto sono caldi, quanto mi vogliono. Si strusciano lascivi contro di me, sprigionano desiderio, così l’eccitazione si impossessa totalmente della mia mente e del mio corpo.
È così sconvolgente che mi pare mi giri la testa, che il respiro mi manchi. Una specie di brivido profondo mi percorre quando i miei occhi si riempiono con la visione conturbante, in uno specchio, dei nostri corpi nudi, avvinghiati e vogliosi.
I nostri desideri sessuali si incontrano, si intrecciano e alimentano l’un l’altro, si amplificano e generano una energia erotica che riempie la stanza, pervade ogni cosa.
Non esite più il tempo, la morale o il giudizio. In quel momento il dio Eros si è impossessato di noi per farci godere, per farci provare piaceri senza limiti e senza barriere.
Gli sguardi di Vittorio ed Ettore, ubriachi della voglia di me, corrono lussuriosi su ogni parte del mio corpo nudo. I loro occhi mi scrutano, mi penetrano con lo sguardo e mi sembra di sentirli, insaziabili, mentre ne approfittano e ne godono.
La figa cola dei miei umori e mi implora di essere scopata.
Vittorio smette di baciarmi e si dedica alle mie tette. Le palpa, le accarezza, le lecca, ne succhia piano i capezzoli, le avvicina e lecca il solco tra di loro facendomi impazzire di desiderio. Intanto Ettore si è inginocchiato dietro di me, mi bacia sulle chiappe, le mordicchia con passione, poi le apre e la lingua, calda, morbida, scivola sulla mia pelle. Quando quella lingua arriva sul mio buchino, un brivido di piacere mi scuote. Poi lo lecca, lo bagna e quando quella stessa lingua si fa più rigida ed inizia a entrare e uscire dal mio sedere, mi fa fremere di voglia, di eccitazione.
Le gambe mi tremano, fatico a rimanere in piedi mentre sento quelle bocche e quelle mani muoversi avide, desiderose sul mio corpo, mi vogliono entrambi, mi desiderano così tanto che ho la sensazione di essere mangiata.
Voglio sentire qualcosa nella figa, subito, non resisto. Faccio sedere Vittorio sulla poltrona e gli salgo a cavalcioni. Non guardandolo, ma dandogli la schiena, così mentre mi abbasso e le grandi labbra giocano con la cappella umida del suo cazzo, davanti a me guardo Ettore che si sega di nuovo, sempre più eccitato.
Mi abbasso, la mia figa è talmente pronta che l’asta scivola in un colpo dentro di me, fino alle palle.
“Mmmm… come lo sento…” dico mentre i miei fianchi ondeggiano lentamente, accompagnati dalle mani di Vittorio.
La mia voce è calda e carica di erotismo quando guardo Ettore e gli dico:
“Volevi vedermi scopare no? Eccoti accontentato, maiale. Guarda. Guarda bene come si muovono le mie tette, come mi scopo Vittorio e il suo cazzo entra ed esce, come la mia figa bagnata se lo prende tutto…”
La mano di Ettore si muove sempre più veloce, si sega frenetico come per cercare di controllare, così, un desiderio ormai diventato incontenibile.
“Così mi fai morire! Voglio scoparti anch’io! Dai fatti scopare!” mi risponde con voce roca, ansimante, completamente in preda all’eccitazione.
Muovo i fianchi sempre più forte, gemo mentre sento il cazzo di Vittorio spingere sempre più forte dentro la mia figa fradicia. Con le mani mi prendo i seni, li palpo, li avvicino voluttuosamente provocante mentre guardo Ettore negli occhi.
“Vieni qua” gli dico
E lui che non aspettava altro, si avvicina. Sento il suo desiderio, lo sento nel respiro affannato, nel calore che emana il suo corpo, nell’espressione del suo viso. Il suo cazzo è all’altezza delle mie tette, me lo infila subito in mezzo ed inizia a scoparmele.
“E’ da quando le ho viste sotto la camicetta che non vedevo l’ora di scopartele… mi fanno impazzire” mi dice con voce arrapatissima.
E a me piace sentirlo duro, avvolgerlo con i miei seni abbondanti e sentire tutta la sua voglia in quelle spinte decise. Mi eccita incredibilmente sapere che intanto un altro cazzo, quello di Vittorio, mi sta sbattendo la figa.
I tre corpi caldi trasudano puro desiderio, lussuria, pura voglia di sesso, voglia di godere mentre i respiri si fanno sempre più rapidi e pesanti.
Poi improvvisamente Ettore rallenta, si contrae, capisco che sta per venire e infatti non resiste e sborra tra le mie tette. Schizza e schizza ancora il suo sperma caldo sui miei seni, bagnandomi tutto il petto.
E mi piace, mi eccita da impazzire averlo fatto venire così tanto, sentire quanto mi desiderasse e quanto abbia goduto, quanto abbia sborrato.
