Racconti Erotici > trio > La Storia Ebbe Inizio
trio

La Storia Ebbe Inizio


di Membro VIP di Annunci69.it marconci
06.05.2020    |    828    |    0 9.2
"Ci accomodammo in un tavolo un po’ appartato e lui mi offrì il primo calice, facendo un brindisi all’incontro, che aspettava con ansia da tanto tempo..."
Sono circa le 23,00 quando rientro a casa, il rumore dei miei tacchi è forte sul pavimento, non so neanch’io come mi sento, certo l’adrenalina scorre nelle vene, mi sento come al momento dell’esame di liceo, quando i professori della commissione ti chiedo gentilmente di accomodarti su quella sedia bollente e ti sorridono, mentre tu al tuo interno hai una sorta di tremore che non ti fa star ferma in nessun modo.
Erano passati anni e poi tutto così in fretta, non ero neanche riuscita a capire cosa fosse realmente successo.
Da quel primo messaggio ricevuto da quello sconosciuto: “ ….. bellissima signora, dal momento in cui l’ho vista la prima volta, l’ho amata e ho smosso mari e monti per poter trovare il suo contatto, ora che finalmente posso, devo dirle tutto quello che ho dentro……………”.
Era cominciato tutto da lì, con un messaggio. Io quando lo vidi ero stupita, in parte indignata, in parte incuriosita e, devo dirlo, in parte come se avessi respirato una piccola ventata di primavera. Io ero allora vicina ai 50, moglie, madre con una vita per molti aspetti difficile che ancora sentivo sulla pelle, con tanti desideri accantonati a causa dei problemi.
Quei messaggi erano insistenti, due, tre, quattro anche cinque volte al giorno e sempre esprimevano ammirazione, esaltavano la mia bellezza, soprattutto il mio viso, i miei occhi verdi, che io in quegli anni difficili, avevo completamente dimenticato ed ora mi riscoprivo a spiarmi nello specchio, un po’ incredula, per quell’ammirazione così insistente, assidua, ma soprattutto così piacevole. Si! mi sentivo in colpa per essere ammirata da un altro uomo. Poi nacque il sospetto, ci pensai e ripensai, cercai di capire, scoprire se nelle parole ci fosse la traccia che il misterioso corteggiatore fosse lui.
Decisi di affrontarlo, per farlo uscire allo scoperto e gli rivelai che un uomo mi corteggiava segretamente con tanta insistenza. Lo guardavo negli occhi, cercavo la conferma, che avessi visto giusto. Mario sembrava realmente sorpreso e sembrava solo, che la cosa un po’ lo incuriosisse. Poi cominciò a dire che questa era la conferma della sua certezza, che io ero una bella donna, che molti uomini mi avrebbero voluta; come lui, del resto, nell’ultimo periodo di tanto, in tanto mi stuzzicava dicendomi che la mia vitalità, esuberanza e femminilità avrebbero meritato pienamente e che sarebbe stato in qualche modo giusto, per tutte le difficoltà e privazioni che avevo dovuto sopportare.
Mi schernii dicendogli di non prendermi in giro e, che se era vero, che io ero molto più esuberante di lui, lui non doveva stuzzicarmi, altrimenti magari ci avrei fatto un pensiero. Mi stavo creando un alibi, non ci avevo pensato, ma quelle parole, avevano un fondo di verità. Si! Avevo qualche desiderio nel mio animo, qualche pensiero, che ogni tanto si affacciava.
La vita ci aveva rubato molti anni, volati via, schiacciati dai pesi enormi che avevamo sopportato. Mario sembrava aver sofferto meno di me tutto quello che era successo, non saprei dire se era vero realmente, sembrava non voler cercare la rivalsa della vita. Io invece, da quando la situazione era cambiata, avevo qualcosa dentro e quei pensieri erano rivolti al sesso.
La nostra era stata una vita insieme, avevo 15 anni quando ci eravamo fidanzati, era una vita intera. Tutte le esperienze del sesso erano fatte con Lui, eravamo una coppia consolidata. Ma dentro di me c’erano ancora tante aspettative e la voglia di conoscere e provare tante cose, di cui avevo solo sentito parlare o che immaginavo e che mi solleticavano. E’ la mia natura, non le cercavo ma loro c’erano ed io cominciavo ad ascoltarle.
