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La colazione - testimonianza


di -andreami-
23.07.2024    |    9.528    |    17 9.5
"Le lingue esplorano avide la bocca l’uno dell’altra..."
Sono partito da casa al solito orario. Ma oggi, al posto di andare direttamente in ufficio, mi fermerò a fare colazione con una coppia che ho conosciuto un po’ per caso. Accomunati dalla passione per la scrittura erotica. E dalla certezza che la cosa sarebbe finita lì. Solo sul piano “chattistico” riguardante la scrittura.
Non è la prima volta che vengo, diciamo, rimbalzato. Ma il filosofo zen che è in me ha una pazienza pressoché infinita. E infatti eccomi qui.
Ricordo ancora l’emozione, alle cinque del mattino di qualche giorno fa, di leggere il messaggio di lei. Diceva che ci aveva pensato su, parlato con il marito, e avevano deciso di incontrarmi. Un’emozione che gli scopatori seriali, quelli supergiovani, superfisicati, superdepilati, supertutto, non penso proveranno mai. Ma noi della classe operai della scopata conosciamo benissimo. È il nostro momento. Siamo i prescelti, una volta ogni tanto. Vediamo di non mandare tutto a puttane. Ci siamo capiti.

Primo giorno d’estate. La giornata è calda, ma non troppo. Sono le otto del mattino circa.
Entro nella pasticceria prescelta. Il bancone alla mia destra ricco di ogni delizia. Davanti due o tre tavolini. Un lungo divanetto arreda la parete a sinistra. Con altri quattro tavolini. Pochi clienti. La signora per cui sono venuto è seduta al tavolo più in fondo sulla sinistra. È sola. Non vedo il marito. Mi vede entrare, sorride. Mi ha detto di avere già scavallato i sessanta, ma a me sembra più giovane. E carina. Indossa un lungo vestito a righe bianche e grigio scuro, chiuso da bottoncini che partono dalla scollatura e arrivano fino all’orlo. Ai piedi sandali di corda con la zeppa. Mi piace. Spero sia reciproco. Ci salutiamo. E in quel momento arriva dal bagno anche il suo compagno. Alto, robusto. Ci stringiamo la mano, già complici di quello che potrebbe succedere in seguito.
Mi accomodo sul divanetto, di fianco alla signora. Il marito su una sedia davanti a noi. Ordiniamo la colazione: alcune brioche, latte macchiato, cappuccino.
Nel mentre sbircio nella scollatura della signora. Senza farmi notare troppo. Non capisco se indossa il reggiseno o meno. Spero di no.
Mentre facciamo colazione parliamo del più e del meno. Soprattutto dei racconti erotici che ci piace scrivere. E delle reazioni che hanno sul pubblico che ci legge. Il marito è silenzioso. Ero stato avvisato.
Discorrendo piacevolmente, finiamo le nostre brioche e le nostre bevande.
La signora mi guarda attraverso gli occhiali.
“Mi accompagni al bagno?” mi chiede.
“Certo” non esito un secondo.
Ci alziamo sotto lo sguardo vigile del marito, che nel frattempo ordina un’altra brioche.
La pasticceria ha il bagno nel seminterrato, raggiungibile con un ascensore in una sala interna del locale.
Lo chiamiamo, ma pare non abbia voglia di raggiungere il nostro piano. Nel frattempo, la signora apre la borsa che si era portata alzandosi dal tavolo. Mi mostra un astuccio con dentro un piccolo dildo rosa e due plug anali. Uno nero e uno rosa.
“Quale preferisci?”
Il cazzo riceve l’input di prepararsi, non si sa mai. Lo sento crescere nei boxer.
“Quello nero” rispondo dopo un attimo di esitazione. Questa cosa non l’avevo proprio prevista.
L’ascensore tarda ad arrivare. Mi avvicino a lei. Le faccio sentire il cazzo duro contro la schiena, poco sopra il culo rotondo. Sì, la signora è piccina rispetto a me. Non che la cosa mi abbia mai causato problemi. La scollatura si allarga. Non indossa il reggiseno. Dall’alto ammiro i seni sodi. Dai non puoi avere più di sessant’anni, bella signora.
Arriva l’ascensore. Entriamo. La porta si richiude. Ci baciamo. Le lingue esplorano avide la bocca l’uno dell’altra. Un bacio veloce. Il tempo di un piano. Il tempo di una toccata alle tette.
L’ascensore arriva a destinazione. Cerchiamo la porta del bagno. Siamo soli lì sotto. Sono eccitato. Per una volta non ho pianificato tutto. Questo non l’avevo immaginato. Mi lascio sorprendere.
Entriamo nell’antibagno. Chiudiamo la porta. Non c’è la chiave. Un orecchio ai rumori esterni e ci baciamo ancora. Poi lei prende il plug nero. Me lo dà in mano. Lo avvicino alla sua bocca.
Lo succhia.
Si gira.
Le mani sul lavandino.
Si piega in avanti.
Le alzo il vestito. Indossa normali mutandine bianche.
In un attimo sono alle sue caviglie.
Allarga le gambe.
Con le mani le allargo le natiche. Sode anche queste.
Passo le dita sulla fica già eccitata.
È perfettamente liscia.
Come amo le signore con la fica liscissima.
Con i suoi umori lubrifico come posso il culo.
Avvicino il plug.
Spingo.
Non entra.
Lecco il buco. Ci infilo la punta della lingua.
Succhio il plug.
Lo riappoggio.
Spingo ancora.
Entra.
“Dimmi che sapore ha la mia passera” mi ordina.
Lecco la fica inginocchiato dietro di lei.
Pochi istanti.
Ha un buon sapore, un po’ aspro. Mi piace.
Poi ci rimettiamo in piedi. Ci ribaciamo. Mi tocca la patta dei pantaloni.
“Facciamo qualcosa per lui?” propone.
“Aspettiamo” mi esce… Aspettiamo??? Ma aspettiamo cosa? Ma sono impazzito? Ma che aspettiamo! Tiralo fuori. Succhialo. Leccalo. Fammi venire nella tua bocca, come ci raccontavamo in chat! Ma tutto questo resta dentro di me. Lo elaborerò solo in un secondo momento. Ma tutto sommato, va bene anche così.
Si sistema il vestito. Io ho ancora le sue mutandine in mano. Le infilo frettolosamente nella sua borsa. Saperla completamente nuda, con un plug nel culo, sotto un vestitino di stoffa leggera mi eccita ulteriormente.
Richiamiamo l’ascensore. È già al piano. Appena si richiudono le porte appoggia le mani alla parete opposta alla porta. Piegata un po’ in avanti. Alzo il vestito. Le passo le dita nel solco della fica bagnata. Spingo bene in posizione il plug anale. Arriviamo al piano. Bacio veloce. La porta si apre.
“Tutto bene?” chiede il marito, una volta tornati al tavolo.
“Tutto bene” risponde lei. Hanno un’intesa perfetta. “Usciamo”