Mentre mi alzo e mi sfilo da Vittorio, con le dita gioco con i capezzoli durissimi, li bagno con lo sperma ancora caldo sotto lo sguardo vizioso, di questi due maschi che mi vogliono ancora.
Ripulisco le tette e sono compiaciuta per l’abbondanza di quel liquido denso sulla mia pelle. L’ho fatto godere eccome. L’ho fatto godere tantissimo.
Ettore mi guarda, si accarezza, cerca di rianimare il suo cazzo, evidentemente non è ancora sazio di me, mi desidera e vuole scoparmi ancora.
Mi avvicino e mentre fisso i suoi occhi, ancora colmi di voglie da soddisfare, tolgo la sua mano e comincio a segarlo io.
Deve avere un potere speciale la mia mano perché, dopo qualche movimento, quel membro che sembrava esausto, si indurisce di nuovo, pronto a darmi altro piacere.
Mentre lo stringo, sentendolo tornare sempre più duro, Vittorio si avvicina, afferra e mi tocca un seno, mentre l’altra mano accarezza, tocca libidinosa il culo. E poi mi bacia, caldo, voglioso, insaziabile della mia bocca; siamo incredibilmente complici dei nostri inconfessabili piaceri. Prendo in mano anche il suo cazzo turgido, tocco, massaggio le palle di entrambi e mi sento stravolta, sopraffatta da un’eccitazione divenuta incontrollabile, mentre mi sento follemente desiderata dai due maschi.
Sento i loro corpi, caldi, muoversi eccitati contro di me, sento le loro mani correre sulla mia pelle e le sento toccare vogliose il mio corpo, il mio culo, le tette. Mi piace e mi eccita da morire sentire il loro desiderio, la voglia prepotente, quasi insaziabile che hanno di me. Mi piace sentirla nei cazzi eccitati, duri come il legno, che stringo e che sego con lussuria.
I nostri respiri diventano sempre più rapidi, profondi, a volte si trasformano in piccoli ma intensi versi di piacere mentre i corpi odorano di sesso e bruciano di desiderio. La voglia di venire, di godere, non può più essere domata.
I loro sguardi mi avvolgono e mi toccano, come tante mani, dappertutto, senza tregua.
Mi fanno sentire desiderata, voluta, mangiata, protagonista di ogni loro desiderio sessuale.
E io voglio sentirli godere questi due uomini, sentirli godere come matti per me.
Faccio sedere Ettore sulla poltrona. Lui, come se fosse in attesa del regalo più bello il giorno del suo compleanno, mi guarda entusiasta e con il cazzo dritto, impaziente di me e di godere ancora.
Mi inginocchio davanti a lui, lentamente mi avvicino con la bocca e poi, con la punta della lingua, gioco, stuzzico la cappella tesa, bagnata e lo mando in estasi.
“Così mi fai morire…” mi dice mentre mi guarda lascivo.
Sporgo indietro il mio culetto, inarco un po’ la schiena, mi volto e dico a Vittorio con voce più che invitante:
“Amore, adesso scopami il culo...”
Vittorio non si fa certo pregare. Si inginocchia dietro di me, bagna con la saliva la cappella e l’appoggia al mio buchino. Fremo, nell’attesa di sentirlo entrare dentro di me. Ma è un’attesa brevissima, perché mentre guardo vogliosa Ettore negli occhi e stringo in una mano il suo cazzo caldo e turgido, Vittorio me lo spinge dentro, lo fa entrare piano ma fino in fondo nel mio sedere, facendomi trattenere a fatica la voglia di urlare e il godimento mi arriva, forte, fino al cervello.
Mi tiene i fianchi, mi scopa il culo con un ritmo lento, ma che a ogni affondo, a ogni spinta, quando sento le palle sbattere contro le grandi labbra, mi fa sentire quanto gli piace, quanto mi desidera, quanta voglia ha di godere e mi eccito, godo da impazzire.
Mentre Ettore si gode lo spettacolo di me, scopata da dietro, delle mie tette che dondolano ad ogni spinta, del mio viso goduto e lussurioso, gli prendo in bocca l’uccello, lo avvolgo, lo succhio come se fosse il più buono del mondo. Mi aiuto con una mano, mentre la mia bocca si muove sull’asta al ritmo con cui il cazzo di Vittorio entra ed esce dal mio sedere.
Vittorio spinge dentro di me sempre più forte, sento il suo cazzo pulsare più intensamente e capisco che sta per venire. Allora stringo il mio buchino attorno a lui, lo, lo catturo e lo sento pulsare. E in un attimo, dopo un’ultima spinta quasi violenta, lo sento esplodere.