Passarono lunghi mesi in cui il corteggiamento continuò senza sosta e pian, piano finì per fare breccia nell’anima e nel corpo, sempre più debole. Le difese scesero ed io, un giorno accettai di incontrarlo. Passò un po’ di tempo da quel mio si; l’uomo doveva avere il tempo di trovare il modo di incontrarci, perché vari problemi, gli impedivano di vedermi subito.
Nel frattempo, con Mario, avevo fatto in maniera che il discorso non fosse morto, lo informavo che gli assalti continuavano; cercavo di capire perché lui, che era stato sempre un uomo geloso, anche se nel suo modo contenuto, non mi avesse mai forzata a mettere fine a questa cosa. Lui ripeteva che era una piccola ricompensa per il mio sacrificio di tanti anni. Arrivò a dirmi che non si sarebbe offeso, né arrabbiato, se avessi accettato un invito a cena. Certo questo non significava assolutamente, che avevo il via libera a donarmi ad un altro uomo, avrei solo potuto assaporare il piacere di un corteggiamento dal vero, passare una serata, come non ne avevo avute più da secoli, ormai.
Molte cose le ho scoperte solo dopo, cose che mi hanno aperto “un mondo di amore” in tanti versi, che ho la fortuna di vivere ancora oggi e che mi hanno dato una forza che io stessa non credevo di avere. Anzi, per essere corretti, dovrei dire che ci hanno aperto “un mondo di amore”.
Da quel si, strappato dopo quasi sei mesi di un corteggiamento continuo, ero in totale confusione, non sapevo che fare, avevo pensato di cercare aiuto da qualche amico, ma poi ero inorridito al solo pensiero. Mi arresi, e feci quello che il mio animo aborriva, ma che era anche l’unica soluzione, visto che il tempo passava e che si sarebbe certamente insospettita. Mi iscrissi ad un sito internet dove le persone cercano di conoscersi per fare sesso. Con le mani tremanti cercavo quello che sarebbe stato il mio boia. Cercai di scegliere qualcuno che ritenevo serio, al punto di fare quanto gli avrei chiesto, rispettando i limiti. Lo incontrai per conoscerlo di persona, volevo valutarlo e anche fargli capire che lui sarebbe stato solo un oggetto. Sono un uomo ancora nel pieno del vigore, alto quasi 1.90 per quasi 100kg, con un passato da atleta, che spesso incute timore all’interlocutore. Facevo affidamento su questo per convincere quell’uomo a rispettare le condizioni che gli ponevo. Avrebbe avuto il piacere di portare a cena una bellissima donna, Maria, mia moglie, e di poterla corteggiare. Il massimo concesso era qualche carezza e qualche bacio. Povero illuso.
Arrivò il giorno della verità io ero ovviamente eccitata, ma nello stesso tempo, confusa. Non riuscivo a rilassarmi, dovevo vestirmi, avevo preparato con cura ogni cosa; già da giorni avevo comprato l’intimo nuovo, inusuale per me: slippini e reggiseno di pizzo, autoreggenti nere, gonna poco sopra al ginocchio, come si addice ad una signora, ma fatta in maniera da esaltare le mie morbide curve che gli uomini hanno sempre dimostrato di apprezzare. E per finire una camicetta abbottonata davanti che s’intonava perfettamente ai miei occhi verdi. I preparativi procedevano con grande incertezza, il bagno profumato, lo smalto alle unghie, rosso come piace a me ma anche a mio marito, la depilazione solo per togliere il superfluo. Il mio caschetto di capelli neri, gli orecchini, l’orologio, il braccialetto. Tutti regali di mio marito.
Quando arrivai in camera da letto per vestirmi e tolsi l’accappatoio, vidi una donna quasi sconosciuta, molto più giovane di quella che ero abituata a vedere nello specchio e dopo aver indossato l’intimo, le calze ed i sandali tacco dieci, che quasi mai calzavo, e tornai a guardarmi nello specchio, le gambe quasi cedettero per l’emozione che provai vedendomi bella e nello stesso tempo puttana.