Propongo la visita al castello diroccato a cui si accede da una salita giusto di fronte alla pasticceria. In cima alla collina c’è un grande prato con un paio di panchine girate verso il panorama. Danno la schiena al sentiero di ingresso del castello. Che comunque rimane a una certa distanza e si può scorgere facilmente chi sale.
Sono da poco passate le otto e mezza. Nessuno in giro.
Io e la signora ci avviciniamo a una delle due panchine. Il marito ci segue qualche passo più indietro. Si ferma a una certa distanza mentre noi ci accomodiamo. Ci baciamo. La mia mano cerca tra le cosce della signora. Apre le gambe. La fica eccitata non aspettava altro. Sfioro il clito. Infilo una, due dita dentro di lei. Poi torno al clito.
Il marito si avvicina, le sbottona il vestito mentre le sto facendo un ditalino a due dita.
“Prendi quello rosa” sussurra eccitata.
Il marito capisce e dalla borsa estrae il piccolo fallo di gomma rosa. Me lo passa. Lo infilo dentro di lei e inizio a scoparla con quello. Mentre con la mano libera le titillo i capezzoli. La signora, occhi chiusi, testa reclinata indietro, ansima sempre più forte. Non conoscendola ancora bene non so esattamente quali movimenti le fanno raggiungere l’orgasmo. Ci pensa il marito. Viene in mio soccorso e con un paio di sditalinate fatte bene la fa godere.
“Ora ci sente tutto il paese” penso.
Piccola pausa per riprendersi, Mi guarda.
“Ora tocca a lui” mi sussurra, mettendo una mano sulla patta.
“Certo” rispondo. Mica sono fesso due volte.
Mi abbassa la zip dei pantaloni e tira fuori dai boxer il cazzo barzotto. Lo scappella. E avvicina le labbra. In un attimo lo sento crescere dentro la sua bocca. Lo tiene con una mano mentre lo succhia.
Il marito si mette in piedi davanti a noi. Si gode la sua signora spompinare un nuovo amico. Ci scatta qualche foto.
“Che bel cazzo” sussurra. E ricomincia a succhiare.
“Vuoi venirmi in bocca?” chiede.
“Se si può” rispondo. Ma che cazzo di risposte do oggi? Certo che voglio!
“Sono proprio una troia”
“Mi piaci troia” e dicendolo prendo in mano il cazzo e inizio a stantuffarlo veloce. La bocca della signora sulla mia capella. Poi con la lingua ci gira tutto intorno.
“Sto per venire” sussurro.
La sua bocca si serra sul mio cazzo.
Vengo. Un fiotto. Vengo. Altro fiotto. La bocca resta al suo posto. Ingoia tutto.
Quando si stacca il cazzo si sta già afflosciando. Non una goccia di sperma sprecata.
Si alza. Guarda il panorama, mentre rimetto a posto il pisello soddisfatto.
“Facciamo qualche foto nel castello” propone.
Si mette in ginocchio sulla panchina di fianco a me. Il culo rivolto al marito. Si alza il vestito. Lui scatta con lo smartphone. Le apro le natiche, così si vede meglio il plug ancora al suo posto.
Ci spostiamo. Qualche altro scatto nuda tra le rovine del castello. Un po’ di sano esibizionismo.
È tempo di salutarci. Di andare verso l’ufficio.
Con una nuova avventura da poter raccontare, anche se solo qui.

FINE

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