Il suo sperma caldo mi riempie il culo. Gode così tanto che urla, urla quanto lo faccio godere, quanto gli piace scoparmi così. Anch’io vorrei lasciarmi andare, vorrei venire mentre lui mi riempie, perché mi piace da morire quando mi prende il culo così. Ma mi trattengo. Non voglio venire anch’io. Voglio sentirlo ancora dentro di me, voglio sentire tutto il suo godimento.
Ma tutto questo ha talmente eccitato Ettore, che non riesce più a resistere: vuole godere. Vuole che la mia bocca e le mie mani si occupino ancora e subito del suo uccello.
“Dai fammi godere… fammi sborrare” mi dice mentre me lo mette in bocca, durissimo e bagnato.
Muove voglioso i fianchi, mi guarda, mugola, ha una voglia incredibile di venire.
Accarezzo le sue palle dure, le palpo, aumentando ancora di più la sua eccitazione. Poco dopo, infatti, sento che è pronto a venire, che sta per sborrare.
Lo massaggio, lo stimolo, mentre il suo respiro si fa sempre più affannoso.
Geme, mentre mi sussurra con voce intrisa di piacere:
«Sì… così… succhiamelo… sto venendo…»
E poi esplode. Un getto caldo mi invade la bocca, seguito da un altro, e da un altro ancora.
Sborra tanto, non ne spreco nemmeno una goccia: lo tengo in bocca, lo succhio, lo gusto, mi prendo tutto il suo piacere.
Trema, ansima, mi guarda con l’espressione di chi è in estati:
«Mi hai fatto godere da morire…»
Mi piace sapere di averlo fatto impazzire, di averlo fatto godere così tanto.
Mi alzo lentamente, li guardo, mi guardano. E quegli sguardi mi fanno sentire come se fossi una dea scesa tra loro per regalare piacere.
Sorrido. Mi sento incredibilmente appagata, compiaciuta, soddisfatta per quanto ho fatto eccitare e poi godere i due maschi, per quanto mi hanno desiderata, voluta, toccata, leccata, presa e scopata. Per quanto hanno goduto e sborrato per me.
Ho resistito sino ad ora, per poter assaporare ogni inebriante sensazione che il desiderio e il piacere che ho dato ai due uomini, mi ha regalato. Ma adesso voglio venire, voglio godere di tutto questo ardore, di questa fame di corpi, di sesso che ha sopraffatto ogni ragione, ogni pudore.
Mi sdraio, mi adagio lentamente sul tappeto, al centro della stanza. Il mio corpo nudo, disteso, caldo e morbido è come un piatto goloso, gustoso, irresistibile.
E questi due uomini, i cui corpi e volti ancora mostrano il travolgente piacere carnale che hanno provato, mi guardano ancora golosi, golosi di me.
Si sdraiano ai miei lati mentre io, calda, li guardo languida. Sento la loro pelle calda contro la mia, i loro corpi nudi che mi stringono, sento i loro respiri e vedo i loro sguardi caldi e vogliosi.
Mi baciano le spalle, il collo mentre le loro mani scivolano sulla mia pelle e accarezzano il mio ventre, i miei fianchi, prima di impossessarsi dei miei seni. Le loro labbra, lentamente, continuano a posarsi sulla mia pelle, sotto le orecchie, stuzzicano i miei lobi facendomi provare brividi di una intensità sconvolgente. Poi scendono verso le tette, accudite intanto da mani che le palpano, le stringono vogliose.
Leccano, succhiano, mordicchiano con le labbra i capezzoli, che si tendono, durissimi. Quando sento quelle bocche, quelle lingue vogliose sulle mie tette, sui miei capezzoli, l’eccitazione e il godimento divampano come il fuoco, dal mio ventre sino alla mente.
Sono in balia di un piacere che mi ubriaca quando spingo la testa di Vittorio verso le mie cosce, aperte e pronte ad accoglierlo. Bacia il mio il pube e poi la sua lingua lecca avida le grandi labbra, coperte del mio sapore, facendomi gemere.
Quando la lingua di Vittorio entra dentro di me e mi scopa la figa, bagnata e vogliosissima, quando intanto sento le mani e la bocca di Ettore palpare e leccarmi le tette il piacere esplode in un orgasmo fortissimo e travolgente, che mi fa contorcere e mugolare.
Mi abbandono in una meravigliosa sensazione di appagamento e piacere, che coinvolge ogni parte del mio corpo, della mia mente.
Li guardo, questi maschi appagati, con un sorriso sfinito e soddisfatto. Le loro bocche, le loro mani, i loro corpi… con me sono stati protagonisti di questo lussurioso segreto.
Hanno il mio sapore sulle labbra, sulle dita. Li ho fatti godere, li ho sentiti gemere, perdere il controllo, venire dentro e fuori di me.
Ed è questo, forse, il piacere più intenso: averli saziati, fatti godere, mentre io stessa ero posseduta dall’eccitazione e dal desiderio.
Ora… ora mi godo ogni istante, ogni respiro profondo, appagata, sazia di piacere, di godimento.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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