Mi venne l’istinto di abbandonare il gioco che era diventato troppo più grande di me e rimasi bloccata per qualche secondo. Mi scosse un rumore dalla cucina, che mi ricordò che Mario era di là e spettava che uscissi. Mi prese il panico che lui potesse vedermi così bella, per un altro uomo, e mi vestii in fretta per coprire quella donna sconosciuta. Si era fatto tardi ed il mio corpo ormai si muoveva da solo, il mio cervello era vuoto. Quando presi la borsetta e mi presentai da Mario, non riuscivo a guardarlo negli occhi, lui era seduto a vedere la TV come inesistente, anche lui, guardava fisso lo schermo per non guardarmi. Mi avvicinai e salutandolo gli posai un bacio d’amore sulla fronte. Il mio gigante pronto a scalare qualsiasi vetta per me. Corsi via.
Quella attesa mi aveva reso inerme, guardavo lo schermo senza vederlo, la mia forza il mio vigore erano annichiliti dai mille pensieri, che si rincorrevano a velocità tale che neanche riuscivo capire che cosa mi stava succedendo, sentii le labbra di Maria sulla fronte e mi risvegliai col rumore della porta che si chiudeva. Finalmente crollai, le lacrime scesero a rigarmi il viso, quel viso maschio che aveva combattuto mille battaglie ed, anche quella, era stata una battaglia vinta; ma a che prezzo. Il cuore perdeva colpi, dovetti scuotermi per non perdere anche la vita. Cominciò l’agonia che è dolce e amara allo stesso tempo, scorrono i ricordi, la tua vita diventa un film che scorre davanti a te come diretta da un regista invisibile. Sali in alto quando ricordi il primo timido bacio e cadi nel vuoto quando pensi che lei forse è arrivata all’appuntamento; risali ricordando la prima volta che hai fatto l’amore con lei e sbatti sul fondo se pensi che lui la sta baciando. In questo vortice il tempo non aveva più significato e d’improvviso le chiavi che girano nella serratura mi risvegliano come ci si sveglia da un incubo.
Ero uscita da casa a passo svelto, avevo come paura di incontrare qualcuno, come se tutti sapessero che stavo andando da un altro uomo. Ero salita in macchina come un automa, ero partita per fare quel viaggio di qualche decina di chilometri. Un bel ristorante, di livello come si addice ad un incontro galante, era il minimo che mi doveva quell’uomo. Arrivai e lui era già lì, lo riconobbi per l’auto che mi aveva comunicato quando ci eravamo accordati. Mi resi conto in quel momento che erano sei mesi che parlavamo, ma non conoscevo ancora la voce. Lo osservavo e lo valutavo. Era un bell’uomo, abbastanza alto, un bel portamento, un volto piacevole, sorridente ed elegante. Quando parcheggiai e mi incamminai verso di lui, lui capì che ero la sua donna di quella sera e mi venne incontro sicuro con un sorriso limpido, invitante. Ci salutammo, presentammo e ci scambiammo due baci sulle guance come si fa tra amici. Poi mi prese la mano delicatamente ed invitandomi ad avviarci all’entrata iniziò a farmi mille complimenti. Sembravano sinceri ed il mio io di donna cresceva e mi trovai anch’io a ricambiare sinceramente i complimenti, avvolta da quell’atmosfera ovattata che sempre si crea al primo appuntamento voluto fortemente e atteso per lungo tempo.
Ci accomodammo in un tavolo un po’ appartato e lui mi offrì il primo calice, facendo un brindisi all’incontro, che aspettava con ansia da tanto tempo. In seguito capii che Mario l’aveva istruito per non farmi capire che non mi aveva mai vista prima in vita sua. La cena fu degna delle aspettative, non tanto per l’ottimo cibo ed il buon vino, ma soprattutto per la sua capacità di adularmi e farmi essere allegra, viva, bella ed attraente. Giocavamo come si fa quando si pesca, si tira la lenza e poi si rilascia, per aumentare l’eccitazione e le aspettative l’uno dell’altra e viceversa. I complimenti mi rendevano euforica più del vino, mi stavo ubriacando ma non di alcool. Il mio corpo reagiva a tutte le sollecitazioni anzi mi accorsi che, senza neanche volerlo, cercavo di mostrarmi per attirarlo e notavo i sui sguardi nella mia camicetta che mostrava generosamente il solco tra i miei seni generosi di donna matura ed ancora sodi, aiutati dal reggiseno che si mostrava quel tanto da provocare pensieri e desideri sempre più forti al mio compagno di quell’avventura.
