trio
Ci conoscemmo in Toscana
di CoitoErgoSum2020
08.12.2020 |
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"Fu solo un attimo ma fu sufficiente a dare un po’ di brio a quel pomeriggio che stava virando verso un certo tedio..."
Era stato un periodo molto intenso, duro, stressante e probante…Gli eventi ci avevano travolto e dopo un primo momento di sbandamento e pochi giorni di lockdown eravamo tornati in riga e ci eravamo messi al lavoro, del resto tutti noi avevamo studiato per anni e anni per quello, si trattava semplicemente (già, semplicemente, come se fosse stato facile) di fare con un ritmo mostruosamente più intenso quello che facevamo ogni giorno…
Ad ogni modo eravamo arrivati a fine giugno, le cose sembravano andar meglio e un piccolo sole (per quanto detestassi quella stupida euforica incoscienza che sembrava farla da padrona in quei giorni) sembrava fare capolino sulle nostre teste.
Fatto sta che anche io decisi di concedermi dei giorni di riposo e optai per un breve soggiorno in val d’Orcia. Questa volta, però l’avrei presa un po’ alla larga e avrei fatto un giro lungo passando per Pisa, poi Volterra, San Gimignano, Siena e infine un agriturismo nel mezzo delle colline tra Toscana e Umbria, un vero paradiso…
Quel giorno di fine giugno ero arrivato finalmente a san Gimignano, dove sarei rimasto per tre notti e dove avevo fissato la mia base per le visite nei dintorni, da Monteriggioni a Siena con la ferma intenzione di passare in rassegna, in maniera sistematica, Musei, Pinacoteche nonché, non avrei potuto certo trascurarli, diverse cantine di produttori locali e due dei miei ristoranti preferiti della zona..
Mentre prendevo possesso della mia stanza mi imbattei in una coppia che aveva prenotato una stanza al mio stesso piano, due persone distinte e dotate di un certo savoir-faire che traspariva naturalmente da ogni loro gesto. La cosa che attrasse la mia attenzione, tuttavia, non furono i loro modi quanto l’accento con chiare venature portoghesi, forse brasiliane, che aveva lei. Per carità, non disse nulla di più delle solite due-tre parole di saluto che si usano tra gente educata e a modo quando ci si incrocia lungo un corridoio, tuttavia rimasi colpito dal tono schietto della sua voce, dai suoi occhi vispi e da quell’accento. Insomma, un incontro fortuito e fugace che pur nella sua innocente casualità volli vedere come un segno di buon augurio per i giorni a venire…
Dopo essermi riposato un po’ e essermi fatto una gran doccia ristoratrice, decisi di girare un po’ per la piccola cittadina che mi ospitava fino a quando non entrai nel locale Museo. Lungo la mia visita arrivai nel cortile centrale del complesso museale al cui centro si trovava un antico pozzo in muratura che poggiava su alcuni scalini. Proprio su quegli scalini vidi la “mulher” della coppia che avevo intravisto in albergo… in quel momento pensai tra me e me che quella donna aveva un certo magnetismo, era vestita di una canotta bianca coperta da un bel giubbotto di pelle che ne esaltava la figura e il collo era avvolto da un elegante foulard che metteva in luce le forme delicate del viso, gli occhi vispi e un sorriso maliziosamente allegro che, ancora non lo sapevo, avrei imparato a conoscere e interpretare molto bene.. Indossava una gonna corta di color beige chiaro, quasi crema, che le arrivava poco sopra il ginocchio e lasciava scoperte delle belle gambe che terminavano in caviglie sottili sotto le quali portava un paio di comodi stivaletti… Seduta sul bordo del pozzo, quella incantevole creatura accavallò le gambe con un movimento che mi permise di intravedere per un fugace ma graditissimo istante gli slip di pizzo bianco che indossava... fu solo un attimo ma fu sufficiente a dare un po’ di brio a quel pomeriggio che stava virando verso un certo tedio..
