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“Quindici Giorni di Noi”


di Marcosingolo22
10.04.2025    |    4    |    0 4.0
"Si raccontavano storie sussurrate al buio..."
Il portone si chiuse alle spalle di Federica con un suono sordo, definitivo.
Matteo l’aveva appena trascinata dentro di fretta, senza neanche lasciarle il tempo di togliersi i tacchi.
“Quindici giorni,” disse, baciandole il collo con foga. “Siamo solo io e te. Nessuna scusa. Nessun orologio. Nessuna moglie.”

La casa era grande, elegante, il classico nido borghese con foto di famiglia alle pareti, giocattoli sparsi in un angolo, e un silenzio surreale.
Federica sorrise. “Ti rendi conto di cosa significa lasciarmi qui dentro così a lungo, vero?”

“Lo so,” rispose lui. “E non voglio altro.”

La spogliò lì, nel corridoio, gettando il suo vestito su una poltrona. Lei era nuda sotto, come spesso faceva. Il suo corpo era un’opera d’arte: fianchi pieni, pelle liscia, seno sodo, e il suo sesso eretto e vivo. Matteo si inginocchiò subito, come un devoto al suo tempio, e la prese in bocca con tutta la voglia del mondo.

La succhiava con movimenti profondi, veloci, bagnandole l’asta con la saliva, facendo pressione con la lingua proprio sotto il glande, il punto che sapeva la faceva tremare. Lei lo afferrò per i capelli e gemette forte.
“Mi fai impazzire…”
Matteo la guardava dal basso, con gli occhi lucidi, mentre le leccava anche i testicoli, baciando ogni parte di lei.

Non ci arrivarono nemmeno al letto la prima volta.
La piegò sul tavolo della cucina e la prese da dietro, affondando dentro di lei con forza.
Federica si apriva con facilità, ben lubrificata, godendo di ogni spinta.
La sua voce era bassa e calda: “Vai più profondo… fammi tua, senza paura…”
E lui obbedì. La prendeva con rabbia, con fame, mentre una sua mano le afferrava il sesso e glielo masturbava piano, facendola godere due volte in contemporanea: dentro e fuori.

Vennero insieme, sudati, ansimanti. Lui dentro di lei, lei che schizzava sulle piastrelle bianche della cucina.

Ma non era solo sesso.

Durante quei giorni, fecero l’amore ovunque.
Nel letto matrimoniale, con lei sopra, cavalcandolo lentamente mentre lo guardava negli occhi, facendogli dimenticare ogni altra donna.
Nella vasca da bagno, con lei seduta sul bordo e lui inginocchiato tra le sue gambe, a leccarla piano, come se avesse tutto il tempo del mondo.
Nel salotto, con Federica che si inginocchiava davanti a lui mentre guardavano un film, e lo prendeva in bocca fino a farselo venire sul seno.

Dormivano nudi abbracciati. Ridevano tra le lenzuola. Si raccontavano storie sussurrate al buio. Matteo la toccava sempre, in ogni momento, come se non riuscisse a credere di averla davvero lì.

Un pomeriggio, la legò al letto con le cravatte del lavoro.
Federica, stesa nuda, con il sesso duro che pulsava contro il ventre, gemeva sotto le sue carezze lente.
Le baciava i capezzoli, poi scendeva, le leccava l’interno coscia senza mai toccarla dove voleva.
Quando finalmente la prese, fu piano, profondo, con dolcezza feroce.
Ogni affondo era un “ti amo” non detto.

“Tu mi stai cambiando,” le sussurrò una sera, accarezzandole il viso dopo l’orgasmo.
Lei gli sorrise. “No, Matteo. Io ti sto solo mostrando chi sei quando smetti di fingere.”

Il giorno tredici lui non uscì nemmeno per lavorare. La prese quattro volte.
Sul divano, nella doccia, in piedi contro la parete della camera dei figli – un gesto estremo, proibito, che lo eccitò ancora di più.
Federica glielo succhiò mentre lui guardava una foto della moglie, con un sorriso sporco sulle labbra. “Ti piace, eh? Pensare che sono io quella che ti fa godere così.”

E lui non disse niente. Ma le venne in bocca, tremando.

L’ultima notte fecero l’amore piano, quasi in silenzio, come se ogni secondo dovesse durare di più.
Federica sopra, il suo sesso premuto sul ventre di lui, i movimenti lenti, profondi.
Matteo le accarezzava il viso, come se avesse paura di dimenticarne i dettagli.
“Mi mancherai,” disse a un tratto.
“Mi hai avuto più di quanto meriti,” rispose lei. Ma lo baciò, forte, come se avesse voluto ingoiarselo.
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