Tanta era ormai l’eccitazione che si stava creando, che decidemmo di non prendere il dolce per poter uscire e finalmente trovare un po’ di intimità. Uscendo lui mi pose il suo braccio intorno alla vita, come una coppia, e io sentii il calore della sua mano che mi scivolò lungo il corpo dandomi un brivido. Arrivammo alla sua auto nel parcheggio e senza nessun pensiero salimmo insieme con la frenesia di trovare il luogo giusto ove dare sfogo, finalmente, a tutta la nostra eccitazione. Eravamo sulle colline e fu facile trovare un posto appartato, forse lui già lo conosceva. Nel breve tragitto la sua mano si poggiò sul mio ginocchio ed io cercai di avvicinarmi a lui per fargli sentire il mio profumo e posi una mano sulla sua.
Appena fu spento il motore e slacciammo le cinture, non ci fu bisogno di parole tutto era detto dagli occhi, le labbra si unirono e le lingue incominciarono la danza degli amanti, le mani scorrevano ormai libere da remore, la sua saliva verso il paradiso scavalcando il bordo delle autoreggenti e toccando la mia pelle delicata e calda vicino agli slip che cominciavano ad inumidirsi, mi accarezzava cercando la strada del mio sesso. Io scorrevo con le mani sulla sua camicia e cominciai a sbottonarla come in una danza, senza fretta, un bottone dopo l’altro. Il bacio non si era mai interrotto le lingue penetravano fin dove era possibile, scoprimmo i nostri sapori, gli odori dei corpi eccitati, l’affanno dei respiri. Poi ci staccammo e guardandoci negli occhi continuammo a scoprire i nostri corpi. Lui, sbottonata la camicetta, finalmente toccava i miei seni con i miei grossi capezzoli ormai duri ed infuocati all’inverosimile e subito scoprì le mie mammelle non resistendo più alla voglia di mungerle, stringerle e torturale. Io ormai ero partita, sono sempre stata una donna calda, e sentire quella bocca e quelle mani mi provocò il primo squassante orgasmo che mi fece tremare con brivido che scese fino alla mia figa, ormai completamente bagnata, un gemito lungo ed acuto uscì dalle mie labbra.
Era la liberazione del mio io, quello che per tanto tempo avevo tenuto in gabbia. Come un automa le mie mani erano arrivate alla patta dei suoi pantaloni e me ne resi conto solo quando i brividi cessarono. Lo volevo, si lo volevo, il suo cazzo, il mio io si era liberato e voleva avere la sua parte di piacere. Lo impugnai prima sopra la stoffa, era abbastanza grosso, in quel momento mi passò per la mente senza volerlo, che non era alla stregua di quello di Mario era come offrire a mio marito la rivincita, ma il pensiero subito scomparve. Cominciai ad armeggiare, nel modo che piace a me, sempre come fosse una danza, cercando gli occhi del mio compagno per aumentare la carica del momento, e piano, piano abbassai la zip per passare ad accarezzare e massaggiare il suo pene sopra la stoffa dei boxer. Lui abbassò lo schienale ormai pregustando la meraviglia che gli offrivo, tenendomi una mano alla base del collo e massaggiandomi piano, con gli occhi ormai persi nell’aspettativa del piacere infinito.
Io infilai le mie dita nei boxer e finalmente lo toccai, sentii il calore della pelle e cominciai dei lenti movimenti sulla cappella ormai dura come il marmo. Giravo con le dita intorno, poi con la mano scorrevo verso il basso dal frenulo fino a sfiorare i testicoli, poi tornavo verso l’alto e ricominciavo, arrivavo di nuovo ai testicoli e li stringevo delicatamente, guardandolo negli occhi, per capire quando il suo piacere fosse più intenso.