Ripresi la visita e dopo alcuni ambienti, arrivai nella sala delle armature dove mi imbattei nuovamente nella coppia mia vicina di stanza. Le occasioni di incontro stavano diventando ormai frequenti e così decisi di scambiare due parole con quelle persone così affabili. Mi avvicinai e feci dei commenti in spagnolo sulla pesantezza delle armature e di quanto dovesse essere difficile per gli uomini dell’epoca indossarle. Lei mi guardò e commentò in portoghese che effettivamente avevo ragione e che anche lei si era sempre chiesta quanto dovesse essere faticoso e laborioso indossare quelle “cose” assurde… La situazione era molto gradevole e anche un po’ surreale, io che parlavo spagnolo (volevo fare il brillante, lo ammetto, ma lo spagnolo lo parlo effettivamente quasi come una lingua madre) e lei che mi rispondeva, scandendo bene le parole come a un bambino, in portoghese.. meno male che c’era li il suo compagno a fare da interprete tra noi due in caso di qualche difficoltà, rendendo il tutto ancora più surreale considerato il fatto che comunque tutti e tre avremmo potuto parlare tranquillamente in italiano senza nessun problema…
Ad ogni modo, decidemmo silenziosamente di proseguire la visita insieme cogliendo l’occasione di presentarci come si doveva. Marco e Anna erano una coppia che viveva a Milano dove lavorava Marco mentre Anna divideva il suo tempo tra Milano e le altre città italiane, europee e americane dove curava gli affari dell’azienda in cui lavorava. Anna aveva la mia età mentre Marco aveva qualche anno più.
Il pomeriggio trascorse in un lampo così da giungere, senza rendercene nemmeno conto, all’ora di cena.
Dopo una veloce rinfrescata decidemmo di ritrovarci nella hall dell’albergo per andare a cenare insieme in uno dei migliori ristoranti della zona, appena all’interno della città subito dopo l’antica porta etrusca. Io e Marco avevamo optato per un abbigliamento adatto a una cena non formale ma comunque di una certa importanza, quindi pantaloni classici di cotone leggeri, io snaker lui mocassini, e per entrambi una camicia bianca con giacca leggera. Anna invece, si palesò a noi come una creatura incantevole. Indossava un tubino nero che arrivava sopra al ginocchio e che lasciava vedere delle gambe toniche che terminavano in quelle sottili caviglie, che già mi avevano colpito nel pomeriggio, e in due piedini curati, esaltati nella loro grazia e, consentitemelo, nel loro erotismo da due sottilissimi sandali senza tacco che li lasciavano scoperti quasi del tutto. Sopra la sottile cintura che le fasciava la vita, il tubino si apriva in una vigorosa scollatura che faceva intuire un seno sodo e pieno che si palesava maggiormente quando lei si piegava leggermente su sé stessa. Una sottilissima collana di perle le fasciava il collo donandole il tocco di classe finale.
La cena trascorreva tranquillamente e piacevolmente, parlammo dei nostri lavori, di come fosse stata la vita e il lavoro per noi due che avevamo passato gli ultimi durissimi mesi a Milano in una città sospesa e impaurita e di come Anna avesse vissuto esperienze simili in SudAmerica dove era rimasta bloccata per quattro mesi. Condividemmo la passione per la letteratura sudamericana, i gusti musicali e anche la passione per la Spagna che scoprimmo di avere in comune; io che vi avevo vissuto per motivi lavorativi e loro che si recavano spesso in Catalunia. Insomma la sera avanzava veloce e leggera e nessuno di noi voleva che finisse…
Dopo il caffè e svariati ammazzacaffè fummo gentilmente invitati a lasciare il locale e ci dirigemmo verso il nostro albergo; Anna prese l’iniziativa e disse di non avere sonno e che avrebbe volentirei prolungato quel momento di piacevole compagnia e chiacchiere anche in albergo, guardò quindi me e poi marco, con quella sua espressione un po’ sbarazzina fino a quando non fu lo stesso Marco a dirlo chiaramente: “Senti, mi pare che la compagnia sia piacevole per tutti e tre, che ne diresti di tirare ancora un po’ la serata a sorseggiare ottimo vino continuando questa piacevole discussione?”
Ovviamente accettai di buon grado il suo invito e ci incamminammo all’hotel. Arrivati ci rendemmo conto che il bar era già chiuso e che non avremmo potuto sederci a sorseggiare qualcosa. “Poco male – disse Anna – saliamo in stanza, che problema c’è?”
Arrivati nella loro stanza (due porte dopo la mia) Marco stappo una bottiglia di Rosato toscano, ideale da gustare fresco, nelle calde sere d’estate, che aveva preso quella mattina in una cantina di sua conoscenza, appena fuori San Gimignano..
Continuammo quindi a discorrere amabilmente in un’atmosfera sempre più amichevole e rilassata, aiutati anche dai benefici effetti che il vino esercitava su di noi. Il discorso si fece sempre più personale toccando le nostre esperienze di vita, di formazione e di storie e relazioni passate.