Non avevo avuto tante esperienze ma la mia anima di donna, mi aveva dato la capacità di dare piacere, i miei tentativi e le mie prove l’avevo fatte sempre con Mario, mio marito, ed avevo scoperto come si fa a capire il piacere dei maschi.
Ora il mio compagno era pronto all’atto finale, non potevo negarglielo, abbassai lentamente l’elastico ed insieme anche i pantaloni fino a metà delle cosce lo volevo nudo, almeno dove avrei combattuto e vinto la mia battaglia, la camicia era aperta e cominciai ad avvicinare la mia bocca, prima sul ventre liscio, baciando delicatamente, poi con la lingua che scorreva umida verso i suoi capezzoli, la sua mano spingeva sul mio collo senza forzare ma facendomi capire chiaramente cosa volesse. La meravigliosa tortura doveva durare abbastanza da farlo rendere folle nell’aspettativa che la mia bocca lo ingoiasse. Poi cominciò la discesa, il suo respiro oramai era un affanno, cercava di alzare il bacino per essere lui a raggiungere la mia bocca, il suo cazzo riceveva sempre le mie carezze fino a che la bocca raggiunse la cappella e la ingoiò di colpo.
Poi riprese la mia danza, una mano sui coglioni gonfi e la bocca che si allontanava lentamente, poi tornava giù di nuovo scendendo oltre il precedente limite, cominciai a tenere la bocca non più serrata ma a farla scorrere stringendo leggermente le labbra e facendo in modo che la lingua scorresse appoggiata alla sua pelle e cominciai a inondare lasta di saliva, sentivo che era allo stremo, ma non avevo intenzione ancora di farlo arrivare, era un tempo infinito che desideravo provare la mia arte con un altro uomo. Interruppi d’improvviso quel meraviglioso pompino per tornare sul suo torace ed in fine sulla bocca baciandolo con foga e facendogli assaporare il suo stesso sapore, accettò il bacio per pochi secondi, poi mi spinse, questa volta con decisione, la testa per farmi riprendere il pompino interrotto.
Lo accontentai e questa volta, ormai decisa a farlo morire, diedi tutta me stessa riuscendo ad ingoiarlo tutto fino in gola, facendo scorrere fiumi di saliva fino a sentirlo irrigidire e cominciare a pulsare, liberando finalmente il suo succo che entrò nella mia bocca con fiotti caldi ed il gusto leggermente amaro. Sentii il suo grugnito ed il suo urlo liberatorio e sentii le sue spinte che me lo fecero entrare ancora di più nella gola, io tenevo il suo seme, senza ingoiarlo, e lo lasciavo uscire lungo l’asta tenendo le labbra aperte così che il calore del liquido donasse ulteriore piacere a quell’uomo che io neanche conoscevo. Quando avevo sentito il primo getto ero scoppiata anch’io in un orgasmo che non avevo potuto assaporare a pieno impegnata com’ero a farlo morire.
Dopo alcuni minuti di riposo, che ci furono necessari per ridurre i nostri battiti cardiaci, messi a dura prova da quella lotta fisica e mentale per raggiungere il massimo del piacere, che io avevo trascorso ancora con la testa appoggiata sul suo ventre ed il suo membro tra le mie labbra sporche del suo seme, mi sdraiai supina sul mio sedile, alzai la gonna, presi la sua mano e la portai dolcemente sul mio slip proprio in mezzo alle mie labbra ormai fradice, poi l’attirai a me.
Non ero sazia, lo sfidai, e gli dissi che doveva pagare il suo debito dandomi altrettanto piacere. Lui si mosse per salirmi sopra ma lo bloccai, non potevo farlo, già avevo oltrepassato troppo il limite promesso al mio uomo. Lo invitai a tornare a suggere i miei seni a darmi il mio piacere con la bocca e con le mani. Iniziò delicatamente a leccare i miei capezzoli ed ad accarezzarmi, spostando di lato lo slippino, per penetrarmi con le dita e cominciare il suo andirivieni; entrarono una, due tre dita i nostri respiri cominciarono ad accelerare e divennero affanni, la sua bocca diventava sempre più assetata e succhiava forte mordendomi i capezzoli sempre irti e che mi donavano un piacere infinito e piccoli orgasmi momentanei, via via cresceva il piacere provocato dalle sue dita nella mia figa e quando cominciò a sfiorare il clito col pollice cominciarono, da lontano, le sirene di un orgasmo infinito, poi m’investi come un autotreno, mi prese un tremore fortissimo e strinsi forte le gambe per bloccare quella mano che ormai mi stava scavando l’anima. Lui eccitato da quella mia reazione fu preso come da un raptus e morse forte il seno che succhiava. Dopo un tempo che mi parve infinito fu la pace. Eravamo vuoti e appagati e per me era cominciata una nuova vita.