Anna, che si era seduta tra noi due su di un lungo divano, si era tolta i sandali e aveva steso le sue gambe sulle ginocchia di Marco in modo che lui potesse massaggiarle i delicatissimi piedini, provati dalla lunga giornata.. Discorremmo delle nostre esperienze all’estero, delle città in cui avevamo vissuto e di come questi eventi avessero influito sulla nostra concezione del mondo, della vita e anche del piacere.. non ci volle molte perché il discorso diventasse sempre più personale e intimo e scivolasse su risvolti più trasgressivi. Tutti e tre avevamo una vita alle spalle e tutti e tre avevamo avuto le nostre esperienze.. io cominciai a raccontare dei miei anni in Germania e di come per un certo periodo avessi avuto una storia a tre con una compagna di studi che si divideva tra me e un altro collega e come la storia fosse continuata per mesi in equilibrio e anche con una certa piacevolezza sessuale. Più scendevo in dettagli, più vedevo nei miei due anfitrioni crescere una certa libertà negli atteggiamenti e una sorta di empatia con il mio racconto… Anna aveva preso a stimolare Marco attraverso i pantaloni con i suoi piedini nudi e così facendo aveva alzato un po' il tubino che da un lato era salito a metà coscia mentre dall’alto metteva sempre più in mostra i suoi seni torniti…
Io stesso cominciavo a sentire una certa eccitazione e il mio membro crescere in maniera prepotente; si era creato una specie di circolo vizioso: più parlavo, più i miei due amici si eccitavano e si liberavano di ogni ritrosia e più io mi eccitavo…
Fu Anna a rompere questo equilibrio, mi guardò dritto negli occhi e con quella sua voce dall’ipnotica cadenza vede-oro mi disse: “è tanto tempo che io e Marco fantastichiamo di conoscere una terza persona con cui condividere le nostre fantasie, siamo una coppia libertina e ogni tanto ci piace indugiare nel sesso aperto, tuttavia è assai frequente desistere perché non sempre si trovano le persone adatte” … “forse, questa sera…. chissà…” E così dicendo si rivolse a Marco e prese a slacciargli i pantaloni liberando un membro in piena eccitazione… si piegò sul suo uomo e cominciò a praticare una fellatio appassionata, delicata e selvaggia allo stesso tempo… io sentivo il rumore delle sue attenzioni al membro del suo uomo e al contempo godevo della splendida vista del sedere di Anna completamente rivolto verso di me…
Anna si liberò del tubino restando completamente nuda e mostrandomi una vagina completamente depilata, si sedette sul suo uomo e cominciò a cavalcarlo... prima dolcemente poi sempre più lussuriosamente facendo ondeggiare e sussultare il suo splendido seno... il suo viso era trasfigurato, i suoi occhi vispi avevano assunto uno sguardo fiero, lussurioso, selvaggio, mostravano la feroce lussuria di una pantera e la sua bocca si piegava in erotiche smorfie di piacere.
Io ero ormai nudo e paralizzato di fronte a quello spettacolo, la mia erezione era prepotente e pulsante ma c’era qualcosa nello sguardo di lei che mi frenava dall’avvicinarmi… mi sembrava quasi che stessi sostenendo un esame, quasi che lei volesse vedere se e quanto sarei riuscito a rimanere al mio posto perché una cosa era chiara, finché Lei non avesse voluto esplicitamente diversamente, quello era il mio ruolo per la serata. Complice e privilegiato osservatore del suo spettacolo amoroso.
Quando Anna comprese che Marco era ormai sul punto di esplodere, si sollevò da lui per poi piegarsi su di lui e cominciare a stimolarne con pochi ma incisivi colpi di lingua la zona perineale, i testicoli e la cappella gonfia e paonazza fino a ricevere sul viso il caldo bianco nettare del suo uomo…
Subito dopo si alzò, venne davanti a me, in piedi, prese il mio membro nella sua mano e cominciò a muoverla con grazia, delicatezza e ritmo feroce nello stesso tempo; guardandomi dritto negli occhi mi disse: “Sei stato molto rispettoso, hai capito cosa NON fare e ti assicuro che in pochi lo avrebbero fatto. Ci piacerebbe molto proseguire con te questi ultimi giorni in terra toscana, credo che potrebbe nascere davvero una duratura amicizia libertina” A queste sue parole, percorso da un brivido violento che mi scosse da capo a piedi le riempii la mano del mio sperma che lei accolse con un sorriso di trionfo…
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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