Improvvisamente mi tornò in mente Mario, non so neanche come, mi assalì un senso di colpa per non aver rispettato i patti che avevo accettato e spinsi il mio compagno verso il suo sedile dicendogli di correre che era tardissimo. Cominciai a rivestirmi in fretta e continuavo a dirgli di sbrigarsi, lui preoccupato del fatto che anche lui non aveva mantenuto la parola data, non finì neanche di vestirsi e mi riportò alla macchina. Il saluto fu breve e non gli lasciai tempo di fissare un nuovo appuntamento. Non avevo avuto il tempo di rimettermi perfettamente in ordine ma misi in moto e corsi verso casa, avrei pensato in garage a cercare di ricompormi.
Per fortuna le strade erano vuote e ci impiegai molto meno del normale, anche perché viaggiavo veloce come non era mio costume. Nel garage mi ricomposi come possibile, ero euforica, ma subito mi assalì l’angoscia ed andai al patibolo, quello almeno era il mio stato d’animo, ma cercai di presentarmi a Mario, che sicuramente mi stava aspettando, nel migliore dei modi come, se solo la piacevole conversazione ed il corteggiamento, mi avessero fatto scorrere il tempo senza che me ne fossi accorta. Avevo portato le gomme da masticare e ne presi una per pulire l’alito, mi misi nuovamente un po’ di profumo per confondere l’odore del sesso e pensai che ero stata fortunata che quell’uomo non usava profumo. Ero convinta che avrei passato l’esame, anche se mi sentivo in colpa da una parte ed euforica dall’altra. Erano le 23,00 non era poi così tardi.
Quando entrai ed arrivai in sala dove la luce era accesa, mi sembrò che il tempo non fosse passato. Lui era immobile, nella stessa posizione in cui lo avevo lasciato, con la sola differenza che fissava lo schermo nero della TV ormai spenta. Ebbi un morso al cuore ripensando a cosa avevo fatto, ma mi feci coraggio e lo affrontai con finta disinvoltura scusandomi per il ritardo. Lui ora si era voltato verso di me, che lo raggiunsi e di nuovo lo baciai, teneramente sulle labbra, quasi un bacio materno, appena sfiorandolo e lui mi domandò con un tono piatto, quasi disinteressato, se avessi passato una bella serata. Questo mi sorprese profondamente, anche se ero certa che dentro di lui non potesse regnare la stessa calma che riusciva ad ostentare, entrando in cucina per prendere un bicchiere d’acqua, capii che non aveva neanche mangiato, cercai di mantenere un comportamento tranquillo e cominciai a raccontargli qualcosa, lui mi guardava come se non fossi sua moglie ma un’amica, che gli raccontava una piccola avventura ingenua che non aveva nulla da nascondere. Quindi dopo una decina di minuti avendo terminato il racconto, ovviamente privato di quanto avvenuto dopo la cena, gli proposi di andare a letto.
Durante il tempo del racconto mi ero anche un po’ appoggiata a lui per fargli sentire la morbidezza del mio corpo cercando di farlo rilassare e capire che io lo amavo, che lui era sempre il mio uomo. E avevo l’impressione che un po’ lui avesse ceduto e creduto al mio racconto, cominciavo a sentirmi più tranquilla e lo abbracciai mentre andavamo verso la camera da letto.
Cominciavo a pensare che avevo voglia di fare sesso anche con lui; da un lato perché, per la mia indole, il sesso è una pietanza da prendere in quantità massiccia, cosa che aveva sempre messo lui in soggezione, ed un po’ per ripagarlo di quello che per lui era stato un atto d’amore infinito, nel permettermi, una cosa che fino a qualche tempo prima sarebbe stata impensabile. Ma che, come mi ripeteva spesso di recente, voleva offrirmi, sentendosi in debito con me per essermi presa sulle spalle tutti i problemi, cosa che lui riconosceva non aver saputo fare. La serata si stava avviando alla conclusione nel migliore dei modi, io pregustavo i baci del mio amore e il suo bel pisello che era certamente più grande di quello dell’altro uomo che avevo appena lasciato. Andai in bagno a fare il bidet, spogliandomi velocemente ed infilandomi la camicia da notte, affrettandomi ad andare in camera per godermi la nuova scopata e per dare al mio uomo, vero, molto più piacere che all’altro.
Cominciammo coi soliti preliminari, baciandoci con le lingue che battagliavano, scorsi un piccolo sorriso su quel viso, fino a quel momento un po’ imbronciato e continuai cercando di essere il più sensuale possibile, ero affamata e volevo ricompensarlo, lo accarezzai, lo massaggiai, sfiorai le cosce, ero sopra di lui ed in breve tempo arrivai a prenderglielo in bocca e ricominciai la mia danza che lui conosceva bene, la sua eccitazione crebbe ben presto e cominciò i suoi palpeggiamenti sui glutei e sui seni sulle cosce. Il mio corpo ricominciava a vibrare, già sentivo gli umori inondare il mio sesso. I capezzoli che strusciavano sulla stoffa della camicia da notte mi provocavano una sorta di prolungato orgasmo, e il mio respiro cominciava ad accelerare, pregustavo una serata che mi avrebbe ripagato veramente di tanti anni di sofferenza. Non avevo mai avuto due uomini e nello stesso giorno, lo succhiavo, scorrevo teneramente con le labbra sul suo bel cazzo duro, la saliva lubrificava abbondantemente la mia bocca, il suo sapore era maschio, non gli avevo neanche chiesto di lavarsi. Poi ……………… improvvisamente successe l’imprevedibile: mi strinse forte un seno come lui sapeva a me facesse piacere, una stilettata mi fece staccare la bocca dal suo pisello in tiro e rimanere a bocca aperta, mi resi subito conto del motivo e cercai di dissimulare riavvicinandomi con la bocca al suo poderoso uccello, ma vidi il suo volto cambiare espressione all’improvviso e scoprimi con forza le mammelle, quasi strappando la camicia da notte che indossavo.

Il racconto finisce qui, il resto è “top secret” E rimane nella vita e nei ricordi dei protagonisti, perché la loro vita è solo loro.
Questo racconto è basato sui fatti realmente accaduti in una città imprecisata del centro Italia, dove la vita di Maria e Mario ( nomi di fantasia ) da quel giorno è cambiata per sempre, prendendo strade inaspettate, che li hanno portati a tante nuove esperienze in cui il sesso è una componente importante.
Il loro amore li unisce e li supporta in questa nuova vita e continuerà farlo per sempre, spero. Nel loro racconto, di questo ed altri episodi vissuti, che hanno voluto offrirmi come spunto, oltre all’alto contenuto erotico che li contraddistingue, la cosa più bella che ho trovato è il groviglio di sentimenti umani. Alla base di tutto c’è un amore infinito da parte di lui che è riuscito a piegare se stesso, per dare a lei quello che nel suo intimo sognava. Tengo a precisare con fermezza che non siamo di fronte alla classica coppia cuck, questa è una vera storia d’amore. Lei è una donna stupenda, con una carica erotica incredibile, che vive questa sua esperienza con la consapevolezza di avere accanto un uomo magnifico che la protegge e la sostiene in ogni suo desiderio.

Io devo ringraziare i protagonisti per quello che hanno dato me e spero che, da ciò, ne nasca una bella e profonda amicizia ………………… e non solo.

[email protected]
sono graditi i commenti ed eventuali critiche che possano servire a migliorare questa mia piccola passione. Bacio a tutti i lettori di A69
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 9.2
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per La Storia Ebbe Inizio:

Altri Racconti Erotici in trio:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni